Tom e Paolo fiandreggiano - E alla C&B dominio Riccò/Scarponi
Qualcuno dubitava che avessimo a che fare con il solito Boonen, in questo inizio di stagione, notando che se nel 2006 a quest'altezza il campione belga aveva già inanellato nove successi, nella stagione corrente il suo bottino non era particolarmente ricco, peraltro con un passaggio decisamente a vuoto nella Parigi-Nizza.
Ebbene, dal Belgio è arrivato un bel telegramma di smentita, visto che il ragazzotto di Mol ha conquistato oggi il suo quarto E3 Prijs Vlaanderen consecutivo, nella cinquantesima edizione della semiclassica di Harelbeke; il tutto dopo che mercoledì s'era imposto in volata sul meno prezioso traguardo della Dwars door Vlaanderen di Waregem.
Ma la splendida corsa di oggi non si è limitata a restituirci un Boonen potenziale re del Nord anche nel 2007, ma ci ha anche e soprattutto confermato le grandi e legittime ambizioni di Paolo Bettini in vista di quel Fiandre su cui mai è riuscito a mettere le mani. Il "Grillo" è stato infatti protagonista del "numero" di giornata e solo un problema meccanico nel momento decisivo gli ha impedito di completare l'opera: ma quasi meglio così, meglio che l'appuntamento con la malasorte sia stato oggi piuttosto che tra otto giorni.
Dopo 147 chilometri sostanzialmente interlocutori, ai meno cinquantasette dal traguardo è Devolder (Discovery Channel) a dare il la all'azione poi risultata decisiva, portandosi dietro l'altro belga Gilbert (Française de Jeux) e Quinziato (Liquigas). Due chilometri più tardi, sul muro del Taaienberg (cinquecento metri al 9,5%) l'accelerazione di Boonen, seguito dal tedesco Burghardt (T-Mobile) e da Cancellara (CSC). A dar manforte al campione del Mondo a cronometro, si aggiunge O'Grady, che però, dopo una dispendiosa rincorsa solitaria, rimbalza sul durissimo (quattrocento metri al 12,5%) muro di Paterberg, posto a trentotto chilometri dall'arrivo.
È proprio su quest'erta che inizia lo spettacolo di Bettini, un dramma in tre atti: il primo quando Paolino si incolla alla ruota di Freire, scattato nel tentativo di raggiungere i battistrada; il secondo quando raggiunge O'Grady e con questi si libera della scomoda compagnia dello spagnolo, sul più morbido, ma lungo Kwaremont (2200 metri al 4,2%), acchiappando un gruppo di testa dove Boonen e Cancellara avevano addomesticato leggermente l'andatura; il terzo atto sul Knokteberg (1750 metri al 5,3%), quando, ai venticinque dal traguardo Bettini fa una "bettinata", piazzando uno scatto prepotente, cui solo Burghardt e Boonen, nel ruolo di stopper, paiono in grado di resistere. Ma un dramma richiede un finale (sportivamente) tragico, appunto il problema meccanico cui accennavamo: la catena si spezza e così anche le ambizioni del toscano, che in attesa dell'ammiraglia perde quasi un minuto e le ruote dei migliori.
Sull'onda dello sconquasso creato dall'attacco del Grillo si involano Boonen, Burghardt, Cancellara e un bravissimo Quinziato, mentre dietro Gilbert, Devolder e O'Grady vengono assorbiti da un plotoncino con tra gli altri Boogerd, Freire, Cooke e un Ballan mossosi troppo tardi (finirà comunque decimo). Infatti i quattro di testa viaggiano in buon accordo, rendendo vani gli sforzi dei primi inseguitori, e solo all'ultimo chilometro si scatena la bagarre: in volata con Boonen non c'è scampo e così è Burghardt ad aprire le danze, con un timido scattino, facilmente rintuzzato; in contropiede parte Quinziato, ma è proprio il tedesco a chiudere il buco, mentre già sognavamo di vedere un altro Liquigas vincere da finisseur dopo Pozzato all'Het Volk.
Così ai 200 metri parte la volata: Quinziato sulla sinistra e Cancellara al centro lanciano simultaneamente lo sprint, il motore dello svizzero è più potente e il Liquigas tenta di prenderne la scia, che però era già occupata da Boonen; non senza difficoltà il belga supera Cancellara sulla destra e fa poker, davanti all'elvetico, a Burghardt e a uno sconsolato Quinziato.
Ora, passando per la Freccia Brabante e la tre giorni di La Panne, non resta che attendere l'8 aprile e preparare i popcorn: Boonen o Bettini? Bettini o Boonen? Senza dimenticare Pozzato, Ballan, Hoste, Gilbert, Flecha, Nuyens, Zabel... La campagna del Nord è ufficialmente aperta: venghino siori, venghino! (Stefano Rizzato )
Vecchio scarpone, quanto tempo è passato... cantava Gino Latilla al Festival di Sanremo del 1953, ed oggi Michele Scarponi (che poi tanto vecchio non è) ha fermato di nuovo il suo tempo e i suoi sorrisi, lì sul podio finale, con l'effigie da leader della Coppi&Bartali, insieme all'altro protagonista Riccardo Riccò e al protagonista dell'exploit di questa edizione della corsa emiliano-romagnola, Luca Pierfelici.
