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Sabato però non distrarti - Bettini, ora occhi puntati su Atene

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Il nostro Capitano si è infilato in un bel tunnel. L'anno scorso aveva conquistato tra Amburgo e Donostia due importanti successi che lo avevano tra l'altro lanciato verso la sua seconda Coppa del Mondo consecutiva; quest'anno in quelle stesse corse ha raccolto due secondi posti che concedono ai posteri la medesima immagine: Paolo Bettini che, subito dopo il traguardo, sferra un pugno di rabbia contro il manubrio.
Di Amburgo ormai sappiamo tutto. Ma il modo in cui il numero uno della nazionale italiana per le Olimpiadi ha buttato alle ortiche la Classica di San Sebastian oggi ha veramente del grottesco. La fortuna aveva già baciato il livornese quando, all'inizio dell'Alto de Jaizkibel, la salita regina della corsa, il giustamente temutissimo Valverde aveva forato e aveva perso contatto dai migliori. Malgrado i disperati tentativi, il murciano non era più riuscito a ricucire lo strappo da un gruppetto isolatosi in testa lungo l'ascesa.
Il suddetto gruppetto era formato appunto da Bettini; da Rebellin, prontissimo e attento, nonché spalleggiato dal valido compagno Totschnig; da Basso, uscito bene dal Tour ma evidentemente carente di spunti in una corsa in linea; da Martin Perdiguero, che quasi due mesi fa ha sorpreso tutti stravincendo il Giro di Catalogna (alla maniera di Valverde, oseremmo dire: ovvero vincendo in volata, in salita e, ciliegina sulla torta, pure in una cronoscalata!); e da un paio di altri spagnoli non di primo piano, Serrano Rodriguez e Martinez Trinidad, due vite da mediani.
Posto che il gruppo di 7 sarebbe arrivato tranquillo a San Sebastian, restava da impostare la volata, una volta annullati i vari (e poco convinti) scatti proposti da quelli che nel plotoncino si sentivano battuti. E qui c'è stato il piccolo scherzo di Martin Perdiguero, che ha provato l'allungo ai 3 km, lui che allo sprint se la gioca anche con gli specialisti. Fatto sta che Bettini ci è cascato in pieno, e ha da lì in poi visibilmente sottovalutato il madrileno, curandosi solo di quello che faceva Rebellin, sempre alla sua ruota.
Si curava così tanto del leader di coppa, Paolino, che ai 300 metri non si è accorto che dall'altra parte stava scattando proprio Martin Perdiguero: le immagini sono fin troppo eloquenti: Bettini si gira una, due, tre, quattro volte verso Rebellin; e Martin Perdiguero capisce che è il momento di partire in contropiede, e va, e guadagna quei pochi metri che saranno una dote principesca all'arrivo, quando Bettini in rimonta arriva solo a un passo dal superare lo spagnolo.
Il rimpianto è chiaro: se fosse partito un secondo prima, il toscano avrebbe vinto a mani basse, su questo non ci piove. Ma il punto è che un errore del genere da un uomo della sua esperienza non ce lo aspettavamo. Bettini è quello che dovrà regalare - eventualmente - il primo oro all'Italia ad Atene. O per lo meno, questo è quello che Ballerini si aspetta da lui, soprattutto alla luce delle scelte di formazione (per sostituire Bartoli non ha chiamato uno smagliante Rebellin, ma il più fidato dei gregari di Bettini, Paolini): anche se la gara olimpica sarà difficile da gestire, noi ci muoveremo come ai Mondiali, correndo per un uomo solo (a meno che non ci sia qualche imponderabile fuga da lontano, o qualche volata a ranghi compatti).
E il Bettini ultraresponsabilizzato da questa investitura che oggi si fa beffare come un pivello, dimostrando di non aver letto al meglio la corsa, ci dà le più ampie garanzie? Ai Mondiali, un anno fa, sbagliò, mancando un podio che non gli sarebbe mai dovuto sfuggire. E ad Atene dovrà presumibilmente controllare ben più di un paio di avversari, come doveva fare a San Sebastian.
Per carità, non vogliamo assistere alla creazione di due partiti contrapposti intorno alla figura e al ruolo di Bettini. E' il capitano dell'Italia, è un trascinatore, e saremmo troppo felici se riuscisse a vincere tra una settimana ad Atene: senza ombra di dubbio, se si doveva impostare la corsa su un solo uomo, quell'uomo non poteva che essere il livornese, che anche quando perde si dimostra il numero uno al mondo nelle prove in linea.
Il dubbio che si è insinuato in noi a questo punto è che forse sarebbe stato il caso di pensare anche ad un'alternativa forte nell'Italia olimpica, qualcuno che avesse più esperienza di Pozzato, più carisma di Moreni, che fosse più temibile di Nardello. Quel qualcuno poteva tranquillamente essere Rebellin, pronto a tappare le eventuali falle che in una corsa come quella di Atene inevitabilmente si apriranno nella tattica di squadra. Insomma, se Bettini si fosse distratto anche in quel caso, avremmo avuto un ottimo ripiego (tra l'altro il fatto di poter dividere le responsabilità con qualcun altro avrebbe giovato a Paolino). Così non sarà, invece, e a questo punto Ballerini dovrà parlare per bene con Bettini, magari provare a imbrigliarlo in un qualche schema, tenerlo semmai a freno in qualche modo. Perché il nostro ct si sta giocando molto della sua credibilità in quest'appuntamento, e sarebbe seccante in primis per lui perdere per una distrazione. 

