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Lo speciale: Storia di Ivan Basso, la seconda parte - Da OP al tumore, passando per il secondo Giro: la fase matura del campione varesino | Cicloweb

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Lo speciale: Storia di Ivan Basso, la seconda parte - Da OP al tumore, passando per il secondo Giro: la fase matura del campione varesino

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Basso torna in maglia rosa dopo la tappa dell'Aprica al Giro 2010

Dopo il Giro 2006, Ivan Basso sembrava destinato a ereditare il trono di leader dei Grandi Giri da Lance Armstrong, o comunque a contenderselo con Jan Ullrich. Ma il destino aveva per lui un cammino diverso in programma, irto di fatica e sofferenze fino al traumatico ritiro per un tumore al testicolo. Un cammino però fatto anche di redenzione, culminato col successo al Giro d'Italia 2010, che ha permesso al varesino di riprendersi l'immagine di campione macchiata dalla squalifica, frutto dell'immensa devozione per la bicicletta dimostrata dal varesino che nonostante due anni di fermo biologico ha continuato a fare vita da atleta e non ha staccato dagli allenamenti neanche un giorno. Un simpatico aneddoto a riguardo vede protagonista uno suo gregario ai tempi della Liquigas, Valerio Agnoli: invitato ad un evento mondano, si mostrò particolarmente vorace al buffet. Quando gli chiesero il perchè di tanta fame, lui rispose semplicemente: «Mi sono allenato una settimana a casa di Ivan Basso».  

 

Giugno 2006 - 2007: Operación Puerto e la squalifica
Ivan Basso confessa di aver pagato Eufemiano Fuentes © ReutersLe prime voci sull'inchiesta più traumatica della storia delle due ruote cominciano a correre proprio durante il Giro d'Italia che Ivan sta dominando: è il 23 maggio quando Eufemiano Fuentes, medico della Kelme, e Manolo Saiz, direttore sportivo della Liberty Seguros, vengono arrestati a Madrid assieme ad altre 3 persone. A Fuentes vengono sequestrate più di 100 sacche di sangue di atleti di diversi sport, ciascuna collegata ad un'atleta tramite un nome in codice: dalle indagini della Guardia Civil spagnola emerge che Ivan è Birillo, nome del suo cane all'epoca. Il vero terremoto esplode alla vigilia del Tour, quando l'ASO decide di escludere tutti i corridori coinvolti nell'inchiesta dalla Grande Boucle, tra i quali diversi favoriti. La reazione del management della CSC è cinica: Bjarne Riis volta le spalle al suo pupillo e gli scarica addosso tutta la responsabilità di essere andato da Fuentes. Seguirà una telenovela giudiziaria che fu esemplare una volta per tutte di come il CONI e il mondo del ciclismo in generale fossero più interessati a salvare l'immagine piuttosto che a risolvere realmente il problema del doping, con la voglia di tornare a correre di Ivan usata come munifica pedina. 

Sul finire del 2006 lo stop di Basso sembra già concluso, con la procura antidoping del CONI che archivia il caso e Ivan, ormai in rottura con Riis, che trova fiducia nella Discovery Channel, squadra ideale per poter tornare a puntare ai GT. Ma tutto cambia nell'aprile del 2007, quando la procura antidoping del CONI acquisisce le sacche di "Birillo". Basso si ritrova con le spalle al muro e rescinde consensualmente con la Discovery Channel. Convocato a inizio maggio da Ettore Torri, capo della procura CONI, gli viene sostanzialmente proposto di confessare per evitare l'onta del confronto delle sacche e della conseguente squalifica. Così fa 7 maggio, dichiarando "mi sono tolto un peso dalla coscienza", mentre Renato Di Rocco invita maldestramente a "non lasciarlo solo come avvenne con Pantani" (sic!). A giugno la beffa: nonostante la confessione, Ivan Basso viene squalificato per 2 anni effettivi, con decorrenza al 24 ottobre 2008.

