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Corsivo - Uci Pro Tour, è la strada giusta?

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Il ciclismo cambia faccia. Dal 2005 diventa più professionistico e, forse, rischia di perdere qualcosa del fascino che aveva in passato. Il mondo delle due ruote si è inventato un circuito, sul tipo della Formula Uno, formato da 30 corse tra gare a tappe e di un giorno. Al Pro Tour, è questo il nome che gli è stato dato dall'Unione Ciclistica Internazionale, parteciperanno obbligatoriamente 18 squadre che saranno scelte dall'Uci nel prossimo mese di novembre. L'intento della federazione è quello di portare i team a 20 a cominciare dal 2006. Spariscono la deleteria classifica Uci e la Coppa del Mondo.
E' una cosa buona? Sarà il tempo a stabilirlo. Ne guadagnerà lo spettacolo, questo è certo, e sarà anche più difficile comportarsi in maniera arbitraria come ha fatto spesso il Tour di Jean Marie Leblanc. Ma le note positive finiscono qui. Quelle negative? Prima di tutto la nascita su carta di corse che non hanno alcuna tradizione (e il ciclismo è lo sport più legato alla tradizione e alla storia). Che senso ha, ad esempio, una cronosquadre nella Top30? E il Giro di Polonia? E il Giro del Benelux? Criteri di geopolitica, sembra.
Ancora, giusto per restare nella geopolitica: perché tutte le corse si svolgono in Europa? Perché non organizzare almeno una corsa in ogni continente? L'unica itinerante resta il Mondiale, sia quello a cronometro che quello in linea. Solo in questo caso c'è la possibilità che il grande ciclismo approdi oltre i confini dell'Europa. Un po' poco.
Inoltre viene accentuata la differenza tra squadre di serie A e di serie B. Cipollini e Figueras, tanto per fare un esempio, sarebbero esclusi (con le squadre attuali) da almeno 27 di queste corse. Che interesse avrebbe un'impresa che vuole investire nel ciclismo a sponsorizzare una squadra che non faccia parte delle magnifiche 20? Saranno soltanto queste ultime a spartirsi il grosso dei soldi con i diritti televisivi e i premi.
Veniamo all'Italia. E' stata penalizzata. La nazione numero uno del mondo avrà soltanto quattro corse: il Giro d'Italia, la Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia e la Tirreno-Adriatico. Soltanto due corse "Hors Categorie" non sono entrate nella Top 30: il Gran Premio di Plouay e il Giro del Lazio. E tutte le quattro gare italiane nel calendario hanno lo stesso organizzatore, la Rcs: un monopolio che getterà nella disperazione organizzatori di gare di alto livello che non avranno più grandi protagonisti. Qualche esempio: il Giro dell'Emilia, il Giro del Veneto, il Trittico Lombardo.
Le istituzioni che hanno partecipato alla stesura del nuovo regolamento e del calendario non si sono messe d'accordo sulla questione più importante: la presenza dei campioni a un numero minimo di corse. Lance Armstrong, se vorrà, potrà continuare a correre solo il Tour e, per prepararlo, potrà tranquillamente partecipare soltanto al Giro della Georgia.

Marco Grassi

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