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Nuove frontiere: Da Dubai un avvio per grandi firme - Nibali ed i più forti nel trittico del Medio Oriente

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I corridori nel Dubai Tour 2014 © Bettiniphoto

Con il Ladies Tour of Qatar, ormai classica del deserto che vedrà da oggi le prime vere sfide nel gruppo femminile, si apre ufficialmente la stagione della sabbia e delle dune. Un trittico medio orientale che sarà formato da Dubai Tour, Tour of Qatar e, per finire, il più esigente Tour of Oman. Un percorso che fino a pochi anni fa era impensabile considerare come punto chiave della preparazione stagionale, ma via via ha saputo consolidarsi: ASO ha aperto la pista con il Tour of Qatar, RCS ha fatto seguito con il Dubai Tour da domani al via (e prolungherà di un poco la stagione con l'Abu Dhabi Tour, dall'8 all'11 ottobre).

 

Al Dubai Tour primo incontro tra i grandi
Dubai sarà il primo punto d'incontro per i maggiori corridori del gruppo, per una quattro giorni che sarà fatta di vento e volate, ma attenzione alla terza tappa, con l'arrivo di Hatta Ham, 3 km di salita anche oltre il 10%. Non i Pirenei ma già un buon banco di prova per gli audaci. Al via ci sarà il vincitore del Tour, Vincenzo Nibali, al debutto stagionale (non sarà l'unico), ma pure Philippe Gilbert e Zabel (il figlio di Erik, Rick). Troveremo Mark Cavendish e Pippo Pozzato, il già pimpantissimo Alejandro Valverde e Giovanni Visconti, John Degenkolb e Joaquim Rodríguez, Elia Viviani, Ben Swift e Geraint Thomas. Vedremo all'opera la UnitedHealthcare, che è sì squadra statunitense, ma piena zeppa d'Italia, a partire da Roberto Damiani in ammiraglia, e con Alessandro Bazzana, Marco Canola, Davide Frattini, Daniele Ratto e Federico Zurlo a provare a rendere concrete le tattiche. L'anno scorso Taylor Phinney vince la crono inauguale per poi tenere la maglia di leader fino alla fine, nonostante fosse Kittel il più vittorioso (tre centri per il tedesco). Questo duo non sarà domani al via, spazio ad altri nella BMC e nella Giant-Alpecin.

 

Da domenica si lotta sulle strade del Qatar
Non ci sarà spazio per il rest day, il giorno di riposo, dopo la conclusione del Dubai Tour, sabato. Già domenica, infatti, si ripartirà a bomba (che detto a queste latitudini...) con il Tour of Qatar. Corsa quasi storica (si fa per dire), visto che la prima edizione fu corsa nel 2002 e vinta da Thorsten Wilhelms. Chi era costui? Un modesto tedesco che forse ebbe proprio nella vittoria del Qatar il picco della carriera. La differenza, che è termometro anche di grande crescita come pubblico, percorsi (quelli sono), e partecipazione, è il vincitore 2014: Niki Terpstra, un olandese tenace che da lì a qualche mese avrebbe tagliato per primo il traguardo nello storico velodromo di Roubaix. Sei tappe contro il vento ed i ventagli, ma anche la crono di Lusail al terzo giorno. Percorso piatto, talvolta spettacolo e prove di classiche belghe. Esageriamo? Forse sì, ma la partecipazione quella più o meno è. Vi troveremo buona parte del gruppo già presente al Dubai Tour, con l'aggiunta di Nacer Bouhanni, Niki Terpstra, Matteo Trentin, Tom Boonen (plurivincitore con quattro edizioni portate a casa), Sacha Modolo, Matthias Brändle, primatista dell'Ora (chissà ancora per quanto), Arnaud Démare, Francisco Ventoso (mai nome più azzeccato, da queste parti), José Joaquín Rojas, Gerald Ciolek, Theo Bos, Edvald Boasson Hagen, i due Katusha Luca Paolini e Jacopo Guarnieri, Sir Bradley Wiggins (all'esordio stagionale), Fabian Cancellara, Daniele Bennati che scorterà Peter Sagan nella nuova divisa Tinkoff-Saxo. Tantissima carne al fuoco del sole e del deserto.

 

Oman, primo scontro anche in salita
Di ben diverso spessore sarà il Tour of Oman, gara a tappe che si disputerà da martedì 17 a domenica 22 febbraio. Nata recentemente, nel 2010, e subito vinta da Cancellara, ha nell'albo d'oro nomi come quelli di Robert Gesink, Peter Velits e Chris Froome nelle ultime due edizioni. Non solo piattume, ma pure salita: l'arrivo all'insù di Jabal Al Akhdhar, meglio noto come Green Mountain, è il palcoscenico su cui recitano la parte degli sfidanti coloro i quali si daranno poi battaglia nelle grandi corse a tappe. Sei tappe che vedranno all'opera corridori ben diversi rispetto al Qatar. Ritroveremo Nibali con un blocco Astana molto simile a quello del Tour de France prossimo venturo. Ci sarà Tejay Van Garderen, con il prezioso supporto di Alessandro De Marchi e Damiano Caruso. Tornerà in corsa Roman Kreuziger, in una Tinkoff-Saxo con Peter Sagan, Michael Rogers e Daniele Bennati. Joaquim Rodríguez e Dani Moreno, Alejandro Valverde, Thibaut Pinot, la Trek con Cancellara, i due Van Poppel e Julián Arrendondo, l'ex Campione del Mondo Rui Alberto Faria da Costa, la Sky priva del due volte vincitore, nonché campione uscente, Chris Froome, la Giant di Warren Barguil. Nuove frontiere, per il ciclismo moderno, alla ricerca di denaro in ogni angolo sperduto della terra.

Dubai, Qatar, Oman, trittico caldo ed ideale per chi vuole prepararsi a dovere ed al contempo acquisire subito il ritmo gara. Certo, meglio sarebbe non perdere alcune corse davvero storiche nel Vecchio Continente, come quelle del Sud Italia (ma non solo), e però la penisola arabica tira da morire. Così da morire che le corse europee, colpite da cotanta ricchezza, muoiono veramente. O, ben che vada, agonizzano.

Francesco Sulas

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