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Strade Bianche 2016: Il giorno in cui l'Italia scoprì Gianluca Brambilla - Il generoso vicentino ha fatto un salto di qualità

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Gianluca Brambilla fa il forcing sullo sterrato della Strade Bianche © Bettiniphoto

Da quando, nel 2010, è passato professionista con la maglia Colnago-CSF della famiglia Reverberi, Gianluca Brambilla ne ha fatta di strada. Una crescita graduale, non con la stessa rapidità di altri coetanei, ma che dal 2014 ha visto un deciso cambio di ritmo per il ventottenne azzurro. Con la consacrazione finalmente arrivata in queste prime battute del 2016, dove fra Spagna, Oman, Francia e Italia è sempre stato nel vivo dell'azione.

 

Tra i giovani fa fatica, ma alla lunga la qualità emerge
Gianluca Brambilla è nato in una giornata di fine agosto del 1987 a Bellano, un ameno paesino che si affaccia sul Lago di Como. Ancora bambino lascia la natia terra comasca e si trasferisce con la famiglia a Tezze sul Brenta, comune vicentino sulle sponde dell'omonimo fiume e al confine con le province di Padova e Treviso. Area dove si respira ciclismo questa, come poche altre in Italia: se poi hai dieci anni quando un certo Marco Pantani dà spettacolo fra le salite alpine e pirenaiche e rimani ammirato a vedere le imprese del Pirata, ecco che è più facile lasciar perdere il pallone rotondo per provare ad imitare le sue gesta in sella ad una bici.

Non è subito un campioncino in erba, Gianluca, e fra giovanissimi, esordienti e allievi le vittorie sono pochine: il fatto di essere ben più minuto dei propri rivali è una costante della carriera, ma tale carenza può tranquillamente trasformarsi in pregio, come ben dimostrato nel corso della carriera. Le prime affermazioni di peso arrivano tra gli juniores, ovviamente negli arrivi all'insù: ad accorgersi di lui è Gianni Faresin, da poco salito in ammiraglia tra gli under 23 con il Team Breganze. Il primo anno è di apprendistato mentre il secondo vede un grande cambiamento alle porte: con il vincitore del Giro di Lombardia 1995 si trasferisce armi e bagagli nella formazione dominante tra i dilettanti, la Zalf Desirée Fior.

Con la squadra trevigiana arrivano i primi successi di prestigio: con la conquista del Palio del Recioto 2008 e della classifica generale del Giro del Friuli Venezia Giulia 2009 il suo nome diventa popolare tra gli addetti ai lavori. Ma tutto è già deciso in chiave mercato: già nel 2008 era arrivata la firma tra Brambilla e l'allora CSF-Navigare di Bruno e Roberto Reverberi, con cui è passato professionista nel 2010 non prima di aver preso parte, nel settembre 2009, al mondiale under 23 di Mendrisio, concluso al trentunesimo posto.

 

Tra i pro' arriva subito la vittoria. Dal 2013 nell'università in Belgio
La preparazione per il debutto tra i pro' non è delle migliori: prima contrae la febbre suina, a lungo protagonista delle cronache di quell'inverno, poi una tendinite lo costringe ai box dopo l'esordio di fine febbraio al Gp dell'Insubria. Il ritorno, però, è col botto: alla quarta corsa tra gli élite, il GP Nobili, arriva un sorprendente successo in solitaria dopo un'azione da lontano. L'anno del debutto si chiude con una buona serie di piazzamenti e con la prima presa di conoscenza con la prima classica monumento, il Giro di Lombardia.

Nel 2011 non arrivano vittorie per Brambilla; ma questo è un anno importante, perché arriva l'esordio al Giro d'Italia nel quale si mette in mostra conquistando la maglia verde parziale e correndo con coraggio, con un quarto posto nella tappa di San Pellegrino Terme ad incorniciare il tutto. Nel 2012 arriva un'ulteriore crescita di rendimento, con piazzamenti di livello (sfiora il successo al Giro dell'Appennino, battuto solo da Felline) e prestazioni di alta qualità: al Giro conclude tredicesimo in classifica (terzo fra i giovani), pur servendo da gregario a Domenico Pozzovivo. Le porte per il grande salto sono però spalancate e Gianluca spicca il volo.

