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Tour de France 2015: Chris and the Sky way to the glory - Froome e i suoi tramortiscono il Tour: la maglia gialla annichilisce gli avversari. Disastro Nibali

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Chris Froome trionfa in maglia gialla nella prima tappa di montagna del Tour 2015 © Bettiniphoto

E quindi il Tour de France è finito, Chris Froome l'ha vinto nettamente, i suoi avversari più strombazzati si sono rivelati semplicemente non alla sua altezza, e l'immenso kenyano, supportato da un Team Sky formidabile, continuerà a far polpette di tutti, esattamente come oggi a La Pierre-Saint-Martin, la prima di tre tappe pirenaiche. Allora, se è così, che rimaniamo a fare qui davanti alla Grande Boucle, ad aspettare un Bartali che non verrà? Tanto vale andare al cine (o al mare, o al lago, o dove ci pare).

Fortunatamente le cose non stanno propriamente così. Froome ha compiuto oggi un'impresa importante, e ovviamente è avvantaggiato anche dal fatto di aver colpito per primo (e quindi ha colpito due volte, stando a quel famoso adagio), e nell'immediato rischia di trovarsi di fronte una platea di rivali stramazzati al suolo a causa della portata di questo suo uppercut. Però lunga è la strada che porta a Parigi, e non è mica detto che per lui sarà sempre lastricata di successi e premiazioni.

 

The Sky way to the glory
Un'altra volta avevamo visto Chris Froome stravincere la prima tappa di montagna (sempre sui Pirenei), con il suo fido luogotenente Richie Porte che riusciva ad arrivare secondo precedendo il capitano Movistar (all'epoca Alejandro Valverde, oggi Nairo Quintana): successe due anni fa ad Ax-3-Domaines, e i distacchi di quella frazione furono sintomaticamente simili a quelli che abbiamo avuto oggi a La Pierre-Saint-Martin; per la verità, oggi sono un po' più accentuati, perché la tappa - salita secca dopo lungo piattone - stavolta era ancor più adatta di quella di Ax (una salita dura come il Pailhères prima di quella conclusiva) alle caratteristiche del kenyano.

O meglio, alle caratteristiche del capitano Sky di turno. The Sky way to the glory è ormai uno standard, un approccio abbastanza chiaro e ripetitivo: sul traguardo in quota secco, non ce n'è per nessuno; a maggior ragione se fa caldo, molto caldo, ovvero se il clima è quello ideale per non ledere una macchina-uomo dalla magrezza esasperata, come Froome nel nostro caso (ma Wiggins battè gli stessi sentieri).

Però due anni fa, all'indomani di quell'esibizione di forza, la Sky si liquefece in una tappa molto anarchica, quella di Bagnères-de-Bigorre, nella quale la Movistar si giocò malissimo le sue chance, non riuscendo di fatto ad approfittare della situazione molto favorevole che si era venuta a creare in corsa. Stavolta - magari non già domani, ma le frazioni per mettere a ferro e fuoco il Tour non mancheranno - sarà necessario che i rivali di Chris non si sentano battuti, ma provino davvero a ribaltare una situazione che può ancora essere ribaltata. Sapendo che a un Quintana (ma anche a un Contador) non mancano la caratura e il carisma per fare questo tipo di tentativi, abbiamo la consapevolezza che tutto potrà ancora succedere, anche se oggi Froome ha dato una netta impressione di imbattibilità.

Se invece gli avversari del kenyano si adageranno sul modello Sky, privilegiando l'attendismo (e quindi la ricerca di un posto sul podio più che quella della vittoria), non faranno altro che servire al fortissimo Froome la possibilità di mettere a segno uno smash dopo l'altro.

 

Francesi scoloriti nel giorno della Bastiglia
Di solito i cugini di Francia si danno molto da fare nel giorno della festa nazionale, il 14 luglio. Ad esempio oggi abbiamo avuto in fuga Pierrick Fédrigo, partito al km 7, rimasto solo al comando fino al km 45, raggiunto poi dal belga Kenneth Van Bilsen, arrivato quindi ad avere un vantaggio massimo di 14'40" (al km 76, a 91 dalla fine), rimasto poi di nuovo solo al primo chilometro di salita (a 14 dalla vetta), e infine raggiunto ai -11.

Fosse stato per gli Sky, Fédrigo e Van Bilsen avrebbero potuto arrivare al traguardo con 20' di vantaggio, ma strada facendo la Movistar di Quintana e la FDJ di Thibaut Pinot hanno lavorato molto per ridurre il gap e porre le precondizioni per l'annullamento della fuga.

A quel punto, però, nel gruppo che sin dalle prime rampe di La Pierre-Saint-Martin stava perdendo pezzi su pezzi, i transalpini più in vista già non c'erano più: e quello che andava a configurarsi era un vero disastro - altro che festa! - nazionale.

 

Il forcing Movistar manda all'aria anche Nibali
Il ritmo imposto dalla formazione di Nairo è risultato da subito insostenibile per quasi tutti: con Winner Anacona a tirare il gruppo, si sono staccati Ryder Hesjedal, Rui Costa, Michal Kwiatkowski, Wilco Kelderman; e non si era ancora arrivati ai -13 km dal traguardo.

La Waterloo francese si è consumata nel giro di poche centinaia di metri: ai -12.5 è saltato Romain Bardet (con la disastrosa coppia Cannondale Talansky-Martin); ai -12, ad onta di tutto il lavoro svolto in precedenza dai suoi compagni, ha perso contatto Thibaut Pinot; subito dopo, ha salutato mestamente Jean-Christophe Péraud (il secondo del Tour 2014).

