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Dilettanti 2016: Zalf e Trevigiani: un dualismo (in)finito? - Presentati i team 2016: i castellani riferimento tra i dilettanti, gli Unieuro sognano il professionismo | Cicloweb

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Dilettanti 2016: Zalf e Trevigiani: un dualismo (in)finito? - Presentati i team 2016: i castellani riferimento tra i dilettanti, gli Unieuro sognano il professionismo

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Davide Gabburo (Zalf) e Marco Tecchio (Unieuro), possibili rivelazioni della stagione 2016 © Uffici stampa Zalf e Unieuro

La provincia di Treviso è il cuore pulsante del ciclismo italiano. Qui c'è il maggior numero di tesserati a livello nazionale, ma non solo questo. Tutto ciò che ha a che fare con la bicicletta, a partire dal telaio (Pinarello) per arrivare alla sella (Selle Italia, SMP) passando per l'abbigliamento (Sidi, MsTina) si trova soprattutto qui, più che altrove nel resto del mondo. Il ciclismo nella Marca si contende col rugby il ruolo di sport identitario, d'altronde entrambe le discipline ben si coniugano con le origini umili della gente veneta. Umile che deriva dal latino humus, terra, difatti questa è gente che della sua origine contadina non ha dimenticato nulla: ancora oggi è forte l'attaccamento al possesso della terra, esacerbato alle volte in recenti derive xenofobe, unitosi a una forte tendenza imprenditoriale che permette allo sport di mantenersi ancora florido nonostante un'economia mondiale boccheggiante e destinata presto o tardi al collasso. In questo intreccio di sport e investimenti sono nate e prosperano due società storiche per il dilettantismo italiano, e orgoglio del ciclismo veneto, Zalf Euromobil Desirée Fior e Unieuro Wilier Trevigiani, che nell'ultimo weekend hanno presentato le loro rose per il 2016.

 

La diversa genesi di Trevigiani e Zalf
Fatta salva l'origine ciclistica, ben esplicata nella premessa, le storie dell'Unione Ciclistica Trevigiani e della Zalf hanno ben poco in comune, anzi, potremmo dire che sono speculari e che nel tempo le differenze si sono accentuate notevolmente. La storia dell'UC Trevigiani è antichissima, visto che la fondazione risale al lontano 1913, e la sua nascita è ammantata della leggenda del ciclismo antico: si narra che tre corridori si presentarono a una ciclocampestre (l'antenato dell'odierno Ciclocross) senza tessera e uno di loro, Francesco Zanchetta, coniò al momento il nome Uc Trevigiani per indicare una società di rappresentanza. Pochi anni dopo nacque la corsa simbolo di Treviso, la Popolarissima, organizzata proprio dalla Trevigiani; tale evento, oltre alla capacità di rinnovarsi e saper rispondere ai cambiamenti del mondo, tipica della gente di città, permise alla Trevigiani di prolungare la sua storia agonistica meglio di altre realtà limitrofe più antiche come la Società Ciclisti Padovani o il Veloce Club Bassano 1892.

Ironia della sorte, l'episodio della ciclocampestre avvenne a Castelfranco Veneto, città che 70 anni dopo avrebbe visto nascere un'altra realtà che in pochi anni diverrà dominante. I fratelli Fior, titolari di un lussuoso albergo a 4 stelle, e i fratelli Lucchetta, a capo di un gruppo immobiliare in crescita, il gruppo Euromobil, mettono in comune passione e sforzi economici con lo scopo di entrare nel ciclismo. Nel 1984 nasce la prima squadra, che prende il nome primario Zalf da una delle aziende del gruppo, operante nel design delle camere da letto per bambini. Tessera 8 atleti tra i quali la matricola Gianni Faresin: oggi è assieme a Luciano Rui direttore sportivo del team. Nel mezzo, un'egemonia tuttora incontrastata, che ha visto la Zalf diventare il vivaio preferito delle formazioni italiane, con svariati titoli mondiali dilettanti conseguiti e quasi cento atleti passati al professionismo in più di 30 anni

 

