Il Punto di Ballerini - L'analisi del Ct sul Tour
Lunedì 24 luglio - Il giorno dei giudizi
Ed eccoci qua, a fine Tour, a tracciare una linea sull'andamento e sul bilancio di corridori e corsa per questa edizione del 2006.
Sicuramente gli ultimi cinque giorni sono stati una sterzata importante per un Tour de France che era partito veramente in sordina e con un'andatura piuttosto noiosa per i primi 9-10 giorni di corsa. Fortunatamente, le Alpi hanno contribuito a farci divertire un po' di più ed anche a risvegliare quegli animi italiani che si erano sì messi comunque in luce, ma che mai come in questi ultimi cinque giorni si sono fatti valere.
Voglio partire proprio dalla prestazione di Damiano Cunego, veramente un toccasana per l'Italia e per le sue aspirazioni future: no, non era affatto facile finire questo Tour in crescendo ed esprimersi a così alti livelli anche su quei percorsi che non sono propriamente pane per i suoi denti. Abbiamo avuto un ottimo spot della cilindrata del motore di questo ragazzo, un ragazzo che dopo un 4° posto al Giro d'Italia, anche lì ottenuto in rimonta nella terza settimana, si è portato al 12° posto del Tour de France con una maglia bianca conquistata che lo allinea alle precedenti prestazioni degli under-26 che l'hanno preceduto: delle prove che lasciano veramente belle sensazioni a noi italiani, e me selezionatore della nazionale di ciclismo in particolare, azzardo questa ipotesi. E Damiano ci ha regalato anche la certezza di possedere delle doti di recupero straordinarie, se è vero che dopo tre tappe alpine corse da protagonista, recuperando posizioni su posizioni in classifica, ha fornito una così bella prova a cronometro, migliore di tanti specialisti, addirittura, come il tre volte Campione del Mondo Rogers.
Le tappe alpine sono state belle, e ci hanno regalato due emozioni in particolare: nella giornata di Rasmussen, ormai abbonato ad una tappa del Tour, abbiamo assistito al tracollo verticale, che pareva quasi definitivo, di Floyd Landis: io non so se sia stato un colpo di sole, disidratazione, crisi di fame, di sicuro non era ammissibile pensare che da un momento all'altro potesse essere saltato di gambe o di condizione: 10 minuti in 10 km sono tanti, si è quasi al limite del ritiro!! Poi il giorno dopo ha fatto qualcosa di veramente molto bello, quasi di unico negli ultimi anni, ma lì è stato senz'altro avvantaggiato da una tattica di gara attendista e quantomeno sconsiderata di alcune squadre che dovevano per forza di cose inseguirlo con più convinzione. Non per togliere qualcosa alla prestazione di Landis, per carità: se aveva un modo di vincere il Tour, dopo la crisi, era quello. È stato coraggioso nel provarci, abile nel riuscirci. Però...
Va bene sottovalutarlo inizialmente, ci può anche stare il pensiero che potesse essere il classico "scatto del morto", ma poi si è avuto tempo per valutare con calma la situazione, per prendere le contromisure, ed attivare le squadre solo e soltanto nel momento in cui Landis aveva più di nove minuti di vantaggio è stato un errore di valutazione troppo grande: e dire che c'era anche l'ultima crono che pendeva dalla sua parte. Era chiaramente il più forte tra i corridori in gara, ma vincere dopo una crisi simile a quella patita dall'americano a La Toussuire è una beffa troppo grande per chi gli è arrivato dietro.
Un'altra bellissima pagina di questo Tour de France è stata scritta da Matteo Tosatto, in una giornata che per noi è stata assolutamente trionfale, se ci aggiungiamo il 2° posto di Moreni ed il 4° posto di Quinziato, che più di quello - in ben due occasioni - non è riuscito ad ottenere. Una vittoria che ha innalzato il valore della spedizione italiana al Tour, ha dato valore alle fughe di Ballan, di Commesso, di Cunego, alle volate di Bennati e Paolini, ai tentativi di fuga degli stessi Moreni e Quinziato, di Garzelli sull'Izoard, ha veramente salvato l'onore del tricolore nostrano in terra francese.
