Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Giro delle Fiandre 2016: Sagan, impennata monumentale - Peter magnifico, vince in solitaria e sale un altro gradino. Cancellara e Vanmarcke sul podio

Versione stampabile

Peter Sagan vince il Giro delle Fiandre e si impenna; sullo sfondo si intravedono Cancellara e Vanmarcke © Bettiniphoto

Dopo una carriera da predestinato, dopo una serie di sconfitte cocenti, dopo un Mondiale che è stato il suo punto di svolta, dopo la prima vittoria in maglia iridata messa in ombra dalla tragedia di Antoine Demoitié domenica scorsa, oggi Peter Sagan ha vissuto la giornata della sua totale catarsi. Ha vinto il Giro delle Fiandre, che è la prima classica monumento che riesce a mettere in palmarès, l'ha vinto in maniera divina, accodandosi a un attacco importante a più di 30 km dalla fine, e poi involandosi tutto solo sull'ultimo muro di giornata, il Paterberg a 13 km dal traguardo, e poi resistendo al più rabbioso che efficace inseguimento di Fabian Cancellara, e poi concedendo al pubblico di Oudenaarde una delle sue impennate, una volta varcata la soglia dell'arrivo, e poi dedicando subito un ricordo ai due poveri ciclisti belgi morti pochi giorni fa, Demoitié appunto, e Daan Myngheer, e non trascurando un affettuoso pensiero al compagno Maciej Bodnar che ieri si è rotto malamente la mandibola cadendo in ricognizione sulle strade fiamminghe.

Tutto Sagan concentrato in pochi minuti, insomma, la sua forza in bici, la sua vena istrionica, la sua grande umanità, sublimatasi poi nell'abbraccio sul podio col grande sconfitto di oggi, quel Cancellara che a sua volta ha tagliato il traguardo salutando il pubblico, a braccia alzate. Gli è sfuggita per poco la quarta vittoria al Fiandre (sarebbe stato il primo nella storia a riuscirci), e questa è la delusione che brucia maggiormente per l'elvetico: non una sconfitta come le altre, ma l'aver sbattuto contro la parete che lo separava da un risultato leggendario, quanto male può fare? Tanto, a giudicare anche dalle lacrime a stento trattenute nel box dell'arrivo, nell'attesa della premiazione che avrebbe consacrato un altro, un collega, un tempo acerrimo rivale e oggi forse inquadrato come un possibile erede. Diversissimo, ma uguale nella feroce determinazione nel perseguire un obiettivo.

E al fondo di tutto, ragazzi, che corsa fantastica, bella come solo le corse fiamminghe possono essere, battagliata in ogni chilometro, segnata da drammi (sportivi, specifichiamolo) come la caduta di uno dei favoriti, Greg Van Avermaet, ritiratosi con la clavicola fratturata, passata attraverso azioni belle e destinate a sfumare (vedi alla voce Michal Kwiatkowski), vissuta sul senso di capolinea di alcuni grandiosi protagonisti del passato (Tom Boonen), fissatasi nella mente con quel finale a inseguimento e con la vittoria del più forte; perché, non l'abbiamo ancora scritto, ma oggi Sagan è stato semplicemente il più forte, sui 255.9 km della Ronde van Vlaanderen numero 100. E che a suggellare questa ricorrenza, questo secolo di magia, sia stato un corridore tanto amato, tanto bravo e per di più fasciato dell'ipnotica maglia iridata, è una ciliegina sulla torta che oggi abbiamo sbafato voracemente come ogni anno, e che subito ci lascia nello stomaco quel buco di consapevolezza, la consapevolezza di dover aspettare altri 12 mesi per un nuovo Giro delle Fiandre. Accidenti.

