Piatto Riccò, ci si ficcò - Bettini cade ancora, Basso si ritira
Lo si era capito già da un anno: un neopro' che vince una tappa davanti al futuro Campione del Mondo è un predestinato. Ma in fondo già due anni fa l'under23 Riccardo Riccò si permise il lusso di battere, alla Settimana Lombarda, corridori professionisti da tempo, come ad esempio Pérez Cuapio in una cronoscalata. Questione di stimmate.
Però anche a sentirlo parlare dà i brividi. Scansate le parole di rito e le frasi fatte, questo è l'emblema dell'anti-diplomazia. Rasoiate sia quando pedala sia quando parla, altroché. Liquida con un "era fermo" un corridore salito sul podio del Tour de France come Andreas Klöden, va a riprendere l'ultimo vincitore della Vuelta a España, Alexandre Vinokourov, come se stesse correndo dietro ad un cicloamatore della zona emiliana. Poi scatta lungo un pezzo in ciottolato, ad un millimetro dal marciapiede, e dietro non possono farci niente, se non vederlo esultare per il secondo giorno consecutivo, con la solita mano sinistra alzata; e, come se non bastasse, il distacco di Arekeev gli consegna anche la maglia giallorossa (o è fucsia?) di leader della classifica generale. Ci può provare Richie Rich, a vincere questa Tirreno, anche se la crono di domani lo penalizza; però, con questa gamba, e con i Monti della Laga all'orizzonte (tempo permettendo, sperando che il meteo possa permetterci un po' di divertimento, dopo la decurtazione di dodici mesi fa), nulla sembra precluso al corridore che sembra un mix tra Bettini e il Cunego visto ormai tre anni fa.
Ed è un peccato (anche, e soprattutto, per il dolore letto sul volto di Paolino) che l'iridato di Salisburgo sia venuto a mancare in entrambe le occasioni che han visto Riccò protagonista: ieri l'indice della mano destra dolorante per via della bici di Talabardon, oggi addirittura un palo in faccia e male al ginocchio a 3 km dall'arrivo, dopo uno scivolone di Elmiger. Tempo fa si parlava di una "maledizione della maglia iridata", che Boonen (soprattutto col Fiandre) aveva forse fatto dimenticare: speriamo di sbagliarci, ma il livornese non sembra fortunatissimo.
La tappa inizia con un evento quasi storico; alcuni ciclisti (Sacchi, Petito, Basso, Pozzato, Petacchi, Bossoni e Ballan) si piazzano in prima fila tenendo in mano uno striscione che recita: «Daniele Libero»: per una volta prendono posizione (in favore di Mastrogiacomo, giornalista di Repubblica rapito in Afghanistan), e sembrano tutti d'accordo (e vedi un po'!).
E tra un Bettini che non battaglia per le tappe ed un Basso che se ne torna a casa per non rischiare di accrescere il dolore tra ginocchio e polso sinistro, e dopo un Aitor Hernández, fuggitivo di giornata in maglia Euskaltel, ripreso quando i duri hanno iniziato a giocare, ecco proprio i duri di cui parliamo: ad una quindicina di km dall'arrivo, si muovono Bettini, Scarponi, Nibali, Visconti, Kessler, Gasparotto, Van Petegem, Nuyens. Roba da classica d'alto bordo, non da tappa della Tirreno-Adriatico.
Quando la strada è iniziata a salire è stato Velo, con Quinziato a ruota, a provare la prima mossa, ma l'ex gregario di Pantani s'è ormai trasformato in vagone di Petacchi. Tra l'altro, curiosa coincidenza: l'uomo Milram e l'uomo Liquigas si somigliano molto, ed in fuga sembrava di vedere quasi due gemelli. Ripresi i due, è stato Scarponi a prendere le redini del gioco per capitan Garzelli, ma proprio in quel momento il kazako Vinokourov rompeva gli indugi, con Riccò a ruota come già nei precedenti dieci chilometri. Non solo gambe per l'emiliano, ma anche occhio. Certo, non serviva Nostradamus per immaginare un Vinokourov sugli scudi quest'oggi, ma tra il sapere quale ruota prendere e poi prenderla effettivamente ce ne passano di vento e di chilometri.
Ripreso Vinokourov, parte Klöden. L'Astana gioca pesante, in attesa della crono. Riccò non può aspettare il tic-tac, anzi, e dopo aver nuovamente tamponato in prima persona prende, parte, neanche saluta e se ne va.
Nel dopotappa, addirittura, con una tranquillità che quasi spiazza, invece di dirsi preoccupato per la maglia, o per la crono, o di dirsi contento per aver battuto fior di corridori, fa: «Ho dimostrato di essere il più forte su questi tipi di arrivi. Domani la crono mi penalizza, ma sarebbe bello tenere la maglia fino a San Benedetto. La Sanremo è nei programmi, sarà dura vincerla, ma con la gamba che ho sarò lì davanti e sul Poggio darò spettacolo come in questi giorni».
