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Giro d'Italia 2016: Androni, Bardiani, Nippo, Southeast: chi resta fuori? - Vegni l'ha già detto: una delle Professional italiane non avrà l'invito per la corsa rosa. Decisione delicatissima

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Grande bagarre tra le Professional italiane: chi resterà fuori dal Giro 2016? @ Bettiniphoto

Poco più di un mese fa Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia, ha fatto un annuncio che ha rovinato la digestione a qualche team manager italiano: «Non inviteremo al Giro tutte e quattro le squadre Professional del nostro paese», il senso del suo discorso. Alla guida di una manifestazione che si vorrebbe sempre più orientata all'internazionalità, il dirigente RCS deve fare ogni volta i salti mortali per avere un buon soggetto da cui ricavare il film della corsa rosa.

Il che significa valorizzare gli attori che si possono avere a disposizione, e trovare la maniera migliore per incentrare intorno a loro la storia del Giro di turno. Ad esempio, nel 2013 si puntò alla grande sfida tra Bradley Wiggins, vincitore del Tour e voglioso di ripetersi anche in Italia, e il difensore dell'onor patrio Vincenzo Nibali. Nel 2014 non si poteva avere lo Squalo, campione uscente, e si puntò allora sulle nuove leve: Nairo Quintana, prossimo crack del ciclismo dei GT (che all'epoca non aveva ancora conquistato grandi giri), contrapposto al nuovissimo rampollo azzurro, Fabio Aru. Nel 2015, ancora con Aru nei panni del paladino di casa, il "nemico" (ma in realtà amatissimo nel nostro paese) fu individuato in Alberto Contador. Basta avere un eroe e un antagonista (e a volte un importante personaggio minore), e la pellicola può essere proiettata con successo (e in effetti le ultime tre edizioni del Giro non sono state male, da questo punto di vista).

 

Si costruisce il cast del Giro 2016
Per il Giro numero 99, quello in programma nel 2016, a vestire i panni dell'"eroe" tornerà Vincenzo Nibali, dopo due stagioni consacrate al Tour. L'antagonista sarà al suo esordio nella corsa rosa: Alejandro Valverde, terzo all'ultima Boucle proprio davanti al messinese dell'Astana. Il terzo incomodo potrebbe o dovrebbe essere quel Mikel Landa che proprio al Giro è stato la grande sorpresa quest'anno. Inoltre verrà fuori senz'altro anche la prossima volta un nome nuovo a infoltire la schiera dei pretendenti.

In questi giorni stanno venendo anche adesioni interessanti da parte di corridori che magari non cureranno la classifica ma che sapranno essere protagonisti (Marcel Kittel e André Greipel, Tim Wellens e Fabian Cancellara...): il cast, insomma, prende forma anche per i ruoli dei "caratteristi".

Quanto alle comparse, Vegni ha evidentemente preso atto che nell'ultima edizione della corsa rosa queste hanno allignato in gran parte nelle squadre Professional. Bisogna scorrere la classifica del Giro 2015 fino al 22esimo posto per trovare un corridore proveniente da una formazione di seconda fascia (nel nostro caso, Stefano Pirazzi della Bardiani). Quanto alle vittorie di tappa, appena una ha premiato queste formazioni (sempre la Bardiani, a segno con Nicola Boem nella frazione di Forlì).

Al di là della squadra dei Reverberi (comunque in netto calo rispetto al Giro 2014), le altre non hanno lasciato grosse tracce. Completamente ectoplasmatica la polacca CCC, poco efficaci le italiane Androni, Nippo e Southeast.

 

La tragica scelta
Rispetto al Giro scorso, per il prossimo ci sarà un problema supplementare per Vegni e il suo staff: il World Tour è tornato ad essere formato da 18 squadre (quest'anno erano 17), quindi viene a mancare una wild card da conferire alle Professional. Gli inviti saranno perciò 4. Quattro posti per le quattro formazioni italiane di seconda fascia? Vegni ha già messo le mani avanti, escludendo questa soluzione: una Professional straniera ci dovrà essere per forza.

Magari dopo il disastro di quest'anno sarà accantonata la CCC, pur interessata a partecipare. Ma quel posto verrà riservato allora a una Bora (già al Giro quando si chiamava NetApp), o a una Roompot (si parte dall'olanda e i team di casa vorrebbero esserci), o a chissà chi altro.

