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Tour de France 2015: Finale caotico, Stybar mette tutti d'accordo - Martin cade e si rompe, e butta giù tra gli altri Nibali che se la prende con Froome... Cimolai ottavo

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A Le Havre stoccata vincente di Zdenek Stybar che anticipa il gruppo © Bettiniphoto

Esordisce al Tour, contribuisce col suo lavoro alla vittoria di un compagno nella tappa del pavé, dopo un paio di giorni quel compagno cade e si rompe una clavicola, e lui - Zdenek Stybar - va a vincere per vendicarlo. Sì, uno sceneggiatore hollywoodiano la romanzerebbe esattamente così, la vicenda che ha avuto per protagonisti i due portacolori della Etixx nell'ultimo chilometro della sesta tappa della Grande Boucle. Peccato che i tempi - nel frangente - siano stati così sincopati da non permettere tutta quest'aura di romanticismo intorno al finale di Le Havre.

E le cose sono andate certo così (Tony Martin - era lui il compagno - caduto malamente ai 900 metri, Stybar che 200 metri dopo parte per andare a vincere), ma è stato uno svolgimento strettamente attinente a quel che normalmente accade in corsa.

Accade di vincere - ed è quanto con merito festeggia oggi Zdenek - e accade di cadere, e cadendo (come ha fatto Martin) accade di far cadere come in un domino altri corridori, e accade pure che quei corridori siano tutti uomini di classifica, da Tejay Van Garderen a Warren Barguil, da Nairo Quintana a... Vincenzo Nibali.

 

È Teklehaymanot l'eroe del giorno
In tema di esordi al Tour de France, se quello di Stybar è così fragoroso, non va sottovalutato troppo quello di Daniel Teklehaymanot, 26enne eritreo che poche settimane fa si è fregiato dell maglia a pois di migliore scalatore del Criterium del Delfinato.

Oggi, studiando la classifica dei Gpm del Tour e vedendo che era guidata (con appena 2 punti) da Joaquim Rodríguez, il buon Daniel ha pensato che se fosse andato in fuga e fosse transitato per primo sui tre miniGpm di giornata (ognuno valevole 1 punto), avrebbe scavalcato Purito e si sarebbe vestito anche qui di pois (ben più prestigiosi di quelli del Delfinato, ovviamente).

Detto fatto, Tekle è saltato sulla ruota di Perrig Quéméneur (forzato della fuga, al terzo giorno consecutivo in avanscoperta) e Kenneth Van Bilsen, dopo 5 km di tappa, e si è involato verso il suo piccolo sogno.

 

Fuga lunga, Van Bilsen il più persistente
L'attacco a tre ha accresciuto molto rapidamente il suo margine (12'30" il vantaggio massimo dopo 28 km), ma altrettanto rapidamente il distacco del gruppo è stato limato, una volta che i team dei velocisti (la Lotto Soudal di André Greipel su tutti) si sono attivati. Intanto che i tre battistrada restavano al comando si sono contati un paio di tentativi di contrattacco dal gruppo (uno di Thomas De Gendt e Georg Preidler, l'altro di Thomas Voeckler) senza esito, e c'è stata anche qualche caduta (Alejandro Valverde, Damiano Caruso), fortunatamente senza conseguenze.

Teklehaymanot ha centrato il suo obiettivo di giornata, transitando in testa a tutti i Gpm; dal canto suo, Van Bilsen è stato l'ultimo ad arrendersi all'idea di essere ripreso dal gruppo, e a 13 km dalla fine ha salutato i due compagni di fuga e ha tentato la soluzione personale. Purtroppo per lui, è stato ripreso a 3 km dalla fine, quando il gruppo era ormai lanciatissimo verso la volata conclusiva.

 

La caduta dell'ultimo chilometro, lo scazzo Nibali-Froome
Appena varcato l'arco dell'ultimo chilometro, Tony Martin ha avuto la malasorte di sfiorare con la sua ruota anteriore la posteriore di Bryan Coquard che gli era davanti. In questo modo, in un tratto di leggera salita (dove quindi la velocità diminuiva fisiologicamente), il tedesco in maglia gialla ha trovato il modo di andar giù pesantemente, e di rompersi pure una clavicola in questo incidente.

