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Giro d'Italia 2015: Van den Broeck e quelli della seconda fila - Dopo la crono emergono nuovi protagonisti in classifica

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Jurgen Van den Broeck sta scalando la classifica del Giro 2015 © Bettiniphoto

La follia è in agguato sul ciclismo e tutti lo sanno. Ora per un fattore, ora per l'altro, abbiamo continuamente nuove conferme all'assunto di partenza.

Una delle proposte che da tempo si aggirano intorno al carrozzone pedalante riguarda la durata dei grandi giri, che qualcuno vorrebbe decurtare, riducendone la lunghezza da tre settimane a due o poco più. In pratica (mutuando Rino Tommasi), un GT di tre settimane e uno di due sono proprio due sport diversi.

La cosa strana è che tale proposta non sia stata accantonata subito come una boutade, ma che continui a strisciare sottotraccia, pronta a venir fuori magari in occasione di una qualche prossima riforma del ciclismo internazionale.

 

Decurtare/deturpare i GT? Mai!
Il motivo per cui ci accaniamo contro questa eventualità è visibile sotto ai nostri occhi proprio oggi. Allo scoccare delle due settimane, il Giro (ma succede anche al Tour e alla Vuelta) cambia faccia. Con il contributo di tappe importanti e interessanti (se oggi ci fosse stata una volata, questo discorso l'avremmo dovuto rimandare) si separa - come si suol dire - il grano dal loglio. Qualcuno torna a casa o quantomeno esce di classifica; qualcun altro ci entra.

Prendono il sopravvento concetti come recupero e resistenza, ben più di quanto siano stati all'ordine del giorno finora, e declinano invece altri fattori come la freschezza atletica, che dopo 15 giorni a tutta è fatalmente limitata per tutti.

A tutto ciò, aggiungiamo che l'analisi del percorso dei prossimi giorni promette scintille e batoste, con ben 5 tappe alpine in sette giorni, frazioni che saranno durissime e che contribuiranno a scavare altri solchi in classifica e a valorizzare ancor più le caratteristiche fisiche che da sempre, nella storia del ciclismo, sono necessarie per vincere un GT.

 

Van den Broeck, obiettivo podio
Prendiamo ad esempio Jurgen Van den Broeck. Nelle prime due settimane si è più o meno nascosto, ora ce lo ritroviamo di colpo al quinto posto della generale. Merito di una cronometro ottima da parte sua, anche al di là delle più rosee previsioni (l'ha chiusa al settimo posto, pagando poco più di un minuto alla maglia rosa Contador); e merito di una predisposizione che potrà farlo emergere ulteriormente sulla distanza.

L'alta classifica ha già iniziato a stornarsi di corridori che fin qui si erano salvati ma che era prevedibile potessero pagare alla lunga; aggiungiamoci pure alcuni gregari di lusso che si faranno da parte (Dario Cataldo e Roman Kreuziger, tanto per fare due nomi, hanno iniziato oggi), ed ecco che la fisionomia della generale sarà molto diversa da come l'abbiamo vista fin qui.

Van den Broeck è un bel cagnaccio, sa andare in salita e pare abbastanza in forma; vanta un settimo posto al Giro (nel 2008), dopodiché ha tentato a lungo di vincere il Tour, ne ha ricavato un podio nel 2010 e un quarto posto nel 2012.

Il suo trend, superati i 30 anni (ora ne ha 32) pareva in calo (complici alcune cadute determinanti alla Grande Boucle), ma ora ha l'occasione per tornare a frequentare le alte sfere in un grande giro. Magari non lo vedremo lanciarsi in attacchi garibaldini, ma può resistere più o meno coi migliori e scalare altre posizioni.

 

Fin dove terrà Amador?
La presenza più sorprendente in classifica, al momento, è quella di Andrey Amador. Il costaricano ce lo ricordiamo vincitore della tappa di Cervinia nel 2012 (dopo una bella fuga), e guardacaso anche quest'anno ci sarà una tappa a Cervinia.

Nella Movistar priva di un vero uomo di classifica, si sono fatte un po' di grandi manovre per capire chi possa essere tagliato per i GT in assenza di Quintana o Valverde: Giovanni Visconti, finora in top ten ma rimbalzato indietro oggi, ha già fatto sapere che da qui alla fine si dedicherà alle fughe.

