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Giro delle Fiandre 2015: Quanto ti manca un Boonen, Etixx! Anche per BMC e Sky una corsa senza soddisfazioni

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Un infangato Niki Terpstra al termine del Giro delle Fiandre © Bettiniphoto

BMC Racing Team, Etixx-Quick Step e Team Sky sono le tre squadre più ricche del panorama ciclistico internazionale. E sono quelle che, assieme alla Lotto Soudal, hanno le formazioni più competitive per le corse delle pietre. Oggi, però, si devono accontentare di un posto sul podio (le prime due); certo, gran parte degli altri team sarebbero totalmente entusiasti di salire sul podio della Ronde van Vlaanderen. Ma questo non è il loro caso.

 

Etixx, senza Tommeke c'è meno compattezza (e un pizzico di sfortuna)
Chi ha la possibilità di schierare contemporaneamente nomi quali Zdenek Stybar, Niki Terpstra, Matteo Trentin, Guillaume Van Keirsbulck e Stijn Vandenbergh parte logicamente con i favori del pronostico quando si parla di uomini di livello per i finali. Se poi la squadra vanta nella sua storia cinque Fiandre e altrettante Roubaix nel palmares nonché diciotto corse in stagione (nessun'altra formazione ha fatto meglio) il discorso si fa ancor più succoso.

Ad analizzare più in profondità i roboanti numeri scopri che solo uno dei passati vincitori delle classiche (Terpstra) è al via di quest'edizione; e, allo stesso tempo, delle vittorie stagionali solo una è stata ottenuta a livello di World Tour, per giunta un prologo (alla Parigi-Nizza) con un corridore oggi assente (l'iridato Kwiatkowski). D'altro canto è vero che lo stesso Terpstra e il ceco Stybar hanno dimostrato di essere in palla in questa stagione, con ripetuti piazzamenti sui gradini bassi del podio e con vittorie comunque importanti (Strade Bianche in primis).

Ma si torna al discorso di partenza: uno squadrone come la Etixx-Quick Step può dirsi sinora soddisfatta della Campagna del Nord? La risposta che in cuor loro Patrick Lefevere e i suoi non possono essere felici del secondo posto di Niki Terpstra nella gara che per loro vale una stagione intera. Come già era avvenuto venerdì 29 ad Harelbeke, con Stybar secondo. Come già era avvenuto domenica scorsa a Wevelgem, con Terpstra secondo.

Rispetto al passato recente l'assenza era una ma dal peso specifico incalcolabile: avere o meno Tom Boonen per la squadra belga è fondamentale per stabilire quale tattica di gara adottare. Con Tommeke a disposizione dall'ammiraglia Wilfried Peeters può dire ai suoi di correre in una certa maniera, lasciando maggior libertà di azione per le semipunte Van Keirsbulck e Vandenbergh nonché per i co-capitani Stybar e Terpstra. Senza il campione del mondo 2005, invece, l'attenzione dei rivali si concentra maggiormente sul quartetto testé citato, sapendo che, in caso di sprint, gli uomini Etixx non sono imbattibili.

Oggi la fortuna non ha dato una mano alla squadra nero-celeste: prima un paio di forature a creare qualche apprensione di troppo per Van Keirsbulck poco dopo metà corsa, poi la sfortunata caduta che ha coinvolto Trentin ai piedi del Koppenberg costringendolo ad una difficile rimonta (il valsuganotto chiuderà 88° a oltre nove minuti). Chi oggi ha deluso le attese è stato Vandenbergh, incapace di restare assieme a Stybar e Terpstra nel gruppo dei ventiquattro dopo il già citato Koppenberg (e a sua volta sfortunato nel finale, con una bizzarra caduta causata da un uomo Giant-Alpecin).

