Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Mission: Impossible - Colloquio con Colombo (ACCPI)

Versione stampabile

Amedeo Colombo è uno dei personaggi verso cui maggiormente, negli anni, si sono rivolti i nostri strali. Presidente di un sindacato corridori che non ha brillato per presenza e coraggio, ha traghettato l'Assocorridori nel periodo (va riconosciuto) probabilmente più difficile della storia per i ciclisti. A un passo dal suo addio alla presidenza (non si ricandida), tracciamo con lui un bilancio dei suoi 6 anni all'ACCPI, e soprattutto gli chiediamo conto della sua proposta di introdurre la radiazione sin dalla prima positività per determinate sostanze dopanti.
Come è nato il suo impegno in ACCPI?
«C'è stata una volontà dei corridori riuniti in assemblea di interpellarmi. Furono proprio i più importanti, quelli che poi hanno vinto Mondiali e Olimpiadi, a coinvolgermi; accettai a patto di trovare un segretario all'altezza che mi potesse aiutare nel compito, l'ho trovato in Bugno ed eccomi qui».
Come mai non si ricandida alla presidenza?
«Largo ai giovani! È tempo che i corridori scendano in pista in prima persona, che si dia spazio a quelli di loro che vogliono fare cose positive; e soprattutto, che capiscano fino in fondo tutto quello che c'è dietro determinate dinamiche e situazioni».
Ha voglia di fare un bilancio di questi 6 anni passati alla guida dell'Assocorridori? Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate?
«Semplicissimo: l'impossibilità di coinvolgere i corridori in qualsiasi iniziativa. I ciclisti non sentono che qualcuno vuol proteggerli, non si fidano e non si affidano, non chiedono mai un parere, un consiglio, una tutela. Tutto quel che abbiamo fatto in questi 6 anni è frutto della nostra iniziativa diretta, fosse per i corridori non si lamenterebbe nessuno perché hanno paura. Dovevo andare io personalmente a chiedere a tutti se prendevano lo stipendio, di norma nessuno parlava».
Chiude col botto, comunque: il garante della privacy vi ha dato ragione sull'invasività dei controlli a sorpresa, indubbiamente una bella vittoria.
«Almeno si potrà dire che qualcosa di buono l'ho fatto. Ringrazio l'interessamento e il lavoro dell'avvocato Scaglia in merito a questa vicenda: il merito è tutto suo, e credo sarà confermato nel nuovo organigramma dell'ACCPI».
E poi la proposta della radiazione.
«Dipende da cosa si fa. Se io vengo trovato positivo alla CERA vuol dire che sono stato io a impegnarmi per andare a cercarla, visto che si tratta di un prodotto che non è in commercio; c'è quindi un dolo da punire. Non dimentichiamo che il ciclismo è in crisi, gli sponsor sono in fuga per il doping».
C'è chi dice che invece la fuga sia dovuta ai costi troppo alti (specie del Pro Tour).
«Non è vero! Il ciclismo dà un ritorno d'immagine enorme alle aziende che investono, e le spese sono abbondantemente coperte. Guardi Saunier Duval, Telekom, Gerolsteiner: il problema è proprio il doping, altroché».
Non crede che invece bisognerebbe evitare di dare degli sponsor quest'immagine immacolata? Non crede che facciano le loro brave pressioni per ottenere delle vittorie?
«Lo sponsor investe, è normale che qualche pressione arrivi».
È stato prodotto qualche studio per capire se la radiazione avrebbe un reale effetto deterrente, o si è trattato di una proposta nata dal senso comune?
«No no, è stata una proposta nata così, spontaneamente, per reazione a quel che succede nel ciclismo. Va discussa nel dettaglio, spero di trovare collaborazione in questo senso».
Come mai una proposta così grave non è stata varata dopo un'assemblea dei corridori? Come mai i ciclisti italiani non sapevano di questa sua idea?
«Piano, piano! Questa proposta l'ho fatta come Colombo Amedeo, non come presidente ACCPI».
Però il suo ruolo quello è! Non crede che sia quantomeno singolare che una simile proposta venga dal capo del sindacato? Un sindacato che va contro i suoi stessi associati, non le pare strano?
«Sono d'accordo, siamo giunti a questo. Ma quante volte li ho invitati alle riunioni e non si sono mai presentati? L'ultima volta si sono presentati in 3, come si fa ad imbastire un discorso costruttivo in queste condizioni?».
Ma non dovrebbe essere proprio impegno dell'Associazione quello di provare a coinvolgere maggiormente gli affiliati?
«Spero che il mio successore riesca in quest'impresa».