Ed è bello verificare come in tante vittorie di Boonen e Bettini, tanto per citare due capitani della Quick Step, abbia grande peso il lavoro di ragazzi come Tosatto, che spesso passano in secondo piano, pedalano in sordina, ma sono così fondamentali da diventare insostituibili. E poi la caratura di un corridore la si vede anche nel momento in cui si deve essere protagonista: capitani ritirati, squadra a 0 vittorie, una fuga beccata, una vittoria di tappa. Veramente un capolavoro.
Da parte mia ho la presunzione di affermare che tutti i corridori finora nominati sono sempre stati in orbita, e lo saranno ancora, della maglia azzurra della Nazionale, anche perché su percorsi nervosi, ma comunque veloci, come quelli presentati nelle ultime edizioni dei Campionati del Mondo di ciclismo, il lavoro e le qualità, nonché le caratteristiche di taluni corridori permettono alla squadra di lavorare bene, di affrontare l'evento in maniera rilassata. Tutti mi sembrano essere usciti con un'ottima gamba dal Tour de France. Settembre e Salisburgo sono ancora lontani, è vero, e ci sarà da verificare quale sarà la loro condotta di gara da qui in avanti, ma diciamo che ho potuto trarre delle ottime indicazioni soprattutto dall'ultima settimana, escludendo ovviamente Bennati che s'è dovuto ritirare ed è stato molto pimpante all'inizio.
E così con Landis in giallo, Rasmussen a pois, McEwen in verde e Cunego in bianco, più la tappa di Tosatto, si conclude anche questo 93esimo Tour de France edizione 2006.
Da parte mia ho provato una grande gioia, coinvolgimento e divertimento nel guardare le tappe del Tour sapendo poi di doverle analizzare con un pubblico così vasto ed autorevole come quello di Cicloweb.it.
Vi ringrazio della compagnia, e buon finale di stagione a tutti!!!!
Martedì 18 luglio - Inizia il divertimento
Fortunatamente s'è assistito ad un po' di movimento: qualche montagna, qualche attacco ben piazzato, qualche uomo importante che è uscito dal guscio, due-tre delusioni niente male per noi italiani: insomma, il divertimento pare iniziato, ed è anche più che opportuno dopo dieci/quindici tappe.
Sui Pirenei le cose per noi italiani non sono andate affatto bene: il migliore è stato Simoni, è vero, un gran corridore italiano, ma più di quattro minuti dalla testa della corsa sono troppi per far pensare a delle grandi gambe da parte degli scalatori italiani sulle montagne: fortunatamente sulle Alpi, e sull'Alpe d'Huez nello specifico, si è avuta un'ottima inversione di tendenza: Cunego è stato davvero bravo a provare e quasi a riuscire, Garzelli è stato altrettanto coraggioso e resistente, ed applausi anche a Mazzoleni e Caucchioli, due corridori d'esperienza che si sono sempre ben comportati nelle corse a tappe.
Fa anche piacere vedere corridori che crescono durante le tre settimane, sarebbe stato molto peggio, secondo me, se fossero partiti forte e si fossero poi affievoliti alla distanza: questo uscire alla lunga, invece, testimonia la bontà della loro preparazione e la capacità di fondo, soprattutto nelle giornate impegnative, dei nostri migliori esponenti.
Tra Pla de Beret e Carcassonne, poi, abbiamo avuto la certezza che Savoldelli non avrebbe mai potuto competere per la vittoria del Tour de France: a parte l'infortunio che l'ha costretto al ritiro, Paolo non è sembrato mai competitivo, anche se sono tuttora convinto che il percorso del Tour gli si addica molto più rispetto a quelli del Giro d'Italia; anche se, verosimilmente, è tutta la Discovery Channel ad aver sbagliato l'approccio al Tour e l'atteggiamento durante la Grande Boucle.
