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Mondiali su Pista 2016: Un record storico per il quartetto azzurro - Dopo 20 anni cade il primato italiano dell'Inseguimento a Squadre maschile. Viviani solo 12° nello Scratch | Cicloweb

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Mondiali su Pista 2016: Un record storico per il quartetto azzurro - Dopo 20 anni cade il primato italiano dell'Inseguimento a Squadre maschile. Viviani solo 12° nello Scratch

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Viviani, Bertazzo, Consonni e Lamon realizzano a Londra il nuovo record italiano del quartetto © Bettiniphoto

La sessione inaugurale dei Campionati del Mondo su Pista al velodromo olimpico di Londra è diventata una giornata storica per il ciclismo italiano: il quartetto dell'Inseguimento a Squadre maschile ha infatti stabilito il nuovo record italiano sulla distanza dei quattro chilometri abbattendo per la prima volta il muro dei quattro minuti. Da qualche tempo questa prestazione era ormai nell'aria e la sensazione era proprio che al Mondiale potesse finalmente cadere quel record che durava addirittura dal 1996: inaspettata però è la qualità del risultato fatto segnare da Elia Viviani, Liam Bertazzo, Simone Consonni e Francesco Lamon.

Il record di Adler Capelli, Cristiano Citton, Andrea Collinelli e Mauro Trentini resisteva dal 31 agosto 1996, quando nella semifinale dei Campionati del Mondo di Manchester fecero segnare il tempo di 4'00"958 che allora era anche il record del mondo e che lo restò per poco più di quattro anni risultando finora il primato più longevo dell'epoca moderna: oggi i quattro azzurri non si sono limitati a scendere sotto i quattro minuti ma hanno migliorato il record di più di tre secondi portandolo a 3'57"800, un risultato che è valso in quarto tempo assoluto di giornata alle spalle solo di Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, le tre nazioni leader della specialità. In giornate come questa lì per lì esulti come un matto, poi ti fermi un attimo a pensare e ti viene anche una gran rabbia: sì, perché questa Italia che può lottare per una medaglia mondiale ai Giochi Olimpici non ci sarà ed il rimpianto di aver buttato via la prima del percorso di qualificazione è grande. La speranza è di non ripetere questi errori in futuro, perché con questi ragazzi si può lavorare anche nel prossimo ciclo olimpico: Elia Viviani con i suoi 27 anni è il più "vecchio", ma Bertazzo di anni ne ha 24, Consonni e Lamon sono entrambi classe '94 e poi c'è anche il talentuoso 19enne Filippo Ganna, che potrebbe essere inserito nel quartetto per dare forze fresche al gruppo con anche Michele Scartezzini.

Ma adesso il pensiero va proprio alle sfide di domani perché nel primo turno i nostri si troveranno a sfidare i padroni di casa della Gran Bretagna che, trainati da Bradley Wiggins, oggi hanno fatto il miglior tempo in qualifica con 3'55"664: chi vince lo scontro diretto va a giocarsi l'oro contro la vincente di Australia-Nuova Zelanda, chi perde invece deve sperare di realizzare uno dei due migliori crono di ripescaggio per andare a lottare almeno per la medaglia di bronzo. Se la sfida contro i britannici sembra proibitiva, l'obiettivo medaglia invece è più alla portata dei nostri perché il terzo posto dei neozelandesi oggi era appena 8 decimi più avanti, mentre dietro la Danimarca è arrivata a quasi 1"4.

 

Inseguimento in tono minore, Rebecca Wiasak bissa il titolo del 2015
La prima giornata di gare, però, ha visto assegnare anche i primi quattro titoli iridati. In ordine temporale la prima a salire sul gradino più alto del podio è stata l'australiana Rebecca Wiasak che nell'Inseguimento Individuale ha bissato il titolo conquistato l'anno scorso a Saint-Quentin-en-Yvelines. La disciplina, ormai fuori dal programma olimpico, sta vivendo una grossa crisi di interesse ed oggettivamente anche la gara di oggi è stata abbastanza povera dal punto di vista tecnico: di grandi specialiste non ce n'erano ed il 3'31"287 con cui la Wiasak ha vinto le qualifiche non sarebbe bastato per entrare tra le prime quattro nel 2015.

La Wiasak comunque ha saputo riconfermarsi dando sempre l'impressione di essere pienamente sotto controllo della situazione: l'argento è andata alla polacca Malgorzata Wojtyra, bronzo invece alla canadese Annie Foreman-Mackey che ha avuto la meglio sulla statunitense Ruth Winder; in gara per l'Italia c'era Beatrice Bartelloni che ha chiuso con l'ottavo tempo in 3'40"394. Da segnalare anche che in gara non c'era alcuna rappresentante della Gran Bretagna: avrebbe dovuto esserci Katie Archibald che però a dicembre si è lesionata il legamento crociato posteriore del ginocchio in un incidente in moto, facendo arrabbiare non poco i tecnici che hanno deciso di tenerla a riposo per non compromettere l'avvicinamento a Rio 2016.

