Diamo i voti a questo Giro - Ecco i nostri promossi e bocciati
Carmine Castellano - 10
L'ex direttore del Giro saluta la carovana assaporando l'ultimo successo della sua gestione: una corsa disegnata benissimo, che ha offerto percorsi sempre vari e interessanti, grazie ai quali non ci sono state che un paio di giornate di relax in gruppo. Oltre a ciò, ci ha riproposto lo Stelvio, e ci ha regalato una novità assoluta come il Colle delle Finestre (con tanto di sterrato), i picchi più belli di un Giro duro ed equilibrato.
Paolo Savoldelli - 9
Dopo tre anni torna vincitore al Giro d'Italia. Partito in sordina, citato nelle retrovie negli elenchi dei favoriti, è cresciuto giorno per giorno, facendo leva su una regolarità spaventosa e su una grande capacità di gestirsi, tatticamente e atleticamente, che lo ha tenuto a galla anche nei momenti difficili; la sua difesa della rosa sul Finestre è stata entusiasmante.
Danilo Di Luca - 8
Partiva con l'intento di andare bene per una settimana vincendo magari una tappa. Il suo obiettivo base, ovviamente centrato, è stato accompagnato da un secondo successo ma soprattutto da una tenuta buona nell'arco delle tre settimane. Ha evidenziato grande capacità di resistenza anche sulle montagne più dure, facendo un capolavoro sul Finestre e conquistando un inatteso quarto posto che lo spingerà a tornare al Giro con una preparazione mirata per provare a vincerlo.
José Rujano - 8
Una faccia da schiaffi incorniciata da due orecchie a sventola: l'immagine da monello è quella del più forte scalatore di questo Giro, capace di fare la differenza in salita a soli 23 anni. È vero che sulle Dolomiti un po' l'hanno lasciato fare, visto che era ancora lontano in classifica; ma in queste ultime tappe ha dimostrato di valere e meritare il podio. Lo aspettiamo con ansia al prossimo Giro, visto che per ora non farà altre corse importanti in quanto la sua squadra non fa parte del Pro Tour.
Gilberto Simoni - 6
Il Giro lo vedeva come uno dei tre favoriti; crollati gli altri due, lui non è stato comunque capace di dare la stoccata giusta. Forse non ha avuto le gambe, ma è inutile che si lamenti troppo lanciando accuse a destra e a manca, se non è riuscito a fare la differenza sulle tante salite che il percorso gli metteva a disposizione.
Paolo Bettini - 7.5
Una delle anime del Giro 2005, ha movimentato la prima settimana, vincendo una tappa, facendosi declassare in un'altra, andando in fuga da lontano in maglia rosa. Un protagonista, che poi si è concentrato, nella seconda parte del Giro, sulla conquista e sulla difesa della maglia ciclamino della classifica a punti.
Ivan Basso - 7.5
Atteso alla sfida con Cunego, ha conquistato la maglia rosa grazie alla crono di Firenze e all'attacco sul Duran, quattro giorni dopo. Poi la crisi fisica, annunciata a Ortisei ed esplosa drammaticamente sullo Stelvio. Ha avuto la forza e la tenacia di non mollare, di andare avanti ad ogni costo, perché voleva onorare il Giro con un successo di tappa: ne ha ottenuti due, uno in salita al Colle di Tenda e uno nella crono di Torino. Fin lì era considerato il vincitore morale della corsa rosa, frenato solo dall'intossicazione alimentare; ma poi sul Finestre ha preso un'altra sbandata pesante, dando l'impressione di essere attaccabile su un certo tipo di salite.
Damiano Cunego - s.v.
Che cosa vogliamo giudicare? Un campione in carica del Giro ripudiato di fatto dalla sua squadra, che gli ha preferito come capitano ufficiale Simoni, spingendo Damiano a cercare di strafare nei primi dieci giorni, alla ricerca di abbuoni o di successi parziali per riconquistare i gradi? Un ragazzo schiacciato dalla pressione, da una parte dei tifosi che speravano nella conferma, e dall'altra del team che non l'ha aiutato? Un corridore che si sente liberato da un peso nel giorno in cui prende una scoppola sul Duran ed esce di classifica? Un uomo a cui non viene risparmiata neanche l'ultima umiliazione, di essere fermato mentre è in fuga sullo Stelvio? Che nessuno allora si stupisca che Cunego, tanto minato nel morale, si sia afflosciato ingloriosamente negli ultimi giorni, non riuscendo a reagire alla negatività.
Alessandro Petacchi - 7.5
Quattro vittorie che non sono le 9 dello scorso anno, e quello è comunque un record che sarà difficile ripetere, specie se gli organizzatori limiteranno le tappe riservate ai velocisti, come hanno fatto in questo Giro. Ha sofferto particolarmente McEwen, tutti gli altri sprinter gli sono stati nettamente inferiori.
Robbie McEwen - 7.5
Ha fatto vedere i sorci verdi a Petacchi, vincendo tre tappe, una delle quali (quella di Marina di Grosseto) è stata un vero capolavoro di astuzia. Peccato che, come al solito, si sia ritirato prima delle montagne.
