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E3 Harelbeke 2015: Il colpo di reni lo piazza Trentin - Matteo, che volata su Kristoff. Thomas, tempismo perfetto per lo scatto | Cicloweb

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E3 Harelbeke 2015: Il colpo di reni lo piazza Trentin - Matteo, che volata su Kristoff. Thomas, tempismo perfetto per lo scatto

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Il momento dello scatto vincente di Geraint Thomas © Bettiniphoto

La fuga da lontano, le cadute, gli attacchi sui muri più duri, il tira&molla del finale, la stoccata decisiva. Non è mancato proprio nulla, nella E3 Harelbeke di oggi, del campionario che solitamente le classiche fiamminghe mettono a disposizione del loro affezionato pubblico. Spettacolo e un po' di malinconia per i protagonisti costretti a uscire di scena, non solo oggi ma anche per i prossimi importantissimi appuntamenti: non diciamo che il brutto infortunio di Fabian Cancellara (due vertebre rotte) oscura la bella vittoria di Geraint Thomas, ma un po' è così.

Un'uscita di scena quasi banale, venuta per una maxicaduta all'inizio della gara, quando si era ancora ben lontani dalle fasi calde, ma che ha inciso profondamente nello svolgimento dell'odierna E3 Harelbeke, visto che ha fatto fuori diversi protagonisti e ciò da un lato ha aperto spazi per altri corridori, dall'altro ha inevitabilmente modificato gli sviluppi tattici della sesta prova del World Tour 2015.

 

Pozzato non parte, ad Harelbeke si fa bisboccia
Si era partiti da Harelbeke con un primo forfait, quello di Filippo Pozzato, messo ko da un virus che l'ha lasciato solo col suo Twitter mentre i suoi compagni lasciavano l'albergo per andare a gareggiare. Al villaggio di partenza, peraltro, il Pippo nazionale si sarebbe divertito, visto che c'era clima da bisboccia: i salaci organizzatori dell'E3 hanno ritirato nelle scorse settimane il poster promozionale contestato dall'UCI (quello in cui si vedeva una mano pronta a "pinzare" un sedere femminile, generosamente esposto da una minigonna svolazzante, benché coperto da una maliziosa mutandina azzurra; chiaro riferimento alle passate bravate di Sagan), ma non hanno rinunciato a spingere la loro strategia marketing in quella direzione: tra slippini perizomati regalati alle astanti, e modelle in posa con le minigonne sollevate (a mostrare dal vivo quel che si vedeva nel poster), l'allegria machista imperversava.

Poi è partita la gara, e dopo un avvio veloce, è partita pure la fuga, al km 18: due italiani in essa, Kristian Sbaragli (MTN) e Andrea Dal Col (Southeast), e poi due belgi (Sean De Bie della Lotto e l'esperto Dries Devenyns della IAM), un olandese all'esordio nel World Tour (Sjoerd Van Ginneken della Roompot) e un francese con buon curriculum in queste gare (Sébastien Turgot della AG2R). Un sestetto da non sottovalutare, insomma.

 

La caduta di Haaghoek e le prime schermaglie
Da non sottovalutare sarebbe stato anche il tratto in pavé di Haaghoek, poco dopo il km 40. E invece qualcuno si è distratto, e in tanti sono andati giù. Del lunghissimo elenco, riportiamo solo i ritirati: di Cancellara si è già detto tanto (Fabian è pure ripartito, salvo poi gettare la spugna dopo 20 km di sofferenza), ma hanno dovuto abbandonare anche Sebastian Langeveld, Niccolò Bonifazio, Robert Wagner, Vegard Breen, Gert Dockx, Imanol Erviti, Andrey Amador, e poi anche Thomas Voeckler, Frederik Veuchelen, Jacopo Guarnieri, e infine pure Lars Boom. Una vera e propria tonnara, ci si passi il termine.

Approfittando dei successivi necessari rallentamenti del gruppo, i sei al comando hanno guadagnato fino a quasi 10' (al km 104 dei 215 totali il margine massimo: 9'50"), dopodiché le squadre più forti si sono svegliate e per i battistrada la festa è finita. La Etixx, la Sky, la BMC, hanno abbattuto rapidamente il gap, portandolo a 5' ai piedi del Taaienberg, primo muro di un certo spessore, affrontato a poco meno di 90 km dalla conclusione.

