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Tour of Qatar 2016: Questo Kristoff che sprinta, questo Kristoff che la spunta - Altro colpo di reni vincente su Cavendish, che però conquista la classifica generale | Cicloweb

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Tour of Qatar 2016: Questo Kristoff che sprinta, questo Kristoff che la spunta - Altro colpo di reni vincente su Cavendish, che però conquista la classifica generale

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Un altro fotofinish, un'altra vittoria di Alexander Kristoff su Mark Cavendish in Qatar © Bettiniphoto

Diceva Dino Viola, presidente della Roma di Conti e Falcao, che nel calcio contano i centimetri; risponderà Mark Cavendish: figurarsi nel ciclismo! E sappiamo bene che il proiettilino di Man è solo l'ultimo di una lunga serie di corridori frustrati da un fotofinish avverso. O meglio, se vogliamo essere severi, dobbiamo dire: caro Markolino, può essere che un uomo della tua esperienza sbagli il tempo del colpo di reni in maniera così smaccata come tu hai fatto oggi a Doha, sulla linea d'arrivo della quinta e ultima tappa del Tour of Qatar?

"Incerti del mestiere", risponderebbe Mark in questo dialogo surreale, "che càpitano quando al fatidico colpo di reni ci arrivi già impiccato da una volata lunga sostenuta contro quell'armadio di Alexander Kristoff, il quale, come tutti sanno e come voi avete pure scritto l'altro giorno, questo tipo di sprint li vince nel 90% dei casi".

E così, in due battute inventate, abbiamo riassunto quel che grosso modo è successo oggi nel finale di tappa, corrispondente pure al finale di corsa; e potrà pure essere moderatamente contento, Cavendish, di averlo vinto, questo Tour of Qatar, visto che non è poi così avvezzo a far sue le classifiche generali delle gare a tappe (appena tre precedenti: lo Ster ZLM 2012, il Tour of Qatar già nel 2013, e il Dubai Tour l'anno scorso); ma abbiamo il vago sospetto che sotto sotto non sappia che farsene, di questi successi virtuali in corse il cui risultato finale interessa solo agli statistici: lui è un velocista, e un velocista gode solo se alza le braccia al traguardo, o al limite se non le alza ma brucia l'avversario di turno al colpo di reni. Ahia, gli abbiamo ridetto "colpo di reni".

 

La forza resistente di Alexander Kristoff
Per un duellante che perde, ce n'è giocoforza uno che vince. Apparentemente parrebbe che Alex Kristoff avesse eguagliato il suo score dell'anno scorso al TOQ, con tre vittorie; ma gli statistici di cui sopra ci bacchetterebbero e correggerebbero, perché nel 2015 il norvegese si aggiudicò tre tappe su sei, stavolta si è imposto tre volte su cinque: dal 50 al 60% in un anno, per avere un rendimento simile nell'arco di 12 mesi c'è chi si ipotecherebbe la moglie in tango bond (il che, in giorni di crolli in borsa, non è augurabile neanche al marito della Strega Bacheca). Tanto per essere coerente, il capitano della Katusha ha migliorato pure il piazzamento finale in classifica: terzo nel 2015, secondo oggi.

Ma questi numeri sono l'aspetto meno affascinante della storia, perché quello che gratifica l'occhio di chi guarda è il modo in cui Kristoff vince queste volate interminabili, con una resistenza alla potenza che ha del mirabile. Se un avversario si azzarda a scendere nell'agone preferito da Alex, questi lo succhia vivo, dal di dentro, prosciugandogli le energie, perché è quasi matematico che ne avrà per un watt in più, per un secondo in più, per un metro (o, come oggi, per un centimetro!) in più rispetto all'altro.

E Cavendish merita una volta di più i complimenti per aver accettato, oggi come martedì, lo scontro a viso aperto con quel figlio di Odino, ma il risultato non è ovviamente cambiato: Mark si è tirato l'anima per non gettare la spugna, ma il verdetto è stato di nuovo impietoso. Kristoff, Kristoff, Kristoff: tre squilli che dal Qatar riecheggiano fino a Sanremo (dove il norvegese vinse due anni fa e dove nel 2015 conobbe l'unica cocente sconfitta in epoche recenti, a opera di Deggy Novedita), per non dire di Oudenaarde, dove fra poco meno di due mesi il ragazzo andrà a cercare di mettere in saccoccia un altro Fiandre.