Una tranvata per i tifosi di casa, ma non minore era quella che attendeva di lì a poco gli appassionati italiani: anticipato dalla dipartita del fido Michele Scarponi, ai -11 si è consumato l'affondamento del Nibali II. Il transatlantico che avrebbe dovuto far sognare ancora l'Italia è colato miseramente a picco insieme a Rigoberto Urán, Bauke Mollema, Alexis Vuillermoz. Fine delle trasmissioni.

 

Nibali, una rotta completa
Perdere contatto da una ventina di uomini, non reggendo il ritmo di un Gorka Izagirre (con tutto il rispetto, non il maggiore scalatore dell'era moderna) è un evento che va chiamato col nome che ha: rotta completa.

Con Nibali sono rimasti i compagni Kangert e Fuglsang, a scortarlo e incitarlo nella speranza di ottenere una reazione da parte dello Squalo. Ma la luce per Vincenzo si era proprio spenta, e il distacco dai primi, da lì in poi, non avrebbe fatto altro che aumentare.

Intanto, nel gruppo di testa, avevamo visto ai -11.5 lo scatto di Robert Gesink (il primo a raggiungere e superare il boccheggiante Fédrigo); sull'olandese si è poi portato (ai -10) Rafael Valls, il quale però ha resistito giusto per un chilometrino insieme al capitano della LottoNL, che ai -9 è rimasto nuovamente solo al comando, con un paio di decine di secondi di vantaggio sui big.

 

Altre vittime sulla salita di La Pierre-Saint-Martin
Ma qui c'è ancora da fare la conta dei feriti, non certo esauritasi coi nomi citati poco sopra. Quando ai -10 è passato a tirare Valverde, il ritmo è ulteriormente aumentato, e ne ha fatto le spese tra gli altri Joaquim Rodríguez; intanto Contador perdeva i suoi gregari, rimanendo praticamente solo nel momento in cui, ai -9, la Sky rilevava la Movistar in testa al sempre più esiguo drappello.

Con Wouter Poels al timone, si è staccato ai -8.5 Warren Barguil (già tanto che abbia resistito fin lì, visto che era dolorante per una caduta di cui era stato vittima al rifornimento); il tempo di un breve (anche se interessante) scatto di Valverde, ed è passato Geraint Thomas a condurre le danze, facendo fuori un altro pesce grosso: Contador. Con Alberto hanno perso contatto (tra gli altri) gli ultimi superstiti francesi (Pierre Rolland e un ottimo Tony Gallopin) e pure Valverde, e allora a quel punto c'erano le condizioni affinché la Sky affondasse il colpo.

 

Froome attacca e i minuti volano
Un breve forcing di Porte ha fatto fuori i penultimi resistenti: Gesink (preso e staccato ai -6.5) e pure Tejay Van Garderen. A questo punto non rimaneva che sbarazzarsi di Quintana, e il gioco per la Sky sarebbe stato completo. Per eliminare il colombiano, però, c'è voluto direttamente l'impegno del capitano.

Ai -6.4 km Froome ha esibito la leggendaria frullata, e Nairo non ha potuto seguirlo. È cominciata esattamente lì la splendida cavalcata che ha portato il britannico ad amministrare ceffoni a destra e a manca, con un crescendo pauroso, dapprima fino ai -5 (laddove le pendenze più dure finivano), e poi in un finale in cui la potenza di Chris ha reso quasi patetici i tentativi di tutti gli altri di salvare il salvabile. Oggi, davvero, non c'era niente da salvare.

L'ultima cosa di rilievo - mentre alle spalle del battistrada si formavano e sformavano gruppettini - è stata il rientro di Porte su Quintana, ai 1200 metri dalla fine; rientro importante, visto che Richie ha poi pure fatto la volata, andando a prendersi il secondo posto e togliendo a Nairo l'abbuono annesso.

 

Distacchi paurosi, classifica lunghissima
Ma perché parlare di abbuoni, se qui per fare il conto dei distacchi servono ordini di grandezza ben superiori ai secondi? Richie ha tagliato il traguardo a 59" da Chris. Quintana a 1'04", Gesink s'è preso il quarto posto a 1'33", Valverde è arrivato a 2'01 anticipando Thomas, a 2'04" ecco Adam Yates e Rolland, a 2'22" Gallopin, a 2'30" Van Garderen (scoppiato nel finale), a 2'51" Contador, e poi, andando a pescare altri uomini di ex classifica, Barguil a 3'19", Mollema a 4'09", Nibali a 4'25", Péraud a 5'38", Urán a 5'54", Rodríguez a 6'07", Bardet a 8'50", Pinot addirittura a 10'03". Una carneficina.

Tutto ciò ce lo ritroviamo in una classifica già lunghissima nella quale il secondo, Tejay, paga 2'52" al primo (e siamo appena alla prima frazione di montagna: ce ne saranno altre 6 o 7...). Il terzo è Quintana a 3'09", poi vengono Valverde a 4'01", Thomas a 4'03", Contador a 4'04", Gallopin a 4'33", Gesink a 4'35", Barguil a 6'12", Nibali (decimo) a 6'57"; fuori dalla top ten Mollema a 7'15", Urán a 7'22", Jakob Fuglsang a 8'41", Péraud a 9'18", Mathias Fränk a 9'26"; Rodríguez, il sedicesimo, è a 10'09" dal primo, e ci pare pleonastico riportare altri distacchi.

Domani si continua a stazionare sui Pirenei con la Pau-Cauterets di 188 km, contenente, oltre a tre Gpm di scarso rilievo nella prima metà, anche due salitelle come Aspin e Tourmalet (vetta del Tour), con tanto di arrivo ancora all'insù a Cauterets, appunto. Anche domani ne vedremo delle belle; e non è detto che i valori in campo siano uguali a quelli visti oggi.

Marco Grassi

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