La nuova avventura si chiama Omega Pharma-Quick Step, squadrone nel quale militano campioni del mondo e vincitori di grandi classiche. Il 2013 non è un granché dal punto di vista dei risultati, meglio invece il 2014 quando si fa notare prima con due quinti posti di fila al Giro nella tappa di Savona e nella crono Barolo e poi al Giro di Polonia, tredicesimo in classifica ma con i big nelle tappe di montagna. Alla Vuelta, nella sedicesima tappa, arriva il fattaccio dell'incomprensione, chiamiamola così, con il russo Ivan Rovny che lo mette fuori corsa e gli preclude la presenza al Mondiale di Ponferrada.

Il cambio di ritmo arriva nella seconda metà del 2015: prima un buon rendimento fra Tirreno e Volta Catalunya in preparazione al Giro, obiettivo però saltato a causa di una caduta alla Liegi-Bastogne-Liegi in cui si frattura la clavicola. Il nuovo obiettivo si chiama dunque Vuelta, nella quale è buon protagonista a ridosso dei primi dieci (terminerà tredicesimo). La buona condizione continua a Il Lombardia, dove è decimo pur lavorando a supporto di Kwiatkowski. La chiusura di una stagione positiva arriva al neonato Abu Dhabi Tour, in cui è sesto sia nella tappa regina che nella graduatoria finale.

 

Una prima parte di 2016 da urlo. E oggi il titolo di mvp
A ventotto anni è arrivato il momento della definitiva maturazione. E, subito, il Brambi (questo il suo soprannome) ha risposto presente: vincente alla prima gara dell'anno, il Trofeo Pollença con un attacco ai meno 20 km, bravissimo a mantenere pochi secondi fin sulla linea d'arrivo. Il giorno dopo, al Trofeo Serra de Tramuntana, un quarto posto utile ad alimentare il morale. Anche al successivo Tour of Oman arriva una conferma, con un quinto e un sesto posto nelle tappe e la decima piazza conclusiva. Anche il ritorno nel Vecchio Continente fra Classic Sud Ardèche e Drôme Classic, in cui funge da gregario per il capitano Vakoc, è brillante con un tredicesimo ed un quattordicesimo posto.

Il giorno che finalmente l'ha fatto conoscere anche ai meno appassionati è giunto quest'oggi, con una Strade Bianche conclusa al terzo posto e con il premio di protagonista indiscusso della giornata. Il vicentino attacca, assieme a Brent Bookwalter, Andriy Grivko, Maxime Monfort e Salvatore Puccio, in corrispondenza del settore in sterrato di San Martino in Graie. Del quintetto quello che ne ha di più è proprio Brambilla il quale, persi ad uno ad uno i compagni di fuga, viene raggiunto al termine del tratto di Colle Pinzuto da tre tenori quali lo slovacco Peter Sagan, lo svizzero Fabian Cancellara e il ceco Zdenek Stybar.

Proprio quest'ultimo è compagno di squadra dell'azzurro nella Etixx-Quick Step e tale superiorità numerica è stata una carta importante nel prosieguo della corsa. Brambilla allunga una prima volta, ma i tre si riportano presto sotto; ai meno 10 km lo scalatore attacca in maniera decisa, con Cancellara e Sagan che si guardano e con Stybar a coprire le spalle. Ci prova Gianluca, mette tutte le residue forze sui pedali, con il sogno della vittoria sempre più vicino: imbocca l'ultimo km, passando sotto la Porta di Fontebranda, da solo e inizia quel terribile calvario che è il muro di Via Santa Caterina con un discreto margine.

Dietro, però, Cancellara vuole lasciare il proprio marchio sulla corsa senese per l'ultima volta e riaccelera prepotentemente; per il veneto, la cui pedalata si è fatta faticosa, non c'è nulla da fare. Sono solo 300 i metri di troppo che lo hanno separato da un successo che avrebbe meritato; a precederlo sono stati due campioni di prima grandezza, categoria alla quale ancora non appartiene Gianluca Brambilla ma che, con il duro lavoro che ha messo sulla strada oggi e in sei anni da professionista, non è più così tanto lontana.

Alberto Vigonesi

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