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Omloop Het Nieuwsblad 2016: Van Avermaet su Sagan, la sfida è già stellare - I giovani Benoot, Rowe e Gougeard a completare il fantastico quintetto che oggi ha dato spettacolo

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Greg Van Avermaet vince la Omloop Het Nieuwsbald su Peter Sagan e Tiesj Benoot © Bettiniphoto

Beh, che dire cari amici, per essere appena alla prima di una lunga serie di classiche fiamminghe, possiamo dirci più che soddisfatti dalla Omloop Het Nieuwsblad disputatasi oggi da Gand a Gand. Quando una corsa se la giocano - tra gli altri - il Campione del Mondo, uno dei più forti rappresentanti della categoria dei classicomani, e uno dei giovani migliori (forse proprio il migliore) dell'intero panorama ciclistico, e tutti e tre finiscono poi sul podio, al termine di una prova tambureggiante e palpitante, ci si alza da tavola più che sazi.

L'unico ingrediente mancante in questa bella giornata primaverile è stato, dal nostro punto di vista di italiani, un nostro connazionale che partecipasse al festino, anche se a ben vedere qualcosina possiamo dire di averla vista pure noi, indicizzata alla voce Gianni Moscon.

 

Greg e Peter, sfida tra due fantastici perdenti
Del vincitore della OHN 2016, Greg Van Avermaet, non possiamo dire nulla che aggiunga qualcosa di nuovo sul suo conto. Pensare a quante volte l'abbiamo sentito nominare nei finali delle corse più importanti, quando era sempre lì a giocarsele, e fare mente locale sul fatto che quella di oggi sia appena la seconda classica di un certo spessore che ha conquistato, dopo la Parigi-Tours 2011, dice già tutto della sua dimensione di perdente di successo.

Può ancora ribaltare questa fama, in fondo ha 30 anni e ancora quattro o cinque stagioni per lasciare segni più o meno profondi. Va detto - con un pizzico di inutile cattiveria - che vincere gli viene più facile quando se la deve vedere con un altro che ama piazzarsi più che alzare le braccia in queste gare, ovvero Peter Sagan.

Ma che cosa vogliamo dire contro la prestazione odierna dell'iridato? Nulla, ha fatto un garone, soprattutto se pensiamo che era fermo da un mese (o meglio, si stava allenando: evidentemente l'ha fatto bene!); è stato eccellente nel cogliere il momento decisivo, nel volere a tutti i costi accodarsi ai contrattaccanti buoni, nello staccarsi di ruota - sul passo - Daniel Oss (non un fuscello qualsiasi), e poi nel dare un impulso determinante all'azione. Gli è mancato giusto quel quid di brillantezza per sprintare come avrebbe voluto, ma al termine di un periodo di intensa preparazione quella che può venir meno è proprio codesta brillantezza, nel breve; lo possiamo perdonare, insomma, anche perché non è che abbia perso da un quisque de populo, ma da un signor avversario.

 

Benoot, Rowe, Gougeard, quanto risplendono i giovani!
Tiesj Benoot poi, signori, Tiesj Benoot: 22 anni ancora da compiere, e sui muri del percorso era di netto il più forte, questo piccino ha le stimmate del fenomeno e se le promesse saranno mantenute anche in avvenire, beato chi se lo godrà (per ora la Lotto Soudal) da qui al 2030 (fa paura anche dirlo, ma così stanno le cose). Intanto il ragazzo conquista tifosi a ogni uscita, appena una settimana fa chiudeva a ridosso dei migliori (nonché primo tra i giovani) una corsa esigente come la Volta ao Algarve, al cospetto di diversi uomini da GT... oggi fa il diavolo a quattro tra muri e pavé. Definirlo un corridore completo è il minimo che si possa fare.

Accanto ai tre master del podio, non possiamo non spendere parole dolci anche per Luke Rowe, che ha dato il la all'azione decisiva sul Taaienberg, che nell'ultimo biennio è cresciuto a dismisura in queste corse, e che ha la grinta e la fantasia per potersi regalare qualche perla luccicante in futuro (e non è certo anziano, ha quasi 26 anni); di sicuro troverà più spazio quest'anno in una squadra, la Sky, che sta riconvertendo l'ottimo Geraint Thomas verso le gare a tappe.

