Ruote grasse, cervello fino - MTB: intervista al CT Pallhuber
Versione stampabileÈ atterrata da non molto sul suolo cinese la spedizione italiana per le gare di Mountain Bike, che – il 22 e 23 agosto prossimi – concluderanno il programma su due ruote dei Giochi di Pechino. Un drappello di soli tre atleti, con l’ormai veterano Yader Zoli (33 anni a ottobre) che bissa la partecipazione olimpica di Atene 2004, mentre i giovani Marco Aurelio Fontana (classe ’84) e la bolzanina dell’esercito Eva Lechner (classe ’85) che invece si trovano di fronte alla prima esperienza a cinque cerchi.
Alla vigilia della partenza, a presentarci le ambizioni degli Azzurri è stato il c.t. Hubert Pallhuber, olimpionico a Sydney e campione mondiale cross-country nel 1997 a Château-d'Œx (un’edizione memorabile per noi, visto che in quell’occasione terzo fu Luca Bramati e nella gara femminile trionfò Paola Pezzo), che si dichiara innanzittutto soddisfatto del percorso di avvicinamento dei “suoi” atleti all’Olimpiade.
«Veniamo da tre settimane di ritiro in Val di Fassa, in cui abbiamo lavorato molto anche sopra i duemila metri, per abituarci all’altitudine. Ero un po’ preoccupato riguardo alla reazione dei ragazzi, visto che abbiamo dormito spesso in quota, ma devo dire che si sono allenati molto bene e confido che questo lungo periodo di preparazione possa dare i benefici sperati».
Bilancio positivo quindi?
«Sì, senz’altro. Soprattutto vedo i ragazzi motivati al 100%, elemento che è di fondamentale importanza. E poi la loro condizione è cresciuta parecchio nel corso dell’ultima settimana, come avevamo programmato».
Avete fatto un lavoro specifico anche sulla tipologia di percorso che incontrerete in Cina?
«Sì, certo, siamo andati in cerca di percorsi simili; del resto in Val di Fassa c’è solo l’imbarazzo della scelta. Quello olimpico si presenta come un tracciato dai due volti: non eccessivamente “cattivo” dal punto di vista tecnico, se è vero che addirittura hanno introdotto delle difficoltà con delle pietre artificiali; d’altro canto sarà una gara impegnativa proprio in quanto veloce e priva di salite lunghe».
La partenza giocherà, ancor più del consueto, un ruolo fondamentale
«Ed è una componente a nostro favore, soprattutto in campo maschile, perché sia Fontana che Zoli sono molto abili in questo fondamentale. È vero, in ogni caso, che occorrerà fare particolare attenzione allo start, visto che il percorso non sembra consentire grandi possibilità di recupero».
S’è informato delle condizioni climatiche, di cui si è tanto parlato, magari chiedendo a qualcuno dello staff in Cina per seguire gli stradisti?
«Abbiamo seguito le prove su strada dalla tv. Un po’ tutti hanno sottolineato, al di là del caldo in sé, la presenza di una notevole umidità. Non lo vedo come un fattore decisivo, per noi si tratterà di recuperare il fuso orario, più che di acclimatarsi».
Non sarà facile, inutile nascondere che la concorrenza è agguerrita e di altissimo livello...
«È banale a dirsi, ma l’Olimpiade è una gara molto particolare. Sulla carta siamo tutt’altro che favoriti, andiamo in Cina per dire la nostra e approfittare di qualsiasi opportunità ci si presenti. In campo maschile ci sarà da fare i conti soprattutto con gli svizzeri (Sauser, Vogel e Näf hanno monopolizzato il podio degli ultimi Mondiali di Val di Sole ndr) e con un Absalon che sembrava un po’ in crisi in questa stagione, ma poi di recente è andato a vincere due prove di Coppa e in ogni caso è un campione che non si può mai dare per sconfitto in partenza. Non dimenticherei anche lo spagnolo Hermida, che può essere la sorpresa, se così si può dire».
E in campo femminile?
«La canadese Tremont sarà l’atleta da battere, insieme a tutte le prime dei Mondiali, Fullana, Spitz e Kalentieva. Se Eva [Lechner] riesce a partir bene, poi la sua prerogativa è quella di venir fuori alla distanza».
Le ultime uscite sono state in chiaroscuro.
«C’è da dire che s’è lavorato duro e parecchio, nelle prime due settimane specialmente, per poi testarci in due gare nell’ultima settimana. La prima prova è andata decisamente bene, mentre nella seconda i ragazzi hanno accusato la stanchezza. Loro erano preoccupati soprattutto dello stato di forma degli avversari, perché si sentivano bene, ma vedevano gli altri andare più forte. Io resto tranquillo, perché – ripeto – la preparazione è stata molto impegnativa e era quasi inevitabile non essere brillantissimi».
L’importante è arrivare brillanti alla gara che conta, in fondo.
«Assolutamente sì. Ancora domenica abbiamo caricato abbastanza, poi il rompete le righe, due giorni di riposo, un’altra sessione sul ritmo di gara ed ora eccoci pronti per partire. Una volta in Cina, solo allenamenti per mantenere la condizione e la ricognizione del percorso, sempre stando attenti a recuperare il fuso».
A noi non resta che attendere il 22 (gara femminile) e il 23 (gara maschile), per gustarci lo spettacolo della MTB e sperare in un bel risultato per i colori azzurri.