Marco Grassi



Le pagelle di San Sebastian


Martin Perdiguero - 9
Finalmente centra il successo di prestigio che mancava al suo palmares, primo spagnolo a vincere la Klasika dai tempi di Indurain. Pronto a entrare nel gruppetto dei più forti, e bravo a prendersi una rivincita sui suoi connazionali, che aspettavano di abbracciare Valverde, o Astarloa, o Freire, ma non lui.


Rebellin - 6,5
Il terzo posto conquistato equivale ad una buona tenuta in testa alla classifica di Coppa del Mondo. Ma sapendo di essere battuto in volata da almeno due avversari (e tra questi Bettini), non avrebbe potuto provare ad attaccare prima, visto che aveva con sé anche Totschnig?


Valverde - 6,5
E' stato sfortunato, e non gli si può certo imputare il fatto che non fosse lì davanti a giocarsi il successo finale. Bravo a recuperare su Ullrich e Astarloa sullo Jaizkibel, ma poi ha finito lo sprint.


Totschnig - 6,5
Si immola alla causa di Rebellin, tira forte in salita ed è determinante nella riuscita della fuga. In più, trova anche la forza di provare due volte ad allungare nel finale. 


Bettini - 6
E' il motore degli eventi, fa partire la fuga decisiva, è in prima linea, tira, controlla, tutto passa da lui. Ma l'errore ai 300 metri se lo sognerà per parecchie notti. E con due secondi posti che potevano essere vittorie in una settimana, la Coppa del Mondo si allontana.


Basso - 6
Mette a frutto la buona condizione maturata al Tour con una corsa d'avanguardia. Ma non riesce ad assestare l'attacco giusto nel finale, e si rassegna a perdere in volata.


Ullrich - 5,5
Anche se perde l'attimo per entrare nella fuga buona (o non ha le gambe giuste), è molto attivo dopo, finché un guaio meccanico non lo appieda. Comunque è un Ullrich un po' in calando, e chissà se alle Olimpiadi sarà competitivo come quattro anni fa.


Astarloa - 5
Soffre troppo lo Jaizkibel per potersi accreditare come possibile favorito. Ma ugualmente getta la spugna troppo presto. Buon per lui che ad Atene non ci sono grosse salite.


Cunego - s.v.
Dopo Camaiore ce lo aspettavamo a più alti livelli, invece è stato anonimo. Ma bisogna capirlo, ha pur sempre troppo pochi giorni di gara nelle gambe per essere protagonista in una prova di Coppa, i suoi veri obiettivi sono più avanti.

Ma.G.



La chiave tattica


A San Sebastian in genere è lo Jaizkibel a fare la tattica, e anche stavolta per selezione naturale i migliori sono rimasti davanti a giocarsi il successo finale. Però, malgrado fosse allo scoperto una corposa fuga sin dal mattino, nessuna squadra ne ha approfittato per far giocare un ruolo d'appoggio a chi era davanti, e quindi si è assistito a due corse, quella fino allo Jaizkibel (coi comprimari davanti), e quella dallo Jaizkibel in poi, coi capitani a scontrarsi frontalmente. Forse un minimo di fantasia da parte di qualche direttore sportivo avrebbe potuto rimescolare le carte. Già accennato, infine, allo scherzo di Martin Perdiguero ai 3 km: scattato come se si sentisse battuto in volata, secondo noi l'ha fatto proprio per confondere le idee agli avversari, e ci è riuscito benissimo.
L'Errore - Quello di Bettini è talmente epocale da fare sin da ora giurisprudenza (e ne abbiamo ampiamente parlato nel pezzo). Ha sbagliato forse Basso, a non provare l'assolo in salita, ma ormai abbiamo imparato a non aspettarci colpi di testa da parte del varesino, sempre molto restio ad attaccare da lontano. Ha sbagliato sicuramente Rebellin a non sfruttare meglio la presenza di Totschnig nel gruppetto: i Gerolsteiner erano gli unici ad essere in due, avrebbero potuto ottenere qualcosa in più.


Ma.G.


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