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Tour Down Under 2016: Ulissi vede le streghe: è l'era del McCarthysmo - Diego bruciato dal 23enne Jay McCarthy, che va anche in testa alla classifica. Top ten per Battaglin

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Il tiratissimo arrivo di Stirling con Diego Ulissi e Jay McCarthy © Tour Down Under

Se la stava pregustando, assaporando, forse già godendo: la prima vittoria stagionale, esattamente come due anni fa a Stirling, seconda tappa del Tour Down Under. Da lì nel 2014 cominciò la stagione migliore di Diego Ulissi (indipendentemente da come poi andò a finire), e il toscano stava per ripetersi oggi, proprio su quel traguardo infido, veloce ma un po' all'insù, al termine di una frazione tutta su e giù per le salitelle della zona.

E invece sul più bello, come dire al colpo di reni, il capitano della Lampre si è fatto bruciare da Jay McCarthy. Chi??? Jay McCarthy. L'avrete sentito citare qualche volta qua e là, nelle pieghe di questa o quella corsa, ma mai nei panni di un protagonista come quello visto oggi in Australia. Il top, fin qui, era stato un terzo posto di tappa al Giro d'Italia 2014, a Vittorio Veneto, al termine della maxifuga che culminò col leggendario gesto dell'ombrello di Stefano Pirazzi. Ma quella è un'altra storia.

 

Jay McCarthy, da promessa a realtà?
Torniamo a McCarthy, che per brevità potremmo ribattezzare seduta stante JMC (la sigla JMAC è già occupata da un pornodivo americano). Trattasi di un corridore della Tinkoff, che ha solo 23 anni e che nella squadra già danese e oggi russa ha militato sin dal passaggio al professionismo, avvenuto precocemente nel 2013. Perché Bjarne Riis all'epoca volle ingaggiare-ingabbiare un corridore di appena 19 anni? Presto detto: il nostro Jay veniva da un 2012 in cui aveva particolarmente brillato nelle gare giovanili, soprattutto in un Toscana-Terra di Ciclismo rimasto storico per l'accesissima rivalità tra Fabio Aru (che vinse) e Manuel Bongiorno (che fu terzo), con Tim Wellens a fare da spauracchio venuto dal Belgio (e fu secondo); ebbene, in quella battagliata gara a tappe McCarthy chiuse al quarto posto nella generale, vincendo pure una tappa. Il tutto, col piccolo dettaglio di avere due anni in meno rispetto ai principali avversari, una differenza che a quell'età pesa eccome.

Quindi ecco l'approdo nello squadrone di Riis, nel quale nelle ultime tre stagioni ha fatto la sua brava esperienza, senza mai dare troppo nell'occhio ma procedendo nel percorso di crescita di corridore veloce e resistente, ideale (chi lo sa) per classiche tipo Liegi o anche Sanremo. In pratica, tra un par d'anni potrebbe essere a 25 anni ciò che il suo celebrato connazionale Gerrans è diventato a 30 passati. Ma è senz'altro presto per dirlo, scopriremo già nel prosieguo di 2016 se questa splendida vittoria di oggi sarà destinata a restare un uovo fuori dal cesto o se rappresenterà il disvelamento di un atteso salto di qualità.

 

Adam Hansen in fuga, Pelucchi e Puccio ritirati
La seconda tappa del Tour Down Under 2016, 132 km da Unley a Stirling, ha avuto due fughe al prezzo di una. Nella prima Manuele Boaro (Tinkoff), partito poco dopo il via insieme a Yoann Offredo (FDJ), Thomas De Gendt (Lotto) e Patrick Lane (UniSA), ha fatto in tempo a prendersi i punti del Gpm posto dopo 14 km, dopodiché subito dopo il quartetto è stato ripreso dal gruppo. In contropiede è partito Adam Stakanov Hansen (Lotto), il quale, per cominciare a fare la gamba in vista dei soliti tre grandi giri che si sciropperà nel corso dell'anno, si è sparato un'azione solitaria di 87 km: per essere al 20 gennaio, può bastare.

