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Mondiali 2015: All American Girls, Dygert oro al quadrato - Altro dominio statunitense con doppietta storica. Bronzo Skalniak, Balsamo sesta

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L'arrivo solitario di Chloe Dygert al Mondiale Juniores femminile © Bettiniphoto

A volte ci sono indicazioni che danno un'idea già abbastanza eloquente di quello che potrebbe succedere nelle giornate successive e quindi non si può dire che la prova a cronometro di lunedì scorso non ci avesse adeguatamente allertato. Un dominio così netto per tempistica, potenza e caparbietà però era auspicabile fino ad un certo punto. La cosa certa però è una sola: Chloe Dygert, nata a Brownsburg (nello stato dell'Indiana) il primo gennaio di diciotto anni fa, si è andata a prendere anche l'iride nella prova in linea dopo quello conquistato nella prova a cronometro ed entrando così nel ristretto novero di atlete in grado di realizzare la doppietta gara in linea-gara a cronometro tra le juniores: i precedenti risalgono a oltre tre lustri fa, con la canadese Genevieve Jeanson nel 1999 (prima di essere protagonista, nelle stagioni successive, di una storiaccia in cui al doping s'intrecciavano anche maltrattamenti) a Verona e con Nicole Cooke a Lisbona nel 2001 (e che la gallese fosse un talento cristallino lo dimostrarono anche le innumerevoli vittorie tra le Èlite, mondiale di Varese compreso).

Non contenti gli Stati Uniti si sono permessi il lusso di ottenere in casa propria anche la "doppia doppia" (prendiamo volutamente in prestito questo termine molto in voga nel basket, visto che l'NBA spopola), piazzando al secondo posto anche Emma White così come nella prova contro il tempo, exploit non riuscito finora a nessuna nazionale in tutte le precedenti edizioni. A pensarci bene però il basket c'entra qualcosa in questa storia, dal momento che l'eclettica Chloe nelle scorse stagioni si è imposta non solo come ragazza dalle ottime doti in sella ad una bicicletta ma anche come validissima giocatrice di pallacanestro a livello scolastico («Mi piace il contatto fisico che c'è nel basket ed ho una personalità molto competitiva» ha dichiarato in una recente intervista). Di tutto questo però si è rischiato di non parlare affatto nel momento in cui una bruttissima caduta in bicicletta, occorsale oltre un anno fa, le provocò fratture ad entrambe le gambe, la frattura del setto nasale e otto punti sull'arcata sopraccigliare, con la concreta possibilità di dover essere costretta ad abbandonare tanto il basket quanto il ciclismo.

La rivincita è stata però di quelle fragorose e quest'oggi non si può che tributarle applausi a scena aperta, al termine di una mattinata americana (in Italia è già pomeriggio inoltrato) che per i colori azzurri ha recato sicuramente del rammarico per il non essere riusciti ad entrare in scena nel momento topico della gara, quando l'azione rivelatasi poi decisiva veniva a comporsi. Niente podio alla fine ed un sesto posto finale (colto dalla pur brava Elisa Balsamo) che di certo non può soddisfare.

 

Appena 65 chilometri e niente riprese tv: è un degno mondiale?
Prima di concentrarci sulla cronaca non possiamo però esimerci dal sottolineare un paio di aspetti che purtroppo non hanno reso giustizia al prestigio che un campionato del mondo dovrebbe avere. In primis la questione delle riprese televisive: com'è stato già noto nelle scorse giornate l'UCI per questa edizione americana ha deciso di non produrre affatto alcuna immagine delle gare juniores, tanto nelle cronometro che nelle prove in linea, costringendo così appassionati, parenti, amici degli atleti e chiunque fosse interessato a seguire la prova ad arrangiarsi alla meno peggio con live scritti sui social network, live timing e, nella migliore delle ipotesi, spulciando minivideo caricati sul momento da persone presenti in loco. Considerando che le prove juniores sono state riaccorpate all'intera settimana mondiale dopo la separazione di qualche stagione fa, ci si domanda se abbia senso lasciarle in questo stato di cose se la minima visibilità televisiva non viene garantita.

In secondo luogo la distanza della prova, articolata in appena 64.9 chilometri, la rendeva più affine ad una gara riservata alla categoria Allieve, al di là delle asperità presenti. Le atlete, a maggior ragione coloro che competono ad altissimi livelli, sono infatti ormai abituate a coprire distanze ben maggiori, superiori anche agli 80 chilometri, e quindi un'ulteriore tornata da percorrere avrebbe sicuramente contribuito a rendere spettacolare e accattivante il finale.

 

Avvio di relativa calma, poi la fuga decisiva. Italia sorpresa
Si è così partiti alle 10 in punto (le 16 italiane) con qualche goccia di pioggia fortunatamente poi cessata e subito è stata la nazionale francese a cercare di portar via la fuga, non trovando però l'adeguato spazio. Dopo che il gruppo ha iniziato momentaneamente a sgranarsi sulle prime asperità, si è così giunti al secondo giro con il tentativo operato dall'americana Emma White e dalla russa Ksenia Tcymbaliuk che finalmente ha potuto godere di un discreto margine (20" sul gruppo). Già sul difficile passaggio di Libby Hill, breve strappo in pavè con pendenze in doppia cifra, però la statunitense ha allungato, la russa ha faticato a tenere la ruota (che poi perderà definitivamente) e dal gruppo è stata la polacca Agnieszka Skalniak a cercare di riportarsi sulla battistrada.