E poi una citazione ammirata per Alexis Gougeard, ultimo rappresentante di quella meravigliosa categoria dei fuggitivi che muoiono in bici prima di mollare: anche lui è un giovincello, va per i 23 e tutti gli appassionati ricordano una sua memorabile vittoria in fuga alla Vuelta dello scorso anno. Oggi è partito all'attacco ben prima di pranzo, con quelli della prima ora, ed è rimasto là davanti praticamente per tutti i 200 km della gara; quando Sagan, con un'accelerata assassina sull'ultimo tratto di pavé del giorno, a 20 dalla fine, l'ha fatto staccare, non è che il francesino si sia depresso: è rimasto lì a tiro, a dieci metri, consumandosi i denti a forza di stringerli, ma arrendersi no: e appena lo slovacco si è spostato un attimo, e la velocità del drappello è diminuita per qualche secondo, Alexis è rientrato in scia, e da lì in poi non ha più perso un colpo, contribuendo addirittura (lui che pure avrebbe avuto più degli altri il diritto di risparmiarsi) alle tirate che hanno permesso all'azione di giungere in porto. Un cagnaccio da non sottovalutare.

 

Una fuga destinata a incidere
Continuiamo allora a parlare di Gougeard, che dopo 5 km era già all'attacco insieme ad altri 11 uomini: con l'uomo dell'AG2R c'erano Julien Morice (Direct Énergie), Kristian House (One), Brian Van Goethem (Roompot), Maxime Farazijn (Topsport), Kevin Van Melsen (Wanty), Zakkari Dempster (Bora), Hugo Hofstetter (Cofidis), Benoît Jarrier (Fortuneo), e addirittura tre componenti della Verandas Willems, formazione invitata all'ultimo momento in sostituzione dell'acciaccata Giant, e che evidentemente ci teneva a legittimare la sua presenza in corsa. I tre erano Stef Van Zummeren, Brecht Dhaene e Kai Reus. Proprio quest'ultimo, con una ficcante azione sul pavé di Donderij, a 60 km dal traguardo, ha selezionato il drappello, chiamando la risposta dei soli Gougeard, Morice e Dhaene.

Di lì a poco, ai -58, sul Taaienberg la corsa si sarebbe infiammata anche per il gruppo, precedentemente tirato a lungo dalla Katusha di Kristoff e, a turno da BMC, Etixx e Trek: il lavoro di queste formazioni ha fatto sì che il margine massimo degli attaccanti non superasse i 5'40" toccati al km 21; e quando sul muro di Boonen (il Taaienberg, appunto), la corsa è scoppiata, agli attaccanti era rimasto non più di un minuto.

 

Rowe accende la miccia sul Taaienberg
La lotta del Taaienberg, quindi: la BMC di Van Avermaet aveva preso forte il muro, ma è stato Luke Rowe a partire come un ossesso; in barba a qualsiasi tatticismo o attendismo, GVA gli si è subito messo a ruota; e se in una situazione del genere si muove il buon Greg, qualcos'altro di forte accadrà senz'altro: in questo caso, il "qualcos'altro" è stato lo sforzo di Tiesj Benoot per uscire a sua volta dal gruppo e andare ad accodarsi agli altri due; e l'intelligenza di Peter Sagan, il quale, una volta partito anche Benoot, si è ritrovato con Daniel Oss ad avere qualche decina di metri di vantaggio sul resto del plotone che era stato messo alla frusta dal vertiginoso aumento di ritmo.

Il capitano della Tinkoff si è voltato, ha visto che c'era un notevole vuoto alle sue spalle, e ha capito che quell'azione aveva già i crismi per essere quella buona. E allora ha dribblato Oss, si è alzato un attimo sui pedali in cima al muro, e con una naturalezza da schiaffi si è staccato di ruota il trentino, involandosi all'inseguimento del terzetto formatosi appena prima.

 

L'inefficace inseguimento del gruppo
Da lì in avanti la storia la si racconta facilmente: Rowe, Van Avermaet, Benoot e Sagan hanno raggiunto via via tutti i fuggitivi della prima ora, mentre il gruppo annaspava, tra una caduta di Tony Martin (grave danno per la Etixx che aveva l'incarico di inseguire), una di Alexander Kristoff (che ha tolto di mezzo la Katusha dalla contesa), una di Philippe Gilbert. In mezzo a questi capitomboli, una Etixx incapace di organizzarsi al meglio con gli altri team, e qualche tentativo di contrattacco che certo non faceva bene alla causa comune del plotone.

In uno di questi tentativi, partito contestualmente allo scivolone di Martin, abbiamo visto, con Sylvain Chavanel (Direct Énergie), Dries Devenyns e Oliver Naesen (IAM), anche Gianni Moscon (Sky): unico lampo d'Italia in una giornata abbastanza grigia per i nostri colori. Essendo avvenuto comunque nel finale di gara (mancavano circa 40 km al traguardo), e avendo coinvolto in maniera abbastanza brillante il giovane trentino, diciamo che per oggi ce lo facciamo bastare, in attesa di tempi migliori.