È troppo strano che tutti i corridori preposti per la classifica generale siano andati male, e tutto questo secondo me dipende dall'assenza di Armstrong: Bruyneel s'è trovato senza un leader vero in corsa, ed evidentemente le incognite lasciate nelle teste dei corridori sui quattro ruoli di capitano non hanno giovato all'ambiente della squadra; ma anche i corridori ci hanno messo del loro: i vari Azevedo ed Hincapie, ad esempio, davano tutto quando sapevano di dover tirare fino ai meno 10 o fino ai meno 5 km e poi far volare il proprio capitano. Con questo atteggiamento, poi, riuscivano spesso a finire le tappe decisive nelle prime 15 posizioni ed ottenere anche un ottimo posizionamento nella classifica. Perso Armstrong, dunque, han perso anche l'obiettivo.
E dire che con Popovych, altro corridore che ha deluso in montagna, sono riusciti anche ad aggiudicarsi una tappa, anche se in maniera non proprio ortodossa: a rimetterci è stato Ballan, purtroppo, un grande corridore che nel 2006 si è definitivamente ritagliato uno spazio tra i migliori del gruppo: è da febbraio che va forte, gli manca magari la vittoria veramente importante, ma se la sua caratura si dimostrerà tale negli anni a venire, non è difficile immaginarlo sul gradino più alto di podi importanti.
Lo stesso è valso per Commesso, un corridore che ha sempre dimostrato grande attitudine al caldo ed alle fughe, soprattutto sulle strade francesi del Tour de France: e dire che la Lampre è davvero sfortunata, ma è la squadra italiana più abile ad inserire uomini in fuga, anche se poi non riesce a capitalizzare lo sforzo dei propri atleti: 4 secondi posti con Bennati, Ballan, Commesso e Cunego, oggi, sono davvero tanti per non pensare a qualche maledizione.
Nelle tappe abbastanza belle di questa terza parte di analisi, c'è purtroppo da rimarcare la bruttezza dello spettacolo offerto dal gruppo nella tappa di Montélimar: la "calma" con cui la Phonak ha permesso a Pereiro Sio di prendere la maglia gialla con quasi mezz'ora di vantaggio è stato davvero un brutto spot per questa corsa. Per carità, ogni squadra sceglie le proprie tattiche e le proprie strategie, ma non credo davvero che sgravare la squadra da una tappa di una fuga di corridori lontani in classifica, come era preventivabile fosse la tappa con arrivo a Gap, possa portare chissà quali benefici.
Certo, costringere la giuria ad aumentare la percentuale sul tempo massimo per non far continuare il Tour de France a 5 o 6 corridori è stata davvero una pagina ingloriosa e brutta per la corsa e per il ciclismo in generale.
Oggi poi c'è stata l'Alpe d'Huez, ed anche se non me la sono potuta gustare tutta, devo dire che Cunego mi ha fatto davvero un'ottima impressione: difatti ero a Salisburgo con Bettini e Di Luca, tra gli altri, a testare per la seconda volta il circuito mondiale austriaco di questo settembre. Però è stato davvero bello vedere Garzelli tutto solo sull'Izoard e poi terzo sull'Alpe, lo stesso Cunego ha trovato uno Schleck più bravo di lui, ma essere lì davanti, in una salita così difficile, alla prima partecipazione del Tour de France, dà l'idea della grande caratura del corridore e di ciò che potrà fare in futuro, ma anche nell'immediato.
Il bello di questo Tour è che i primi sono tutti molto vicini, e basta una piccola crisi per rimischiare le carte in tavola: certo, Landis sembra il più completo, ma non si può mai dire. È anche vero che se ad un Tour del genere si togliesse anche l'incertezza del risultato finale risulterebbe una corsa davvero noiosa.
Speriamo di riuscire a far nostra almeno una tappa... abbiamo ancora cinque possibilità...
