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Corsivo - Povero Gattuso, è stufo dei controlli! | Cicloweb

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Corsivo - Povero Gattuso, è stufo dei controlli!

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Su, capiamolo: il ragazzo ha ragione, ma che cosa pensano i medici dell'antidoping, di poter impunemente succhiargli il sangue? Minimo minimo dovrebbero sapere, i camici bianchi, che il ragazzo reagirebbe come se si trattasse di un intervento a gamba tesa. È focoso, è irruento, è impulsivo: già si alza la cortina difensiva nei confronti di Rino Gattuso. È fatto così, il ragazzo, ma ha già messo a disposizione il suo sangue per nuovi controlli, facendo peraltro lo sbruffoncello: "Il mio doping è solo peperoncino e un gran culo durante la settimana. Venite tutti a vedere il mio sangue, stasera me lo preleveranno, anche 10 litri se vogliono".
Sì, ma il sangue di Gennaro non è quello del suo omonimo Santo, e quindi, non potendoci aspettare il miracolo dello scioglimento, poco ci importa, a questo punto, di andare a vederlo. Perché il signorino dovrebbe sapere che è diverso sottoporsi ad un test la domenica (dopo Roma-Milan, partita dopo la quale Rino e il suo compagno Pancaro non hanno voluto sottostare ai test) o il martedì: ci passano in mezzo due giorni, un'eternità per l'antidoping. Quindi, anziché promettere 10 litri oggi, avrebbe potuto umilmente offrire la gocciolina richiesta due giorni fa.
Questa è la cultura antidoping nel calcio italiano. Siccome non è un tema molto sentito dai giocatori, né dai tifosi né da chicchessia, si permette che le cose vengano fatte alla carlona. Il bello è che Gattuso avrebbe pure ragione, secondo le bislacche regole in vigore: un calciatore può tranquillamente rifiutare il prelievo del sangue, senza incorrere in sanzioni, mentre in altri sport tale comportamento è equiparato alla positività, e tanto basta per far scattare la squalifica (ma anche nello stesso calcio: l'inglese Rio Ferdinand lo scorso anno è stato sospeso per 6 mesi per un mancato controllo).
A dire il vero, Federazione e Lega avevano promesso il pugno duro nei confronti dei reticenti: niente nazionale per loro. Ma diciamoci la verità, vi immaginate Galliani presidente di Lega che toglie l'azzurro a Rino Gattuso, suo pupillo nel Milan? I tarallucci e il vino sono già pronti, volemmose bene, ma checcefrega, pensiamo alla salute piuttosto! Non dimentichiamoci che stiamo parlando dell'ambiente che ha partorito i fenomenali smemorati della Juventus, che al processo contro la società torinese hanno riempito l'aula di "boh, mah, non so, non ricordo".
Da parte sua, la Wada, agenzia mondiale antidoping, ha nel frattempo reso obbligatori i protocolli che prevedono i controlli incrociati sangue-urina; e la Wada è una che s'incazza se tali protocolli non vengono rispettati. Si attendono gli sviluppi della vicenda, che chiaramente farà giurisprudenza per futuri casi simili.
A noi, come sempre, restano le riflessioni. Gattuso, a quanto pare, avrebbe rifiutato il controllo perché stufo dei tanti test a cui è stato sottoposto ultimamente. Non coglie, il giocatore, l'importanza di tenere un comportamento responsabile. Se Gattuso fosse un ciclista, non sarebbe inconsueto per lui venire buttato giù dal letto alle 5 del mattino per essere sottoposto a un prelievo, così come succede a campioni molto più forti e degni di stima e ammirazione di lui (ma in uno sport molto più debole del suo). E queste levatacce non gli toccherebbero in un giorno di festa, ma in quello della gara, e per i medici o Coppa del Viale Alberato, o Parigi-Roubaix, non fa differenza, anche se è chiaro che due ore in meno di sonno possono influire pesantemente sulle prestazioni. I calciatori hanno altre abitudini, si lamentano se non possono riposare due ore in più tre giorni prima di una gara (vedi recenti lamentele di Mancini e dell'Inter, anche se nel merito, invocando parità di trattamento con il Milan e la Juve, non è che il tecnico nerazzurro avesse torto).
