Corsivo - Un'inchiesta che serve a tutto il ciclismo
Versione stampabileFinalmente una Procura d'Oltralpe si prende una responsabilità che pareva, fino a ieri, troppo grossa: sfiorare l'Intoccabile, mettere il naso negli affari dell'Extraterrestre, sbirciare negli armadi di Lance Armstrong: hai visto mai che ci fosse nascosto qualche scheletro.
I fatti: l'estate scorsa è uscito un libro, «L.A. Confidential», arguto titolo che ci presenta alcune rivelazioni sul passato del texano, a firma della sua ex massaggiatrice Emma O'Reilly: «Durante il Giro dei Paesi Bassi del 1998 Lance mi affidò una borsa piena di siringhe, usate per iniettarsi sostanze illecite, con l'incarico di disfarmene». Naturale la caduta dalle nuvole (vera? finta? forse ce lo dirà la magistratura, a questo punto) dell'esacampione del Tour, pronto a querelare per diffamazione autrice ed editore del libro, nonché il giornale L'Express, che aveva diffuso stralci dell'opera.
A questo punto gli investigatori della polizia parigina, sezione antidroga, fanno quello che devono: si leggono con attenzione il libello, e poi vanno a interrogare la massaggiatrice, la quale conferma tutto per filo e per segno, e altri testimoni. Tra cui un nutrizionista di Annecy (Alta Savoia). Proprio per questo motivo il dossier delle indagini viene spedito alla Procura della Repubblica della cittadina di Annecy, diventata competente territorialmente. E il procuratore Philippe Drouet (che ovviamente non commenta) apre come da copione un'inchiesta preliminare nei confronti dello staff di Armstrong.
Un atto dovuto (ce ne fu uno simile nel 2000, finito in un nulla di fatto), ma che potrebbe portare a importanti sviluppi. Avevamo usato un avverbio, in apertura: finalmente. Finalmente perché ormai da troppo tempo si accavallano voci sull'operato del texano e sul suo incredibile rendimento (peraltro limitato a poche settimane all'anno, e precisamente le tre del Tour de France), che a taluni pare impossibile in un atleta reduce da un cancro. Troppi sospetti hanno offuscato l'immagine di Lance, ultimamente.
Nonostante ciò, l'unica inchiesta in atto nei confronti dello statunitense è quella messa in piedi in Italia in seguito allo spregevole caso di mobbing nei confronti di Simeoni al Tour 2004. Per questo motivo Lance ha deciso di non mettere più piede nel nostro paese, perché, come ha detto lui stesso, non vuole che gli si faccia la fotografia che in troppi aspettano (quella davanti a un giudice?). Se l'inchiesta francese andrà avanti, Armstrong riserverà identico trattamento ai cugini d'Oltralpe?
Sbaglierebbe, perché se tale inchiesta andrà avanti, tutti avrebbero da guadagnarci: lui in prima persona, se è convinto della sua estraneità a questi fatti. In tal caso Armstrong, la cui aura di campione immacolato non è negoziabile, avrebbe tutto l'interesse a che venisse dimostrata la sua correttezza. Se ci fosse qualche magagna, sarebbero invece gli sportivi a essere beneficiati da una ventata di chiarezza. In un modo o nell'altro, vedendo spazzata la foschia intorno a un campione oppure scoperte le carte di uno che ha vinto barando, vincerebbe il ciclismo.