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Politica UCI: ASO lancia una molotov sul riformismo - Dal 2017 Tour de France e tutte le altre corse fuori dal World Tour: Aigle non fa passi indietro | Cicloweb

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Politica UCI: ASO lancia una molotov sul riformismo - Dal 2017 Tour de France e tutte le altre corse fuori dal World Tour: Aigle non fa passi indietro

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Christian Prudhomme, direttore del Tour de France @ Bettiniphoto

Quando due parti in disputa tra loro riescono ad accordarsi per una tregua, è facile pensare che le tensioni possano riesplodere ad ogni minimo tentativo di modificare lo status quo: esattamente ciò che sta accadendo nel ciclismo nell'ormai più che decennale battaglia tra l'Amaury Sport Organisation e l'Unione Ciclistica Internazionale sulla struttura del ciclismo professionistico maschile ai più alti livelli. Dopo alcuni anni relativamente tranquilli, venerdì scorso s'è aperto il nuovo capitolo di questa lotta con ASO che ha annunciato che dal 2017 iscriverà le proprie corse con la categoria HC e non più nel World Tour: in un colpo solo il massimo circuito mondiale si troverebbe quindi privato di Tour de France, Parigi-Roubaix, Parigi-Nizza, Criterium del Delfinato, Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia Vallone e Vuelta a España per un totale di 61 giorni di corsa dei 148 dell'attuale World Tour.

Un contrasto che ha origini lontane
Per trovare l'origine di questi dissiti tra ASO e UCI bisogna tornare indietro addirittura al 2003, a quando sotto la presidenza Verbruggen si iniziò a lavorare al primo progetto di riforma che poi diede vita dalla stagione 2005 al Pro Tour: lo scontro toccò il suo apice nel 2008 quando, un anno dopo il caso Unibet che vide la squadra di licenza Pro Tour svedese esclusa da tutte le corse più importanti, ASO e RCS Sport ritirarono le proprie corse dall'allora Pro Tour con i francesi che finirono addirittura per organizzare sia la Parigi-Nizza che il Tour de France sotto l'egida della federazione nazionale e non più dell'UCI.

Il presidente Pat McQuaid, in carica dal 2005, minacciò sanzioni alle corse e alle squadre ma alla fine la tensione tra le parti si appianò prima con la nascita del calendario delle "corse storiche", poi dal 2011 con la creazione del World Tour e l'avvio del processo di consultazioni che avrebbe dovuto portare alla nuova grande riforma del ciclismo professionistico maschile nel giro di qualche anno: l'elezione di Brian Cookson ai vertici di Aigle ha leggermente ritardato il tutto, ma adesso che sembrava essere finalmente arrivati ai fatti è scoppiata di nuovo la guerra e sembra essere tornati indietro di qualche anno.

I punti chiave dello scontro
Ma cosa c'è nel nuovo progetto di riforma ratificato dal Comitato Direttivo dell'UCI lo scorso mese di settembre che ha spinto Christian Prudhomme, boss di ASO, ad annunciare questa drastica decisione? Lo spiega bene una lettera datata 25 novembre 2015 inviata dallo stesso Prudhomme, nelle vesti di presidente dell'AIOCC (l'associazione degli organizzatori delle corse), a Cookson: nel testo si mette in evidenza come dal 2011 al 2014 i principi fondamentali su cui si doveva basare la nuova riforma erano la riduzione dei giorni di gara del World Tour a 120, la riduzione del numero delle squadre da 18 a 16, la non sovrapposizione delle corse, la partecipazione obbligatoria per tutte le squadre World Tour a tutte le corse del World Tour, un minimo di regole per la partecipazione alle corse dei livelli inferiori ed un sistema sportivo aperto con promozioni e retrocessioni.

Nell'ultimo anno invece, "dalla creazione della compagnia commerciale Velon" indica Prudhomme, le cose sono cambiate drasticamente e si è andati in direzione di un World Tour addirittura allargato a 170-185 giorni di gara, senza alcun obbligo di partecipazione ai nuovi eventi o alle prove minori e dove altri punti del progetto sono le licenze triennali per le squadre (in contrasto con un sistema di promozioni e retrocessioni), la conferma del numero di 18 team, la classifica a squadre basata esclusivamente sulle gare World Tour ed il rifiuto a proibire i rimborsi di partecipazione. In sostanza tutto il progetto sarebbe stato completamente stravolto e Prudhomme ha quindi deciso di intervenire non solo per proteggere la posizione di potere di ASO e del Tour de France, ma anche per dare un sostegno alle corse minori e forzare tutte le parti a nuovi dialoghi sulle riforme.