Vladimir Karpets - 6.5
Giovane in crescita, dopo il tredicesimo posto al Tour 2004 mette in cascina questo settimo, in una gara certo meno favorevole a lui rispetto all'ultima Grande Boucle. Se il trend continua, l'anno prossimo sarà una brutta gatta da pelare per tutti.
Serhiy Honchar - 5.5
Il secondo del 2004 non riesce a ripetere quella prestazione per certi versi eccezionale. Molto regolare, le sue doti di fondista lo aiutano nei tapponi di montagna, ma gli manca la brillantezza per ergersi a protagonista vero, e non riesce a graffiare veramente neanche nelle "sue" crono.
Juan Manuel Garate - 6
Quarto nel 2002, si gioca il suo Giro sulla regolarità, e va più o meno come tre anni fa, chiudendo al quinto posto. Un bravo corridore che concede poco allo spettacolo, anche se resta il suo attacco nella tappa di Ortisei, grazie al quale risale parecchie posizioni in classifica.
Erik Zabel - 6
La sua serietà emerge nel fatto di aver resistito fino alla fine del Giro (anche se, rispetto a tutti i colleghi ritirati prima delle montagne, quasi sicuramente lui non farà il Tour). Sempre sportivo, deve accontentarsi di fare da sparring partner per Petacchi, e conquista un paio di secondi posti.
Ivan Parra - 7.5 Trionfa nei due tapponi dolomitici, due giorni uno in fila all'altro da padrone del ciclismo da battaglia. Rujano gli deve un pezzetto di podio, anche se nelle ultime frazioni non l'ha più aiutato come prima.
Pietro Caucchioli - 6
Mister regolarità, la somma algebrica di tanti piazzamenti medi lo porta ad un ottavo posto in classifica che è la sua precipua dimensione. Quel terzo posto del 2002, in effetti, resta un po' un uovo fuori dal cesto.
Marzio Bruseghin - 6
Tira spesso per Petacchi, e al contempo trova il modo di salvarsi quasi sempre e di ottenere un dignitosissimo nono posto finale. Con una preparazione specifica e senza compiti di gregariato può puntare alla top 5.
Giuseppe Martinelli - 4
Ha portato a compimento la frittata del 2005. Aveva un probabile vincitore tra le mani (Cunego) e, per chissà quali calcoli, ne ha svilito il ruolo fino ad azzerarne motivazioni e reattività. Al contempo, Simoni non è riuscito a finalizzare come sperava. Attenuante: sicuramente ha agito in buona fede nei confronti di Damiano, nel tentativo di proteggerlo. Aggravante: non si è reso conto in tempo del pastrocchio che si stava creando in Lampre.
Emanuele Sella - 6.5
Dodicesimo un anno fa, decimo quest'anno, in un Giro più duro e con più avversari. Certo, gli manca il successo di tappa, ma va detto che ora lo conoscono e non gli lasciano certo troppa libertà. Ha offerto comunque un saggio del suo ciclismo arrembante nella tappa di Livigno, quando ha fatto un numero sulla salita di Le Motte per riportarsi sui fuggitivi, ma poi ha finito la benzina.
Wim Van Huffel - 6.5
L'uomo che sta facendo sognare ai milioni di appassionati belgi di aver trovato finalmente un corridore da corse a tappe. Il tempo dirà se le speranze sono ben riposte, per il momento non si può negare che il suo Giro sia stato più che positivo.
Marcus Fothen - 6.5
Quelli della Gerolsteiner lo presentavano come il loro capitano, causando qualche sorrisino in chi ascoltava; eppure Fothen ha dimostrato di andare bene a cronometro, di tenere in salita, e di avere soprattutto ampi margini di miglioramento.
Dario Cioni - 5
Le sue ambizioni sono finite in un buco nero. Ha toppato clamorosamente l'occasione della vita, nella crono di Firenze, quando avrebbe potuto conquistare la maglia rosa nella sua città. Da lì in poi non ha lasciato un solo segno degno di nota, attaccando una volta, sul Colle di Tenda, ma restando a secco ben prima dell'arrivo. Molto inferiore a un anno fa.
Giampaolo Caruso - 6.5
Ha solo 24 anni ed è ancora un corridore tutto da scoprire. Nei primi tre anni da professionista non ha destato stupori, pur venendo da una carriera dilettantistica d'eccellenza. In questo Giro la sua rinascita, condita da diversi attacchi e da un piazzamento finale nei 20. Il ragazzo si farà?
Paride Grillo - 6.5
È il personaggio nuovo dello sprint, ha collezionato una bella serie di piazzamenti. Davanti aveva Petacchi e McEwen, quindi per ora va già bene così. Ma la sua costanza lo premierà molto presto anche nelle gare prestigiose come il Giro.
Stefano Garzelli - s.v.
Il suo Giro è finito prima che potesse effettivamente dire la sua, e anche se fin lì non ci aveva impressionato favorevolmente, è uscito di scena troppo presto perché possiamo giudicarlo.