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Amstel Gold Race 2016: Gaspa&Sonny, Diego&Visco: l'Italia trova il quorum - Quattro azzurri in top ten, tre (Berlato, Bono e Montaguti) nella fuga del mattino | Cicloweb

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Amstel Gold Race 2016: Gaspa&Sonny, Diego&Visco: l'Italia trova il quorum - Quattro azzurri in top ten, tre (Berlato, Bono e Montaguti) nella fuga del mattino

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La volata di Sonny Colbrelli per il terzo posto nell'Amstel Gold Race 2016 © Bettiniphoto

Siamo appena reduci da alti lai dopo le classiche del pavé in cui, onestamente, non è che il ciclismo italiano abbia dato scintillante prova di sé. Prima che la depressione cosmica cogliesse il movimento italiano, oggi all'Amstel Gold Race il pedale azzurro ha però ribaltato tutto, portando a casa una vittoria con Enrico Gasparotto, uomo nato per questa corsa, ma non limitandosi a questo risultato. Il quale, fosse limitato al pur eccezionale successo del friulano, parrebbe un ennesimo episodio. Invece la presenza di ben quattro italiani tra i primi 10, due dei quali sul podio, raffigura una realtà che - seppur tra mille difficoltà - ferma non è.

Nel 2012, quando Gasparotto vinse la sua prima Amstel, piazzammo altri due uomini in top 20 (Rinaldo Nocentini fu nono, Elia Favilli 13esimo). Stavolta l'incidenza tricolore è decisamente più alta, con Sonny Colbrelli al terzo posto, Diego Ulissi al settimo e Giovanni Visconti all'ottavo. Un risultato che possiamo considerare in scia alla rottura del digiuno nelle Monumento (ad opera di Vincenzo Nibali all'ultimo Lombardia), e che ci permette di guardare con maggiore serenità alle ultime classiche di questo intensissimo periodo.

 

Sonny Colbrelli e quei podi da muso lungo
Di Enrico Gasparotto parliamo abbondantemente in altri articoli, qui cominciamo invece a soffermarci su Sonny Colbrelli. Reduce da un 2015 a dir poco deludente, il bresciano della Bardiani-CSF ha ripreso quest'anno un buon feeling con risultati di un certo rilievo. La vittoria del GP di Lugano in febbraio (unita al secondo posto al Trofeo Laigueglia) ha lasciato da subito presagire che la stagione sarebbe stata foriera di cose egregie per Sonny.

Purtroppo per lui i piazzamenti continuano a essere molto più numerosi delle vittorie, però se li mettiamo tutti insieme viene fuori un quadro niente male per il quasi 26enne lombardo. Il nono posto alla Milano-Sanremo, viziato dal rallentamento occorso a Colbrelli a causa della caduta di Fernando Gaviria, non è stato un esito da festeggiare con lo champagne, ma ha se non altro testimoniato della capacità del ragazzo di essere presente nei finali che contano.

Una tendenza più che confermata nelle ultime uscite: purtroppo la Bardiani, col suo stato di Professional, non può partecipare a tutte le gare a cui vorrebbe essere presente, ma laddove c'è stata, il suo uomo di punta si è disimpegnato assai bene: secondo alla Volta Limburg (per la terza volta), poi sesto alla Freccia del Brabante mercoledì, quindi terzo oggi. Il fil rouge è riscontrabile nei musi lunghi che Sonny ha esibito sui podi di Limburg e - oggi - Valkenburg, perché in quei momenti evidentemente brucia di più la sensazione di occasione sprecata rispetto a valutazioni che invece dovrebbero indurre il corridore a guardare con ottimismo al futuro.

In fondo Colbrelli è ancora abbastanza giovane, sta dimostrando di non essere un intruso a certi livelli, e il tempo lavorerà per lui. Oggi il suo sprint non valeva la vittoria, ma l'essersi lasciato dietro gente come Bryan Coquard, Michael Matthews, Julian Alaphilippe la dice lunga sul grado di competitività raggiunto da Sonny. Sul quale, peraltro, pesa pure la pressione di dover fare risultato quelle volte in cui la Bardiani è in gara su questi palcoscenici. Quindi, se è vero che la vittoria di quella volata lascia tanta amarezza (inevitabile pensare a quel che sarebbe potuto essere se davanti al gruppo non ci fossero stati due uomini), è anche vero che il bicchiere, oggi, può essere visto mezzo pieno.

