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Freccia Vallone 2015: Un Valverde formato extra - Terza Flèche in carriera per Alejandro. Podio Alaphilippe-Albasini

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La netta vittoria di Alejandro Valverde nella Freccia Vallone 2015 © Bettiniphoto

Disse una volta Elio (non sempre si possono citare i filosofi): «Non v'è prova che il tempo non possa scorrere al contrario». Una frase tanto semplice quanto facilmente applicabile alla carriera di Alejandro Valverde, corridore che tra poche ore varcherà la soglia dei 35 anni (il suo compleanno è il 25), ma che zompetta allegro come se ne avesse 10 di meno.

Ancora l'altro giorno, dopo l'Amstel, commentavamo - un po' scherzando, ma non troppo - il suo 250esimo podio in una classica... Un conteggio più o meno faceto che faceva anche riferimento alle tante pesanti sconfitte che il murciano ha dovuto patire nel corso di una lunga e onorata carriera; ma il calcolo delle vittorie può tranquillamente avvicinare quella stessa cifra iperbolica, e anche se non tutte sono Liegi o Frecce, la somma fa ugualmente impressione.

Liegi o Frecce, per l'appunto: la Doyenne la correrà domenica e sarà per l'ennesima volta il naturale favorito (poi troverà probabilmente un modo intrigante di perderla, cosa che ha fatto sempre tranne le due volte in cui l'ha conquistata); la Freccia Vallone l'ha fatta oggi e l'ha vinta per la terza volta in carriera. La prima fu nel 2006 e precedette appunto il suo primo trionfo a Liegi; la seconda l'ha messa in carniere 12 mesi fa; e la terza arriva fresca fresca al termine di una volata incerta come poche volte in passato, sul Mur d'Huy. Quella salita che diventa stagione dopo stagione sempre più controversa, visto ciò a cui (non) dà luogo, come vedremo più avanti.

 

Daniele Ratto nella fuga, e una marea di cadute
La prima fuga della Freccia Vallone 2015 si è attivata tra il nono e il 13esimo chilometro di corsa. I primi a promuoverla sono stati i belgi Thomas De Gendt (Lotto), Pieter Vanspeybrouck (Topsport) e Jérôme Baugnies (Wanty), l'olandese Reinier Honig (Roompot) e il nostro Daniele Ratto, rappresentante dell'americana UnitedHealthcare. Ai 5 si sono accodati poco dopo anche Mike Teunissen, giovane olandese della Lotto Jumbo, e il francese Brice Feillu della Bretagne.

I sette hanno guadagnato fino a 8' (al km 22), poi si sono più o meno difesi e gli ultimi superstiti sono stati raggiunti a 20 km dal traguardo: tutto sommato una buona giornata di lavoro.

Nel frattempo che la fuga procedeva, in gruppo si cadeva. Prima Daniel Martin a 90 km dalla fine (ciao gara), poi Valverde (senza alcuna conseguenza), poi ai -50 è toccato a Philippe Gilbert che si è agganciato con Bob Jungels e Chris Jones e si è schiantato contro una macchina parcheggiata a bordo strada. Risultato: inevitabile ritiro per il dolorante vallone.

Ai -40 hanno saggiato la profondità di un fossato Ben King, Michael Valgren Andersen, Rory Sutherland, Amaël Moinard, Anthony Roux e la coppia Sky Lars Petter Nordhaug e Wouter Poels (due che speravano di poter far bene nel finale).

Ai -31 sono caduti tra gli altri Kevin Réza, Alexey Tsatevich (rimasto a lungo sull'asfalto tra lancinanti fitte) e Jelle Vanendert, altro possibile favorito. Ai -12, infine, su una curva a destra sono andati fuori strada gli Iam Jonathan Fumeaux, Jarlinson Pantano e Patrick Schelling, i BMC Danilo Wyss e Samuel Sánchez, José Serpa e - udite udite - Chris Froome. Il britannico aveva già messo piede a terra in occasione della caduta di Martin; stavolta invece si è proprio grattugiato sul lato sinistro, e ha comunque poi terminato la gara. Si valuteranno le conseguenze sulla sua stagione.

 

La fine della fuga, l'attacco di Visconti e LL Sánchez
La fuga del mattino ha iniziato a sfilacciarsi già sulla Côte de Bellaire (a 50 km dalla fine), quando Teunissen e Honig hanno perso contatto; il secondo passaggio sul Mur d'Huy, ai -29, è stato fatale a Vanspeybrouck e Feillu. Nell'occasione anche Ratto si è staccato da De Gendt e Baugnies (il migliore di tutti sulla rampa), ma poi l'italiano è potuto rientrare sui primi due accodandosi a una coppia di contrattaccanti usciti dal gruppo ormai vicino.

I due contrattaccanti erano uomini di fiducia di Valverde e Nibali: ovvero, Giovanni Visconti e Luis León Sánchez, entrambi emersi (prima il siciliano, poi il murciano) in cima a Huy, e poi bravi a rientrare (annesso Ratto - raccattato per strada) in breve sui due belgi al comando.