 

Il vento stavolta non è amico dello spettacolo
Oggi siamo in vena di ciarle, siamo arrivati a 600 parole e non abbiamo ancora offerto un rigo di fredda cronaca. Il fatto è che non è che ci sia poi troppo da dire, di questa tappa che poteva causare ribaltamenti in classifica ma che non l'ha fatto. La Katusha di Kristoff (quarto stamattina) e la BMC di Greg Van Avermaet (secondo) erano di gran lunga le formazioni più forti in gara, e ci si attendeva che promuovessero, come già fatto nei giorni scorsi, dei ventagli per mettere in difficoltà il leader Cavendish, il quale difendeva 2" sul belga e 9" sullo scandinavo (tra i due c'era al terzo posto Manuel Quinziato a 6", ma il bolzanino era semmai destinato a lavorare per il suo compagno GVA).

Il vento, in effetti, non è mancato sul percorso, ma per una volta ha spirato in maniera contraria allo spettacolo: frontale, di modo da bagnare le polveri di tutti. Troppa fatica portar via un gruppetto, troppo difficile evadere, praticamente impossibile resistere al ritorno del gruppo. Sicché il no contest si è esplicitato nel via libera alla fuga del giorno, partita prestissimo con Jesse Sergent (AG2R), Steven Tronet (Fortuneo, ma la divisa indossata dal francese era quella tricolore di campione nazionale) e Tim De Clercq (TopSport). Il terzetto ha avuto un vantaggio massimo vicino ai 4' a 65 km dalla conclusione (sui 114 totali della tappa), dopodiché il lavoro dei team più veloci ha inesorabilmente eroso tutto il margine, fino ad annullare l'azione a 10 km dalla fine.

 

Guarnieri, ruolo sempre più importante negli sprint Katusha
Il solito spettacolo di treni e controtreni ha animato il finale della frazione, la Katusha ha ben lavorato e sul rettilineo conclusivo ha messo Jacopo Guarnieri (preziosissimo!) nelle migliori condizioni per lanciare lo sprint del capitano. Alla ruota di Kristoff c'era appostato Cavendish in ferrea marcatura, dato che se il norvegese avesse vinto Mark aveva la necessità di salire almeno sul podio di giornata per salvare la generale (9" separavano i due, come detto; e c'erano 10" in palio per il vincitore di tappa, 6" per il secondo e 4" per il terzo).

Appena Kristoff è partito ai 200 metri, Cannonball l'ha affiancato e ha dato l'impressione di poter rinvenire meglio, sebbene la strada virasse impercettibilmente verso sinistra (ovvero verso la posizione del norvegese, quindi favorito potendo coprire qualche centimetro di percorso in meno rispetto all'avversario che era all'esterno). Ma al colpo di reni Mark è arrivato quasi svuotato, e gli è mancata la forza per quel taaac che sarebbe stato vincente. Buon per Kristoff, in definitiva.

Al terzo posto, dribblando una moltitudine di avversari, è riuscito a installarsi il belga Roy Jans della Wanty; al quarto ecco il bielorusso Yauheni Hutarovich della Fortuneo; al quinto Sacha Modolo (Lampre), migliore degli italiani; e poi a seguire Sam Bennett, Moreno Hofland, Edvald Boasson Hagen, Andre Looij e quindi tre italiani: Marco Canola decimo, Andrea Palini undicesimo e Guarnieri, in frenata, dodicesimo.

La classifica si chiude con Cavendish vincitore con 5" su Kristoff (salito al secondo posto), 8" su Van Avermaet, 12" su Quinziato, scivolato ai piedi del podio, 25" sullo sfortunato ex leader Boasson Hagen e poi, proseguendo, 36" su Søren Kragh Andersen, 47" su Bennett, 55" su Sven Erik Bystrøm, 56" su Vyacheslav Kuznetsov, 1'04" su Michael Schär e 1'11" su Modolo, 11esimo e secondo degli italiani. Nei 20 anche Andrea Guardini (17esimo a 2'12") e Guarnieri, 20esimo a 2'51".

Marco Grassi

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