 

La fuga, il ritmo, le cadute, la rottura di Van Avermaet
Ritmo alto che più non si poteva sin dal primo chilometro di Ronde, e per veder nascere una fuga abbiamo dovuto aspettare 80 km: solo a quel punto un drappello composto da 6 uomini ha preso margine, e quei 6 erano Lukas Pöstlberger (Bora), Imanol Erviti (Movistar), Gijs Van Hoecke (Topsport), Hugo Houle (AG2R), Wesley Kreder (Roompot) e Federico Zurlo (Lampre, bello vedere il giovanotto darsi da fare in una gara del genere). Vantaggio massimo di 4'15" (al km 100), poi il margine ha inevitabilmente cominciato a scendere con l'inizio della serie di muri, nella seconda fase di gara. Pöstlberger è stato fermato da un problema meccanico sull'Eikenberg (terzo muro, ai -133), Kreder ha perso contatto sul Wolvenberg (quarto muro, ai -130), Zurlo si è staccato sul pavé di Haaghoek (ai -100), Houle è andato in difficoltà sul sesto muro (Leberg ai -99), e davanti son rimasti i soli Erviti e Van Hoecke.

Ma mentre tutto ciò avveniva ai battistrada, non è che in gruppo non accadesse nulla, anzi. Una serie di brutte cadute ha messo ko diversi dei protagonisti più attesi, e il bollettino è odioso quanto necessario. Dopo il primo dei tre passaggi sull'Oude Kwaremont (che apriva la serie dei muri ai -150), sono andati giù il vincitore della Sanremo Arnaud Démare (FDJ), Geraint Thomas (Sky), Zico Waeytens (Giant) ed è stato coinvolto pure Sep Vanmarcke (LottoNL), che in questo caso ha solo messo piede a terra, per poi scivolare da sé 500 metri più avanti. Ma mentre gli altri riuscivano a ripartire, Démare è stato costretto a ritirarsi: botte, dolori, abrasioni, ma nessuna frattura.

Identica diagnosi e identico epilogo (il ritiro) per Tiesj Benoot, il gioiellino della Lotto Soudal che è andato giù ai -130 (dopo l'Eikenberg) con Marcus Burghardt (BMC, anche lui ritiratosi), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), Andriy Grivko (Astana) e ancora Thomas; gli ultimi tre sono ripartiti senza problemi eccessivi. Tra gli altri ritiri di questa fase, da segnalare quelli degli IAM Dries Devenyns e Aleksejs Saramotins e quello di Nelson Oliveira (Movistar), tutti coinvolti in questo o quel ruzzolone.

Ma la caduta destinata a far più parlare è stata quella occorsa ai -104 a Greg Van Avermaet, innescata dal suo compagno Taylor Phinney, il quale ha buttato giù praticamente tutta la BMC, con Daniel Oss, Manuel Quinziato e Michael Schär parimenti coinvolti. Tra le lacrime, di dolore e di disappunto, GVA ha dovuto salutare la corsa nell'anno in cui più dava l'impressione di potersela giocare. Clavicola rotta, e appuntamento al 2017 per le classiche più amate.

 

Con Gorilla Greipel si entra nel vivo dei muri
Col Leberg, sesto dei 18 muri previsti, si entrava nei 100 km finali della gara, e dobbiamo dire che si è entrati anche in una nuova fase della Ronde. Ad aprire le danze è stato uno che proprio non ce lo vedresti col tutù da ballerina, ovvero il Gorillone André Greipel. La Lotto Soudal aveva la necessità di riconfigurare la sua giornata dopo l'uscita di scena di capitan Benoot, e il velocista tedesco ha probabilmente pensato di far cosa gradita - con la sua azione - a Jürgen Roelandts, che sarebbe entrato in scena più avanti.

Con Greipel si è mosso il giovane connazionale Nils Politt della Katusha, e i due strada facendo hanno raccattato l'ex fuggitivo Houle e con lui sono rientrati su Erviti e Van Hoecke ai -78; nel frattempo altri tentativi dal gruppo: Sjoerd Van Ginneken (Roompot) e il campione nazionale belga Preben Van Hecke (Topsport) ai -93, sul Berendries (settimo muro di giornata), ma l'azione non ha avuto spazio; meglio è andata più avanti (ai -80) a due Dimitri, Gruzdev (dell'Astana) e Claeys (della Wanty, squadra rientrata in corsa oggi dopo qualche giorno di pausa in seguito alla morte di Demoitié). Anche questi ultimi due, come Greipel e Politt, sono rientrati sul drappello di testa, subito dopo il Kaperij, nono muro ai -77.

