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Strade Bianche 2016: Tutti a far festa in Contrada Cancellara! - Terza vittoria a Siena per Fabian su Stybar e su un clamoroso Brambilla. Sagan giù dal podio

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Fabian Cancellara precede Zdenek Stybar e vince la sua terza Strade Bianche © Bettiniphoto

Si vede, nella controluce dello sguardo di Fabian Cancellara, una voglia matta di lasciare chilometri di rimpianto dietro di sé e il suo annunciatissimo ritiro dal ciclismo pedalato, fissato per la fine della stagione appena cominciata. Quanti tifosi resteranno orfani, tra pochi mesi, non già di un corridore in declino e visivamente pronto per la pensione, ma di un campione ancora all'apice. Compirà 35 anni tra pochi giorni, il 18 marzo; e si accinge all'ultima cavalcata sulle pietre del nord, quelle che l'hanno consacrato tra i numeri uno dell'ultimo decennio: la prima Roubaix la vinse nel 2006, quando era comunque già da diversi anni protagonista, tra una crono vinta e l'altra.

Non vogliamo ripercorrere il palmarès infinito di questo grande degli anni 2000, lo faremo magari a fine anno con uno speciale tutto per lui; speciale in cui dovremo citare il fatto che Fabian sia stato l'unico a vincere più di una Strade Bianche, il primo a conquistarla per la terza volta, oggi. «Adesso dovranno darmi uno sterrato a nome mio», ha dichiarato a caldo col suo italiano tra il traballante e il fantasioso, facendo riferimento alla promessa degli organizzatori di intitolare un tratto di strada bianca a chi vince la corsa per tre volte; e poi ancora, brillanti gli occhi, «...e una magnum di Sassicaia...», che ha annunciato voler regalare ai suoi tifosi, ma intanto si intuiva anche un'altra voglia matta, quella di tornare alla vita dopo 20 anni di sacrifici, quelli richiesti a chi fa il ciclista.

Viene difficile pensare che Cancellara, in arte Locomotiva di Berna, al secolo Spartacus, non sarà più di queste lande, ma pazienza, è la vita che scorre col ciclismo e le sue storie e i suoi personaggi; ce lo godremo nel prossimo mese abbondante, Fabian, e se quel che abbiamo visto fin qui sarà confermato (aveva già vinto due corse prima dell'ennesima impresa di oggi) dobbiamo pensare a lesinare gli aggettivi in questo articolo, perché ci saranno altre occasioni per spenderne in suo onore.

 

Iattura per la fuga, frattura per Cunego
La giornata che avrebbe consacrato Gianluca Brambilla agli occhi del pubblico italiano, che avrebbe regalato a Peter Sagan un'ennesima conferma di quanto può essere indigesta la salita di Santa Caterina che porta a Piazza del Campo, e che si sarebbe conclusa con la terza vittoria di Fabian Cancellara, era cominciata con una fuga a 8 composta da Marcin Mrozek (CCC), Jens Debusschere e Pim Ligthart (Lotto Soudal), Riccardo Stacchiotti (Nippo-Fantini), Tom Van Asbroeck (LottoNL), Tiziano Dall'Antonia (Androni), Jesse Sergent (AG2R) e Lorenzo Rota (Bardiani).

Era cominciata, pure, con diverse cadute: tra i coinvolti, un paio di corridori sono stati ricoverati in ospedale, e parliamo di Maciej Paterski (CCC) con problemi al ginocchio, e di Damiano Cunego, andato giù nel terzo settore di sterrato. Purtroppo il veronese della Nippo-Fantini ha riportato una frattura al quinto metacarpo della mano destra.

La particolare conformazione della Strade Bianche, pur in assenza dell'annunciata pioggia (e del derivante fango sugli sterrati), fa sì che la gara si accenda sempre piuttosto presto: mal per la fuga da lontano, che è stata annullata - dopo aver avuto fino a 6'15" di margine - al km 100, a ben 76 dalla fine. Si era in vista del quinto di nove tratti di sterrato, e stava per cominciare tutta un'altra corsa.

