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Tre Giorni di La Panne 2016: L'odore di Fiandre fa risplendere Kristoff - Fuga fiume di 110 km, il norvegese s'impone su Lutsenko e Westra. Belletti il migliore degli italiani

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Alexander Kristoff vince a Zottegem su Alexey Lutsenko e Lieuwe Westra © Bettiniphoto

L'unico modo per ripartire, se non ci si ferma del tutto (come ha legittimamente deciso di fare per qualche giorno il team Wanty-Goubert), è appunto ripartire. Non è facile, dopo due giorni in cui il gruppo ha perso due dei suoi ragazzi in maniera assurda, uno per un incidente in corsa, investito da una moto; l'altro per un infarto, a soli 22 anni. Antoine Demoitié e Daan Myngheer aleggiavano questa mattina a De Panne, non solo nell'intenso minuto di silenzio che il gruppo ha dedicato al loro ricordo, ma nelle parole, nei pensieri, sulla pelle di ognuno dei presenti, tra il pubblico, tra i corridori, tra gli addetti ai lavori.

E poi si è gareggiato, e le cose hanno preso il loro corso naturale, anzi la gara è stata talmente battagliata sin dal primo momento che è inevitabile immaginare che i colleghi dei due ragazzi scomparsi abbiano agito come se volessero scrollarsi di dosso il pensiero di essere stati solo più fortunati di Antoine e Daan, di non avere alcun particolare merito per essere ancora qui a disputarsi una semplice gara ciclistica, mentre due come loro non ci sono più. E allora via, di corsa verso il traguardo, non per dimenticare ma solo per non avere il tempo di riflettere su quanto tutto quello che fanno questi lavoratori del pedale sia in fondo una fatuità appesa a un esile filo.

 

Inizio convulso, cadute, ritiri e immediati ventagli
La prima tappa della Tre Giorni di La Panne, partenza a De Panne (come si pronuncia in fiammingo) e arrivo a Zottegem dopo 198 km e 11 muri (in realtà qualcuno in meno, visto che erano previsti più passaggi su Berendries, Ten Bosse, Muur e Klemthoutstraat), si è animata ancor prima del chilometro 0, infatti nel tratto di trasferimento una caduta ha messo fuori causa due corridori: Patrick Bevin della Cannondale e Yoann Offredo della FDJ.

Al km 5 eravamo già in pieni ventagli, col gruppo diviso in tre tronconi, e un tutti-inseguono-tutti che ha tenuto altissima la media della prima ora (52.3 km/h) e che ha lasciato molte scorie, se pensiamo che ben 28 corridori si sono ritirati nel corso della tappa (e tra questi diversi italiani: Luca Sterbini, Nicola Ruffoni e Lorenzo Rota della Bardiani; Andrea Dal Col, Mirko Tedeschi, Jakub Mareczko ed Eugert Zhupa della Southeast, quest'ultimo caduto e vittima di una sospetta frattura della clavicola).

Col primo gruppo formato da meno di 50 unità, e il secondo compostosi via via di tronconi e tronconcini, e prossimo a rientrare sul primo in vista dell'approccio ai primi muri (l'Edelare al km 80, il Leberg all'88), ecco che 16 uomini hanno voluto anticipare il ricongiungimento (poi nemmeno perfezionatosi in seguito al rilancio di ritmo) partendo all'attacco proprio sul Leberg, a 110 km dalla conclusione.

 

La fuga risulta subito quella decisiva
La composizione della fuga diceva tanto delle forze in campo: ben 4 uomini BMC, con Taylor Phinney a fungere da veterano (lui che ha 25 anni) al cospetto dei più giovani Rick Zabel, Tom Bohli e Loïc Vliegen (si faceva corsa per quest'ultimo); 3 rappresentanti della Sky, Luke Rowe in testa e poi il veloce Danny Van Poppel e il faticatore Christian Knees; i due uomini migliori della Orica presenti alla Tre Giorni, ovvero Luke Durbridge e Jens Keukeleire (che si è sacrificato per il compagno); due Astana battaglieri come Lieuwe Westra e Alexey Lutsenko; i giovanissimi Maxime Farazijn della Topsport (21 anni) e Mads Pedersen della Stölting (20); l'esperto Maciej Bodnar della Tinkoff; quindi un paio di Katusha, Michael Morkov e - lo abbiamo volutamente tenuto per ultimo - Alexander Kristoff.