Sulla Côte d'Ereffe, terz'ultima salita della giornata (ai -18), Visconti e Sánchez hanno definitivamente staccato i fuggitivi della prima ora, proseguendo con una ventina di secondi di margine sul gruppo. Dal plotone, intanto, erano usciti (in maniera invero un po' velleitaria) Tejay Van Garderen e il giovane Louis Vervaeke, destinati ad essere ripresi nel giro di meno di 5 km. La Etixx di Michal Kwiatkowski aveva nel frattempo rilevato la Katusha di Joaquim Rodríguez (la Movistar non tirava più, avendo Visconti in avanscoperta) alla guida del gruppo.

 

Nibali accenna sulla Cherave, poi Wellens
La grande novità del percorso della Freccia Vallone 2015 era rappresentata dalla Côte de Cherave, inserita dagli organizzatori a 6 km dal traguardo con l'intento di rimescolare un po' le carte. Questa nuova salita è stata approcciata (dopo un trascurabile allungo dell'olandese Huub Duyn) con Tony Martin a tirare per la Etixx.

A 800 metri dalla vetta Vincenzo Nibali ha dato luogo allo scatto che tutti si attendevano potesse fare proprio su quella salita. O meglio, non quello che ci si attendeva, a livello qualitativo, visto che lo Squalo non è riuscito a fare la differenza, ben marcato da Roman Kreuziger e Julian Alaphilippe (altro Etixx in missione per conto di Kwiatko).

Chi invece è riuscito a fare il vuoto è stato Tim Wellens, uno dei più pronosticati prossimi campioncini belgi (prima o poi sboccerà davvero). Il corridore della Lotto ha chiuso i pochissimi secondi che ormai rimanevano a Visconti (rimasto solo dopo che LL Sánchez aveva mollato poco prima) ed è andato via in contropiede, vanamente inseguito da Giampaolo Caruso.

Wellens sembrava poter essere raggiunto dal siciliano della Katusha, ma in realtà in discesa è stato bravissimo ad allungare di rapportone, e - mentre Caruso mollava la presa ai -3 - ha guadagnato quasi 15" sul gruppo che intanto si era discretamente selezionato sulla Cherave.

Tim si è presentato con quel vantaggio (resistendo alle trenate di un infaticabile Visconti che continuava a lavorare per Valverde) ai piedi dell'ultimo Mur d'Huy: gli sarebbe bastata quell'inezia per festeggiare in cima?

 

Una semplice volata per la vittoria di Valverde
Purtroppo per Wellens, la risposta alla precedente domanda è un secco no. Il lavoro della Lampre, e di Rui Costa in prima persona (interrotto solo da un brevissimo allungo di Johan Chaves) ha frustrato i sogni del quasi 24enne del Limburgo, raggiunto a 600 metri dal traguardo.

Se ci si aspettava che qualcuno azzardasse una prima mossa sul Mur d'Huy, si era destinati a rimanere delusi: un'esasperato marcamento incrociato tra tutti i big rimasti in gara, sommato alle poche gambe di qualcuno (a sorpresa, ha brillato per opacità proprio il trionfatore di Valkenburg, Kwiatkowski), ha prodotto un no contest senza precedenti.

Tutti hanno atteso gli ultimi 200 metri per la volata, e ciò ci riporta alle riflessioni sulla presunta bellezza dell'arrivo in cima a Huy: neanche l'aggiunta della Cherave (pur utile per assottigliare di parecchio il gruppo) ha cambiato in meglio lo spartito di una gara il cui esito è sempre più scontato.

Buon per chi aveva maggiore spunto, ad ogni buon conto. E quel qualcuno era proprio Alejandro Valverde: il campione di Las Llumbreras è partito ai 150 metri, e ha preso subito margine su Dani Moreno (che gli stava a ruota) e su Michael Albasini, bravo a duellare quasi alla pari con gli scatenati spagnoli (quarta vittoria consecutiva per loro).

Da dietro è sbucato - troppo tardi per vincere ma sempre in tempo per agguantare un bellissimo podio - Julian Alaphilippe, che ha fatto ottimamente le veci del suo capitano Kwiatkowski, e si è issato fino al secondo posto tra Valverde e Albasini. La coppia Katusha Joaquim Rodríguez-Dani Moreno ha occupato la quarta e la quinta posizione, a seguire sono transitati nell'ordine Alexis Vuillermoz, Sergio Henao, Jakob Fuglsang, Tom Jelte Slagter, Wilco Kelderman, Roman Kreuziger e, dodicesimo e primo degli italiani, Rinaldo Nocentini.

Altri azzurri nelle prime posizioni: Enrico Gasparotto 15esimo, Michele Scarponi 18esimo, Vincenzo Nibali 20esimo. Domenica alla Liegi lo svolgimento tattico sarà (si spera) abbastanza diverso rispetto a oggi; cresceranno (si spera, sempre) le chance per gli italiani.

Marco Grassi

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