Avete mai pensato a uno studio sul doping, o a proporre dei questionari anonimi ai corridori per provare a quantificare e qualificare il problema? Non ci vorrebbe una maggiore professionalità, magari per capire anche che la radiazione potrebbe non avere un particolare effetto deterrente?
«Guardi, il sito della Gazzetta ha pubblicato un sondaggio in merito, e l'81% dei lettori erano d'accordo con la mia proposta».
Alcuni sociologi ci hanno detto proprio che l'effetto deterrente è tutto da dimostrare, quando non proprio da escludere.
«E i sociologi non possono sbagliare?».
Magari hanno un'autorevolezza nel campo per farci venire almeno un minimo dubbio sull'effettiva utilità di una simile misura.
«Se è per questo il dubbio può venire in ogni cosa che facciamo, se dovessimo fermarci ad ogni dubbio non realizzeremmo mai nulla».
Così come non si sono realizzate proteste serie in questi che sono stati gli anni più caldi per i ciclisti. Non ci poteva essere una maggiore incisività in questo senso?
«Sì, è vero. Ma se non c'è una controparte [i corridori] ricettiva non si va lontano: i ciclisti si devono svegliare, non può esserci chi fa tutto per loro, anche perché questa ipotetica persona non potrebbe comunque arrivare dappertutto».
Ricorda il caso Kevin Van Impe? Nemmeno lì era il caso di intervenire in maniera più forte che con un semplice comunicato?
«Non ho niente da rimproverarmi, lì non toccava a noi muoverci ma al CPA, il sindacato europeo. Il problema è che il CPA è manovrato da una persona sola, il segretario generale. Lo stesso presidente attuale, Vasseur, è una pedina in mano a McQuaid, per non parlare del suddetto segretario».
L'UCI manovra parecchie cose. Lei, tra Varese 2008 e le sponsorizzazioni della Shimano, ha avuto e ha molto a che fare con Aigle.
«Giusto, ma sempre in maniera limpida. C'è un legame tra me e l'UCI, ma ho svolto il mio mandato in ACCPI in maniera sempre limpida e corretta».
Non rivestiva un po' troppi ruoli nel ciclismo per fare anche il sindacalista?
«Anche per questo mi faccio da parte».
Il fatto di dover essere in qualche modo grato a Verbruggen e McQuaid per i Mondiali di Varese non ha influito negativamente sul suo incarico in ACCPI? Non aveva quantomeno le mani legate?
«No, per niente: i Mondiali li abbiamo pagati, e anche salati. Non devo ringraziare nessuno, non ho avuto nessuno sconto, Varese 2008 è il Mondiale più pagato della storia, su quel lato non ho nulla da nascondere; non sono un fiancheggiatore dell'UCI, all'ultima riunione del CPA ci hanno definiti addirittura sovversivi per le nostre posizioni, mentre all'ultimo incontro con McQuaid non sono neanche andato, perché non avevo trovato giusto che il presidente UCI si presentasse alle altre parti del ciclismo con un verbale già scritto in partenza e non modificabile».
Chi sarà il suo successore? Si fa il nome di Moser.
«Francesco è una bravissima persona, è corretto e spontaneo, può dare tanto al ciclismo. Auguro a lui di diventare presidente dell'ACCPI».
Peccato che venga dalla presidenza del CPA, che lei stesso poco fa ha definito un ente manovrato dall'UCI... E ora ce lo ritroviamo all'ACCPI?
«Moser non è una persona manovrabile, dice verità che spesso fanno male, e al CPA è stato boicottato in ogni modo: non ha potuto fare niente».
Cosa dovrà fare il nuovo presidente per ottenere dei risultati validi?
«Premetto che secondo me il presidente dell'ACCPI dovrebbe essere pagato e lavorare a tempo pieno per l'associazione, non ci possiamo più permettere un presidente che - come me - ricopra il ruolo per passione, amore del ciclismo (che è pur sempre il mio core-business), ma senza il tempo materiale per fare tutto quello che dovrebbe essere fatto. E spero che i ciclisti gli diano una mano, che tutti siano coscienti di quel che vogliono fare. In Italia abbiamo circa 250 professionisti, mi pare, ma di loro giusto il 15-20% potrebbe realmente fare il ciclismo in tutto e per tutto. Gli altri se andassero a lavorare normalmente, guadagnerebbero pure di più di quanto non prendano andando in bici. E devono capire, i corridori, che senza di loro l'UCI, gli organizzatori, le squadre, non sarebbero nulla. Devono essere uniti, ma il problema è che chi guadagna tanto se ne frega, e gli altri non hanno potere contrattuale».

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano