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Bono-Vos, (U)2 gioielli - Squilli al Romandia e a San Marino

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Mentre Basso e Scarponi si auto(?)escludono dall'imminente Giro d'Italia, mentre McQuaid, Prudhomme e Lefévère al termine di un pic-nic a Moudon annunciano un patto d'acciaio contro il doping, mentre Zomegnan decide di passare nelle mani di Gabbo e dell'Uci la patata bollente dell'esclusione dei vari "indesiderati" dalla corsa rosa, mentre tutto questo accade ed è ben lungi dallo scivolarci addosso, in Romandia si scala, si va in fuga, si tira, ci si lancia in discesa, si sprinta e si aprono braccia e sorriso. Si fa ciclismo, che poi sarebbe l'importante.
E sebbene la seconda e terza tappa della corsa elvetica siano state frazioni perfettamente interlocutorie, di certo non sono state prive di contenuti e significati.
Innanzittutto, i 166,9 chilometri da La Chaux-de-Fonds a Lucens ci restituiscono la risposta di Robbie McEwen al ritrovato Petacchi della Niedersachsen: sul traguardo dell'unica tappa di questo Giro di Romandia realmente accessibile ai velocisti, il velocista della Predictor-Lotto ha regolato agevolmente tutti gli avversari (capitanati dall'ottimo Bozic), mentre dietro il colombiano Duque innescava, suo malgrado, una caduta fortunatamente senza gravi conseguenze per nessuno. Non che McEwen e Petacchi, seppur per motivi diversi, abbiano dovuto battere una concorrenza particolarmente agguerrita (non ce ne vogliano i vari Ciolek, Brown, Haussler, Gasparotto e Lorenzetto), ma l'impressione è che alle volate del Giro tornerà a tener banco la sfida tra lo spezzino ipocondriaco e l'australiano scaltro, arricchita dalla presenza di un terzo incomodo del valore di Thorone Hushovd.
L'altra storia è la conferma del valore di Matteo Bono, ventitreenne della Lampre che, dopo lo splendido assolo alla Tirreno-Adriatico, nella tappa di San Giacomo, e dopo il notevole terzo posto alla Klasika Primavera, ha conquistato oggi la sua seconda affermazione da professionista, nei 162.6 chilometri tra Moudon e Charmey, al termine di una fuga con il giapponese Beppu (Discovery) e Marco Pinotti. Certo un ringraziamento il ragazzo di Iseo deve estenderlo all'Astana del corregionale Savoldelli, visto che il team kazako si è sostanzialmente disinteressato della rincorsa ai tre fuggitivi, che hanno potuto gestire un vantaggio di ben diciannove minuti, raggiunto già a sessanta chilometri dalla partenza (erano usciti dal gruppo al km 4).
Il meglio piazzato in classifica degli eroi di giornata era Marco Pinotti, che, partito con un gap di 4'01 su Savoldelli, per soli quattro secondi ha fallito l'attacco alla maglia. E forse l'esperto passista della T-Mobile deve incolpare più se stesso che la malasorte, visto che lanciandosi prematuramente all'attacco ai meno venti dall'arrivo, nel tentativo di anticipare i più veloci compagni d'avventura, ha senz'altro favorito il recupero del gruppo; di sicuro, vista la sua condotta di gara, l'ing. Pinotti mirava più alla tappa che al primato nella generale, ma resta il fatto che si è ritrovato in mano solo un terzo posto, cioè un pugno di mosche. A ricongiungimento avvenuto, i tre fuggitivi hanno coperto i restanti quattro chilometri marcandosi stretto, senza ulteriori attacchi, mentre lo sprint, con Pinotti ormai sfiancato, è stato affare tra Beppu e Bono; è qui che il lombardo ha completato l'opera: restando a lungo incollato alla ruota del veloce giapponese, ha lasciato che fosse lui a lanciare la volata e l'ha infilzato senza pietà negli ultimi 150 metri, andando così a cogliere la seconda importante vittoria del suo 2007 e della sua promettente carriera.