Hansen (vantaggio massimo di 2'30" ai -45) è stato raggiunto a 18 km dal traguardo; in precedenza qualche negatività per gli italiani: ritirati Matteo Pelucchi (IAM) e Salvatore Puccio (Sky), caduto (senza conseguenze) Domenico Pozzovivo (AG2R), già giù al secondo giorno di gara dell'anno.

 

Dopo il triangolo rosso c'è la caduta
Sulla salitella che portava all'arrivo (ripetuta cinque volte nel circuito di 21 km che caratterizzava la tappa da un certo punto in poi) gran bagarre di treni per prendere e tenere le posizioni. La Orica, al lavoro per tutto il giorno, ha perso ai -6 il vincitore di ieri Caleb Ewan, che non ha tenuto sulla rampetta; viste a tirare, nel convulso finale, la Giant (con Geschke), la Sky, la Cannondale, poi dai -3 la Lampre a beneficio di un Ulissi che si sentiva fiducioso (e ne aveva ben donde).

Sotto l'arco dell'ultimo chilometro è partito il campione britannico Peter Kennaugh (Sky), con l'olandese Pim Ligthart (Lotto) a ruota; la loro azione si è esaurita presto, e nel frattempo agli 800 metri una pesante caduta di Lieuwe Westra (Astana) ha coinvolto diversi altri corridori, spezzando il gruppo e rimescolando parecchio le carte. Tra quelli andati giù, figurarsi se Simon Gerrans si lasciava sfuggire l'occasione di assaggiare l'asfalto; con lui i compagni Daryl Impey e Mathew Hayman (giornata no per la Orica), e poi tra caduti e rallentati annoveriamo Geraint Thomas, Nathan Haas, Songezo Jim, Offredo, Adam Phelan.

 

Il bruciante finale di McCarthy su Ulissi
Mentre quelli cadevano, la Tinkoff prendeva prepotentemente in mano la situazione, mettendo tre uomini a trenare; lì davanti anche un paio di Cannondale e, ben posizionato, Ulissi. Ai 350 metri Simon Clarke (uno dei Cannondale) ha tentato l'anticipo, ma è stato presto risucchiato (proprio dal compagno Patrick Bevin: certo che i due potevano coordinarsi meglio). Nel frattempo dal centro emergeva McCarthy, togliendosi di ruota un pur attento Rohan Dennis (il vincitore del TDU 2015).

Ulissi, dovendo dribblare un paio di corridori davanti a lui, ha dovuto allargarsi sulla destra e fare sin troppa strada in più per andare a prendere la ruota di JMC, ma una volta riuscito nell'intento, ai 150 metri, pareva avviato a far sua la tappa, anche perché gli ultimissimi metri tiravano verso destra, e lui si trovava - in rimonta - all'interno della leggera semicurva.

Ma qui è successo quello che non ti aspetti: McCarthy, anziché scoppiare per essere stato lì davanti da 200 metri, ha resistito alla grande accanto a Diego, e ha piazzato un colpo di reni che ha lasciato di stucco l'italiano. Il quale non ci poteva credere, ma il verdetto quello era: McCarthty primo, Ulissi secondo.

Alle loro spalle Dennis, Danilo Wyss (entrambi targati BMC), Petr Vakoc (Etixx), Bevin, Juanjo Lobato (primo qui un anno fa, solo settimo oggi), Sergio Henao (Sky), Anthony Roux (FDJ) e - discreto decimo - Enrico Battaglin (Lotto NL). Appena fuori dai 10 Julián Arredondo (Trek) e Pozzovivo.

In classifica JMC è primo con 4" su Ulissi e 5" su Gerrans (che ha raccolto qualche abbuono strada facendo, e che ovviamente è stato cronometrato col tempo dei primi visto che la caduta è avvenuta nel finale); a seguire, Dennis è quarto a 6" e Reinardt Janse Van Rensburg (Dimension Data) quinto a 9", quindi il "gruppone" (con Bevin e Battaglin a guidare la fila) è a 10". Domani terza tappa da Glenelg a Campbelltown, 139 km con la salitella di Montacute a 6 km dal traguardo: una bella novità degli organizzatori per movimentare un finale storicamente destinato ai velocisti (anche se proprio a Campbelltown nel 2015 Jack Bobridge - era la tappa d'apertura - riuscì ad anticipare tutti di un soffio).

Marco Grassi

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