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Corsivo - Non si può biasimare Rebellin

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Ci abbiamo perso tutti, da questa storia. Ci ha perso Davide Rebellin, che ha deciso di prendere la nazionalità argentina per poter disputare il Mondiale di Verona, e quindi sarà straniero in patria, e proprio a due passi da casa sua. E ci ha perso la nazionale italiana, che non potrà fare affidamento su uno dei migliori uomini da corse in linea sulla piazza.
Si dirà: Ballerini, ct azzurro, aveva già rinunciato di suo ad avvalersi dei servigi di Rebellin, anche se il buon Franco sostiene che non è così, e che nulla era ancora deciso. In ogni caso, Rebellin ha sentito puzza di bruciato, e non ha voluto correre rischi: con un vero colpo di teatro, ha deciso di ripudiare le origini e di abbracciare una nuova nazionalità.
I puristi ululano, c'è addirittura chi parla di tradimento, e lo stesso Ballerini ha esibito una punta di disprezzo nei confronti di una scelta che evidenzia uno scarso sentimento di italianità. Ma le cose potevano andare diversamente?
Alle Olimpiadi Davide avrebbe meritato un posto in squadra, indipendentemente da come poi sono andate le cose, con Bettini fantastico oro. Non l'ha avuto per una scelta non tecnica, ma politica (stesso trattamento per Di Luca). Il veneto, colpevole di essere coinvolto in una vecchia indagine relativa al doping, non sarebbe stato degno di rappresentare l'Italia ad Atene. Peccato che ai Giochi noi abbiamo poi conquistato anche delle medaglie con altri atleti indagati (vedi Gibilisco nel salto con l'asta): non è una novità che la legge, per il ciclismo, sia sempre un po' più uguale...
Ora, alla vigilia dei Mondiali in Veneto, Rebellin ha capito di non poter sprecare un'occasione unica: ha la gamba giusta, lo sta dimostrando vincendo anche in questo settembre, ma nella nazionale italiana pare non esserci ancora posto per lui. Si può allora biasimare un atleta che, sentendosi emarginato in patria, cerca di cogliere forse l'ultima possibilità che i suoi 33 anni gli concedono per provare a conquistare la maglia iridata?
Identico tragitto compì a metà anni '90 Maximilian Sciandri, diventato britannico per partecipare alle Olimpiadi (dove conquistò, tra l'altro, un bronzo); ma il toscano aveva almeno la madre inglese, mentre Davide non si vede che tipo di rapporti abbia con la lontana Argentina. Non è comunque questo che conta.
Conta che la voglia di esserci lo spinge ad andare a correre per una nazionale nella quale sarà non solo capitano, ma anche corridore unico, e dovrà inventarsi di sana pianta la corsa, e gareggiare "a spese" degli altri, rubando una ruota qua e un aiuto (qualche compagno di Gerolsteiner senza troppe pretese) là. Non avrà compagni al suo fianco, ma forse non ne sentirà la mancanza: dal suo punto di vista, anche correndo per l'Italia avrebbe dovuto rispettare le scelte del ct, e queste scelte prevedono Bettini supercapitano e Cunego battitore libero. Quale sarebbe stato lo spazio per Rebellin?
Se poi a Verona Davide dovesse ottenere un grande risultato, nulla ci vieterà di gioire ugualmente, ma lo faremmo con una certa amarezza: per una situazione che doveva essere gestita meglio. Forse con un po' di sincerità in più da parte della Federazione, che di fatto ha quasi costretto il corridore a fare di necessità virtù.

Marco Grassi

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