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Che c'importa della Vuelta? - Poca Italia in Spagna: peccato!

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La Vuelta è probabilmente la più bella delle tre principali corse a tappe. Lo è perché il tracciato è sempre interessante, perché tra le tre è quella che ancora conserva una sua umanità, perché le strade della Spagna conservano un fascino antico che forse Italia e Francia hanno dimenticato. Gli organizzatori della Unipublic, però, hanno fatto uno sforzo per avvicinarsi al Tour inserendo addirittura quattro cronometro. Tra queste una cronosquadre che, francamente, lascia un po' perplessi. Al Giro lo hanno capito e non la inseriscono già da anni.
Il percorso almeno prevede, per fortuna, la cronosquadre alla prima tappa, per cui se si riesce a non andare fuori giri (come Simoni al Tour) c'è tutto il tempo per recuperare. In maniera intelligente, inoltre, gli organizzatori hanno fissato le due crono per specialisti alla sesta e alla tredicesima tappa mentre la quarta e ultima frazione contro il tempo arriva al penultimo giorno: ma si tratta di 11 chilometri tutti in salita con pendenze dure in cui i grimpeur, dopo venti giorni di corsa alle spalle, potranno dare distacchi pesanti a tutti.
Dopo una serie di tappe mosse (solo un paio sono per velocisti puri) e la crono alla sesta frazione, arrivano le prime montagne, e che montagne! Venerdì 12 si sconfina in Francia e si scalano Portalet, Aubisque e Soulor prima dell'arrivo in quota a Cauterets. Il giorno dopo in terra francese si affronteranno Aspin, Peyresourde, Portillòn (le strade della fuga vincente di Simoni al Tour), poi si torna in Spagna per la salita finale che conduce a Pla de Beret. Ancora una tappa durissima il giorno dopo, e ancora un arrivo in salita: in programma Bonaigua, Cantò e infine la lunghissima salita finale, ben 28 chilometri, che porta al traguardo di Andorra, sul Port d'Envalira, a quota 2400 metri.
Qualche giorno di relativo riposo, un po' di spazio ai velocisti, e venerdì 19 si torna a lottare per la classifica con la crono di Albacete, completamente piatta, di 53,3 chilometri. Domenica 21 e martedì 23 ancora due arrivi in salita intervallati da un giorno di riposo, ma si tratta di tappe che non dovrebbero far troppo male perché i traguardi di Sierra de la Pandera (un colle durissimo scalato anche lo scorso anno) e Sierra Nevada sono gli unici di giornata.
A questo punto la Vuelta potrebbe sembrare finita, almeno per quanto concerne le salite, ma bisogna fare attenzione alla 19esima tappa, il 26 settembre, piena di colli di media difficoltà che potrebbero fare male dopo tanti chilometri di corsa alle spalle (ricodate l'attacco di Simoni a Faenza all'ultimo Giro?). Poi il giorno dopo, se la classifica non sarà delineata, ci sarà la cronoscalata dell'Alto de Abantos a definire il vincitore. Infine passerella finale a Madrid. Negli ultimi due anni nella capitale si era corsa una cronometro e le sfide erano state sempre appassionanti tanto che sia nel 2001 che nel 2002 la maglia amarillo aveva cambiato padrone. Quest'anno si torna all'antico: l'ultima tappa sarà soltanto una passerella.