Il Tour de France fuori dal World Tour, cosa cambia?
In questo nuovo capito dello scontro da ASO e UCI va notato come, a differenza del 2008, l'intenzione di Prudhomme sia quella di tenere le proprie corse nei calendari internazionali di Aigle ma "declassandole" a Hors Catégorie alla pari, ad esempio, del Tour of Austria o del Giro dell'Emilia. Dal punto di vista pratico la maggiore novità sarà quella legata agli inviti alle varie corse: da regolamento infatti, le corse HC possono al via squadre World Tour per un massimo del 70% mentre inizierebbero a sognare anche alcune squadre Professional fuori dal giro classico e addiritture le Continental potrebbero vedersi aprire le porte per qualche apparizione di grande prestigio.

Per quanto riguarda il Tour de France, supponendo una riduzione del numero di squadre a 20 a cui ASO ha già dato parere positivo, sarebbero almeno quattro o cinque le squadre World Tour che si ritroverebbero sicuramente escluse dalla corsa più importante dell'anno: un duro colpo che nell'immediato svaluterebbe, e tanto, il circuito mondiale.

ASO vs UCI, i vari schieramenti: RCS Sport per ora aspetta
Qualche ora dopo l'annuncio di ASO, l'UCI non ha fatto pieghe e ha confermato la propria intenzione di andare avanti con le riforme allargando così la frattura e dando il via ad un pericoloso gioco di poteri. L'UCI ha sicuramente il sostegno delle squadre del gruppo Velon (BMC, Cannondale, Etixx-QuickStep, Giant-Alpecin, Lampre-Merida, Lotto-Belisol, LottoNL-Jumbo, Orica GreenEdge, Team Sky, Tinkoff e Trek) che sono a loro volta in conflitto con gli organizzatori delle corse per quanto riguarda soprattutto il tema della spartizione dei diritti televisivi. Al fianco di ASO invece c'è il CPA, il sindacato dei corridori, che s'è sentito spesso ignorato dall'UCI e non ha gradito il cambio di rotta sulle linee guida della riforma, in più si trova attualmente in conflitto con Velon a proposito del cosidetto "Velon addendum", un documento che i corridori avrebbero dovuto firmare per cedere tutti i propri diritti di immagine (e non solo) alle squadre.

Sebbene nel 2008 si fosse schierata al fianco di ASO, per il momento RCS Sport resta più in disparte evitando di prendere una posizione netta: non è un mistero che in passato gli organizzatori del Giro d'Italia si siano avvicinati molto al gruppo Velon per cercare di soffiare al Tour de France un bel po' dei suoi campioni grazie alla complicità delle squadre; inoltre la AIOCC non ha gradito tutte le attenzioni che l'UCI e le squadre hanno rivolto all'Abu Dhabi Tour, la cui prima edizione è stata organizzata proprio da RCS Sport. Tuttavia ASO al momento ha dalla sua una posizione di grande potere ed il rischio di uscire con le ossa rotte da uno scontro frontale non va sottovalutato e consiglia quindi prudenza nelle mosse da fare.

I possibili scenari futuri
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi è facile immagine che lo scontro tra le parti di farà sempre più acceso con ognuno che cercherà di far pesare la propria posizione di potere. ASO sa bene che, almeno nell'immediato, un World Tour senza il Tour de France avrebbe assai poco valore e pochi team manager con contratti di sponsorizzazione milionari e che non superano i tre anni di durata si prenderebbero il rischio di non partecipare per una o due stagioni alla corsa più importante del mondo senza avere importanti garanzie dall'altra parte: la compattezza del gruppo Velon sarà quindi tutta da vedere nel momento in cui alcune squadre dovessero rimanere fuori dalla Grande Boucle (e viste le prospettive, qualcuna resterà fuori). Se le squadre rimanessero unite, però, gli scenari potrebbero cambiare radicalmente perché anche il Tour de France non potrà permettersi molto a lungo di non avere ai nastri di partenza squadre come il Team Sky, la Tinkoff, la Trek, la BMC o la Etixx con le loro stelle.

Al momento è ancora troppo presto per predire cosa succederà durante il prossimo anno e se la riforma entrerà in vigore dal 2017 come previsto e con quali principi: non essendo nuovi a questa situazione, però, sarebbe auspicabile che anche a costo di lavorarci per un paio d'anni finalmente si potesse trovare un formato che possa essere quello definitivo e che ciclicamente possa evitare il ripetersi queste tensioni che di certo non rendono il ciclismo più appetibile agli occhi dei tifosi e degli investitori esterni.

Possibile, ma difficile, che come nel 2011 si torni a parlare anche di una "breakaway league", un ciclismo alternativo a quello dell'UCI. L'impressione personale è che invece si possa arrivare sì ad un futuro in cui l'UCI sarà sempre la Federazione Internazionale che gestisce il mondo delle due ruote, ma senza più mettere parola sull'organizzazione del ciclismo professionistico maschile che passerà invece nelle mani di un nuovo ente o una nuova lega totalmente (o quasi) indipendente: potrebbe essere la fine di quest'assurda situazione che dura da più di un decennio, ma per dire se sarà un bene o male per il ciclismo bisognerà prima capire nelle mani di chi finirà.

Sebastiano Cipriani

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