Cadendo verso destra, il Panzerwagen ha buttato giù Tejay Van Garderen, che a sua volta ha buttato giù Vincenzo Nibali. Alla destra dello Squalo, Chris Froome è stato a sua volta urtato, ma è riuscito a scampare il capitombolo; non altrettanto hanno fatto alcuni corridori sopraggiungenti, tra cui Warren Barguil e Nairo Quintana, finiti addosso a Nibali.

Il siciliano se la cava con qualche contusione, come tutti gli altri caduti (eccezion fatta per Martin). Nella concitazione del momento, tra l'altro, Vincenzo ha individuato male le responsabilità di quanto era accaduto, si è trovato davanti il suo incubo peggiore di questi giorni (appunto Froome) e ha scaricato sull'incolpevole inglese tutta la rabbia che aveva dentro, incolpandolo per questa nuova caduta.

Alla fine della frazione lo stesso Chris è andato al bus dell'Astana, chiedendo e ottenendo un chiarimento con Nibali, mentre le cancellerie (Brailsford-Martinelli) si spiegavano giù dal mezzo kazako. L'incidente diplomatico si è chiuso in amicizia, ma qualche scoria potrebbe tornare a galla nei prossimi giorni (non che ci sia soverchia necessità di ulteriori motivazioni, in una corsa come il Tour...).

 

La stoccata di Stybar, Sagan ancora secondo
Mentre i corridori caduti si leccavano le ferite, quelli rimasti davanti andavano a giocarsi la tappa. Meglio di tutti lo faceva Zdenek Stybar, scattato prepotentemente sul punto più duro della rampetta di Le Havre, ai 700 metri.

Peter Sagan, circondato da nemici (di giornata, sia chiaro), si è ben guardato dall'andare subito a chiudere, per non esporsi a un micidiale contropiede di qualche avversario. Nessuno però (neanche Purito, che ci ha provato ai 500 metri) ha avuto la forza di fare quanto non aveva fatto Sagan, sicché Stybar ha potuto chiudere nel migliore dei modi il suo minuto di apnea, conquistando il primo successo al Tour, lui che a 29 anni è ormai riconosciuto come un grande delle classiche fiamminghe, e che ha - per inciso - un palmarés lungo così nel ciclocross.

A 2" da Zdenek hanno tagliato il traguardo Sagan (terzo secondo posto in sei giorni), Coquard, John Degenkolb, Greg Van Avermaet, Tony Gallopin, Edvald Boasson Hagen; ottavo ha chiuso Davide Cimolai, migliore degli italiani, e alle sue spalle ritroviamo Julien Simon, Gorka Izagirre e - solo fuori dalla top ten - Alexander Kristoff, 11esimo.

 

Martin e il possibile ritiro in maglia gialla
I coinvolti nella caduta son passati alla spicciolata nei minuti successivi; ultimo della serie, il povero Martin, spinto dai suoi compagni della Etixx (tra cui l'iridato Kwiatkowski), squadra che oggi festeggia la seconda vittoria di tappa al Tour 2015, ma che fa i conti col probabile ritiro di uno dei suoi leader (benché Tony, con tutta la frattura alla clavicola, abbia rinviato forse a domani mattina la decisione su cosa fare: tornare a casa o provare a ripartire?).

Formalmente Martin è sempre leader della generale con 12" su Froome, 25" su Van Garderen, 27" su Sagan, 38" su Gallopin e via dicendo; ma il rischio che domani il Tour riparta da Livarot (alla volta di Fougères, 190.5 km, altra frazione da velocisti) senza la sua maglia gialla è alto. L'ultima volta successe nel 2007, quando Michael Rasmussen fu buttato fuori mentre guidava la corsa. Un precedente non troppo piacevole, per dirla tutta.

Marco Grassi

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