 

 

 

2008-2010: La resurrezione ed il secondo Giro
La Liquigas porta Basso in trionfo nell'Arena di Verona © CyclingnewsMolti dei coinvolti in OP, tra i quali Heras, Beloki, Ullrich, Hamilton, Botero, Sevilla e Mancebo, conclusero lì la loro carriera, o comunque si accontentarono di correre in circuiti minori. Solo Basso, e successivamente Valverde, trovarono la forza di reagire e di riprendere in mano la loro carriera. Il 2008 di Basso fu tutto finalizzato a un ritorno in grande stile per la stagione successiva, fatto di intensi allenamenti sotto la supervisione del centro Mapei e del compianto Aldo Sassi. Il varesino trova fiducia nella Liquigas, all'epoca il miglior team italiano: con la squadra di Roberto Amadio torna alla Japan Cup e si presenta già in forma smagliante, perdendo solo allo sprint dal rivale Damiano Cunego e da Giovanni Visconti.

Il 2009 parte così sotto i migliori auspici: Basso cerchia in rosso il Giro del centenario, ed il cammino di avvicinamento è dei migliori, col successo al Giro del Trentino. Ma chi si aspetta un ritorno di Basso in formato 2006 resta deluso: in salita non ha mai il cambio di ritmo vincente. Chiuderà quinto, con la Liquigas che porterà Pellizotti sul podio, anche se sugli annali Basso risulterà terzo per le squalifiche postume proprio di Pellizotti e Di Luca. Si ripresenta alla Vuelta España ed il copione è simile: in più è netta la regressione a cronometro, specialità che gli fa perdere il podio all'ultima tappa per un quarto posto finale.

La musica cambia al Giro 2010: si presenta con una squadra fortissima, ricca di uomini fidati, su tutti il polacco Sylvester Szmyd (il gregario n.1 della seconda parte della sua carriera) e l'astro nascente Vincenzo Nibali, voglioso di dimostrare la propria maturità. Zomegnan ha disegnato un Giro durissimo, che le condizioni climatiche nelle prime due settimane renderanno uno dei più pazzi e belli del dopoguerra. La Liquigas vince la cronosquadre a Savigliano e prende la rosa con Nibali, salvo poi perderla a Montalcino dove è mezza squadra, Basso e Nibali compresi, a cadere prima dello sterrato e a dover rincorrere. La fuga bidone della Lucera - L'Aqulia non fa altro che complicare le cose. Ma nella seconda parte di Giro il feeling tra Basso e Nibali gioca un ruolo decisivo, col siciliano che va a vincere ad Asolo e con Ivan che smantella la concorrenza sul durissimo Zoncolan, nell'unica edizione in cui è stato decisivo per il Giro, ultimo un tenace Cadel Evans, e torna ad alzare le braccia. Il capolavoro si completa nella tappa del Mortirolo, dove si consuma l'attacco decisivo ad Arroyo: è così apoteosi a Verona, con Basso primo, Nibali terzo e tutta la squadra a festeggiare il ritorno di un grande campione.

 

2011 - 2014: Gli ultimi anni da capitano
Ivan Basso stringe i denti al Giro del Trentino 2012 © BettiniphotoNel 2010 prova anche a ripresentarsi al Tour, ma va in crisi sul Col de la Madeleine e cede totalmente sui Pirenei: chiuderà 31esimo. La stagione 2010 gli regala anche una vittoria in linea, al Gp Industria Commercio e Artigianato Carnaghese, subito dopo il Tour. Il 2011 è così finalizzato sull'unico obiettivo del Tour de France. La preparazione parte bene, col successo al Gp Lugano ed il quarto posto alla Tirreno-Adriatico; viene però interrotta da una caduta a maggio in Sicilia, che lo tiene fermo alcuni giorni. È in questa occasione che viene fuori l'Ivan Basso estremamente metodico della seconda parte di carriera, spesso oggetto di dibattito per l'enfasi data a piccole perturbazioni come questa, giustificazioni preventive ed eccessive per i detrattori. Si presenta comunque al Tour competitivo e dopo i Pirenei è in lotta per il podio; perde però terreno nelle tappe trappola di Gap e Pinerolo e, nonostante un quarto posto nella tappa del Galibier (quella dell'epica cavalcata di Andy Schleck e del disperato inseguimento di Evans) chiude settimo, perdendo anche il testa a testa tutto italiano con Damiano Cunego. Chiude la stagione vincendo l'estemporaneo Giro di Padania e piazzandosi quarto al Lombardia.