Il peso dell'armata Etixx è quindi caduto sulle comunque robuste spalle di Stybar e Terpstra: bravo il primo a controllare le velleità di Thomas sull'ultima ascesa dell'Oude Kwaremont mentre il secondo aveva allungato sul Kruisberg, con il solo Kristoff attento ad attaccarsi alla ruota. Da questo momento la gestione in casa Etixx è però quantomeno rivedibile: con Stybar (il quale, in tema di sfortuna, ha anche perso un dente attorno ai meno 70 km) passivo dietro, Terpstra ha continuato a dare cambi a Kristoff sapendo di partire battuto in volata. Al ché l'unica alternativa di variare un destino scritto sarebbe stato un attacco decisivo sul Paterberg.

Ma è proprio sul diciannovesimo e ultimo muro di giornata che l'olandese è parso al gancio, quasi staccato dal compagno di fuga negli ultimi metri di salita. Da lì in poi era ancora più cristallino chi possedeva maggiori energie; tuttavia la scelta di dare cambi continui a Kristoff è stata di certo onorevole ma indubbiamente conservativa, con la decisione di salvare il podio piuttosto che rischiare di venire risucchiati dal duo Sagan-Van Avermaet per giocarsela in quattro.

Un secondo e un nono posto sono comunque risultati da non disprezzare ma certamente lasciano al team con base a Wevelgem il famigerato bicchiere mezzo vuoto. Per invertire la rotta rimane solamente la Parigi-Roubaix di domenica prossima; l'anno scorso fu proprio Terpstra a vincere, favorito dalla superiorità dell'allora Omega Pharma e dalla presenza di Boonen come dissuasore nel gruppetto dei migliori. Nel 2014 il tabellino segnava a quel momento solamente un secondo posto di Terpstra ad Harelbeke. Vediamo se la storia si ripeterà.

 

BMC, la vittoria continua a latitare
Il BMC Racing Team è una squadra indecifrabile: alle grandi classiche si presenta sempre con ottime credenziali di successo. Da quando, stagione 2011, è entrata a far parte del World Tour può indifferentemente lottare per vincere con i vari Alessandro Ballan, Philippe Gilbert, Thor Hushovd e Greg Van Avermaet, coadiuvati da gregari di primo livello quali Marcus Burghardt, George Hincapie, Daniel Oss e Manuel Quinziato. E anche al Fiandre 2015 la situazione si ripete, con il capitano designato Van Avermaet troppo attendista a livello tattico e mossosi solo quando i giochi erano già definiti.

In contumacia di Gilbert, su precisa richiesta di Van Avermaet, l'intera formazione era imperniata sull'ex portiere delle giovanili del Beveren, con il solo Daniel Oss con qualche velleità personale, dato l'eccellente stato di forma attuale. E buona era la condizione dell'intera BMC, visto che, nel gruppo dei ventiquattro all'inseguimento della coppia Kristoff-Terpstra, ben quattro elementi facevano capo alla formazione rossonera: scontata la presenza di Oss e Van Avermaet, assieme a loro vi erano l'esperto tedesco Marcus Burghardt e il lussemburghese Jempy Drucker.

Qui però si sono palesati gli errori già in passato attribuiti alla squadra di Jim Ochowitz: l'eccessivo attendismo nelle azioni da intraprendere e la passività a reagire agli scenari di gara. Sono infatti trascorsi diversi km prima che un uomo BMC si mettesse a tirare alla ricerca del duo al comando, delegando ad Astana, Lampre e Lotto Soudal buona parte dell'iniziale inseguimento. Una volta decisi ad entrare in azione è presto giunta la volta dell'Oude Kwaremont, con Burghardt e Drucker costretti ad alzare bandiera bianca.

A questo punto la BMC è stata, assieme alla Lotto Soudal, ancora una volta la formazione più rappresentata nel plotoncino dei big; e in tale occasione Oss è stato subito sacrificato all'altare del leader per provare almeno ad avvicinarsi al duo Kristoff-Terpstra. Sul Paterberg si è visto chiaramente che la gamba di GVA era ancora eccellente, nonostante i tanti km già affrontati: il solo Peter Sagan ha saputo resistere al feroce allungo del belga che, ancora una volta, ha dimostrato di dover migliorare a livello di gestione dei finali di gara.