Scarponi che aveva già alzato le braccia nella tappa di Faenza dopo quasi tre anni senza vittorie: l'ultimo successo risaliva difatti alla Corsa della Pace 2004, col successo nella tappa dell'11 maggio e il successo finale celebrato il 18 dello stesso mese ed anno. Oggi, invece, gli è bastato (si fa per dire) andare dietro a quel ragazzino scatenato che risponde al nome di Riccardo Riccò, che anche oggi, visto che Di Luca gli aveva inopinatamente scippato il successo nella tappa a cui lui teneva di più, e cioè quella di Serramazzoni che gli arrivava a due passi da casa, ha deciso di rompere gli indugi lungo l'ultima ascesa (delle tre in programma) sul Montegibbio e se dapprima lo stesso Scarponi, un sempre presente Mazzanti ed il bielorusso Siutsou erano riusciti a restare incollati alla ruota di Richie Rich, poi han dovuto mollare dopo il secondo allungo.
Poi l'azione di Riccò, già prima dello scollinamento, s'è fatta un po' più pesante, evidentemente un leggerissimo calo fisiologico dopo le due tappe (più l'attacco sui Monti della Laga) alla Tirreno e la sparata sul Poggio alla Milano-Sanremo; dicevamo dell'azione pesante, che ha permesso ad un regolare e saggio Scarponi (che non s'è tirato il collo per stare al passo dell'indiavolato modenese, ma ha badato più a mettere margine tra se e Pierfelici) di riagguantarlo in discesa.
Ed una coppia così ben assortita al comando non poteva che andare d'amore e d'accordo: Riccò, visto che Scarponi è stato così lesto e bravo nel seguirlo, poteva al massimo ambire al successo di tappa; Scarponi, visto che Pierfelici (che ad inizio tappa lo precedeva di appena 2") era dietro, ma non abbastanza, aveva necessità di una collaborazione interessata. E così mai epilogo fu più scontato: a Riccò la tappa, vincendo una volata che non è esistita, a Scarponi la maglia, visto che Pierfelici era distante una ventina di secondi e che Michele avrebbe comunque preso un abbuono.
La volata del gruppetto inseguitore è stata poi regolata da Lorenzetto, e non è tanto il 3° posto di oggi o il 7° posto nella Generale in questa Coppi&Bartali a metterci la pulce nell'orecchio, bensì una serie di buone (ma anche ottime) prestazioni dell'atleta della Milram sui percorsi misti, accidentati, tortuosi: va bene che è sempre andato bene, per essere uno veloce, in salita, però questa costanza di rendimento non ce l'aveva mai avuta.
Ed allora che la Milram non si faccia scappare questa occasione di provare a scoprire un talento in casa propria; dovrà avere il coraggio e l'astuzia di provarlo in corse importanti (ci viene in mente il Fiandre di domenica, ad esempio), preferibilmente non tutte piatte, ma scegliere percorsi irti, accidentati, tortuosi, pieni di "mangia&bevi". Rischiare difatti di appiattire un ragazzo con certi numeri nel gregariato (che pure è importante) verso i soliti due-tre capitani potrebbe essere un peccato davvero grande. Da non commettere.
E tra Pierfelici, che avrà reso il sorriso di Vincenzino Santoni il secondo corpo terreste visibile dalla Luna dopo la Grande Muraglia cinese, e Lorenzetto, da segnalare anche il 5° posto totale ottenuto dallo scalatore della Lampre-Fondital Morris Possoni; un ragazzo in cui Martinelli crede molto e che – probabilmente – vedremo in maggio al Giro d'Italia per la prima volta. Uno scalatore da seguire e da tifare, uno di quelli che hanno le qualità, in prospettiva, di fare il vuoto quando la strada sale. E salutiamo anche il ritorno al successo di Danilo Di Luca; dopo lo stop per l'influenza che l'ha appiedato per Tirreno e Sanremo, il tempo per preparare le Ardenne iniziava a scarseggiare, in effetti, e quindi più che mai la sua vittoria, e quindi la sua buona condizione, sono un segnale incoraggiante ed importante in vista degli appuntamenti che contano davvero per l'abruzzese della Liquigas.
Ma anche in Francia avevamo degli inviati: c'era Cunego che provava la carta della sorpresa, tentando di vincere praticamente in pianura la 1a tappa del Critérium International, che invece alla fine ha premiato il tedesco Pollack davanti al nostro Furlan e al basco Gaztañaga dell'Agritubel. Però è bello sapere che Cunego può essere anche diverso da quello abulico dell'Alto del Campello alla Volta Valenciana, quando scattò e si arenò nel giro di poche centinaia di metri. È sollevante saperlo in cerca di un'affermazione, fa bene al cuore (e soprattutto al ciclismo) il fatto che Cunego provi a far capire che in campo internazionale i vari Contador e Valverde, sopra tutti (tralasciando Basso per questioni anagrafiche), devono e dovranno ricordarsi che c'è da fare i conti anche con un italiano che ormai tre anni fa vinse il Giro d'Italia ed il Giro di Lombardia.
Certo, non è una tappa in una corsa di secondo piano in Spagna, né il tentativo di anticipare la volata del gruppo in una corsa, seppur prestigiosa, come questa francese, ma è la molla che può essere scattata, e che speriamo sia scattata, in testa a Damiano Cunego, dopo aver visto corridori vincere e/o essere assoluti protagonisti tra Parigi-Nizza, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo (ancora Contador, il Riccò di cui parliamo sopra, anche Gilbert), mentre lui se ne stava in allenamento chissà dove.
Ecco, la speranza è che Cunego sappia reagire, soprattutto di testa, ai tanti contendenti dei primi anni '80 che stanno monopolizzando questo inizio di stagione. Ha tutte le qualità per farlo ed ha anche l'invidiabile posizione di non aver niente da perdere, visto che ha vinto già due "corsette" mica male. Dovrebbero essere gli altri ad aver paura di lui, quando se lo vedono accanto.