 

Brambilla dà il via al contrattacco, a Puccio salta la catena
Proprio sul tratto di San Martino in Grania, a circa 70 dalla fine, è partito - da un gruppo già in via di totale selezione - il contropiede che ci avrebbe accompagnati fino ai chilometri decisivi. In esso erano presenti (tra parentesi squadra e rispettivo capitano, per intenderci): l'iniziatore Gianluca Brambilla (Etixx, Zdenek Stybar), Andriy Grivko (Astana, Jakob Fuglsang), Brent Bookwalter (BMC, Greg Van Avermaet), Salvatore Puccio (Sky, Michal Kwiatkowski), Maxime Monfort (Lotto Soudal, Tiesj Benoot) e Daniele Bennati (Tinkoff, Peter Sagan). A occhio nudo si nota subito l'assenza di Trek (Fabian Cancellara) e Movistar (Alejandro Valverde), che poi sono le due squadre che più delle altre avrebbero avuto interesse a tirare per annullare quell'azione: in effetti i primi si sono mossi, i secondi ancora no.

Ma son successe tante cose: Bennati si è subito staccato, sul lungo settore 5, e sul successivo tratto in sterrato, il determinante Monte Sante Marie (ben 11.5 km punteggiati da difficoltà altimetriche), un Puccio sin lì scatenato solo metaforicamente, lo è diventato anche fisicamente, dato che proprio un salto di catena (ai -49) l'ha obbligato a fermarsi, e ciao patria. Intanto Cancellara in prima persona, dopo aver esaurito la squadra nell'inseguire nei 20 km precedenti, si incaricava di frustare ulteriormente il gruppo, fino a portarlo a una composizione di non più di 25 unità.

 

La tenacia di Brambilla nella battaglia di Montaperti
I quattro davanti - tra di essi notevoli passisti - non andavano certo a spasso, tanto che il loro margine è arrivato a superare il minuto sul gruppo. Da dietro era uscito Lars Petter Nordhaug (Sky) per provare a sostituire tra i battistrada Puccio, ma il norvegese non è riuscito a venirne a capo, è rimasto a bagnomaria per una cinquina di chilometri e poi si è saggiamente rialzato. Nel gruppo, rimpolpato da diversi rientri (si era tornati a lambire le 50 unità), lavorava ora la Movistar, ma anche la Sky era pronta a dare un contributo.

Il lavoro di queste formazioni ha permesso di abbattere il distacco dai primi, i quali sono stati messi nel mirino in vista del settore di sterrato numero 7, quello di Montaperti, a 23 km dalla fine. Il ricongiungimento sembrava cosa fatta, ma Brambilla ha aperto il gas per la seconda volta, e sul ri-allungo solo Bookwalter ha saputo reagire; ma l'americano ne aveva ancora per poco, visto che su una rampetta successiva allo sterrato, con la terza accelerazione l'italiano della Etixx l'ha fatto definitivamente fuori, restando da solo al comando della corsa. Dietro, si segnalavano piccoli movimenti di Vincenzo Nibali (Astana) e di Kwiatkowski: nulla di che.

Il settore numero 8, quello di Colle Pinzuto a 19 km dal termine, è risultato quello più determinante della giornata: è qui che si sono tirate le fila della corsa, è qui che son rimasti in gioco solo gli uomini che sarebbero andati a disputarsi la vittoria. È qui che l'iride di Sagan ha brillato più che mai.

 

Sagan fa l'appello, Cancellara risponde presente
Lo slovacco della Tinkoff è partito deciso ai -19, e alla sua ruota ha resistito solo l'ex connazionale Stybar. Questa azione ha definitivamente frantumato il gruppo, e solo Cancellara ha avuto la forza di riportarsi sui contrattaccanti, che nel frattempo avevano raggiunto Brambilla: a metà settore, ai -18, si era formato insomma il quartetto buono. Gianluca (quarta accelerazione) ai -17 ha tentato un nuovo allungo, ma non ha avuto grande spazio.

Forse per spezzare l'annunciato gioco di squadra della Etixx, i cui rappresentanti occupavano il 50% del quartetto, Cancellara ha tentato un diversivo ai -15, a metà strada tra la fine del settore 8 e l'inizio del 9: Stybar si è incaricato di chiudere sul bernese. Il gruppetto degli inseguitori, ad ogni buon conto, non era lontano, e il lavoro - tra gli altri - di Nibali stava permettendo di mantenere un gap tra i 10 e i 15": tutto ancora da decidere, o almeno così sembrava.