Ma l'italiana che uscirà sconfitta dal ballottaggio si preparerà, tra un mese, a vivere una stagione molto difficile. Per tutte le nostre Professional, la presenza al Giro è fondamentale. Non dimentichiamo che proprio quando la corsa rosa invitò la NetApp, lo fece a discapito della Acqua&Sapone, che puntualmente chiuse i battenti alla fine di quella stagione. Il rischio che l'eventualità si ripeta c'è, e Vegni lo sa.

Chi lasciare fuori, magari appellandosi a questioni etiche di qualche tipo? Le "rivelazioni" di stampa riguardanti l'annoso problema dei corridori che pagano per correre da pro' hanno indicato come responsabili proprio alcuni team manager del pianeta Professional, e questa è una carta che RCS potrà giocare per scaricare un po' della responsabilità della scelta. Del resto già gli spifferi vanno in quella direzione (lo stesso Vegni ha dichiarato che non è detto che per forza la squadra vincitrice della Coppa Italia - la Southeast - debba partecipare al Giro, visto che l'ultima parola spetta sempre agli organizzatori, i quali possono muovere eccezioni appunto di natura etica).

E se non sarà il "doping salariale" a remare contro le chance di alcune squadre, RCS si potrà sempre appellare a qualche caso di doping farmacologico, quando tra un mese (le wild card dovrebbero essere annunciate a metà gennaio) dovrà spiegare i motivi per cui quell'eventuale squadra è stata lasciata a casa.

 

Una per una, la situazione delle Professional italiane
Entriamo nel dettaglio valutando alcuni elementi che possono giocare a favore o contro l'invito delle Professional italiane.

L'Androni ha dalla sua una lunga tradizione al Giro e una fama di squadra simpatia (sempre in fuga); di contro, viene da due edizioni della corsa rosa piuttosto sottotono, la sua rosa è vecchiotta e non pare essere stata particolarmente rafforzata in sede di mercato, e inoltre un paio di casi di doping l'hanno scossa quest'anno (Taborre e Appollonio).

La Bardiani pure non è stata un fulmine di guerra nel mercato, anzi ha perso uno dei suoi uomini simbolo (seppur discontinuo; parliamo di Battaglin). Il suo 2015 non è stato granché memorabile, al di là della tappa vinta appunto da Boem al Giro, e un po' tutti hanno girato a scartamento ridotto. D'altro canto parliamo della formazione che meglio ha fatto, tra le Professional, negli ultimi due anni, e c'è poi sempre la caratteristica di essere una squadra tutta italiana, elemento che spesso ha un suo peso in questi ambiti. Tra questi italiani, alcuni hanno comunque le potenzialità per riemergere bene (Sonny Colbrelli su tutti).

La Nippo non promette di essere molto migliore rispetto al Giro 2015 (in cui non ha riempito gli occhi degli appassionati), ma ripropone due personaggi che hanno una certa presa popolare, ovvero Damiano Cunego (le cui quotazioni a livello di immagine sono in crescita dopo il suo totale proscioglimento nel processo di Mantova: se si vuol giocare sul "doping free", il veronese casca a fagiuolo) e il simpatico Daniele Colli, con cui tanti tifosi hanno empatizzato dopo la sua brutta frattura patita quest'anno nella tappa di Castiglione della Pescaia. In più, lo sponsor giapponese potrebbe risultare interessante per RCS (il mercato del Sol Levante è sempre appetibile).

La Southeast, sacrificando lo scorso anno il direttore sportivo Luca Scinto, ha superato più o meno indenne i problemi di doping (leggi alle voci Santambrogio e Rabottini), ma ora si ritrova invischiata nella questione Carretero, ovvero un corridore scarso che pagava per correre (o meglio, tramite suo padre la squadra aveva uno sponsor) e che poi è stato pure trovato positivo all'antidoping. In favore del team toscano parlano la Coppa Italia vinta quest'anno (RCS dovrebbe comunque forzare un po' la mano per lasciare fuori il sodalizio di Citracca) e l'ingaggio - recentemente ufficializzato - di Filippo Pozzato, che rappresenta pur sempre un buon veicolo di attenzioni (volenti o nolenti i suoi tanti detrattori).

Marco Grassi

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