Ora, che il norvegese, vincitore dell'ultima edizione della corsa, venisse fuori da un periodo complicato a causa di alcuni problemi di salute (un'influenza, più che altro) che gli hanno impedito di ben figurare alle ultime gare fiamminghe, lo sapevamo bene; e ciò ci poteva suggerire che, inserendosi in un'azione a così lunga gittata, egli volesse semplicemente testarsi-allenarsi in vista del Fiandre di domenica. Ma poi - come già saprete se non avete saltato a pie' pari il titolo di questo articolo - Kristoff la corsa l'ha proprio vinta. Ok, non era una monumento, ma il campanello d'allarme nella testa di tutti i suoi rivali in chiave Ronde sarà risuonato ben forte, questo pomeriggio.

 

Gruppo senza contenuti, Etixx nuovamente sconfitta
Molti di questi rivali non erano neanche in gara (anzi, oseremmo dire: nessuno di loro, né Greg Van Avermaet né Fabian Cancellara, né Tom Boonen né Niki Terpstra, né Peter Sagan né Tiesj Benoot, né questo né quell'altro...), e ciò spiega anche come mai un'azione all'apparenza quasi velleitaria come poteva essere un progetto di fuga di 110 km sia riuscita alla fine a funzionare. Il gruppo ha inseguito, sì, ma senza la presenza di tanti mammasantissima la sua azione non è stata efficace come avrebbe potuto. La Etixx-Quick Step, tanto per tener fede alle ultime disastrose uscite, ha tirato anche oggi quasi sempre lei, avendo peraltro mancato di mettere un uomo nell'attacco. Risultato: fuga mai più ripresa, nonostante gli sforzi di un buon Tony Martin. Il capitano in pectore del team belga, Guillaume Van Keirsbulck, è da tempo piombato in un buco nero psicofisico che smentisce dolorosamente quanto di buono il ragazzo aveva promesso sino all'anno scorso (oggi la tappa l'ha chiusa a 13'15" dai primi). Insomma, il conquibus: per chi tiriamo, se proprio dobbiamo inseguire i fuggitivi? Infatti.

Il margine tra i battistrada e il gruppo (non foltissimo, lo ricordiamo) ha sempre oscillato tra i 40" e il minuto abbondante. L'unico momento in cui è parso che qualche evoluzione potesse avvenire è stato il terzo passaggio sul Berendries, ai -34, allorché Pim Ligthart (rappresentante della Lotto Soudal, anch'essa inopinatamente rimasta fuori dalla fuga) ha tentato un forcing per portar via un gruppetto, ma è stato stoppato dalla Katusha. Da lì in poi, praticamente più nulla.

 

L'attacco di Westra produce il terzetto definitivo
Conviene quindi concentrarci totalmente sui 16 uomini all'attacco; diventati 15 al primo passaggio sul Ten Bosse (ciao Bodnar), diventati 14 al primo transito sul Muur (bye bye Phinney), si approcciavano al secondo passaggio sul mitico Grammont (altro modo di chiamare sempre il Muur, lo specifichiamo per chi non segue in maniera certosina), e non possiamo nascondere che vedere quella salita battuta dal ciclismo - seppur minore rispetto alla Ronde - fa sempre un certo effetto.

Ma prima ancora del Muur c'era un altro Ten Bosse da affrontare, ed è stato lì che la fuga è esplosa sotto i colpi di Lieuwe Westra, a 29 km dalla fine. L'olandese ha forzato i tempi, e solo Rowe e Kristoff hanno tenuto il suo passo. Keukeleire, Bohli e Knees (che avevano lavorato più di altri per portare i compagni d'attacco fin lì) sono subito scoppiati, gli altri son rimasti per un po' a pochi metri dagli attaccanti, ma senza riuscire più a chiudere il buco. Cose tipiche del ciclismo di queste latitudini, laddove basta prendere un minimo margine per costruire imprese memorabili.