Chi c'è, chi non c'è
Mai come quest'anno la Vuelta è stata snobbata dagli italiani (e dalla Rai, che si guarderà bene dal trasmettere l'evento in chiaro). Ci saranno soltanto tre elementi di spicco: Alessandro Petacchi che potrà animare le volate (e di sicuro salverà la spedizione italiana) e Dario Frigo che prova ancora una volta a misurarsi con una corsa di tre settimane e, all'ultimo momento, anche Mario Cipollini ha deciso di correre. Doveva esserci anche Francesco Casagrande, ma ha rinunciato per prepararsi in Italia al Mondiale.
E se Petacchi avrà il suo giusto spazio (e cercherà di vincere tappe a Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno eguagliando tra i velocisti Pierino Baffi), Frigo potrebbe essere frenato da Aitor Gonzalez. Lo spagnolo ha vinto la Vuelta lo scorso anno e proprio in casa cercherà di far dimenticare una stagione del tutto fallimentare. Frigo dunque potrebbe trasformarsi in gregario di lusso senza possibilità di fare classifica né di andare a caccia di traguardi di giornata.
Per il resto la pattuglia italiana è davvero povera. La Domina Vacanze, se dovesse essere confermata l'assenza di Cipollini, schiererebbe Lombardi come uomo di punta per le volate (il milanese vive in Spagna da anni e ha anche sposato una ragazza di Madrid) e Scarponi per la montagna. La Lampre si affida a Wladimir Belli e Simone Bertoletti (un po' poco, anche perché la squadra di Saronni ha avuto modo di preparare per bene la trasferta in Spagna dopo il mancato invito al Tour). La Saeco punterà su Ivan Quaranta che ha già firmato per un'altra squadra per il prossimo anno, mentre per la classifica proverà a capire le potenzialità di Astarloa, anche lui sul piede di partenza. E se la Alessio offre almeno la presenza di Cristian Moreni e Denis Lunghi, lasciando a casa Pellizotti e Caucchioli, la Vini Caldirola, che in Spagna sarà soltanto secondo sponsor della indigena Saunier Duval, partecipa alla Vuelta con una squadra davvero povera, senza punte e con tanti uomini di secondo piano: Apollonio, Sironi, Calcagni, Cheula, De La Fuente, Simone Masciarelli, Zucconi, Mason e l'americano Rodriguez.
Qualche italiano lo si trova qua e là in squadre straniere. E' il caso, ad esempio, di Fabrizio Guidi che nella Bianchi sarà il velocista di punta, di Gianmatteo Fagnini chiamato per l'ultima volta a tirare le volate ad Erik Zabel prima di tornare alla corte di Cipollini, e di Leonardo Piepoli che nella iBanesto.com però difficilmente avrà spazio per sè.
E per la vittoria finale? Si parla soltanto spagnolo. Aitor Gonzalez va inserito di diritto nel novero dei favoriti, ma la sua condizione è tutta da verificare. La Us Postal non schiera Armstrong ormai in vacanza, ma ha una gran bella squadra e punta su Roberto Heras, vincitore nel 2000 e secondo lo scorso anno quando perse la maglia all'ultima tappa, e in alternativa su Victor Hugo Pena. La Once presenta Igor Gonzalez de Galdeano. La Euskaltel sarà al via come al solito con una squadra compatta e pronta a fare sfaceli in salita. David Etxebarria e Roberto Laiseka promettono scintille in montagna.
Francisco Mancebo sarà il leader della iBanesto.com, squadra che a fine stagione chiuderà i battenti (così come la Once). Nella Kelme Oscar Sevilla ha il dente avvelenato dopo la sconfitta di due anni fa a opera di Casero e il quarto posto nel 2002 dopo aver perso per strada i galloni di capitano a favoe di Aitor Gonzalez che non perse tempo ad attaccarlo in salita. La Paternina punterà su Josè Pecharroman, astro nascente del ciclismo iberico, 25enne che ha vinto Bicicletta Basca e Giro di Catalogna. Per la Quick Step (senza italiani), David Canada sarà un punto di riferimento e a disposizione avra Richard Virenque e Frank Vandenbroucke. Angel Casero sarà il faro del Team Bianchi in assenza di Jan Ullrich. Ma reclama il suo spazio anche David Plaza.
Ma c'è qualche extraspagnolo in grado di lottare per la classifica finale? Pochi. Bobby Julich, Alex Zuelle e Levi Leipheimer non hanno più lo smalto di qualche anno fa. Il più accreditato a lottare con il folto gruppo di padroni di casa sembra l'eterna promessa David Millar. Un po' poco.


Maurizio Radente

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