Mercoledì 12 luglio - Vogliamo le montagne
Altre cinque tappe messe in cascina, anche se per quanto mi riguarda stavo meglio sei giorni fa: difatti quell'incidente in moto mi costringe ad entrare ed uscire da un fisioterapista all'altro; il ginocchio va già meglio, mentre è lo scafoide che mi dà un sacco di noie: credo che soltanto chi se l'è rotto può immaginare il fastidio: un ossicino tanto piccolo ed insignificante quanto doloroso. Non vorrei mettere il gesso perché immobilizza il braccio fino al gomito, e poi perché fa caldo, e stare 50 giorni con il gesso, in luglio, è proprio una delle ultime cose che vorrei, attualmente. Stiamo cercando di applicare un tutore speciale, dunque, ma anche questo stratagemma non è che comporti chissà quale comodità. Ah, ovviamente vi ringrazio tutti per gli auguri di pronta guarigione che mi avete scritto via Forum: grazie davvero.
Il brutto è che questo Tour de France, così come è disegnato, non è che ci permetta chissà quali spunti diversi rispetto ai sei giorni di corsa precedentemente analizzati: si potrebbero prendere queste 5 tappe ed applicarle a mo' di carta carbone sulle 5 tappe precedenti: scoprirete che le differenze non sono molte: mi stupisce, ancora, il fatto che Boonen non sia riuscito a vincere una frazione in volata. Veramente strano, eppure è fortissimo. Probabilmente patisce le volate atipiche (come le abbiamo definite l'altra volta) che si vengono a creare; ha bisogno di essere lanciato a grandi velocità il Campione del Mondo, e questo la Quick Step non è riuscita ancora a farlo.
L'ago della bilancia, per quanto riguarda la classifica generale, è stato spostato dalla cronometro, e non poteva essere altrimenti, viste la lunghezza della prova e la pochezza tecnica ed altimetrica delle altre tappe in programma: ho applaudito Honchar, un "italiano" che è andato veramente fortissimo, e comunque gli specialisti sono stati tutti lì, a parte il già citato ucraino-bergamasco. Sono contento, in parte, anche della prova di Savoldelli: nella sfortuna di essere andato più piano di quelle che erano le proprie aspettative, ha avuto la fortuna di essere andato meglio degli altri tre compagni di squadra, e cioè quelli che si giocano - tuttora - i gradi di capitano della Discovery Channel. Lo vedo molto adatto, Paolo, a questo percorso, e penso davvero che potrà togliersi molte soddisfazioni, e darne anche un po' a noi, ovviamente.
Oggi, poi, c'è stata la novità: montagne? Non proprio, anche se qualcosa s'è iniziato a vedere. Intendevo gli italiani in fuga, grazie alle prove di Bennati, di Moreni e di Quinziato. Mi fa piacere che siano stati tre uomini veloci, e comunque non-scalatori, a tentare la sortita offensiva in questo tipo di tappa. È una dimostrazione di quanto siano completi questi atleti e di quanta voglia ci sia, almeno da parte di qualcuno, di uscire dai soliti schemi e provare, quindi, a dare un po' di brio alla propria corsa: bravo dunque l'aretino a prendersi i punti per la maglia verde nel traguardo intermedio ed ottimo poi a tenere il passo dei migliori sull'ultima salita, andando a vincere la volata per l'8° posto.
Ho l'impressione che questo risultato darà molta fiducia a Bennati: è possibile anche che, visto che ha capito di essere ancora indietro, in punte di velocità massime, rispetto agli sprinter puri, possa provare in seguito ad avvantaggiarsi sul gruppo con una fuga e provare a battere gli altri battistrada con uno sprint ristretto. Certo, purtroppo le cervellotiche regole del Tour non hanno permesso a Daniele di guadagnare molti punti, oggi, all'arrivo: ne ha presi 8 per l'8° posto e ne ha presi 6 per uno sprint intermedio. Eh, lo so, è così: gli organizzatori dell'Aso hanno stabilito già da qualche anno che le tappe piatte danno più punti per la maglia verde rispetto a quelle di media-montagna e di montagna. In pratica, non si premia adeguatamente il sacrificio che una ruota veloce fa per restare coi più bravi anche in salita.