Il 2012 è una delle stagioni più deludenti della sua carriera: al Giro d'Italia, nonostante una squadra tuttta attorno a sè ed un parco rivali poco temibile, non riesce ad andare oltre un deludente quinto posto, tra l'altro non osando praticamente nulla. Si presenta anche al Tour, ma stavolta per supportare Nibali, il quale salirà sul podio, mentre Basso chiude 25esimo. A fine stagione arriva l'ultima vittoria della carriera alla Japan Cup.

La stagione 2013 è tra le più sfortunate della sua carriera. A poche ore dalla partenza del Giro d'Italia è costretto a dare forfait per una cisti perineale. Si presenta alla Vuelta mostrandosi competitivo nelle prime due settimane, ma gli è fatale lo shock termico subito sulla discesa del Port d'Envalira alla 14esima tappa: un'inaspettata crisi di freddo che lo blocca letteralmente facendogli passare un brutto quarto d'ora e lo costringe al ritiro.

Nel 2014 al Giro è ormai chiaro che la carriera ad alto livello è conclusa: nonostante la volontà di stare coi migliori e la grande preparazione, il 15esimo posto è il massimo che Ivan riesce ad ottenere. Col passaggio della Cannondale nelle mani di Vaughters si fanno insistenti le voci di un possibile ritiro, ma Basso ha ancora tanta voglia di correre.

 

2015 e oltre: L'esperienza Tinkoff, il tumore ed il futuro
Il matrimonio con Micaela nel 2012: ci sono Domitilla, Santiago e Levante © BettiniphotoVoluto fortemente da Alberto Contador, Ivan stringe un accordo per il 2015 con la Tinkoff - Saxo Bank. Ritorna così con Bjarne Riis, col quale sembra ormai aver messo una pietra sopra sulla divisione di 10 anni prima, anche se non è più lui che comanda, ma il vulcanico Oleg Tinkov, voglioso di vedere Contador andare all'attacco di tutti e 3 i grandi giri. E per farlo ha bisogno di affiancargli un uomo d'esperienza come Basso, che sarà l'ombra di Alberto a Giro e Tour. Sebbene non faccia miracoli, può fregiarsi di un'ulteriore vittoria al Giro, stavolta come gregario.

Il Tour s'interrompe bruscamente il 13 luglio: a seguito di una caduta, Basso si sottopone a dei raggi i quali evidenziano un tumore al testicolo sinistro. Nella sfortuna, è fortunato: si opera tempestivamente, è subito fuori pericolo di vita e torna in sella dopo un mese. Ma la carriera su strada è ormai finita: il 5 ottobre annuncia il suo ritiro in una conferenza stampa. La sua vita nel ciclismo non è però interrotta: resta nella Tinkoff, stavolta come coordinatore tecnico, e partecipa a corsi dirigenziali UCI e Federciclismo. Insomma, sentiremo ancora parlare e tanto, di Ivan, sebbene adesso non dovrà più preparare meticolosamente GT sul Teide o sull'Etna e avrà più tempo da passare coi suoi 4 figli Domitilla, Santiago, Levante e Tai, per la gioia della moglie Micaela. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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 - Lo speciale: Storia di Ivan Basso, predestinato e campione

Nicola Stufano

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