Corsivo - Doping, accanimento
Versione stampabileDenis Zanette è morto, e quando un uomo muore ci sono poche parole da dire, e poche azioni da compiere. Purtroppo non tutti sono di quest'idea.
Ivano Fanini, patron della Amore & Vita, ha detto ad esempio frasi sacrosante, ma terribilmente fuori luogo in questo momento. Giusto parlare di lotta al doping e giusto essere coerenti con le proprie idee. Ma non sarebbe il caso di dimostrare anche un minimo di tatto? Non sappiamo se Denis Zanette, peraltro indagato in passato per possesso e uso di sostanze illecite, si fosse mai dopato, o se continuasse a farlo; dal punto di vista della "lotta", sarebbe interessante scoprirlo, anche per poter prevenire, in futuro, casi simili.
Ma mettiamoci nei panni dei familiari e degli amici del corridore friulano: devono affrontare un momento enorme, giornate di dolore e disperazione, cosa volete che gli interessi del doping? Come credete che vengano vissute le esternazioni di Fanini e degli altri che hanno riproposto il tema? Come sciacallaggio, come accanimento, come qualsiasi cosa che non giovi alla suddetta lotta. A volte mordersi la lingua converrebbe: tanto ci sarà sempre tempo per riparlare di certi argomenti.
C'è tempo, ma anche la magistratura sembra non averne. Doveroso avviare un'inchiesta, doveroso predisporre l'autopsia, ma a che cosa serviva andare a perquisire le abitazioni di Zanette e dei suoi genitori, invadendo in questo modo la privacy e il dolore di persone che hanno appena perduto un loro congiunto? Le forze dell'ordine cercavano sostanze illecite, come se non bastassero gli esami tossicologici per far luce sulla vicenda. Ma è possibile non avere un minimo di cuore?
Doping, accanimento. Due parole che, per la credibilità di chi vuole uno sport pulito, non dovrebbero mai essere accostate. Invece, purtroppo, sembrano sempre più indissolubilmente legate.