Qui ci sono state le prime schermaglie, con un attacco di Daniel Oss (prima mossa di una BMC a tratti tarantolata) che ha chiamato alla reazione Matteo Trentin (la pedina Etixx), Matti Breschel (uomo di fiducia - di fiducia? - di Sagan) e Tiesj Benoot, attentissimo e brillante 21enne della Lotto.

 

Sfiorisce la fuga del mattino
Per quanto si fosse lontani dall'arrivo, questa azione a quattro rischiava di scompaginare troppo i piani, sicché qualcuno (Katusha, Sky) ha lavorato per annullarla. Sul Knokteberg, a 75 km dalla fine, c'è stato un secondo contrattacco dal gruppo, orchestrato da Andriy Grivko (perduto il capitano Boom, l'Astana ha corso senza troppi vincoli mentali), Yoann Offredo (il corridore della FDJ oggi è stato garibaldino come nei giorni migliori) e Damien Gaudin (l'alter ego di Turgot che era in fuga). Anche quest'azione non ha avuto via libera ed è stata annullata ai -66 dal gruppo tirato ora dalla Tinkoff.

Allora ci ha provato da solo Kristijan Koren della Cannondale, e anche per lui possiamo parlare di sforzo fine a se stesso: lo sloveno è stato ripreso ai -48, dopo una quindicina di chilometri a bagnomaria tra gruppo e fuggitivi del mattino. Questi ultimi, intanto, perdevano pezzi e terreno: già sul Taaienberg si era arreso Dal Col; sul Rotelenberg (ai -62) aveva esaurito le forze anche Turgot, già in sofferenza da diversi chilometri; sul Kapeleberg, ai -47, è saltato Van Ginneken. Agli altri tre non rimaneva che meno di un minuto di margine quando si è giunti nel punto nodale della gara, la doppietta Paterberg-Oude Kwaremont.

 

Tra Paterberg e Oude Kwaremont si fa la corsa
Sul Paterberg Devenyns ha salutato Sbaragli e De Bie e ha provato a resistere da solo; in gruppo Sep Vanmarcke ha preso il muro fortissimo, talmente forte che è subito andato fuori strada, rischiando di cadere. Ciao spinta profusa nell'azione, il capitano della Lotto Jumbo ha finito lì di fare il bulletto.

Ha preso allora il comando delle operazioni Daniel Oss, che ha tirato praticamente fino in cima, selezionando non poco il plotone (che già non era completo: constava di circa 60 unità). Dopo il Paterberg il primo gruppetto alle spalle di Devenyns era formato da una decina di corridori (con Oss c'erano il suo capitano Greg Van Avermaet, John Degenkolb, Zdenek Stybar, Peter Sagan, Sep Vanmarcke, Luca Paolini, Geraint Thomas, Sylvain Chavanel), ma da dietro sono presto rientrati altri 10 uomini.

Tutto rinviato all'Oude Kwaremont, insomma (anche se Van Avermaet ha tentato una breve sortita ai -41, tampinato da Stijn Vandenbergh, uomo Etixx). Sul vecchio Kwaremont è stata ancora la BMC a dare il via alle danze, con un allungo di Marcus Burghardt. Ma l'azione del tedesco è stata subito subissata dal contrattacco di Thomas, partito forte e marcato da Stybar.

Sagan, capito che quell'azione poteva andare lontano, è emerso dal gruppo controllato dalla BMC (in quel momento tirava come al solito Oss) e a metà salita si è portato su Thomas e Stybar; i tre hanno preso e superato Devenyns, e sono risultati irraggiungibili per tutti gli altri: Vanmarcke ha tentato un'azione di forza che però non ha prodotto nulla. Fine della festa.

 

Cresce il margine per Thomas, Stybar e Sagan
Allo scollinamento dell'Oude Kwaremont, ai -37, i nuovi battistrada avevano 12" sul gruppo (quel che ne restava). Un margine tutto sommato risicato, considerando che dietro la BMC aveva ancora diversi uomini (Oss, Burghardt, poi pure Jempy Drucker), e che sul primo drappello inseguitore (nel quale sul muro si era segnalato un bel Kristoff) sono rientrati poi diversi altri corridori, pronti a collaborare con la BMC (tra questi, l'inesauribile Benoot, al lavoro per il compagno Jürgen Roelandts).