Mi è piaciuto anche Moreni, veramente un ragazzo coriaceo ed un ottimo uomo squadra, in grado di fornire sempre prestazioni maiuscole: mi spiace per la tappa, ma i due davanti andavano davvero con un altro passo, ma son contento per il suo 4° posto in Classifica Generale. Certo, lo sappiamo già tutti che Moreni è nella top-10 del Tour soltanto di passaggio.
Ho scambiato qualche parola con Alfredo Martini, in questi giorni, e siamo concordi nel pensare che un percorso simile, il Tour de France, poteva benissimo evitarselo; non è per essere eccessivamente critico che espongo questo pensiero, ma è proprio per amore di questo sport che lo faccio. In tutta onestà, io ho fatto un po' di fatica a guardare tutte le tappe di questo Tour: l'ho fatto, certo, perché sono un innamorato di ciclismo e perché sono dell'ambiente, il ciclismo mi coinvolge totalmente. Ma gli altri? Come si può pretendere che un ragazzo, girando i canali alla tv, si possa fermare a guardare 8 o 9 tappe piatte come un biliardo, con i Gran premi della montagna sui cavalcavia?
Il vero Tour, in pratica, inizierà domani, e non è certo una bella cosa aver sciupato così 10 tappe più il prologo: spero che se ne accorgano, gli organizzatori dell'Aso, perché siam tutti d'accordo che il Tour è la corsa più importante e più seguita del mondo, ma è altrettanto vero che non ci si deve sedere sugli allori e bisogna inserire qualche montagna anche nella prima settimana.
Il vero Tour, in pratica, non dovrebbe permettere a Dessel e Mercado di trovarsi ai primi due posti della Classifica anche alla fine della tappa di domani, anche se Mercado è un buon corridore e potrebbe resistere per parecchio tempo nella top-5. Certo, se domani i favoriti della vigilia si controlleranno, allora Mercado potrà anche prendersi la maglia gialla (di Dessel non mi fido molto) e, perché no?, fare un po' quello che fece Voeckler nel 2004, anche se lo spagnolo è molto più bravo in salita del francese allora campione nazionale.
Certo, domani col Tourmalet e l'Aspin si fa sul serio davvero: noi in poltrona ci divertiremo senz'altro di più, i corridori invece saranno meno contenti, ma d'altronde... a ognuno il proprio mestiere... Ciao a tutti, ci si risente tra cinque tappe!!!
Giovedì 6 luglio - Queste volate atipiche
Eccoci qua, innanzitutto salve a tutti e grazie per avermi reso partecipe, in qualche modo, di questo Tour de France.
Un Tour de France che, per pochezza di percorsi, non permette purtroppo chissà quali slanci emozionali né particolari voli con la fantasia. Si vive su un canovaccio prestabilito e quasi sempre uguale, con una lunga fuga da lontano da parte di qualche coraggioso, col gruppo che attende il momento di accelerare il ritmo e con la volata finale, anche se qui qualche novità e qualche punto d'interesse lo si trova senz'altro.
Innanzitutto, a dispetto delle ultime edizioni delle grandi corse a tappe che siamo abituati a vedere, nessuna squadra riesce ad organizzare un treno che possa definirsi tale: nessuna. Vuoi perché nessuna squadra si è affidata totalmente ad un velocista per le tre settimane, vuoi perché qualche squadra è stata minata da esclusioni, da ritiri, dalle cadute, da vari incidenti, ma non c'è il vero e proprio lavoro dei vagoni che riescono a piazzarsi davanti e lanciare una volata veloce e lineare: tant'è che infatti uno dei più forti corridori in gruppo, il campione del mondo Boonen, è ancora a secco di vittorie. Quantomeno strano.