 

Sebastian Mora stellare nello Scratch, Viviani poco attento
Grandissimo spettacolo invece nello Scratch maschile dove in gara c'era anche Elia Viviani. Fin dalle prima battute la corsa è stata molto accesa: a circa 45 giri dalla conclusione è partita l'accelerazione dell'idolo di casa Christopher Latham che si è portato dietro il tedesco Liss, il belga De Pauw e l'ucraino Gladysh. I quattro uomini sono riusciti a guadagnare il giro, ma la gara non si è chiusa e anzi nelle ultime 35 è letteralmente esplosa con entrata in scena dello spagnolo Sebastian Mora, già campione europeo della specialità: appena conclusa con successo la caccia di Latham e compagni è infatti partita un'azione di sette uomini con Mora, Oliveira, Prado, Ramanau, Chueng, Imhof e Hacecky che ha portato ben undici uomini in testa alla classifica provvisoria a pieni giri.

A 21 giri dalla conclusione si è visto finalmente Elia Viviani che dopo essersi fatto sorprendere per ben due volte ha cercato di rimediare attivandosi in prima persona: in questa fase però ogni dinamica di gruppo era ormai praticamente saltata e tanti si sono uniti al veronese della Sky. Con dieci giri ancora da percorrere si sono trovati quindi davanti a tutti Mora, Prado, Cheung, Ramanau, Imhof e Hacecky ma qui il fortissimo spagnolo ha avuto ancora la forza per lanciarsi tutto solo negli ultimi giri andando a conquistate una vittoria incredibile e meritatissima: il secondo posto è andato al messicano Ignacio Prado, bronzo invece allo svizzero Claudio Imhof; Elia Viviani invece ha chiuso al 12° posto con un giro di ritardo, un risultato un po' deludente per i colori azzurri ma non era questo l'obiettivo principale di Elia e lo Scratch è una gara sempre molto imprevedibile.

 

Alla Nuova Zelanda la Velocità a Squadre maschile
La serata londinese si è conclusa con le finali della Velocità a Squadre che hanno visto sorridere la Nuova Zelanda in campo maschile e la Russia tra le donne. I tutti-neri hanno costruito il loro successo grazie ad una grande compattezza: 43"096 il tempo con cui Edward Dawkins, Ethan Mitchell e Sam Webster hanno vinto la batteria di qualificazione davanti ad Olanda, Francia e Germania nell'ordine; incredibile beffa per l'Australia che ha mancato l'accesso alla finale per il terzo posto per l'inezia di un millesimo di secondo.

Nella finale per il titolo l'Olanda è partita forte con Hoogland e Van 'T Hoenderdaal mettendo in grosso difficoltà la Nuova Zelanda nei primi 500 metri: nell'ultima frazione però la differenza tra Matthijs Buchli ed Edward Dawkins è stata lampante con quest'ultimo che prima ha chiuso il piccolo svantaggio e poi è andato a regalare ai suoi compagni la medaglia d'oro con più di due decimi di vantaggio sui rivali olandesi. Il podio è stato completato dalla Germania che, dopo il brivido in qualifica, è riuscita ad avere la meglio sulla Francia grazie soprattutto all'ottimo lavoro in partenza di René Enders.

 

Velocità a Squadre Donne: la Cina rivive l'incubo del 2012, oro alla Russia
Tra le donne invece il velodromo di Londra sembra avere una vera e propria maledizione per la Cina: quattro anni un cambio irregolare in finale costò alle asiatiche un titolo olimpico, oggi quell'incubo è tornato ad essere realtà ed un altro declassamento per la stessa ragione ha fatto svanire un titolo mondiale che sembrava ormai in saccoccia. Jinjie Gong e Tianshi Zhong aveva vinto la qualifica nonostante la perdita della mascherina da parte della Zhong proprio negli ultimi metri della prova: in finale era arrivato un netto successo ma il verdetto della giuria è stato implacabile e così sul gradino più alto del podio sono salite le russe Anastasia Voinova e Daria Shmeleva, quest'ultima brava a controllare una brutta sbandata in partenza e ad effettuare una "caduta controllata" per poter ripetere da capo la prova.

La rodata coppia tedesca formata da Miriam Welte e Kristina Vogel è andata a conquistarsi la medaglia di bronzo nell'appassionante sfida contro l'Australia (12 millesimi di differenza). Chiude al quinto posto, tra grandi polemiche, la Gran Bretagna che ha clamorosamente fallito la qualificazione ai Giochi Olimpici: il risultato odierno non è bastato a scavalcare la Francia nel ranking e Jess Varnish e Katy Marchant si sono sfogate attaccando i tecnici, colpevoli di aver effettuato troppi esperimenti durante i percorso biennale con in palio i punti per Rio de Janeiro.

Sebastiano Cipriani

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