Il rientro di questi contrattaccanti ha dato nuova linfa alla fuga (il cui margine era sceso a 1'30"), e ha riportato il vantaggio sul gruppo a 2'45", limite toccato ai -65. Il gruppo, che in precedenza era stato frazionato dalle trenate di Tony Martin (Etixx) subito dopo la caduta di Benoot, si era ricomposto ed era tirato comunque dalla squadra di Tom Boonen, che preparava il terreno all'azione di uno dei suoi.

 

Il tris Kwaremont-Paterberg-Koppenberg separa i buoni dai cattivi
Quell'"uno dei suoi" era Stijn Vandenbergh, che al secondo passaggio sull'Oude Kwaremont, ai -55, ha attaccato, tampinato da Dylan Van Baarle della Cannondale. Nel giro di 15 km (comprendenti anche le scalate a Paterberg e Koppenberg) i due contrattaccanti hanno raggiunto la testa della corsa, dalla quale aveva invece definitivamente perso contatto Houle (sull'O-K). In mezzo, un intelligente allungo di Greipel prima del Koppenberg (ai -45), fatto per prendere il durissimo muro con qualche secondo di margine, e non perdere così contatto dagli altri fuggitivi. Sicché, ai -40 avevamo al comando 8 uomini (Greipel, Claeys, Erviti, Politt, Gruzdev, Van Hoecke, Vandenbergh e Van Baarle) con 40" sul gruppo dei migliori e soprattutto con qualche speranza - per almeno alcuni di essi - di tenere fino alla fine nelle posizioni buone della corsa.

Intanto il gruppo - com'era prevedibile che fosse - era stato squassato dalla rapidissima sequenza Kwaremont-Paterberg-Koppenberg. La Sky (con un ottimo Luke Rowe) aveva preso l'iniziativa tra il Vecchio Quare e il Paterberg, e la LottoNL ha continuato l'opera, lanciando il primo affondo del suo capitano Vanmarcke, emerso prepotente sul Koppenberg. Su questa rampa di insensata difficoltà, si è fatto notare un ottimo Fabian Cancellara (Trek), mentre Peter Sagan (Tinkoff) restava ancora coperto; sin troppo indietro invece Filippo Pozzato (Southeast), che qui ha messo la croce sulle sue eventuali speranze di ben figurare. In una situazione fluidissima, dal Koppenberg è uscito un plotoncino di 20-25 unità, e di lì a poco le cose si sarebbero fatte ancora più confuse, tra Steenbeekdries e Taaienberg.

 

Vanmarcke tarantolato, italiani ben posizionati sul Taaienberg
Sul tratto in pavé di Mariaborrestraat, ai -40, Ian Stannard (Sky) ha proposto un buon allungo, poi sullo Steenbeekdries (14esimo muro ai -38) è stata la volta di Laurens De Vreese (Astana), il quale ha sollecitato un contropiede di Roelandts a cui si è accodato anche Marco Marcato (Wanty). Ma le posizioni si sono rimescolate sull'immediatamente successivo Taaienberg (-37), allorquando di nuovo Vanmarcke ha messo a ferro e fuoco il gruppo, chiamando la reazione di Matteo Trentin (Etixx), Oscar Gatto (Tinkoff), De Vreese, Jens Keukeleire (Orica) e Stijn Devolder (Trek). Sul drappello ci sono stati poi molti rientri, dapprima un gruppo con Cancellara, Michal Kwiatkowski (Sky) e Sagan; un drappello con diversi Etixx (Tom Boonen, Niki Terpstra) e con il vincitore del 2015 Alexander Kristoff (Katusha) si sarebbe rifatto sotto più avanti, ai -30. Intanto questo gruppetto andava a riprendere gli ex fuggitivi Gruzdev, Politt e Van Hoecke, sui quali si era riportato nel frattempo Stannard. Davanti rimanevano, prima degli ultimi tre muri, Vandenbergh (impegnatissimo a tirare in questa fase), Greipel, Erviti, Claeys e Van Baarle, con 45" sul primo gruppo dei big e 1' sul drappello Boonen.

