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Mondiali 2015: Velocio-SRAM, un addio in grande stile - Quarto titolo di fila, esulta anche Guarischi. Boels-Dolmans beffata da una foratura

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Il sestetto della Velocio-SRAM lanciato verso un altro successo al Mondiale © Bettiniphoto

Passano le stagioni, cambiano le interpreti, cambiano gli sponsor, cambiano i colori, ma quello che resta sempre invariato è il risultato: la Velocio-SRAM (ex Specialized-Lululemon) si conferma la regina della Cronometro a Squadre mondiale vincendo il suo quarto titolo in quattro edizioni disputate di questa prova iridata per club. Una vittoria che premia la squadra che da sempre cura di più la specialità ed a fare impressione è proprio la capacità di rinnovarsi anno dopo anno e di inserire nuovi vagoni nel treno senza mai perdere in velocità, organizzazione e compostezza. Per un team di tale livello era anche giusto chiudere la propria storia con un successo nell'ultima grande gara: la Velocio-SRAM infatti aveva già annunciato l'addio a fine anno, ma buona parte del gruppo troverà continuità in Germania grazie alla Canyon e possiamo già immaginare che anche a Doha queste ragazze saranno tra le favorite.

Maggiore equilibrio: la Boels prova la sorpresa
Qui a Richmond la Velocio-SRAM non era la squadra capace di imporre la propria superiorità schiacciante e di infliggere distacchi abissali come era accaduto negli anni scorsi: un maggiore equilibrio che si era già visto nel tradizionale test di Coppa del Mondo a Vårgårda aveva visto vincere le olandesi della RaboLiv con appena 26" sulla Velocio e 29" sulla Boels-Dolmans. In questo contesto, quindi, la differenza non stata fatta dalle sole gambe, ma hanno avuto un grande peso anche dettagli come 'organizzazione di squadra e l'atteggiamento tattico senza dimenticare quel pizzico di fortuna che sempre serve.

Al primo intermedio la Velocio-SRAM era già davanti a tutte con 11" di vantaggio sulla Boels-Dolmans, uniche due formazioni a transitare con una media superiore ai 50 km/h: per Lisa Brennauer, Trixi Worrack, Mieke Kröger, Alena Amialiusik, Karol-Ann Canuel e la nostra Barbara Guarischi sembrava l'inizio di un'altra calvacata trionfante, anche perché la squadra olandese aveva già perso un'atleta importate come Christine Majerus a causa di una foratura. E invece la Boels-Dolmans ha risposto dimezzando il distacco al secondo rilevamento e passando addirittura avanti di 3" al terzo ed ultimo passaggio: un testa a testa davvero entusiasmante che ha tenuto tutti con il fiato sospeso proprio fino agli ultimi metri.

Il breve strappo finale fa la differenza
A fare la differenza tra le due squadre è stato quindi quell'insidioso ultimo chilometro con uno strappetto di 300 metri seguito da un falsopiano di 680 metri che porta al traguardo. La Boels-Dolmans ha probabilmente lasciato qui i propri sogni di gloria perché dopo Majerus, anche Pawlowska ha alzato bandiera bianca e nel tratto con le pendenze più sensibili è andata in difficoltà l'ex iridata a cronometro Ellen Van Dijk: contando il tempo della quarta atleta, Evelyn Stevens, Chantal Blaak e Lizzie Armitstead hanno dovuto aspettare la compagna olandese. La Velocio-SRAM invece ha perso per prima la nostra Barbara Guarischi e poi la tedesca Mieke Kröger che si è defilata proprio all'ultimo chilometro dopo una lunga trenata: Trixi Worrack (unica presente in tutti e quattro i successi) ha gestito al meglio lo strappo e nonostante un brivido per una crisi di Karol-Ann Canuel negli ultimi metri il cronometro ha dato loro ragione per appena 6"66, 47'35"72 contro 47'42"38.

La RaboLiv completa il podio, sfortunate Optum e Hitec 
Solo terzo posto invece per la RaboLiv che dopo la vittoria in Svezia sperava di fare sua questa gara che ancora mancava nel suo palmarès: sono bastati 10 chilometri per capire che oggi Anna Van der Breggen e compagne non avrebbero lottato per la medaglia d'oro visto che il loro distacco dalla Velocio era già di 24". Lo squadrone olandese orfano quest'anno di Marianne Vos ha dovuto soffrire non poco per portare a casa almeno il bronzo visto la Wiggle Honda di Elisa Longo Borghini, grazie ad un'azione molto compatta, ha sperato quasi fino all'ultimo di sovvertire anche questo pronostico: alla fine la RaboLiv ha prevalso di 14", ma i 56" di ritardo accusati dalle vincitrici sono comunque molto pesanti.

Fuori dalla lotta per il podio va segnalata la grande sfortuna di Optum e Hitec, che magari non avranno gli stessi rimpianti della Boels-Dolmans ma che hanno visto compromesse le loro prove già in partenza. L'americana Optum, quarta l'anno scorso a Ponferrada, è stata costretta a partire in cinque a causa di una caduta che ha coinvolto ben cinque ragazze ieri in ricognizione: le conseguenze peggiori le hanno avute Annie Ewart (clavicola ko) e Maura Kinsella (trauma cranico), ma solo la prima è stata sostituita con la riserva Alison Tetrick. La Hitec Products, invece, ha perso la forte Charlotte Becker pochi istanti prima del via: il manubrio della tedesca sforava di 1 millimetro i limiti dell'UCI ed i commissari sono stati inflessibili.

Partecipazione limitata, e il prossimo anno?
Le ultime riflessioni invece vanno fatte sull'Orica GreenEDGE e sulla partecipazione complessiva di questa prova. Dopo tre due secondi posti ed un terzo nelle prime tre edizioni, le australiane stavolta sono arrivate ben lontane dalle prime rischiando addirittura l'onta del sorpasso della Velocio-SRAM sul rettilineo finale: grande specialista in passato di questo tipo di gare, l'Orica già alla vigilia non era indicata tra le candidate per una medaglia a causa di organico valido ma senza una vera leader e comunque con poca esperienza per poter brillare a questi livelli.

In totale a questa cronometro a squadre hanno preso parte 13 team, tanti quanti l'anno scorso a Ponferrada, ma di questi ben sei erano di affiliazione statunitense e quindi agevolati per i costi di questa impegnativa trasferta. Alla Twenty16 vanno fatti i complimenti per il quinto tempo assoluto, ma è impossibile non chiedersi cosa accadrà l'anno prossimo a Doha quando non ci saranno squadre di casa a rimpolpare la startlist: quest'anno per qualche mese era stata presa in considerazione la possibilità di sganciare la prova dalla rassegna statunitense ed assegnare il titolo con una gara europea per agevolare le squadre, quest'idea tornerà di moda per il 2016?

Sebastiano Cipriani

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