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Corsivo - Uci, una classifica che non classifica

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Lanciamo un sondaggio: chi è il numero uno del ciclismo mondiale? Domanda difficile, ma non è impossibile azzardare quelle che potrebbero essere le risposte degli appassionati, che si dividerebbero presumibilmente tra Lance Armstrong, dominatore del Tour de France (ma fermo nel resto della stagione), e Paolo Bettini, l'uomo da battere nelle classiche in linea. Per quanto riguarda il 2002, non ci sono invece dubbi: senz'altro l'uomo dell'anno è stato Mario Cipollini, vincitore della Sanremo, della Gand-Wevelgem e del Mondiale, oltre che di innumerevoli altre corse (tra cui diverse tappe al Giro d'Italia e alla Vuelta).
Ebbene, secondo l'Uci il numero uno al mondo non è nessuno dei tre corridori da noi menzionati (Bettini è secondo dopo una brevissima parentesi di una settimana al vertice, Armstrong è stabilmente al terzo posto, Cipollini non è mai andato più su del quarto). No, per l'Uci il numero uno è Erik Zabel. Con tutto il rispetto per il tedesco, sarebbe difficile smentire chi dice che si tratta di un ciclista dal fulgido passato ma decisamente in declino. Zabel non vince una corsa importante da due anni, anzi ultimamente fa proprio fatica a vincere. Come si può pensare che sia lui l'alfiere del ciclismo mondiale?
Non ne facciamo una questione di qualità o peso del personaggio. Ma proprio di freddi numeri. La classifica dell'Uci è del tutto sballata, perché è sballato il modo di assegnare i punti. Esempio: arrivare quinto in un grande giro (Tour, Giro e Vuelta) comporta la conquista di 250 punti. Vincere la Milano-Sanremo, 240. Non si vuol mettere in dubbio il fatto che si fatica di più a chiudere un Tour al quinto posto che a vincere la Sanremo; ma chi si ricorda il nome del corridore classificato quinto all'ultimo Tour? Invece lo sanno tutti che Bettini ha vinto quest'anno la Sanremo. Non solo: il 100% dei corridori preferirebbe vincere la Sanremo piuttosto che fare un quinto posto al Tour. Ed è indubbio che una Sanremo nel palmares sia una corsa che vale una carriera, mentre un quinto posto al Tour, beh...
Andiamo avanti con gli esempi: fare nono alla Vuelta vale (secondo l'Uci) esattamente come arrivare secondo alla Liegi-Bastogne-Liegi: 150 punti. Diventare campione nazionale italiano regala appena 8 punti in più (140 contro 132) che fare terzo alla Tirreno-Adriatico, una corsa a tappe che viene assegnata con gli abbuoni. Vincere un Giro d'Italia dà 280 punti in più che vincere un Giro dei Paesi Baschi (ovvero una corsa a tappe della categoria immediatamente inferiore); ma tra il vincere un Giro delle Fiandre e un GP di Harelbeke (ovvero una corsa in linea inferiore di due categorie!) la differenza è di soli 100 punti. La vittoria nella Tirreno-Adriatico (gara a tappe che serve per preparare la Sanremo) regala appena 20 punti in meno che la vittoria nella Sanremo stessa (220 contro 240). Ci fermiamo qui con gli esempi, perché rischiamo di diventare pedanti.
Ma dopo tanti numeri, è d'obbligo trarre qualche conclusione, e proporre qualche alternativa. Salta subito agli occhi la sperequazione fra gare a tappe e corse in linea. Ed è chiaro come alcune prestigiosissime classiche siano maltrattate rispetto a corse di molto minore importanza.
Quindi, primo accorgimento: valorizzare di più (molto di più, verrebbe da dire) le gare più antiche del calendario.
Secondo accorgimento: per evitare che un corridore galleggi in alto nel ranking piazzandosi sempre ma non vincendo mai, dare ancora più punti a chi vince rispetto a chi si piazza alle sue spalle.
Terzo accorgimento: non considerare alla stessa stregua tutte le prove di Coppa del Mondo: non ha senso che chi vince la Parigi-Roubaix conquisti lo stesso punteggio di chi si aggiudica la Classica di Amburgo o di San Sebastian: non hanno la stessa storia!
Quarto accorgimento: inventare una formula che premi le vittorie multiple: se un corridore vince nello stesso anno la Liegi e il Lombardia, dovrebbe avere diritto a più punti che non la semplice somma dei punteggi delle due singole corse. Per parlare più chiaramente: non 240+240; ma 240+240 più un bonus che premi il doppio successo (bonus che aumenterebbe in caso di successo triplo e così via).
Quinto accorgimento: posto che è giusto sottrarre dalla classifica i punti guadagnati l'anno precedente in una corsa e sostituirli con quelli guadagnati nell'anno in corso, bisognerebbe anche tener conto della carriera di un corridore: quindi far sì che ogni ciclista si "porti dietro" anno per anno una quota (diciamo un 5-10%) dei punti conquistati stagione per stagione. In tal modo verrebbe premiata anche la longevità di una carriera e la costanza nelle vittorie.
Qualcuno potrà trovare esagerato tutto ciò, e considerare uno spreco di energie il pensare a dei correttivi per la classifica dell'Uci. Ma non è così, se si pensa che l'intera attività professionistica si basa su questo ranking: le squadre che hanno più punti possono partecipare alle corse più importanti, e in base a ciò vengono scelti i corridori. Chi ha pochi punti ha poche chance di trovare contratto.
Oltre a ciò, comunque, per una pura questione di veridicità sarebbe il caso cambiare il sistema dei punteggi: a parte la questione relativa a Zabel, sono troppi i corridori di second'ordine che si trovano più su di veri protagonisti del ciclismo attuale (e fare nomi sarebbe ingeneroso). Infine, ci piacerebbe anche capire meglio certi meccanismi che sottendono alla compilazione della classifica: com'è possibile, ad esempio, che Van Petegem, nella settimana in cui vince il Giro delle Fiandre, si ritrovi a perdere 40 punti nel ranking? E' possibile se si considera che nel frattempo ha perso i punti conquistati l'anno prima alla Tre Giorni di La Panne. C'è o non c'è qualcosa che non va?

Marco Grassi

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