 

Kwiatkowski lancia l'azione decisiva, Sagan e Sep rispondono presente
La situazione era talmente involuta che era scontato che qualcuno provasse l'anticipo, per approfittare di un momento in cui tutti avevano la necessità primaria di riorganizzarsi. Un maestro nel cogliere tali situazioni è indubbiamente Kwiatkowski, e puntualmente il polacco è partito al contrattacco a 32.5 km dalla fine; Sagan, che appena pochi giorni fa (alla E3 di Harelbeke) ha vissuto un'esperienza da dimenticare in fuga a due con il suo predecessore in maglia iridata, ha comunque pensato di non poter lasciare andare un avversario così pericoloso, e si è accodato. Ma senza collaborare, sulle prime. Solo quando da dietro è rientrato - poco dopo - anche Vanmarcke, il Campione del Mondo ha capito che quell'azione aveva le carte in regola per andare lontano, e ha allora concesso il suo contributo.

Degli altri, qualcuno ha provato a ricongiungersi a questo terzetto (la Etixx ha sganciato Trentin, ma l'italiano non è riuscito a completare l'opera ed è rimbalzato indietro); qualcun altro ha probabilmente sottovalutato il contrattacco, ed è il caso di Cancellara, che si sarebbe poi amaramente pentito della scelta di non infilarsi in questa azione (e dire che ne avrebbe certo avuto la possibilità, e le gambe non gli mancavano affatto).

Superato di slancio il Kruisberg-Hotond (terz'ultimo muro ai -28), il terzetto di contrattaccanti non ci ha messo molto a chiudere sui 5 battistrada, completando l'inseguimento a 23.5 km dalla conclusione; il gruppo, tirato esclusivamente dalla Trek per diversi chilometri, accusava 40" di ritardo, decisamente troppi, e c'è voluto l'intervento di Astana e Katusha per ridurre quel gap; quanto alla Etixx, forse si sentiva garantita dall'avere davanti Vandenbergh? Fatto sta che i geni dell'ammiraglia belga hanno lasciato che le cose seguissero il loro corso, senza tentare qualche controbreak, pur sapendo che il loro uomo nel primo gruppo non aveva alcuna chance di vincere il Fiandre, una volta rientrati contrattaccanti di tale caratura.

 

L'estremo tentativo di Cancellara, ma Sagan è già in volo
In un lampo ci siamo nuovamente ritrovati sull'Oude Kwaremont: il terzo passaggio, ai -17, era quello più atteso. È bastata una decisa trenata di Sagan per dissolvere il gruppetto di 8 battistrada. Strano ma vero, Kwiatkowski ha subito alzato bandiera bianca: aveva clamorosamente sovrastimato le sue condizioni, nel momento in cui s'era lanciato all'offensiva. Tra tutti gli altri, il solo Vanmarcke ha tenuto le ruote dello slovacco.

Intanto Cancellara, ben conscio che la situazione era lì lì per sfuggirgli definitivamente di mano, ha dato fondo a tutto quello che aveva e con un poderoso rientro ha risucchiato e staccato tutti gli altri ex fuggitivi, isolandosi all'inseguimento della coppia al comando: impegno troppo gravoso anche per la Locomotiva di Berna, e anche se il margine dopo l'O-K era risicato, appena 10". Ma Fabian sapeva bene che si sarebbe finito, provando a chiudere da solo quel minimo gap sull'infidissimo rettilineo prima del Paterberg, sicché ha aspettato che su di lui rientrassero i superstiti della precedente azione, ovvero Vandenbergh, Claeys, un mastodontico Erviti e pure Niki Terpstra, che si era ricongiunto a quel terzetto in cima al Kwaremont.