Le successive asperità però hanno fatto sì che la situazione diventasse alquanto delicata, nel momento in cui a White e Skalniak si sono aggiunte la grande favorita Chloe Dygert e la francese Juliette Labous, ovvero tutte atlete considerate da possibile podio alla vigilia. È stato proprio qui che l'Italia si è trovata completamente spiazzata, con Elisa Balsamo e Sofia Bertizzolo presenti nel gruppo inseguitore a 13" ed il gruppo principale ancora più indietro, distante circa 30". In una fase simile sarebbe forse stato opportuno l'inserimento di una delle seconde punte italiane (magari la stessa Balsamo o la campionessa europea Nadia Quagliotto) che nella peggiore ipotesi avrebbero potuto dare impulso alla fuga oppure frenarne l'impeto, lasciando poi eventualmente a Sofia Bertizzolo il compito di entrare in scena nel finale. Di certo la forzata assenza di Sofia Beggin in una fase così calda si è fatta sentire non poco.

 

L'azione prende il largo, poi è assolo Dygert
Viene da sè che il vantaggio di quattro atlete così pericolose e molto forti sul passo (oltre alle statunitensi vale la pena ricordare che la polacca Skalniak è campionessa europea a cronometro in carica) è lievitato fino a raggiungere i 50" nel terzo giro, con l'Italia (con Balsamo e Bertizzolo sempre in posizioni d'avanguardia) costretta a tirare per cercare di ridurre il gap. Proprio però sugli ultimi strappi previsti dal tracciato è iniziato l'autentico show di Chloe Dygert: la statunitense, con un'azione di grande potenza, ha infatti letteralmente tolto di ruota le altre compagne di fuga, ben coperta anche dalla White ed è transitata al passaggio con 20" sul terzetto inseguitore. Il gruppo invece veleggiava a 1'12" e vedeva sempre più residue le speranze di rimonta.

L'ultimo giro poi ha ulteriormente dato prova della gamba eccezionale della Dygert, arrivata a toccare addirittura 1'15" sulle ex compagne in occasione del primo rilevamento cronometrico posto a metà tracciato e si è involata indisturbata verso un trionfo strepitoso, con le breve ma insidiose salite a metterle le ali. Si è invece riaccesa nuovamente la lotta per il podio, col gruppo che sfruttando le asperità ha ridotto ad una sola decina di secondi il suo vantaggio su Labous, White e Skalniak, con l'Italia tornata quindi a sperare in una possibile medaglia.

 

Dygert oro strepitoso, medaglie per White e Skalniak. Sesto posto per la Balsamo
Non vi è stato quindi più alcun dubbio sul nome della vincitrice, con Chloe Dygert che ha concluso la sua splendida cavalcata in poco meno di un'ora e tre quarti per una doppietta storica, non solo per gli Stati Uniti. La lotta per il podio invece ha vissuto sul momento decisivo all'attacco dello strappo finale, dove la francese Labous non è stata più in grado di tenere le ruote delle inseguitrici e l'altra americana White ha allungato alla ricerca dell'argento: mossa vincente e ulteriore storica doppietta statunitense, con Emma (il cui fratello maggiore Curtis corre da professionista in una Continental statunitense) che ha concluso al secondo posto a 1'23". Esattamente come lo scorso anno invece ha dovuto accontentarsi del bronzo la forte polacca Agnieszka Skalniak, testimonianza di un moviemento sempre più in crescita, che ha chiuso in terza posizione a 1'28".

A 1'41" è giunto il gruppo inseguitore, con la giapponese Yumi Kajihara (già argento mondiale nella Corsa a punti su pista quest'anno) che ha sfiorato quindi uno storico podio, ottenendo la quarta posizione davanti alla norvegese Andersen e alla nostra Elisa Balsamo, che con il sesto posto sul traguardo è stata quindi la nostra miglior azzurra in classifica. Alle sue spalle la sorella d'arte Grace Garner, l'olandese Kastelijn, l'australiana Pratt e la svedese Jansson (quest'ultima valida biker così come la svizzera Sina Frei, appena dietro di lei) hanno completato la top ten. Sofia Bertizzolo, capitana designata al via, si è trovata spesso ad occupare le posizioni d'avanguardia ma poi nel finale ha ceduto sull'ultimo strappo, chiudendo 23esima a 2'10". A 3'46" hanno invece concluso le altre 3 azzurre in gara, ovvero Katia Ragusa, Chiara Zanettin e Nadia Quagliotto, in rigoroso ordine d'apparizione sul traguardo.

La prima parte di giornata si chiude quindi con più recriminazioni che gioie per i colori azzurri e la speranza che si può avere è senz'altro quella che la gara riservata agli Under 23, scattata alle ore 18.45 italiane, ci possa riservare decisamente più soddisfazioni e che possa anche fornire più utili e accurate indicazioni in vista della gara di domenica.

Vivian Ghianni

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