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È un affare personale - Garzelli bissa la Tre Valli Varesine | Cicloweb

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È un affare personale - Garzelli bissa la Tre Valli Varesine

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Chi glielo dice a Stefano Garzelli che a 33 anni sarà il caso che si convinca a dare una sterzata? Una scoppola sul collo alla prima occasione in cui parlerà ancora (in qualsiasi forma) di un grande giro gliela possiamo promettere noi, senza fatica. E sì, perché il varesino deve monetizzare al massimo (in senso sportivo) quest'ultimo paio d'anni di carriera che gli resta da spendere, e se non si toglie dalla testa l'idea di ben figurare al Giro o al Tour, si lascerà sfuggire un'occasione che rimpiangerà poi.
Queste riflessioni ci vengono dall'aver visto Stefano vincere per la seconda volta consecutiva la Tre Valli Varesine, appena tre giorni dopo aver sfiorato il successo nella Classica di San Sebastián: perché mai un corridore da gare in linea difficili talmente forte e bravo dovrebbe continuare a sprecare energie fisiche e mentali nell'intento di ben figurare nelle corse a tappe?
Il miglior Garzelli ha saputo lottare a buoni livelli per un quinquennio sullo strade del Giro d'Italia; una volta s'è vestito di rosa. Ma ha poi commesso il peccato mortale di non capire quando era arrivata l'ora di cambiare rotta: dal Giro 2003, in cui venne subissato da Simoni, il varesino non ha più offerto prestazioni memorabili. Molto discontinuo sulle tre settimane, e senza risultati di rilievo, perché, diciamoci la verità, un successo di tappa alla Presolana (2004) cosa aggiunge alla carriera di uno che è stato maglia rosa?
Invece, allargando gli orizzonti, Garzelli avrebbe scoperto che si può vivere di altre soddisfazioni: correre le classiche, specie "certe" classiche, non come percorso di avvicinamento al Giro, ma per fare il risultato pieno; farne l'obiettivo primario della stagione; inseguire i traguardi delle corse monumento, dimenticando di essere stato uomo da tre settimane, in un tempo lontano che non può tornare.
Perciò vogliamo leggere il prossimo inverno queste testuali parole nelle interviste che Garzelli rilascerà: "Nel 2007 punto a vincere la Liegi, la Clásica, la Tre Valli, il Lazio, l'Emilia, il GP di Zurigo, il Lombardia, voglio ben figurare al Mondiale, e se Zomegnan inserisce un'altra salita, nel 2008 voglio chiudere in bellezza con una Sanremo". Si scordi il Giro, Stefano, faccia il Tour per sport e per fare la gamba, e metta a frutto il (tanto) talento che ha e che potrebbe rendergli un finale di carriera alla Jalabert (per restare a un corridore del recente passato che Garzelli dovrebbe prendere a esempio).
Perché il corridore che a Campione d'Italia ha infilato la sua seconda Tre Valli consecutiva non merita di stare ai margini di un grande giro, staccato sempre e protagonista (quasi) mai; merita di controllare la corsa - come fatto oggi - grazie ad una squadra a lui votata; merita di esserci nei momenti decisivi (per esempio a 7 km dal traguardo, quando sulla spinta di Paolini si è avvantaggiato un gruppetto di 7, comprendente per l'appunto Stefano, e poi Cunego, Tonti, Commesso, Anzà e Valoti), anche se poi il gruppo annulla il tentativo; merita di non perdere la bussola quando la Lampre fa i suoi giochi, con Cunego che sotto il triangolo rosso fa il buco per Figueras, e meno male che Nocentini chiude subito; ancora, merita di restare agganciato allo stesso Figueras quando quello parte un'altra volta ai 600 metri; merita di piazzare il suo, di scatto, questo sì decisivo ai 300 metri; e merita di non farsi superare sul traguardo da un tenacissimo Nocentini, alzando le braccia nella sua corsa, tra la sua gente.
Sì, Garzelli merita di vincere ancora tanto, perché vincere tanto è nelle sue corde. E, ne siamo convinti, non può non averlo capito dopo questo splendido bis nella Tre Valli.

Marco Grassi    



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