Il terzo posto conferma il nativo di Lokeren sul podio a dodici mesi di distanza, allora battuto allo sprint da Fabian Cancellara. Anche in quel caso Van Avermaet era parso particolarmente in forze sull'ultima asperità di giornata. Ma oggi come allora manca sempre, come dice il detto, un centesimo per fare una lira. E al nostro rimane sempre più appiccicata la nomea di eterno piazzato. Un po' come alla sua BMC nelle gare di un giorno.

 

Sky, tanto lavoro per nulla
Nelle prime fasi di gara una era la formazione che aveva preso prepotentemente le redini dell'inseguimento della fuga. Il Team Sky faceva bella mostra in testa al gruppo pedalando sull'innovativa Pinarello fabbricata per l'occasione, con Christian Knees a sciropparsi quasi da solo decine e decine di km in cima al plotone, per mantenere ad una distanza di sicurezza i sette in avanscoperta. Tutti per il capitano di giornata, quel Geraint Thomas indicato come favorito principe per la vittoria a Oudenaarde.

Poco prima di metà gara uno dei gregari di giornata cadeva senza gravi conseguenze, ma comportando un rallentamento del gruppo in attesa di un suo rientro, particolarmente faticoso. Quel Bradley Wiggins oggi alla penultima uscita in maglia neroazzurra e disposto a sacrificarsi per la causa dell'ex compagno del quartetto su pista. Con l'indefesso Knees toccava ai nostrani Salvatore Puccio ed Elia Viviani alternarsi in testa con il barbuto Bernhard Eisel. Insomma, pareva il solito scenario del Team Sky visto tante volte nelle corse a tappe.

Solo che le corse a tappe sono una cosa e le corse di un giorno un'altra, rendendo le due tipologie di gara totalmente diverse tra loro: in un team che fa della pianificazione il proprio mantra, l'imprevedibilità delle gare in linea è come quel granello di sabbia che manda in tilt tutto l'ingranaggio. Troppe sono le variabili in gioco e troppi i contendenti per il successo, a differenza di quanto accade nelle corse a tappe in cui grossomodo sono sempre quei tre-quattro a lottare per la leadership.

E di pari passo con l'approssimarsi alle fasi calde della gara, le divise della formazione britannica si facevano sempre più ridotte in testa al gruppo; menzione particolare per Ian Stannard, assolutamente impalbabile in questi dieci giorni fiamminghi. Mentre le altre formazioni potevano contare su due, financo tre gregari in aiuto al capitano, in casa Sky solo Luke Rowe era capace di aiutare concretamente capitan Thomas. Il meno noto della coppia gallese ha subito cercato di rendersi utile, provando a portare il concittadino (sono entrambi di Cardiff) in posizione di lancio sul Koppenberg.

Proprio sull'insidioso muro Thomas ha mostrato di attraversare il miglior momento di forma della propria carriera su strada, cercando di avvantaggiarsi assieme al bicampione del Fiandre Stijn Devolder. Con il senno del poi questo è stato il momento più positivo per il ventottenne britannico: nei muri successivi altri sono stati i protagonisti, nonostante i suoi tentativi risultati alla fine poco redditizi. Nelle ultime scalate a Oude Kwaremont e Paterberg Thomas si è mostrato incapace di mantenere fede ai pronostici della vigilia, non riuscendo a seguire nel muro conclusivo l'azione di Van Avermaet prima e il successivo rientro sul belga di Sagan.

Il quattordicesimo posto finale non ripaga le attese di un team che aveva puntato molto sulla classica fiamminga. È altrettanto vero che è la Parigi-Rouabix la prova più adatta fra le due alle caratteristiche degli uomini di Sir Dave Brailsford: a guidare il team sulle strade di Francia un Thomas in palla, uno Stannard sperabilmente ai livelli che gli competono e un Wiggins desideroso di salutare la strada e le pietre nel miglior modo possibile. Così come, a differenza delle rivali, il pallottoliere delle pietre non è fermo a zero, con la vittoria di Stannard alla Het Nieuwsblad e di Thomas ad Harelbeke.

Alberto Vigonesi

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