Capito Richie Rich? Crescendo forse imparerà la pretattica, o magari qualche "senatore" del gruppo gli consiglierà di tenere un profilo basso, che avere amici in gruppo può essere funzionale alla carriera da corridore. Un po' quello che gli è successo tra gli under23, quando tra invidie e maldicenze si portava, e forse se la porta ancora, la nomea di corridore "poco simpatico" (ed abbiamo riportato, con un eufemismo, l'epiteto meno greve).
Da parte nostra, un sollievo: corre con Gibo Simoni, uno che i diplomatici, al massimo, li ordina in pasticceria.
È giovane anche il vincitore di tappa della Parigi-Nizza: Luis Sánchez aveva forse deluso sull'arrivo di Mende, facendo peggio del proprio compagno di squadra David López, ma oggi s'è rifatto con gli interessi, non tanto per la vittoria in sé, ma per il modo e – ci piace sottolinearlo – la sportività con cui è arrivata.
Le cose per il leader Rebellin non si erano messe bene sin dalla partenza: tanti scatti, anche di uomini importanti, tra cui Sinkewitz e Rodríguez Oliver, e la Discovery che anche oggi muoveva non una, ma addirittura due pedine, Devolder e Leipheimer. La Gerolsteiner s'impegnava per non lasciare margine, ma poi ha dovuto lasciare strada, secondi e poi minuti all'azione iniziata da Sylvain Chavanel con Leipheimer, Devolder, Vandevelde, Voeckler e Luis Sánchez, appunto. E se Voeckler faceva indigestione di punti sotto i vari striscioni dei tanti Gpm dislocati lungo il terreno, gli altri lavoravano seriamente per riportarsi sotto al podio nella classifica generale. Tutti tranne Devolder, ovviamente, che lavorava per Leipheimer.
La Gerolsteiner, supportata dall'Euskaltel dell'altro Sánchez, Samuel, non poteva lasciare troppo margine, ma Rebellin doveva fare i conti con le defezioni di Haussler (in maglia a pois) prima e di Markus Zberg poi; in pratica, i suoi uomini più forti in corsa, se è vero che Schumacher, Wegmann e Moletta sono alla Tirreno e che il Fothen presente in Francia non è Marcus (già nei 10 al Giro e 15esimo allo scorso Tour), ma il fratellino Thomas, mentre il campione austriaco Kohl è ben lontano dalla condizione del podio conquistato nello scorso Criterium del Delfinato.
Sylvain Chavanel ha provato a fare il Popovych, ma se si chiama Sylvain e non Yaroslav un motivo ci sarà, e viene raggiunto lungo l'ultima asperità di giornata da Luis Sánchez e, udite udite, da David López e Alberto Contador, miglior giovane e, soprattutto, secondo in classifica generale a soli 6" dal vicentino-monegasco.
Rebellin tocca il punto di difficoltà più alto: in classifica quei quattro son tutti vicini, i due Caisse lavoreranno per la tappa e per il podio, Contador avrà la maglia. Questo lo scenario più veritiero a fine discesa, quando i tre davanti (nel frattempo Sly Chavanel era rimbalzato all'indietro) andavano via d'amore e d'accordo con quasi 25" sul gruppo tirato proprio da Rebellin, malinconicamente (e romanticamente) solo in testa al plotone.
Poi la Lampre e la Liquigas si sono ricordati di avere Valjavec e Pellizotti in buona posizione in classifica generale, così come la Predictor con Evans e la Saunier con Millar. Un po' come Rebellin il campione svedese Lövkvist, capitano della Française des Jeux e miglior gregario di se stesso.
Dietro Rebellin trova degli alleati, ma probabilmente sarebbe stato inutile se il buon Luis Sánchez, in barba ad ogni tatticismo, non avesse deciso di lasciare la compagnia di Contador e López e di involarsi tutto solo verso il successo di tappa. Contador si veniva a trovare così nella stessa situazione in cui versava Rebellin qualche km prima; eh sì, meraviglioso sport il ciclismo, ne conveniamo.
Contador perdeva motivazioni ed energie, ed addirittura López provava a prendersi il secondo buono anticipando il ritorno furioso del gruppo, non riuscendoci. Lorenzetto, esultando per il 2° posto, entra di diritto nelle nomination per "Il più fesso della settimana" (lo ricordiamo, gli altri tre candidati sono Boonen, Eisel e Ventoso, per ora, ma c'è ancora qualche giorno per partecipare), mentre Rebellin col 9° posto salvaguardava la maglia, ma non la corsa.
Per vincere la Parigi-Nizza servirà il miglior Rebellin domani. La Turbie ed il Col d'Eze si prestano eccome a nuovi colpi di mano, e non sempre Davide troverà un Luis Sánchez che, evidentemente, ce l'ha su con Contador per qualcosa successa lo scorso anno (erano compagni nella sciagurata Liberty Seguros di Saiz).
Per ritornare sul discorso dei diplomatici: bravo Riccò e bravo Luis Sánchez. Bravissimi, senz'altro. Ma certamente Rebellin, almeno oggi, visto il lavoro degli altri team, non sarà d'accordo con noi.
Anche questo, si sa, è il bello del ciclismo.