I ciclisti, ordinatamente, si fanno controllare. Poi ogni tanto qualcuno incappa nel valore fuori norma e viene fermato. È successo proprio oggi a Marinangeli, alla "Coppi e Bartali". Un povero fesso, il giovane corridore della Naturino, se dobbiamo sposare l'ideologia del calcio: chi gli ha detto di non rifiutare il test?
Gattuso, per tornare al protagonista della nostra vicenda, si è difeso chiedendo chiarezza nei controlli. Oddio, che dejà-vu! "Ci vuole chiarezza" è una delle scuse preferite dai ciclisti stessi qualche anno fa, quando qualcuno veniva pescato e allora di colpo tutto sembrava nebuloso. Che chiarezza vuole, Gattuso? Se ci fosse chiarezza, probabilmente lui e i suoi amici e colleghi avrebbero tutto da perderci; nelle nebbie, invece, il mondo del calcio ci sguazza.
Sì, perché l'ineffabile dottor Sala, medico sociale del Milan, ha avuto il coraggio di dire che, ai fini delle analisi sul giocatore, il fatto che questi non abbia dato il suo sangue non influisce sull'esito del test. Perché, dice sempre Sala, il sistema funziona così: se dai il sangue, e i valori sono in regola, l'Epo non viene poi cercata nelle urine. Se tali valori sono sballati, allora cercano l'Epo nelle urine, e se la trovano scatta la squalifica. Se invece non dai il sangue, l'Epo nelle urine viene cercata automaticamente. [Per chiarirci: come mai si preferisce passare dal sangue? Perché costa molto meno che cercare l'Epo direttamente nelle urine].
Quindi, a sentire il dottor Sala, il rifiuto di Gattuso (e Pancaro) è irrilevante. Anzi, i due avrebbero dato più urine perché venissero controllate maggiormente quelle. E questa è proprio bella!
Intanto, sangue o non sangue, è prassi che i calciatori oggi lascino più urina di prima che venissero avviati i controlli incrociati: e questa è la prima bugia del medico.
E poi, la seconda bugia, gravissima a nostro avviso: l'Epo persiste nel sangue per 14-21 giorni dopo la sua assunzione; nelle urine è invece rintracciabile soltanto nei 4-5 giorni successivi all'assunzione. All'esimio dottor Sala pare, questa, una differenza irrilevante?
A noi no, anzi a noi pare che il medico ciurli nel manico, come si dice in alcune parti d'Italia. Fa il pesce in barile. Finge vaghezza. Non capiamo il motivo per cui Sala l'abbia sparata tanto grossa: o non sapeva quel che diceva, e ciò sarebbe abbastanza grave per un medico sportivo; oppure sapeva, e allora è in malafede. Volendo escludere per ovvi motivi la prima ipotesi, non resta che la seconda. E come diceva Sir Arthur Conan Doyle, una volta escluse tutte le ipotesi impossibili, quella che resta, per quanto incredibile possa sembrare, è da considerarsi come vera.
Un passante che non conosceva né Gattuso, né Sala, né nessuno, da noi interessato al caso, ha tratto le seguenti conclusioni:
- il controllo sul sangue è più approfondito di quello sull'urina;
- nel sangue l'Epo lascia tracce per 14-21 giorni;
- Gattuso non ha voluto fare il test domenica 20, ma si è detto pronto a sostenerlo martedì 22;
- non è che ha assunto Epo la prima settimana di marzo, e domenica 20 rischiava ancora di essere pescato?
Questo è quello che ha detto il passante, noi sappiamo bene che non è così, ma bisogna dirlo a questi ragazzi, ai loro medici e ai loro dirigenti: non scherzate troppo su queste cose, chi è sfortunato ci lascia le penne, ma tutti gli altri perdono la loro credibilità. E noi ci teniamo, alla vostra credibilità...

(PS: Siamo ovviamente ansiosi di sentire le parole contrite del Pater Familias Carraro in merito a questa vicenda)

Marco Grassi

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