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Milano-Sanremo 2016 : 7 ore di attesa , 7 km di apnea - La Classicissima tutta nel finale tra cadute, attacchi ed il trionfo di Démare

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  Un Arnaud Démare incredulo sul traguardo della Milano-Sanremo © RCS

Una lunga attesa di sette ore, poi nessun attimo di respiro negli ultimi 7 km: questa è la Milano-Sanremo oggi, che vi piaccia o no: una corsa che snerva i corridori e fa discutere gli spettatori, ma sempre ambitissima. Nella lotteria degli ultimi 500 metri (perchè di lotteria si è trattato, alla fine, tra cadute e salti di catena) l'unico numero vincente ce l'aveva Arnaud Démare, velocista francese di 25 anni, predestinato (campione del mondo under 23 nel 2011), reduce anche da una stagione deludente. Démare che aveva un fresco conto in sospeso col karma, va detto, ma è stato anche l'unico a non incappare in sfighe o a sbagliare qualcosa nell'ultimo chilometro. 

 

Una fuga in parte già vista
Sono in 11, esattamente come l'anno scorso, a comporre la fuga del mattino di questa edizione della Milano-Sanremo finalmente baciata dal sole, dopo 3 edizioni dove freddo e pioggia hanno fatto da padroni. E le analogie non finiscono qui, visto che sono in 5 a ripetere il gesto tattico anche quest'anno: quel cagnaccio di Jan Barta, l'uomo più pericoloso in fuga (ricordare Firenze 2013); Andrea Peron, che anche quest'anno nobilita la partecipazione del Team Type 1, la squadra di atleti affetti dall'omonima forma di diabete; un barbutissimo Matteo Bono (Lampre); l'esperto Maarten Tjallingii (Lotto NL); il polacco Adrian Kurek (CCC). Ci sono poi le professional italiane invitate (non c'è la Nippo Vini Fantini), rispettivamente la Androni con Sergei Tvetcov (finora deludente nella sua esperienza italiana), la Southeast con Samuele Conti, la Bardiani col neoprofessionista Mirco Maestri, già da dilettante noto per il suo spirito combattivo. Completano l'elenco dei fuggitivi due uomini titolati su pista come Roger Kluge (IAM), fresco di podio nell'Omnium ai Mondiali di Manchester e Marco Coledan (Trek), che permette agli uomini di Cancellara di non dover controllare la corsa, ed infine Gediminas Bagdonas (Ag2r).  L'azione va via al km 14, dopo poco mollata dal gruppo: dopo 40 km gli 11 hanno 10'35", che risulterà come vantaggio massimo; non di più, per un gruppetto dotato di diversi cagnacci, non nuovi a mettersi in mostra in azioni da lontano.

 

Frana sull'Aurelia e deviazione in autostrada
È già partita la fuga quando nei dintorni di Arenzano una frana cade sull'Aurelia, causando il ferimento di 2 persone e l'inagibilità del percorso. Uno sfortunatissimo caso del destino, al quale la macchina organizzativa risponde tempestivamente di concerto con la polizia stradale, optando per l'unica deviazione possibile: l'ingresso in autostrada dopo la discesa del Turchino. Una deviazione ininfluente nel bilancio della gara (si passa da 291 a 295 km di competizione) che permette comunque il regolare svolgimento della corsa senza soste (anche se qualche corridore sarà stato tentato al rifornimento in autogrill...) 

 

La caduta che frena Matthews e Démare
Sin dalla partenza la fuga è controllata dagli uomini di Peter Sagan. Giunti in costa, col vantaggio dei fuggitivi dimezzatosi rispetto al massimo, anche la Dimension Data di Cavendish (che fora due volte) e Boasson Hagen si fa notare in testa al gruppo. La lunga attesa della Cipressa non è ovviamente scevra da cadute: la prima ai -59 non causa problemi; la seconda, all'imbocco dei capi, è fatale a Federico Zurlo (Lampre), dolorante a una spalla: per fortuna nessuna frattura. Ma è ai piedi della Cipressa che aumentando il nervosismo, aumentano anche le cadute, mentre tra i fuggitivi Coledan accende la bagarre e dimezza il gruppo in testa: una caduta in testa al gruppo coinvolge gli Orica, frenando tra gli altri anche Michael Matthews (Orica), uno dei principali favoriti per l'arrivo in volata. Molti i coinvolti, tra questi anche un possibile protagonista come Geraint Thomas (Sky) e Arnaud Démare (FDJ): il francese è però lestissimo a rimettersi in sella e già in cima alla Cipressa riuscirà a rientrare in gruppo.