 

Diego Ulissi e la vexata quaestio dei chilometraggi over 200
Uno degli azzurri dal maggiore potenziale nelle classiche valloni è Diego Ulissi; il quale però finora non ha mai brillato tra Amstel, Freccia e Liegi, e il motivo è stato spesso individuato in una sofferenza particolare del cecinese ai chilometraggi più sostenuti. Il corridore della Lampre aveva lanciato già l'anno scorso un segnale in tal senso, andando a vincere la lunghissima tappa di Fiuggi al Giro d'Italia.

Oggi la conferma che il ragazzo non scompare più come un tempo, quando si varca la fatidica soglia dei 200 chilometri. Il suo miglior risultato all'Amstel era un 25esimo posto, il settimo di oggi lo migliora sensibilmente e soprattutto ci dice della possibilità che Diego possa incidere molto di più, in seguito. Per lui questo 2016 è un anno decisivo: a luglio compirà 27 anni, e portarsi dietro per un'altra stagione l'etichetta di corridore che non lascia il segno nelle gare più importanti sarebbe un fardello molto pesante, sul piano del morale.

Invece il segnale lanciato oggi è incoraggiante. Non tanto e non solo per il piazzamento in sé, quanto perché si è visto Ulissi ben messo in campo, ovvero sempre nelle prime posizioni sui tanti muri che si sono susseguiti tra Maastricht e Valkenburg. Che la prestazione odierna sia un presupposto per una Liegi da protagonista è azzardato pensarlo. Ma di sicuro sperare che il toscano della Lampre-Merida possa far bene nella Doyenne stavolta ha molto più senso che in passato.

 

Giovanni Visconti e i gradi da capitano
Nota di merito anche per Giovanni Visconti, che in assenza di Alejandro Valverde e sulla scorta delle ottime uscite recenti (ha vinto la Klasika Primavera la scorsa settimana), ha potuto per una volta giocare da capitano in casa Movistar. Purtroppo non ha avuto la fortuna dalla sua, è stato attardato in seguito a una caduta altrui e ha dovuto bruciare le tappe (e tante energie) per recuperare terreno e rientrare in gruppo quando quest'ultimo era già lanciato ad alte andature.

Il siciliano ha però tenuto duro, ha saputo reagire e si è rifatto sotto appena in tempo per provare a non essere una semplice comparsa dell'Amstel. E bisogna dire che la sua top ten è un piccolo premio alla sua tenacia; magari non è il risultato di cui serberà il miglior ricordo in futuro, ma dell'ottavo posto di Valkenburg potrà essere assai soddisfatto.

 

Matteo Bono e l'arte della fuga
L'abbiamo visto all'attacco alla Milano-Sanremo, e oggi Matteo Bono si è riproposto nel numero della fuga a lunga gittata. Il 32enne della Lampre-Merida si è mosso insieme ad altri 10 uomini, dei quali altri due erano italiani: Matteo Montaguti dell'AG2R (altro corridore che non disdegna mai un bell'attacco) e Giacomo Berlato della Nippo-Fantini. Quest'ultimo con la sua azione ha dato senso alla presenza in corsa della formazione italiana, destinata purtroppo a non lasciare altre tracce di sé nel finale.

Bono invece è risultato organico a una buona tattica della Lampre, che è potuta rimanere al coperto fin quasi alla fine (la fuga è stata ripresa a 15 km dal traguardo) prima di giocare le sue carte principali, ovvero Ulissi e Rui Costa (il portoghese si è piazzato in 17esima posizione). E insomma, nel giorno della festa azzurra in terra d'Olanda, un meritato spicchio di gloria va anche agli indefessi attaccanti da lontano: in fondo la lezione di Mathew Hayman alla Roubaix ha ricordato a tutti che non bisogna dare troppe cose per scontate, nel ciclismo. E prima o poi l'occasione giusta può capitare: l'importante è farsi trovare al posto giusto al momento giusto.

Marco Grassi

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