E invece l'accordo tra Thomas, Stybar e Sagan ha funzionato alla grande, e il vantaggio dei tre si è dilatato moltissimo: il Karnemelkbeekstraat, penultimo muro di giornata (su cui c'è stato un nuovo attacco di Offredo), è stato superato di slancio, e ai -30 i secondi sono diventati 20"; ai -29 il distacco è salito a 30"; ai -23 è diventato di 40"; ai -22, 45". Abbastanza per superare senza troppi affanni anche l'ultima asperità del percorso, il Tiegemberg, ai -19 km.

Su questo muro finale il terzetto ha ceduto qualcosa, ma ha conservato una ventina di secondi, e da lì in avanti si può dire che il successo dell'azione non è stato più in discussione. Dietro si è anche insinuata una certa sfiducia in chi doveva inseguire, sicché il distacco ha ripreso a crescere.

La pietra tombale sull'inseguimento, poi, l'ha messa Van Avermaet, cadendo malamente ai 18 km: e a quel punto i suoi compagni per chi avrebbero dovuto più tirare? Per nessuno, ovviamente. Scoppiata l'anarchia nel gruppo, i tre davanti hanno preso definitivamente il largo (fino a 1' di vantaggio, toccato ali 11 km), e a quel punto non rimaneva che vedere come si sarebbero giocati il successo ad Harelbeke.

 

La rasoiata vincente di Thomas
A porre fine all'accordo è stato Geraint Thomas, come si poteva presupporre (visto che era il più lento dei tre in volata). Non sappiamo se avesse studiato in maniera certosina i suoi compagni di fuga, per decidere come e quando muoversi. Può essere che l'abbia fatto, in tal caso complimenti a lui per aver scelto - per scattare - un momento in cui c'era al comando Sagan. Lo slovacco stava mascherando il fatto di avere la gamba abbastanza svuotata, e aspettava la volata a tre (sperando che nessuno tentasse l'anticipo... speranza assai utopistica, per dire la verità).

Quando Thomas è partito, affiancando e superando da destra Peter, quest'ultimo non solo non si è mosso, ma ha quasi fatto da tappo a Stybar che gli era a ruota. Il ceco, da parte sua, non ha forse neanche compreso subito la pericolosità dell'azione del gallese (o forse si è fidato troppo dello slovacco), e ci ha messo quei 5-6" per capire che toccava a lui inseguire. E quando si è messo in caccia, ormai Thomas aveva messo molti metri dietro di sé.

Sagan, finito tutto quello che aveva, non solo non è riuscito a seguire neanche Stybar, ma si è abbandonato a se stesso, facendosi riprendere e poi pure staccare dal gruppetto. Thomas, invece, più che mai sicuro del fatto proprio, non ha fatto altro che guadagnare terreno sull'immediato inseguitore, in quei 4300 metri conclusivi.

 

Il podio di Trentin, quasi inaspettato
Al traguardo sarebbero stati ben 25" i secondi di vantaggio di Geraint su Zdenek. A 38" dal vincitore è arrivato il gruppo, composto da 23 uomini. Considerando che c'erano ruote velocissime come Kristoff e Degenkolb, non era facile ipotizzare che qualcuno potesse soffiare loro l'ultimo gradino del podio. E invece è successo proprio questo, e a prendersi i meriti di questa piccola impresa è Matteo Trentin, che ha estratto dal cilindro un'ottima volata e soprattutto un colpo di reni notevolissimo, che gli ha permesso di tenersi dietro - di poco - il norvegese. Un risultato importante per il trentino della Etixx, il quale meriterebbe maggiore fiducia in squadra (ma questo lo diciamo da tempo, e invece rischiamo di veder passare un altro Fiandre senza che Matteo abbia il giusto spazio).

Alle spalle di Kristoff, nell'ordine si sono piazzati Vanmarcke, Breschel, Roelandts, un buon Jack Bauer, Keukeleire e, al decimo posto, Daniel Oss. Nello stesso gruppo hanno chiuso anche altri due italiani, Marco Marcato al 15esimo posto e Oscar Gatto al 23esimo; Paolini ha perso contatto dal drappello solo nel finale.

Domani sarà un giorno utile per tirare un attimo il fiato, ma col pensiero già alla Gand-Wevelgem di domenica. Sul percorso è annunciato vento fortissimo, il che equivale a dire che - se le previsioni meteo saranno confermate - tra due giorni potremo vedere di tutto. Gli appassionati non aspettano altro.

Marco Grassi

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