La realtà è che la bagarre per prendere le posizioni di testa è tanta, ed inizia già da molto lontano: già ai meno 3 km il gruppo è allungatissimo per via del grande ritmo imposto dalle squadre dei velocisti: ma, per forza di cose, se si lavora prima ci sono meno energie nel finale, questo è chiaro. Io penso che i team, non essendoci il faro alla Petacchi, vogliano comunque permettere ai loro uomini veloci di giocarsi le proprie carte, e molti team fanno questo ragionamento: quindi, prima di ogni volata, ogni velocista - diciamo una dozzina - più due o tre compagni per ognuno di questi cercano di portarsi in testa al plotone. Non si tratta di pochi corridori, e muoversi all'ultimo chilometro potrebbe voler dire attivarsi troppo tardi.
Ecco quindi le fiammate da lontano, ai meno 3 e ai meno 2 km, ed ecco quindi le poche energie negli ultimi 500 metri: il risultato è una volata atipica come quella vinta da Casper, praticamente partendo tutti da fermi o quasi, o come la volata di Freire, praticamente un lampo solitario. Lo stesso McEwen, che pure è stato bravo nelle due volate vinte a sfruttare qualche ruota ben battezzata, oggi che ha provato a farsi pilotare in maniera "classica" da un suo compagno di squadra si è trovato scoperto a 300 metri dall'arrivo ed ha dovuto reinventarsi lo sprint, perdendo.
L'eroe di questi primi 6 giorni è senz'altro Kessler, l'unico che ha avuto la gamba di provarci per due giorni consecutivi nel finale: ripreso a pochi metri dall'arrivo in Lussemburgo, bravissimo a Valkenburg quando è riuscito a fare il vuoto sul Cauberg. Onore al corridore ed onore al suo coraggio.
L'Italia, da questi giorni di Tour, esce naturalmente male per l'esclusione di Basso e per il ritiro di Danilo Di Luca, ma non è detto che queste defezioni, così come le tante altre per i corridori stranieri, non possano significare più spazi, sia per le tappe che per un dignitoso posto in classifica generale, per altri corridori nostrani come Savoldelli, che vedo adattissimo a questo Tour de France, o come Simoni e Cunego per le tappe di montagna, alpine o pirenaiche che siano. E poi abbiamo delle belle ruote veloci come Bennati e Paolini, con l'aretino che si è già tolto la soddisfazione di indossare la maglia verde, un Commesso che ha già messo fuori il naso dal gruppo, un Pozzato che potrà far benissimo qualora rientrasse il problema fisico che l'ha debilitato nel Benelux, un Ballan che si getta addirittura negli sprint.
Insomma, secondo me di motivi per sorridere ne abbiamo ancora e ne avremo in futuro.
Chiudo con una considerazione sull'esclusione di Basso, ma non solo, ma ovviamente pongo l'accento sul varesino perché è il corridore che più ci tocca da vicino: l'ho sentito nei giorni dell'esclusione e l'ho sentito ancora in questi giorni. Per quanto possibile, è ancora sereno, è tranquillo, anche se lo stato d'animo di una persona che aveva un obiettivo che non può raggiungere per via di qualche "voce" e di qualche "sospetto" lo potete immaginare tutti. Sì, è vero, è stato firmato un Codice Etico e le squadre hanno deciso di rispettarlo, ma credo che sia proprio quel codice a dover essere rivisto, ridiscusso e rivisitato. Ci sono già stati precedenti di esclusioni per sospetti che poi si sono rivelati infondati, o comunque esagerati, e di certo di questi precedenti non si è tenuto conto.
Ho fatto già un esempio in questi giorni, riguardo a questa vicenda, che mi sento di riproporvi: è come se uno possiede una fuoriserie, una macchina veloce, ed appena entra in autostrada lo si ferma e lo si multa per eccesso di velocità soltanto perché ci sono buone ragioni per pensare che uno con una macchina simile possa correre e non rispettare i limiti. Sarebbe un'ingiustizia.
Io sono per la regola del "chi sbaglia paga", ma fino a quando gli sbagli non sono accertati non ci si può permettere di compromettere così qualcuno, non si può.
Il prossimo punto, insieme, lo facciamo tra altre cinque tappe... Ciao a tutti!!!
a cura di Mario Casaldi