Sulle Tolfe, ai -12, settore di sterrato numero 9, Sagan ha tentato di forzare, ma il quartetto è rimasto intatto; dietro ci hanno provato prima Van Avermaet e poi Valverde, ma il risultato ottenuto è stato di fare staccare quei pochi gregari di lusso che ancora gravitavano in zona (tra questi c'era pure Daniel Oss): un problema risultato in tutta la sua evidenza nel momento in cui, usciti dal settore, sarebbe stato utile avere qualcuno da spendere ancora nei 10 km successivi, fino all'ingresso in Siena.

 

Brambilla inesauribile alla rincorsa di un sogno
Valverde, Van Avermaet, Benoot, Nordhaug, e poi Petr Vakoc (Etixx), Jakob Fuglsang (Astana) e un interessante Diego Ulissi (Lampre): questi i componenti del secondo gruppetto, rimasto almeno fino ai -8 a una distanza fissa di 10-12" dai battistrada (nonostante l'indefesso spendersi di Sagan, là davanti). Dopodiché, qualcosa è cambiato, sulla scorta dell'ennesima azione di Brambilla.

A dire il vero tale azione è stata doppia: prima il vicentino (ma nato sul Lago di Lecco) è scattato (e cinque!) ai -7.7, e Cancellara ha chiuso, seguito poi da Stybar e - con più fatica - da Sagan; poi si è ripetuto ai -6, e stavolta nessuno è riuscito a mettergli il sale sulla coda. Dietro, i vari Van Avermaet e Valverde e soci hanno di colpo smesso di collaborare per inseguire, e il risultato è stato che il margine rispetto ai primi si è dilatato in maniera irreparabile: ormai restava solo da capire se Cancellara, Stybar e Sagan sarebbero riusciti a chiudere su Brambilla.

Con il ceco ovviamente sulle ruote, visto che aveva il compagno davanti, toccava agli altri due lavorare: ma il Campione del Mondo dava l'impressione di aver già passato da tempo l'apice della sua giornata, per cui è toccato all'elvetico fare il grosso del lavoro. Il pluriattaccante di giornata è entrato nella splendida Siena con 7-8" di vantaggio, e sulla salita di Santa Caterina ha dato tutto e pure di più per difendere quel margine.

 

Cancellara vince di forza e d'esperienza
Ancora ai 500 metri Brambilla aveva speranze di riuscire nell'impresa clamorosa. Ma a quel punto, sulla rampa più dura (al 16%) della stradina che conduce a Piazza del Campo, Fabian ha dato una trenata paurosa che ha messo in croce Sagan e che gli ha permesso di riavvicinare in maniera decisiva l'italiano. Cancellara ha dato il colpo di grazia ai 300 metri, affiancando Gianluca e tenendo a bada Stybar, il quale non è proprio riuscito - malgrado ci abbia provato - a mettere la ruota davanti all'avversario.

Troppo esperto di questo finale, il bernese, per permettere agli altri di sopravanzarlo prima dell'ingresso in Campo: sapeva benissimo che di fatto negli ultimi 200 metri non c'è più spazio per sprintare, nel toboga senese, e quindi la vera volata va fatta lì, ancor prima di entrare nella piazza.

Ineccepibile la manovra di Spartacus, il quale è andato a prendersi l'ovazione del pubblico all'ombra della Torre del Mangia, davanti allo sconsolato Zdenek e a Brambilla, arrivato subito dietro e a suo modo esultante per la splendida gara disputata e coronata da un podio che non in troppi gli avrebbero pronosticato alla vigilia.

Sagan è rimasto con le mosche in mano, quarto a 13" dal vincitore, e alle sue spalle l'uomo che ha meglio interpretato la rampa di Santa Caterina è stato l'astro nascente Petr Vakoc, che a 34" ha preceduto Van Avermaet (sesto a 37"), un terzetto a 41" formato da Ulissi, Benoot e Nordhaug, con Valverde a chiudere la top ten a 50" da Cancellara. Solo 11esimo Fuglsang, e poi tanta Italia nella seconda metà di top 20: 14esimo Oss, 15esimo Nibali, 16esimo Giovanni Visconti, 18esimo Gianni Moscon (bravo), 19esimo Matteo Trentin. A modo nostro, nelle classiche, stiamo tornando a recitare un ruolo: avanti così.

Marco Grassi

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