Un dualismo inevitabile: l'incidente di Camponogara
Negli ultimi 20 anni, con la crescita di entrambe le società ed il progressivo assotigliamento dei rivali (complice l'incuria della FCI verso le situazioni critiche di molte regioni periferiche italiane, che ha reso il nostro movimento sempre più endemico e localizzato in poche aree), la rivalità tra i due team si è accentuata, e sul territorio veneto non c'era spazio per le altre squadre per affrontare una competizione con le due corazzate. Le veloci gare regionali in circuito a 50 km/h erano facile teatro di diverse situazioni al limite, dove il nervosismo era palpabile. Prima o poi si sarebbe venuti alle mani. Successe a Camponogara, nel Memorial Carlo Valentini del 27 aprile 2013, organizzato da un'altra società storica del panorama veneto, la veneziana Coppi Gazzera. La Trevigiani, che 4 anni prima si era fusa con la Bottoli Nordelettrica Ramonda di Mirko Rossato, professionista negli anni '90 con Reverberi e passato presto in ammiraglia, non stava passando un ottimo momento: reduce da una stagione straordinaria, con 49 vittorie ottenute, non riusciva a confermarsi soprattutto negli sprint, dove Rino Gasparrini e Andrea Dal Col a fine aprile avevano ottenuto una vittoria in due. Si vociferava di spaccature interne e malumori, ma senza un oggetto ben preciso. Di contro, la Zalf dopo una stagione interlocutoria stava vivendo un grande momento, e oltre a Paolo Simion si godeva il talento della matricola Federico Zurlo. Un Zurlo che in quella giornata si rivelò piuttosto nervoso, tanto da prendere a pugni lo specchietto di un'ammiraglia rea di avergli fatto il buco mentre rientrava da una foratura in una fase tranquilla. Nelle fasi finali di gara, Zurlo e Massimo Coledan (fratello minore di Marco, professionista della Trek) hanno un contatto, e Coledan cade, mentre Zurlo vince davanti al suo compagno Simion. Sul podio però Zurlo non si presenterà mai: è un seccato Renato Marin, presidente della Coppi Gazzera, a spiegare il perchè, causando l'imbarazzo dei direttori Sportivi Zalf e Trevigiani. All'arrivo, un iracondo Coledan aveva preso la sua bici e l'aveva scagliata addosso a Zurlo, accusandolo di avergli girato volutamente il manubrio per farlo cadere. All'agressione segue un botta e risposta a suon di comunicati tra gli uffici stampa delle due squadre che durerà una settimana buona, volto a rimbalzarsi le responsabilità dell'accaduto (nel frattempo la giuria aveva salomonicamente deciso di squalificare Zurlo per scorrettezza, pur senza evidenze che andassero oltre le testimonianze). 

 

La scelta drastica della Trevigiani
In latere emersero le ragioni dell'inquietudine in casa Trevigiani. Mirko Rossato, approfittando dell'apertura della FCI verso la creazione delle continental, voleva traghettare in questa direzione la Trevigiani. Una scelta rischiosa, che non tutti abbracceranno: lo storico patron Remo Mosole, da 16 anni in carica come segretario, passerà infatti il testimone a Ettore Renato Barzi. Inoltre la scelta di categoria porterà ad una drastica riduzione di organico, e a farne le spese tra gli altri sarà proprio Coledan che ormai aveva perso la voglia di correre. Nel 2014 viene presentato il nuovo team, in collaborazione con la Mg.Kvis, sponsor portato da Angelo Baldini. È dura ma lo scoglio più grande è superato: la Trevigiani, che nel frattempo ha attirato le grazie di uno sponsor ancora più importante, Unieuro, gira l'Europa correndo ad alto livello e traghetta alcuni corridori come Busato, Rota, Chirico, Liam Bertazzo, Delle Stelle e Gaday verso il professionismo. Nel frattempo, la Zalf non ha cambiato una virgola del suo approccio al ciclismo, ed il suo dominio, pur con l'emergere di altre realtà, si è accentuato. Il confronto dopo 2 anni è già un ricordo: rare sono le occasioni di confronto tra le due squadre e quasi sempre coincidono con gare internazionali nelle quali sono i rivali stranieri quelli che destano più preoccupazioni.

