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Tour of Oman 2016: Nibali's got to be a macho Oman! - Vincenzo vince per distacco sulla Green Mountain ed è il nuovo leader della corsa. Bardet secondo

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Un inedito Vincenzo Nibali con la barba primo a Green Mountain © Bettiniphoto

E arrivò infine il giorno della Green Mountain, la tanto attesa salita che caratterizza il Tour of Oman. Salita dura, perché andare agli oltre 1400 metri di altitudine a metà febbraio non è mai semplice, pur se ci troviamo a ben altro clima rispetto a quello alpino. Se poi gli ultimi 7 km hanno una pendenza media costantemente a due cifre, ecco che il banco di prova si fa molto interessante. E non poteva che vincere un nome di peso, in un simile scenario.

 

Antonini, Cimolai e Oss in fuga, con loro altri sette
Pronti, via e parte subito la fuga nella Knowledge Oasis Muscat-Jabal Al Akhdhar di 177 km: ad avvantaggiarsi sono i belgi Iljo Keisse (Etixx-Quick Step), Stijn Steels (Topsport Vlaanderen-Baloise) e Robin Stenuit (Wanty-Groupe Gobert), l'olandese Berden De Vries (Roompot Oranje Peloton), il tedesco Christoph Pfingsten (Bora-Argon 18), il danese Michael Reihs (Stölting Service Group), lo statunitense Bradley White (UnitedHealthcare) e ben tre italiani, ossia Simone Antonini (Wanty-Groupe Gobert), Davide Cimolai (Lampre-Merida) e Daniel Oss (BMC Racing Team).

La collaborazione tra i dieci fa si che il vantaggio possa aumentare, passando da 1'15" del km 16 ai 2'35" del km 35 fino ad un massimo di 4'10" attorno al km 55. Al primo sprint intermedio (km 82.5) passa per primo Steels davanti a Keisse e Cimolai; il gruppo transita dopo 4'05". Non succede nulla di rilevante per tutta la lunga fase centrale di giornata, con il gap fra testa e gruppo sembre oscillante di pochi secondi in un senso o nell'altro.

 

Fuga ripresa, ma non si sa quando: salta la connessione dalla corsa
Ancora ai meno 25 km dal termine il vantaggio è di 3'45"; 5 km più tardi, nonostante dietro abbia iniziato a tirare la Fortuneo-Vital Concept per il proprio leader Eduardo Sepúlveda, il gap si mantiene pressoché invariato. Al secondo traguardo volante (km 163.5) passa per primo Antonini davanti al compagno di squadra Stenuit e a Steels. All'imbocco della temutissima erta finale il distacco è rapidamente sceso sotto ai due minuti, questo a causa dell'inizio delle manovre da parte dei big per approcciare la salita nelle posizioni migliori.

Da qui si entra in un buco nero purtroppo non inedito per la gara omanita: come negli anni scorsi la tappa con arrivo a Green Mountain non vede aggiornamenti dalla carovana a causa dell'assenza di comunicazioni dalla corsa, poiché la salita finale si trova in una zona non coperta dalla rete internet. E, in assenza di una trasmissione in diretta tv, non si può far altro che tornare agli anni dei nostri nonni, con l'immaginazione che galoppava per capire se Coppi avesse staccato o meno Bartali sul Pordoi. Solo che da allora sono trascorsi settant'anni, e qualche passo in avanti dal punto di vista tecnologico è stato realizzato.

Le frammentarie notizie segnalano un allungo dell'argentino Sepúlveda ai meno 6 km, evento che causa lo staccarsi di Daniel Martin (Etixx-Quick Step) e Richie Porte (BMC Racing Team). Poco dopo deve abbandonare la comitiva anche Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), sino a stamani leader della corsa, che però lotta come un leone. All'inseguimento dello scatenato argentino si fiondano in pochi fra cui Romain Bardet, Tom Dumoulin e la coppia Astana formata da Jakob Fuglsang e Vincenzo Nibali.

 

Nibali attacca e vince, indietro gli altri azzurri
Ai meno 3 km attacca Bardet, sinora grande protagonista nella corsa arabica; Dumoulin, Fuglsang e Nibali sono gli unici che riescono a stare con lui. Nessuno invece riesce a restare attaccato a Nibali quando, nei pressi dell'arco dell'ultimo km, scatta prepotentemente: il siciliano prosegue nell'azione, guadagnando terreno e tagliando il traguardo in solitaria. È il primo successo della stagione, il secondo sulla Green Mountain dopo l'assolo del 2012. In quella stagione il messinese uscì dalla prova mediorientale con un grande stato di forma che portò i suoi frutti alla Tirreno-Adriatico e alla Milano-Sanremo, concluse rispettivamente al primo e al terzo posto.

Secondo a 9" ha terminato Romain Bardet (AG2R La Mondiale), terzo a 12" Jakob Fuglsang (Astana Pro Team). Negli ultimissimi metri ha un po' pagato Tom Dumoulin (Team Giant-Alpecin), ma vederlo quarto a 18" è un bel segnale in chiave Giro d'Italia. Molto bene i giovani virgulti: sesto il ventiduenne eritreo Merhawi Kudus (Dimension Data), giunto a 43" assieme al venticinquenne neozelandese George Bennett (Team LottoNL-Jumbo), ottavo a 45" il ventiquattrenne australiano Brendan Canty (Drapac), nono a 1'08" il coetaneo belga Floris De Tier (Topsport Vlaanderen-Baloise).

"Intrusi" in questa linea verde, giusto ossequio al luogo d'arrivo, sono stati il portoghese Rui Costa (Lampre-Merida), quinto a 38", e il norvegese Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), decimo a 1'10". Sottotono gli altri italiani: dodicesimo a 1'22" Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale), quattordicesimo a 1'29" Gianluca Brambilla (Etixx-Quick Step), ventunesimo a 2'23" Davide Rebellin (CCC Sprandi Polkowice). Alla fine troppo fumo e niente arrosto per Eduardo Sepúlveda: l'argentino della Fortuneo-Vital Concept, iniziatore dell'azione buona, è arrivato undicesimo con il medesimo ritardo di EBH.

In graduatoria Nibali balza al comando con 15" su Bardet e 24" su Fuglsang. Seguono Dumoulin a 40", Rui Costa a 54", Boasson Hagen a 1'16", Canty a 1'31", Pozzovivo a 1'38", Kudus a 1'41" e Brambilla a 1'59". Domani quinta tappa, da Yiti al Ministero del Turismo, frazione mossa e aperta a colpi di mano nel finale: ultima possibilità per gli inseguitori di provare a spodestare Nibali, che punta a diventare sultano dell'Oman dopo la beffa subita nel 2012, quando finì secondo a solo 1" da Peter Velits. Se il siciliano riuscisse a primeggiare sarebbe indubbiamente una bella spinta morale per i tanti appuntamenti importanti fissati in stagione: come dimostrato in questi giorni, il lavoro effettuato nell'inverno è stato di qualità. Sta solo a Vincenzo collezionarne i frutti: e da oggi si può dire iniziata la fase di raccolta.

Alberto Vigonesi

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