Solo Lutsenko è stato abbastanza sveglio (e pieno di gambe, aggiungiamo) da capire che quell'azione a tre non andava fatta fuggire via, e si è spremuto per bene sulla discesa del Ten Bosse per rientrare sul terzetto, aiutato in tale intento anche dal fatto che Westra, suo compagno, ha interrotto per un attimo la sua azione quando l'ha visto in fase di avvicinamento.

Sul Muur, ai -19, è stato ancora Westra a dare fondo al suo campionario di forcing, ma l'unico a staccarsi dal drappello non l'ha fatto per mancanza di energie, bensì per una diabolica foratura: è stato Rowe a ritrovarsi con la gomma posteriore a terra, e proprio nel punto meno indicato (ai piedi della durissima salitella). La sfortuna, quando ci si mette, sa essere proprio dispettosa.

 

Gli Astana battibeccano, Kristoff li batte inesorabilmente
Rowe è stato raggiunto dopo il Muur da Pedersen, unico a emergere dal drappello degli ex fuggitivi (destinati tutti a essere ripresi dal gruppo), e un rigo lo dobbiamo spendere per questo danese, vincitore domenica della Gand-Wevelgem Under 23. Sembra (anzi è) un prospetto interessantissimo, vedremo se saprà resistere allo sfiorire della pubertà e si confermerà protagonista anche tra un lustro, o se seguirà il destino di alcuni suoi connazionali, annunciati da fanfare al passaggio al professionismo e poi irrimediabilmente ammosciatisi dopo il grande salto.

La composizione del terzetto al comando, con due Astana contro un Katusha, lasciava presagire che i due celesti tentassero di mettere nel sacco l'avversario con una serie di scatti ripetuti e alternati; e invece ciò non è avvenuto, se non per un brevissimo, debolissimo allunghetto di Lutsenko ai -2, subito tamponato da Kristoff. Tra l'altro si è avuta l'impressione che i due Astana battibeccassero addirittura, a un certo punto: come se Westra si attendesse dal giovane collega un qualche break che non è mai giunto.

Fatto sta che se a uno come Kristoff fai più o meno il solletico, e nulla di più in un finale simile, quello poi tende a vincere la volata. E stavolta il norvegese non ha derogato: lasciato in testa per tutto l'ultimo chilometro, Alexander è partito quando ha voluto (ai 200 metri), e ha vinto con la classica gamba sola. Lutsenko ha chiuso secondo, Westra terzo; Pedersen e Rowe sono arrivati a 29" dai primi, appena avanti al gruppo che, a 36" di ritardo dal Kristoff, ha visto Ligthart vincere la volata per il sesto posto davanti a Manuel Belletti (Southeast), settimo e primo degli italiani.

La top ten l'hanno completata Sagan (non Peter, ma uno Juraj sempre più sorprendente!), Sean De Bie della Lotto Soudal e Marco Haller della Katusha. Nel primo gruppo, composto alla fine da 34 corridori, hanno trovato posto Alberto Bettiol (Cannondale), Sacha Modolo (Lampre), Iuri Filosi (Nippo), Sonny Colbrelli (Bardiani) e Filippo Pozzato (Southeast).

In classifica, contando anche i vari abbuoni dei tre sprint intermedi e quelli dell'arrivo, troviamo Kristoff in testa con 1" su Lutsenko, 6" su Westra, 39" su Pedersen e Rowe, 42" su Durbridge, 44" su Tony Martin e Zabel, 45" su Mørkøv, 46" su Ligthart, Belletti (undicesimo della generale) e il resto del primo gruppo. Domani la giornata più interlocutoria, quella della Zottegem-Koksijde, seconda tappa di 211 km destinata a un volatone; a meno che il vento non si metta di mezzo a scompaginare tutti i piani.

Marco Grassi

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