 

La Zalf oggi: una famiglia che non (si) dimentica
Venendo ad oggi, la Zalf ha scoperto formalmente i veli venerdì scorso nell'hotel Fior di Castelfranco, come da tradizione. Una manifestazione di alto livello, con ospiti speciali: su tutti Alessandro Ballan, che in Zalf esordì nel 1998 per poi passare in Trevigiani: uno dei rari errori di valutazione di Luciano Rui, che ammette candidamente: "All'epoca fui io a lasciarlo andare, se potessi oggi lo prenderei subito a correre con me". Sul palco parla un volto meno noto al grande pubblico, ma altrettanto interessante: Gianmarco Agostini, pitstard azzurro e atleta Zalf all'inizio degli anni '90. Era un grande prospetto, pronto per passare alla Gatorade, ma un tumore al cervello stava per interrompere bruscamente la sua vita, oltre che la carriera. Agostini sottolinea come fosse stato proprio Egidio Fior ad aspettare, assieme alla sua famiglia, per dodici ore, l'esito dell'operazione. Sono passati 25 anni, eppure il legame è ancora intatto: questo perchè la Zalf, forte della sua stabilità, sa creare un legame coi suoi atleti passati che gran parte delle altre società, come anche la Trevigiani che per natura ha mutato spesso i suoi vertici, non hanno. Le ambizioni non cambiano: del gruppo di 19 atleti guidati da Rui e Faresin, una buona metà ambisce a passare al professionismo, presto o tardi. E sicuramente qualcuno di loro ce la farà. L'unico elemento di novità è rappresentato dalla scelta, in accordo con la Pinarello, di usare le Dogma coi freni a disco: una scelta rischiosa in ambito dilettantistico (dove cambiare ruota è più usuale del cambiare l'intera bicicletta), che però effettivamente può permettersi una squadra che ha la possibilità di vincere ogni gara con più di un atleta.

 

La Trevigiani oggi: verso il sogno del professionismo
Domenica è toccato invece all'Unieuro-Wilier-Trevigiani presentarsi in centro a Treviso, nel suggestivo Museo di Santa Caterina. Una presentazione breve e didascalica, nella quale si è fatto più volte riferimento ai piani futuri del team, pur senza usare mai la parola "professionismo". Viene indicato invece come "il sogno" o "l'ambizione", non nominandolo direttamente con una sorta di timore scaramantico. In realtà da quando il progetto Continental ha dimostrato di poter funzionare, Mirko Rossato si è attivato per concretizzare questo salto di qualità: e ad oggi, il terreno per avere una buona professional in parte è stato già preparato, a cominciare dall'organico che coniuga potenziali talenti all'esperienza di Mauro Finetto e Alessandro Malaguti (Marco Milesi, Team Manager, ci segnala Marco Tecchio da tenere d'occhio nelle prossime gare, e Simone Ravanelli per il proseguimento della stagione), per poi passare all'acquisizione di un pullman, una rarità tra i team continental, comprato dalla Etixx. Comprare un pullman in questa fase è come comprare casa per una coppia:da qui al figlio il passo diventa breve. E così potrebbe essere per la Unieuro nel 2017: a Rossato, Milesi e soci non resta che convincere il main sponsor della bontà di un ulteriore investimento.

 

Strade separate, ma sempre più opportune
Chiosando, Zalf e Trevigiani hanno preso direzioni diverse, e se il percorso della Unieuro dovesse completarsi il confronto non ci sarà davvero più. Ma è un male? Probabilmente no. Zalf e Trevigiani continuano a ricoprire un ruolo fondamentale, idoneo alla loro mission iniziale: da una parte, il bisogno di essere presenti sul territorio, di avere un simbolo, un riferimento per la crescita dei giovani talenti; dall'altra, la voglia di mettersi in discussione, di crescere, di seguire la modernità, di non sentirsi esclusi e figli di un ciclismo minore. Dopo anni e anni di discussioni sull'opportunità che la Zalf costruisse una Continental, o che la Trevigiani rimanesse una società dilettantistica al 100%, abbiamo sempre meno dubbi: ognuna delle due società ha fatto bene a seguire la propria indole, ciò ha rafforzato la propria identità ed il rispetto da parte degli avversari. Anche se l'avversario si chiama Zalf, o Trevigiani. 

Nicola Stufano

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