 

L'allungo di Visconti e Stannard sulla Cipressa
Il gruppo approccia comunque bello folto la Cipressa: è l'Astana a mettere Grivko e Agnoli in testa al gruppo, per indurire l'andatura. Maestri, Coledan, Barta, Kluge, Bono e Tjalingii vengono fagocitati quando mancano 25 km all'arrivo. La Cipressa è fatale a Mark Cavendish, primo dei favoriti a cedere, e resterà nelle gambe di Elia Viviani, incapace a reagire sul Poggio. Dopo che uno scivolone a metà gruppo rovina anche la gara di Diego Ulissi (Lampre), Giovanni Visconti (Movistar) attacca ai -23 con Ian Stannard (Sky) che si fionda a ruota. Il duo collabora alacremente e scollina in testa, arrivando a guadagnare 15". In discesa si rovina la corsa di Zdenek Stybar (Etixx), che colpisce uno sfortunato cane. Quando ai -17 il gruppo rientra sull'Aurelia si sganciano Daniel Oss (BMC), Fabio Sabatini (Etixx) e Matteo Montaguti (Ag2r) in caccia, arrivando presto a formare un quintetto che possa dare più fastidio ai velocisti. È la Katusha a sobbarcarsi l'inseguimento, giungendo a chiudere sui fuggitivi a -11.3 dall'arrivo. Il gruppo approccia così il Poggio ancora folto, con un po' di gente che riesce a rientrare sull'Aurelia, tra cui un Michael Matthews solo da applaudire per l'enorme sforzo fatto. 

 

Kwiatkowski allunga sul Poggio
Domina la stasi a inizio Poggio, nessuno vuol prendere realmente l'iniziativa. La giornata orribile della Lampre culmina con la caduta in salita di Sacha Modolo. Ci pensa il vincitore del Trofeo Laigueglia, Andrea Fedi (Southeast), ad allungare ai -7.6: un'azione al quale nessuno risponde subito, tutti attendono l'ultimo chilometro del Poggio. Dove si accende definitivamente la gara, in una successione di contropiede: Lars Boom (Astana) prova a mettersi sulla scia di Fedi, ma è Tony Gallopin (Lotto) a riprenderlo con una notevole sparata. Le energie di Gallopin si esauriscono però presto, ed è così l'ex-campione del mondo Michal Kwiatkowski (Sky), negli ultimi 700 metri del Poggio, a lanciarsi all'attacco: prende margine, Vincenzo Nibali (Astana) si mette in testa al gruppo in discesa in caccia ma è lesto Fabian Cancellara (Trek) a mettersi alla sua ruota, così come Matteo Trentin (Etixx).

 

Trentin stoppa un mostruoso Cancellara
Kwiatkowski conduce un'ottima discesa, tenendo a debita distanza il resto del gruppo. Nei tratti più tecnici prova ad allungare, ma trova dei degni stopper sempre in Cancellara e Trentin. Finita la discesa la sua azione solitaria va però esaurendosi, ed è dunque Cancellara a -1.5 a prodigarsi nel temuto attacco, togliendosi letteralmente di ruota il gruppo dalla testa. Tutto il gruppo tranne uno: è Matteo Trentin, uno straordinario Matteo Trentin, che demoralizza il fenomeno svizzero. Neanche il tempo di rifiatare ed Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) a provare l'anticipo sotto il triangolo rosso, con Greg Van Avermaet (BMC) a ruota, ma è un sorprendente Fernando Gaviria (Etixx) a chiudere in prima persona, con Peter Sagan (Tinkoff) a ruota. Niente da fare per gli attaccanti: sarà volata.

 

La caduta di Gaviria, Pozzato ottavo
Non è però una volata tanto semplice e lineare, poichè a 500 metri dall'arrivo Gaviria, in un momento di distrazione (o forse troppa concentrazione?) tocca la ruota di Greg Van Avermaet e capitombola, rischiando di trascinare con sè anche Sagan e Cancellara, tagliati fuori dal successo finale. Jurgen Roelandts (Lotto Soudal) coglie l'attimo e parte con una volata lunghissima e disperata, inseguito da un Van Avermaet ormai cotto e sopratutto da Nacer Bouhanni. Ma il velocista della Cofidis ha un salto di catena, e alle sue spalle spunta fuori come un falco, nella sorpresa generale, proprio l'eterno rivale Arnaud Démare (FDJ) che va così a cogliare un netto successo, battendo di una bicicletta Ben Swift (Sky). Roelandts riesce a portare a casa un inaspettato podio, davanti a Bouhanni che in preda a una rosicata senza fine ha passato gli ultimi 100 metri a tirar pugni al manubrio e a Van Avermaet.

Giunge sesto un floscio Alexander Kristoff (Katusha), che conferma la forma non dei giorni migliori, poi settimo un redivivo Heinrich Haussler (IAM), che qui rischiò nel 2009 di cogliere il più importante successo della sua carriera. Chiude la top ten un terzetto di italiani, e a sorpresa il miglior azzurro è Pippo Pozzato (Southeast): nascosto fino alla fine, ma ha onorato la partecipazione. Precede Sonny Colbrelli (Bardiani), bravo a seguir le mosse dei big ma non sufficientemente lesto allo sprint, e Matteo Trentin

Nicola Stufano

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