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Che giorni, quei 6 Giorni! - E ora la saga continua a Cremona

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Dal 6 all'11 febbraio, presso il padiglione 3 di CremonaFiere, si terrà la prima edizione della Sei Giorni di Cremona Internazionale, manifestazione voluta dalla C.C Cremonese-Gruppo Arvedi e dall'amministrazione comunale di Cremona, ed allestita da Claudio Santi e Claudio Bertoglio. Sarà possibile seguire l'evento su Rai Sport Più alle ore 19:00 del 10, 11 e 12 febbraio. (m.c.)

La Quarta Ruota

Gli anni sessanta irrompevano a Roma con la Dolce Vita e le Olimpiadi, a Milano con la Callas ed Antonio Maspes.

Maspes era figlio della Milano del dopoguerra, un'intelligenza spaventosa trasformata in furbizia dalla sopravvivenza.
Scuola poca, ma intelligenza tanta.
Ed un talento innato ed esplosivo nelle cosce.

Fece fortuna in quel catino e per quel catino costruito in mezzo alla città e vicino a casa sua: il Velodromo.
Sette volte campione del mondo della velocità su pista, la regina.
Sette volte.

Casa sua non era vicina soltanto al Velodromo, il Vigorelli, dove Coppi aveva realizzato il record dell'ora tra un bombardamento e l'altro, prima di essere spedito in Africa a fare il prigioniero, era vicino anche alla Fiera dove, in quegli anni sessanta, al coperto, con entrata da piazza VI febbraio, veniva allestito un altro Velodromo, per la Seigiorni, che si correva, guardacaso, in febbraio.

Si respirava passione per le due ruote in casa di Nino.
Quando sgambettava sul tavolo per il cambio dei pannicelli, nonno Guido gli urlava: "Dài Baldini".

Era già tifoso di Gimondi a sette anni quando, ad inizio stagione, prima della Milano-Sanremo, si correva la Seigiorni.
Non la Seigiorni di Milano, ma "LA" Seigiorni.

Le due ruote giravano su di una terza ruota, il Velodromo, in inverno alla Fiera ed in estate al Vigorelli.

E le Seigiorni le vinceva sempre Motta, il rivale del Felice.

Poi cominciò a vincerle Merckx, infine Moser.
Felice forse una, o due.

Quando si accoppiò con un illustre velocista della sua squadra, Rik Van Linden (Rik III), questi si distrusse per metà in un'americana trasmessa in diretta TV in prima serata (eh sì, le Seigiorni venivano trasmesse in diretta in prima serata) ; poi distrusse l'altra metà facendo a coltellate al Mugello, in una volata rusticana con Freddy Marteens.

Ma, per Nino, il fascino della Seigiorni era soprattutto un altro.

Era che, correndosi di sera, non ci poteva andare, era un frutto proibito.

Quando il Giro d'Italia passava dal suo paese, si usciva perfino da scuola; la Seigiorni, invece, era un bar-tabarin, paradiso di voluttà.

Il parterre colmo di industrialotti e industrialoni con madame impellicciate ed ingioiellate in una nube di fumo al caviale (o di caviale al fumo), la plebe con pane e mortadella sugli spalti.

I fischi a Mina, che si permetteva di far ritardare l'inizio di una gara dietro derny.
A Mina, mica a Giusy Ferreri (che non li meriterebbe, peraltro, poverina).

Che baraonda.

"La Baraonda", perfino un cortometraggio con questo titolo fu prodotto poi all'inizio degli anni ottanta, quando la Seigiorni si era trasferita nell'avvenieristico Palazzo dello Sport, eretto di fronte allo Stadio di San Siro, quello del pallone.

Quelle riprese fotografavano la fine di un'epoca.

Che finì, materialmente, nel gennaio 1985 allorquando la nevicata ne sfondò il plafone.
Quel giorno lo Stadio, lì di fronte, assorbì l'energia del "cadavere" e gonfiò il petto fino a divenire l'unico vero faro dello Sport nella città.

Sfiorirono pian piano, dopo il crollo del Palazzo dello Sport, il Vigorelli, l'Arena, il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi, il Palalido.

Rimase solo il grande Moloch.

Si provò a correre qualche altra edizione della Seigiorni, qualche volta di qua, qualche volta di là, con soluzioni provvisorie e di fortuna ma la fortuna non girava mai dalla parte giusta. Anche perché il Palazzo dello Sport non fu mai ricostruito.

Nino scoprì che le Seigiorni si correvano in tutte le grandi città del Nordeuropa, e quasi mai a Milano.

Con la nuova Fiera ed il salone del Ciclo la Seigiorni si spostò in autunno, e non era più la stessa cosa.

Quest'anno, dopo l'edizione milanese di novembre, un'edizione in febbraio, come Dio comanda, ma a Cremona (lo stesso Dio li abbia in gloria, che ci si sono messi); insomma, spezzatino.

Intanto Maspes se n'è andato, Motta e Gimondi si vedono sempre meno e Nino conta gli anni mancanti per andare in pensione (che, quando toccherà a lui, sarà già stata abolita).

Che ci sia una quarta ruota a girare, nel Cosmo?

Nicola "Nino" Di Paolo

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