Da domani il Romandia entrerà realmente nel vivo, con il tappone da Charmey a Morgins, che presenta quattro gpm di prima categoria (con arrivo posto in cima all'ultima, lunga ascesa) e sarà seguito dalla cronometro di Losanna, 20 chilometri che di fatto decideranno il vincitore della corsa. E chissà che le strade svizzere non continuino ad arridere ai colori italiani. (Stefano Rizzato
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Ormai dovremmo esserci abituati: ciò che appare impossibile per il mondo, non lo è per la Vos.
Non è impossibile vincere nello stesso anno i Campionati del Mondo di ciclocross e i Campionati del Mondo su strada, in linea, davanti ad atlete molto più navigate di lei, come non è impossibile - ma, col senno di poi, come poteva essere altrimenti? - rifilare 9" in 4 km all'ultima vincitrice del Giro d'Italia femminile, campionessa lituana a cronometro, Edita Pucinskaite.
Marianne Vos è in maniera indiscutibile il faro di questa 3a edizione del Giro di San Marino, corsa a tappe di un Paese piccolo, ma che è già stato grandissimo nel ciclismo con la Alfa Lum e il cui presidente della squadra in grado di piazzare - unica ognisesso - tre proprie atlete sul podio di una grande corsa a tappe come il Giro d'Italia (succese nel 1999, con la Somarriba davanti la Boubnenkova e l'autoctona Veronesi), Massimo Piva, s'è saputo riciclare nel ruolo di Organizzatore di quella che, allo stato attuale delle cose (con il Giro in forse, e - notizia recente - anche il Tour de France), è la corsa a tappe più importante del panorama ciclistico internazionale del ciclismo femminile d'élite.
Però. Nelle storie ci sono sempre dei però. Però nessuno, o quasi, s'aspettava 9" in 4 km. Una media di 43,636 km/h in un circuito che presentava anche due strappi rispettivamente al 4% e 5%; curve, discese, continui rilanci. E anche qualche goccia di pioggia, anche se la Vos l'avrà appena sfiorata prima dell'arrivo, se l'ha sfiorata. La Pucinskaite è rimasta addirittura esterefatta dalla prestazione della Vos, commentando a caldo: «È una grandissima».
Già, è una grandissima, inutile nascondersi. Vince in volata contro velociste come la Teutenberg, vince sul Muro di Huy su atlete esplosiva come la Cooke, e vince anche a crono - seppur breve - davanti atlete d'esperienza come la Pucinskaite. Completa, fortissima, e ancora diciannovenne. Nel ribadirlo fa quasi impressione, in effetti.
Dopo la premiazione, Marianne si dimostra anche molto umile: «Per essere il mio debutto al Giro di San Marino direi che è stato bello e fortunato. Non so ancora bene io quali siano i miei limiti e le mie potenzialità: per me è stato già incredibile rendermi conto di essere in grado, da così giovane, di competere con le più forti del mondo. Certo che proverò a vincere il Giro - continua la Vos - anche se il prologo di oggi era forse troppo breve, seppur molto tecnico, per fare distacchi importanti, e le più forti in classifica sono tutte vicine. Ci sarà da lottare a fondo nelle prossime due tappe».
Emozionata, ed anche incredibilmente infreddolita, invece, Amber Neben, anche lei al debutto al Giro di San Marino e 3a all'arrivo: «Oggi ho dato tutto, tutto il mio meglio. Purtroppo la Vos è andata fortissima, ed anche Edita ha fatto meglio di me. Ma in fondo - sorride la statunitense - a me piacciono più le salite rispetto alle cronometro, e quindi da domani proverò a far sudare tutte».
Applausi festanti per le premiate, con la Vos in maglia biancoceleste di leader della classifica generale, la Pucinskaite in maglia ciclamino di leader della classifica a punti, la stessa Neben in maglia verde di leader della classifica gpm e la vera sorpresa di giornata, l'altrettanto giovane Sontheimer, anche lei classe '87 e che domani vestirà la maglia bianca di miglior giovane.

Mario Casaldi    



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