Ancora, da segnalare (prima di tornare ai battistrada) un tentativo di contrattacco di Jasper Stuyven ai -30: buona progressione del belga della Trek, non fosse che poi più avanti, ai -22, il ragazzone è è scivolato in curva neutralizzandosi da sé. Intanto la Lotto Soudal continuava ad avere buon gioco nel rompere qualche cambio alla Etixx, mettendo quindi ottimi bastoni tra le ruote degli inseguitori.

 

Sagan e soci involati verso il successo
Qualche dettaglio sulle dinamiche intercorse tra i fuggitivi superstiti e il quartetto Van Avermaet. Avevamo lasciato Reus, Gougeard, Dhaene e Morice al comando della corsa; tra l'Eikenberg (-53) e il Wolvenberg (-49) Reus ha picconato il quartetto, isolandosi al comando con Gougeard; intanto Benoot emergeva sui muri, principalmente sull'Eikenberg (il più lesto a rispondergli: Van Avermaet). Ai -47, sul pavé di Karel Martelstraat, il drappello dei contrattaccanti ha ripreso Morice e Dhaene; ai -41 anche Reus e Gougeard sono stati raggiunti, e sul successivo Leberg (-39) ancora Benoot ha alzato il ritmo, facendo staccare Dhaene e Morice, che però successivamente sono riusciti a rientrare di nuovo.

Ai -29 una foratura ha fatto fuori Reus, e sul pavé di Lange Munte, ai -20, il forcing di Sagan ha mandato definitivamente all'aria Dhaene e Morice; anche Gougeard - come scritto più su - ha perso contatto per un attimo, ma poi la sua grande tenacia gli ha permesso di rifarsi sotto. Fino a questo momento, e per 15 km ancora, il margine sul gruppo tirato dalla Etixx si è mantenuto di poco inferiore al minuto. Solo nei 5 km finali da un lato la fisiologica tendenza, per quelli davanti, a risparmiare qualcosina in vista della volata, dall'altro l'intervento di LottoNL e soprattutto Direct Énergie al fianco della Etixx, ha permesso agli inseguitori di rimontare sensibilmente.

 

Van Avermaet, uno spunto irresistibile
Tra i -7 e i -5 il gap del gruppo (o di quel che ne restava) è sceso da 50" a 35", dopodiché il plotone ha continuato a recuperare 5" al chilometro fino alla fine. Ci fosse stata maggiore organizzazione dietro, staremmo probabilmente raccontando un'altra storia; d'altro canto va detto che i battistrada si sono anche potuti concedere il lusso di gestire il margine che avevano.

Negli ultimi due chilometri i 5 di testa hanno cominciato a guardicchiarsi di sottecchio, a studiarsi, ma le forze in campo erano abbastanza delineate: considerate le caratteristiche di ognuno, pareva chiaro che - al di là di sorprese - la vittoria sarebbe stata un affare tra Sagan e Van Avermaet.

Il belga ha giocato d'anticipo, e malgrado Sagan abbia quasi cercato il corpo a corpo, stringendo un po' l'avversario sull'abbrivio dello sprint lanciato ai 200 metri, lo spunto del capitano BMC è stato irresistibile e gli ha permesso di vincere con margine. Altrettanto agevolmente Peter ha difeso il secondo posto da Benoot, con Rowe arrivato in scia al ragazzino e Gougeard che ha perso 5" negli ultimi metri.

Il gruppo è arrivato a 9" dal vincitore, e la volata per il sesto posto è stata vinta da Jens Debusschere (Lotto Soudal) su Adrien Petit (Direct Énergie), Edward Theuns e Jasper Stuyven (entrambi della Trek) e Matthieu Ladagnous (FDJ); solo 11esimo Tom Boonen (Etixx), che questa corsa è riuscito a non vincerla mai in carriera; il primo italiano nell'ordine d'arrivo è Salvatore Puccio (Sky), 15esimo; in top 20 anche Oscar Gatto (Tinkoff), 18esimo, e Marco Marcato (Wanty), 19esimo; Moscon ha chiuso al 23esimo posto. Per la cronaca, Filippo Pozzato (Southeast) è arrivato con un folto gruppo a 4'41" dai primi, e ha chiuso solo in 57esima posizione; peggio ha fatto Kristoff, immalinconitosi e finito in 101esima posizione a 9'21".

Domani si replica sulle strade fiamminghe con la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, corsa storicamente più facile e più adatta alle ruote veloci; ciò non toglie che, come sempre a queste latitudini, lo spettacolo non mancherà.

Marco Grassi

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