Il vantaggio di Sagan e Vanmarcke sul drappello Cancellara è salito fino a 15" ai piedi del Paterberg (-13.5 km alla fine), e sull'ultimo muro di giornata abbiamo assistito a una raffica di fuochi d'artificio memorabili. Peter ha fatto un primo forcing che ha messo SVM con le spalle al muro; il belga, orgogliosissimo, ha voluto dare la sua, di trenata, ma non ha ottenuto altro risultato che di sfinirsi, e di lasciare così campo libero al fulminante contropiede dell'iridato, che a due terzi di salita (lunga appena 300 metri) si è involato leggero come una nuvola.

Cancellara, in quegli stessi secondi, disperdeva il suo drappello con un'altra magnifica trenata a cui solo Terpstra dava la vaga impressione di poter provare a resistere; ma pure per il campione nazionale olandese non c'è stato nulla da fare, staccato inesorabilmente a metà salita, e intanto Fabian andava a prendere la ruota di Vanmarcke in cima. Ma purtroppo per lui, il pezzo più pregiato della coppia di battistrada aveva appena preso il largo. E lì, a 13 km dalla fine, è cominciata l'ultima esaltate parte di Giro delle Fiandre.

 

Ultimi chilometri da fiato sospeso, poi l'apoteosi di Peter
Un inseguimento alla disperata, con una coppia di passistoni sulle tracce della lepre iridata. 13 km da fiato sospeso, Sagan che ha raggiunto 10" di vantaggio, e poi 15" e poi 20" (ai -10), prima che Cancellara, dopo aver riordinato le idee, riuscisse a imbastire un minimo di reazione e a limare qualche secondo dal rivale. Di Vanmarcke non parliamo neanche più, dato che il buon Sep era veramente al lumicino, e non solo non riusciva a dare cambi a Fabian, ma quelle due o tre volte che ci ha provato non ha fatto altro che permettere a Sagan di riallargare il gap.

A 5 km dalla fine l'ultimo supremo sforzo di Cancellara gli ha permesso di ridurre il distacco da Sagan a 13". Qualcuno ha pensato di essere sul punto di vedere i soliti fantasmi aleggiare sui finali di gara di Peter, il quale troppo spesso in passato è sfiorito proprio sul più bello, nelle gare più prestigiose. Ma stavolta lo slovacco non aveva intenzione di cedere alcunché. Ha tenuto duro, ben conscio che pure gli avversari erano ormai alla canna del gas, e il suo vantaggio si è - come magicamente - rifatto più solido: di nuovo 15", e poi 18", e intanto il traguardo si avvicinava, e il finale è stato solo un intimo orgasmo per l'uomo solo al comando, per quella maglia iridata lanciata verso una nuova consacrazione, quella definitivamente monumentale.

All'arrivo Peter ha chiuso con 25" su un esausto Cancellara, la cui amarezza si è manifestata nel saluto al pubblico, in un gesto (le braccia alzate) che aveva tutt'altro significato rispetto a quello che Fabian avrebbe voluto. Vanmarcke, ancor più esausto, poco dietro a 28". E poi il primo gruppetto, sostanziatosi dopo il Paterberg, a 49": vincitore della volata per il quarto posto, Kristoff, e dietro a lui Rowe, Van Baarle, Erviti (magico settimo!), Zdenek Stybar (Etixx), Claeys e Terpstra, e appena fuori dalla top ten Lars Boom (Astana) e Thomas, e ancor più indietro (a 56") Vandenbergh, e poi ancora (a 1' netto) Alexey Lutsenko (Astana) e, a testa bassa, sentendo addosso una cocente batosta, Boonen; a 1'02", sedicesimo, il primo italiano, Daniel Oss.

Nel successivo gruppetto, a 1'16", ha chiuso Marcato (24esimo); 26esimo a 1'45" è stato Gatto (transitato poco prima di Kwiatkowski), e Trentin ha chiuso in debito d'ossigeno a 5'35", 34esimo.

Un Giro delle Fiandre memorabile, chiuso da una grande vittoria, caratterizzato da grandi protagonisti. La Parigi-Roubaix, domenica prossima, coronerà e chiuderà questa fase del calendario internazionale. Cancellara ha giurato riscatto; Sagan è entrato in una nuova dimensione; e le premesse per un'altra giornata di maestoso ciclismo ci sono tutte!

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano