Giro d'Italia 2016: Vincenzo, bando ai dubbi: la tavola è apparecchiata - Nibali ha tutte le carte in regola per battere Kruijswijk e Chaves nella terza settimana
Versione stampabileSu, tifosi di Vincenzo Nibali, cosa sono quei musi lunghi che esibite da metà Valparola? È legittimo che, da tifosi, vi aspettaste che lo Squalo dello Stretto mettesse su, oggi, la bobina dei titoli di coda nel proiettore del Cinema Giro, ma se ciò non è successo non è il caso di allarmarsi, o addirittura deprimersi. Una corsa è fatta di tante cose, di tanti momenti, di tanti episodi, ma è anche e soprattutto un evolversi continuo di ogni singolo suo aspetto; la condizione dello Squalo dello Stretto è pure essa un aspetto della corsa, è pure essa in evoluzione, e dopo la tappa dolomitica, i 210 km da Farra d'Alpago a Corvara, possiamo dire che quasi ci siamo.
Asserirlo con tale sicumera nel giorno in cui Vincenzo accusa un imprevisto passivo rispetto ai due uomini più in forma della compagnia, ovvero Esteban Chaves e Steven Kruijswijk, può sembrare avventato, ma non lo è, e proviamo ad argomentare perché.
Nibali e i due spauracchi della vigilia: partita vinta
Vincenzo Nibali si è accostato al Giro d'Italia 2016 vestendo i panni del primo favorito, chiamato a confrontarsi principalmente con due avversari che rispondono al nome di Mikel Landa e Alejandro Valverde. Lo ha fatto (accostarsi, intendiamo) con un minimo di balbuzie dettata dal non troppo scintillante avvicinamento nell'ultimo mese, tra un Giro del Trentino tutt'altro che brillante (soprattutto se confrontato con le buone prove di Landa) e una Liegi decisamente anonima.
Nelle prime tappe il siciliano ha mostrato una gamba decente ma non esaltante, e sugli Appennini ha sofferto più del previsto, tra Roccaraso e i secondi lasciati ai rivali tra buchi e abbuoni. Nella crono, anche per la cautela dettata dal fondo bagnato in discesa, non ha guadagnato quel che forse sperava, ma in ogni caso si è presentato alle Alpi perfettamente lanciato in classifica, a pochi secondi dalla maglia rosa.
Dei due spauracchi (o presunti tali) della vigilia, Landa si è ritirato da tempo, come tutti sanno; Valverde ha evidenziato invece le sue fragilità proprio oggi, nel tappone dolomitico. L'ordine d'arrivo di Corvara recita di 2'23" in favore di Vincenzo su Alejandro, una differenza non certo trascurabile. Domanda numero uno: quanti dei suoi stessi tifosi avrebbero messo la firma per una situazione post-Dolomiti nella quale Nibali fosse secondo in classifica con 41" da recuperare al primo, 1'25" di margine sull'Embatido, e con Landa proprio fuori dalla corsa? La risposta la saltiamo, visto che si tratta di domanda evidentemente retorica.
A Corvara sembra una mezza sconfitta, ma è una mezza vittoria
Oggi Nibali ha fatto lavorare la sua Astana sul Giau, in particolare Michele Scarponi ha impresso un ritmo che ha fiaccato le resistenze di molti del gruppo dei migliori. E poi, sul Valparola, Vincenzo è partito lui, e stavolta in maniera ben più efficace di quanto aveva fatto a Roccaraso. L'azione del messinese ha fatto saltare Valverde, dopodiché è accaduto qualcosa che ha forse incrinato qualche sua certezza, e cioè Esteban Chaves e Steven Kruijswijk gli si sono rifatti sotto per poi partire a loro volta, lasciandolo nella terra di mezzo, a inseguire da solo.
Un Nibali in condizione precaria non avrebbe - intanto - attaccato; non avrebbe staccato Valverde; soprattutto, una volta abbandonato da Chaves e Kruijswijk, non avrebbe avuto la capacità di limitare i danni; e invece li ha limitati e anche in maniera abbastanza brillante: dopo aver perso mezzo minuto sul cambio di ritmo, lo Squalo ha congelato il gap, e anche se non è riuscito a rifarsi sensibilmente sotto, non ha poi nemmeno perso troppo sui 5 km di falsopiano finale verso Corvara. E dire che i suoi avversari tiravano in due, mentre lui si difendeva senza poter ricevere cambi.
Anzi, diremo di più: non solo Nibali non ha più perso da Chaves e Kruijswijk, ma ha pure aumentato sensibilmente il suo vantaggio su Rafal Majka, Ilnur Zakarin e Rigoberto Urán, che fino all'attacco di Kruijswijk erano rimasti agganciati al trenino buono.
I presupposti per il ribaltone pro Squalo ci sono tutti
E allora, facendo due conti, ci troviamo con un Vincenzo che tanto per cominciare dispone della squadra più forte tra quelle dei big; che evidenzia una condizione in crescita progressiva; che ha sfoltito la classifica da parecchi brutti clienti, e che da qui a Torino dovrà vedersela principalmente con due avversari, l'unico che lo precede in classifica (l'olandese della LottoNL) e quello che gli è immediatamente dietro (il colombiano della Orica). Il terreno per provare a ribaltare la situazione in proprio favore non mancherà, nell'ultima settimana.
D'altro canto, i due rivali più volte citati non hanno a supporto team all'altezza dell'Astana (e quanto ciò possa contare, l'ha recentemente ricordato a tutti proprio il team kazako, capace di polverizzare Tom Dumoulin all'ultima Vuelta, lanciando Fabio Aru verso il successo di Madrid). Entrambi non hanno mai ottenuto non tanto una vittoria in un GT, ma neanche un podio, e può sussistere qualche dubbio sulla tenuta alla distanza (più per Chaves che per Kruijswijk, per dire la verità: l'olandese alla corsa rosa dell'anno scorso fece una signora terza settimana).
La capacità e l'attitudine di Nibali per le grandi gare a tappe non è in discussione. La sua posizione in classifica, dopo due terzi di Giro, è invidiabile. I suoi avversari diretti sono forti ma non imbattibili. Frazioni di montagna (o da trabocchetti) ce ne sono ancora tante. La fantasia per tendere qualche trappola anche in tappe magari meno attese, il siciliano ce l'ha pure.
Il quadro, in definitiva, dice di un Nibali che è tutto meno che in disarmo. E lui stesso, se abbiamo interpretato bene le sue dichiarazioni post-tappa, esce dalla cavalcata dolomitica con più convinzioni che dubbi. La tavola sembra apparecchiata per la seconda vittoria in rosa del messinese. E, per dirla tutta, il fatto che ora Vincenzo si trovi nella condizione di dover inseguire, rende la corsa più incerta e potenzialmente spettacolare. Dopo giorni di battaglie tattiche e guerriglia accennata, siamo entrati nel pieno del turbinìo: i presupposti per una terza settimana da urlo ci sono tutti.