Beñat Intxausti l'ha preceduto, visto che da subito ha imbarcato minuti di distacco dai migliori, ma ha portato a casa un successo, a Campitello Matese. Rivedibile Jesús Herrada, da cui era lecito aspettarsi una tenuta migliore almeno nella prima parte di Giro; da seguire Ion Izagirre, che oggi ha pagato cara la prova contro il tempo ma che proverà a risalire, se possibile.

Amador invece ha superato indenne gli ostacoli delle prime due settimane e oggi, in un esercizio in cui in genere si comporta bene, è sbucato tra i big, issandosi fino al terzo posto provvisorio. Non è propriamente di primo pelo, quest'estate compirà 29 anni, ma ha finalmente l'occasione di testarsi a fondo per provare a migliorare il 29esimo posto del Giro 2012 (ad ora, il suo miglior piazzamento in un GT). Visti i precedenti, sarà però difficile che il simpatico caraibico possa ambire a qualcosa di più di un'onesta top ten.

 

La crescita di Damiano Caruso
Un altro corridore che ha la possibilità di andare oltre i suoi limiti è Damiano Caruso. Fin qui molto positivo, il siciliano della BMC può correre senza eccessive pressioni (la squadra non si attende la luna da lui, e anche per il pubblico e gli addetti ai lavori non è considerato uno dei massimi favoriti al podio).

Il suo rendimento nei grandi giri ci parla di una crescita lenta ma costante: 24esimo al Giro 2012, 19esimo al Giro 2013, nono alla Vuelta 2014. Al momento è ottavo, e se sarà bravo (e non c'è dubbio che non possa riuscirci) a barcamenarsi tra qualche mezzo minuto lasciato qua e là e magari una fuga riparatrice nei prossimi giorni, la top 5 è alla sua portata.

 

I grandi vecchi
Ci sono poi una serie di corridori di grande esperienza che al momento gravitano a ridosso della top ten ma che sarà facile veder battagliare per un posto al sole nelle tappe di montagna.

Maxime Monfort (attualmente undicesimo) correrà a supporto di Van den Broeck ma il suo motore diesel è pronto a esaltarsi nelle maratone alpine; cosa che potrà accadere anche per Yury Trofimov, ora 13esimo (come il suo miglior piazzamento finale al Giro, ottenuto nel 2013): il russo potrà correre per sé, visto che la Katusha non ha altri uomini da classifica.

Al 14esimo posto troviamo Damiano Cunego, che oggi ha perso qualche posizione (la crono non è propriamente il suo campo di battaglia) ma che si è messo in testa di poter ambire a una buona generale: e si sa quanto sia caparbio il veronese, e quanti stimoli stia trovando nella nuova squadra, la Nippo-Fantini.

Ryder Hesjedal, da parte sua, un Giro l'ha pure vinto (nel 2012), e l'anno scorso ha dimostrato di avere un'indole battagliera che ci fa pensare che lo troveremo (con piacere) in più di un assalto all'arma bianca, da domani a sabato prossimo. Al momento è 15esimo, il canadese, ha più di 8' da Contador e potrà quindi avere anche una certa libertà di movimento, volendo.

 

Le variabili giovani
Sempre parlando di fughe alpine, c'è da scommettere che vedremo impegnati in tali esercizi alcuni giovanotti che già si sono espressi in tal senso nell'attuale corsa rosa.

Davide Formolo oggi ha preso una vagonata di minuti, è scivolato in 19esima posizione a 9'05" dalla maglia rosa, e non aspetta altro che una nuova occasione per provare a lasciare il segno (come fatto nella memorabile tappa di La Spezia).

Che dire poi di Steven Kruijswijk e Carlos Betancur, due tra i più assidui attaccanti del Giro 2015: l'olandese oggi è stato sorprendentemente competitivo nella crono (ma è solo 21esimo in classifica), il colombiano è partito lento ma strada facendo ha trovato una buona gamba, e da qui alla fine potrà solo risalire dalla 25esima posizione che attualmente occupa.

Non dimentichiamo poi Darwin Atapuma, che come preventivato ha lasciato sul campo molti minuti oggi, ma che sta aspettando le grandi montagne per dare un senso al proprio Giro (e per una dedica speciale alla madre scomparsa pochi giorni fa). Il colombiano della BMC è 23esimo, ma non ci sorprenderemo di sentire il suo nome tra quelli più citati nei prossimi giorni: se non proprio per un successo di tappa (sempre difficile), almeno per la maglia azzurra della classifica Gpm.

Marco Grassi

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