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Corsivo - Che belli i giorni senza il calcio | Cicloweb

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Corsivo - Che belli i giorni senza il calcio

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Sta per concludersi un annus horribilis, l'anno della tragedia di Marco Pantani; e sta per concludersi anche l'anno magnifico dell'esplosione di Damiano Cunego e del ritorno di un italiano (Ivan Basso) sul podio del Tour de France. Sta per concludersi un 2004 che, come ogni anno, ha avuto i suoi ma e i suoi però, e le sue dolcezze e le sue allegrie; sta per concludersi sulle più brutte immagini che potessimo immaginare, la distruzione e la morte di una catastrofe tremenda, lo tsunami che fosse un cinema ci farebbe anche divertire, e invece è incredibile e terribile realtà, e magari viene da rimboccarsi le maniche e fare qualcosa, fosse anche l'euro di offerta by sms. Come sempre piove sul bagnato, e i disastri colpiscono i più disastrati, e noi privilegiati della parte del mondo che parla di crisi se può mangiare carne solo 5 giorni su 7 siamo chiamati a lavarci la coscienza in qualche (in qualsiasi) modo, il più facile dei quali è appunto quello via telefonino.
Si chiude così il 2004, sull'angoscia di 5 milioni di nuovi orfani di tutto, e per una volta si possono lasciare da parte i consueti propositi per l'anno nuovo, lasciarli in silenzio e regalare al loro posto un pensiero (gratuito, questo) a chi ha perso ogni cosa e si deve reinventare una vita, e già dice grazie per il fatto di potersela reinventare, avendo la fortuna di poterne ancora disporre.
Noi del ciclismo siamo un popolo a parte, anche se i Verbruggen e i Leblanc hanno provato in tutti i modi a dilatare i loro calendari, noi siamo un popolo che conserva lo stampo antico, siamo un popolo che in inverno va in letargo; ma non è che nel resto dell'anno facciamo troppe chiacchiere, siamo un popolo di pedalatori (o di amanti dei pedalatori), e non abbiamo troppe vacuità in cui perderci. Perciò nei giorni di assoluta gravità - come questi - la nostra sobrietà non sfigura mai, sia che le nostre menti siano rivolte alle corse centrali della stagione, sia che si stiano ricaricando le batterie in vista di un nuovo anno di sfide.
Invece, pensate quanto di fortuna (sorridiamo amaramente, certo) c'è nel fatto che lo tsunami devastante sia avvenuto nei giorni in cui la stella polare dello sport (quella disciplina dei 22 uomini in mutande che corrono dietro ad un pallone, secondo una dissacrante vulgata parafemminista) è a riposo, al calduccio delle proprie case (anche se qualche giocatore ci si è trovato coinvolto in vacanza, nella tragedia del secolo). Sì, perché viene la pelle d'oca (nel senso dell'accapponarsi, non dell'emozione) a pensare a certi titoli, a certe prime pagine sportive incentrate sul torto arbitrale, sul fuorigioco inesistente, sul rigore non dato, a fronte di quello che stiamo vivendo attraverso i media in queste ore.
Quel calcio che non ebbe neanche la faccia e lo slancio di fermarsi l'11 settembre 2001 avrebbe perseverato anche in queste tremende giornate nelle sue solite manfrine. Ma per sua fortuna il calcio (italiano) è fermo. E sono (per lo sport) i giorni più belli dell'anno, pensateci: i giorni in cui anche uno sciatore può conquistare una prima pagina, i giorni in cui il Pensiero Unico fa una pausa, i giorni in cui i biscardi (scritto minuscolo è un sinonimo maschile plurale: sta per "i giornalisti - certi giornalisti - del dio calcio". Bello, lo proponiamo ai signori Devoto e Oli) vanno finalmente in vacanza.
I giorni in cui il calcio esce parzialmente di scena sono i giorni in cui lo Sport conquista finalmente il proscenio. Non è l'asfittica lotta tra atleti poveri vs. atleti ricchi, è semplicemente una constatazione che aveva trovato nelle settimane di Atene 2004 la sua più grande sublimazione. Sono i giorni in cui il blatterare del capo del calcio lascia il tempo che trova (chi scrive, non essendo un ministro della comunicazione, non può dare dell'imbecille a chicchessia, pur avendone fortissima tentazione), sono i giorni di una dimensione più umana, più ludica, quindi più giusta dello sport, che resta pur sempre un gioco.
A gennaio tornerà poi il campionato, torneranno le moviole, tornerà la ghettizzazione degli altri sportivi; a gennaio tutto tornerà normale, ci si riabituerà alla marginalità. I tifosi del Milan torneranno a litigare con quelli della Juve, e se sentiranno la parola "tsunami" penseranno a un nuovo terzino giapponese, "devo averlo già sentito da qualche parte". Noi, nel nostro piccolo, saremo invece come sempre più attenti a quello che succede alla gente, alle strade del mondo, ai casi della vita. La vita, certo; noi del ciclismo siamo DOPATI, di vita. Diciamolo a Blatter, tutti in coro. E auguriamogli, anche, come a tutti, un buon 2005.

Marco Grassi

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