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Mondiali Ciclocross WE 2015: Pauline incanta, Lechner impreca - Ferrand-Prévot su Cant e Vos. Eva cade subito | Cicloweb

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Mondiali Ciclocross WE 2015: Pauline incanta, Lechner impreca - Ferrand-Prévot su Cant e Vos. Eva cade subito

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Ferrand-Prévot, Cant e Nash sul podio del Mondiale © Belga - Foto Sport.beChi crede al destino? Pauline Ferrand-Prévot di sicuro. Quando s'era messa in mostra, ai tempi delle Juniores, vincendo titoli a raffica nella MTB e poi su strada, il paragone con Marianne Vos, per talento e polivalenza, era sorto spontaneo. La conferma era arrivata nel 2011, quando la remoise aveva fatto il suo esordio su strada, piazzandosi subito nona in una gara impegnativa come il Trofeo Binda di Cittiglio e chiudendo settima alla Freccia Vallone (vinta, guarda un po', dalla Vos). Marianne, da volpona nemmeno troppo vecchia, capì ben presto che quella ragazzina tanto carina e tanto forte le avrebbe dato più d'un grattacapo, così nel 2012 la volle in squadra alla Rabobank. Se non puoi (o potrai?) sconfiggere il nemico, fattelo amico. Pauline per un po' ha svolto il ruolo di gregariato, non senza ritagliarsi qualche spazio, ma lo scorso anno non ha più retto alla pressione che la spingeva verso l'alto.

È esplosa, vincendo la Freccia Vallone, l'Emakumeen Bira, facendo seconda al Giro solo perché il contratto diceva quello (altrimenti avrebbe vinto a mani bassissime), dominando i Campionati Nazionali su strada, a crono, nel ciclocross e nella MTB. Ciliegina sulla torta, il Mondiale di Ponferrada, un po' da outsider, un po' no. Un Mondiale in cui, per la prima volta, Marianne Vos non andava a podio. Un Mondiale che da due stagioni finiva all'olandese. Destino, si diceva, che questa nuova Vos sia oggi l'attuale Ferrand-Prévot, senza riferimenti se non se stessa.

 

Ferrand-Prévot, doppietta iridata strada-cross
Chi potrebbe essere stata l'ultima ragazza a vincere una maglia iridata su strada e, nella stagione successiva, quella di ciclocross? La risposta non andrebbe neppure resa: Marianne Vos, che fece le doppiette 2012-2013 e 2013-2014. Oggi però, tra quei palazzoni di Tabor, non è la fenomenale olandese a sorridere, ma la francesina. L'edede. Il colpaccio di Ponferrada non le era bastato, ci piazza il carico da novanta, andandosi a prendere una maglia arcobaleno in mezzo al fango ceco.

Che Pauline avesse grandi probabilità di vittoria s'è capito ancora prima della gara, una settimana fa. Ad Hoogerheide è stata terza, ma per metà corsa ha condotto da sola. Marianne Vos, nel mentre, combatteva contro una forma non ottimale ed un fastidio al ginocchio. Spingere era impossibile, a Tabor sarebbe servito un mezzo miracolo per confermarsi Campionessa del Mondo per l'ottava volta (sarebbe stata la settima consecutiva). Il miracolo - Marianne, negli anni, ci ha abituati anche a quelli - non c'è stato e Pauline Ferrand-Prévot imita la compagna di squadra nella conquista della doppia maglia iridata.

 

Lechner, la sfortuna ci vede benissimo
Che debba lasciare il segno nel ciclismo femminile è scritto nelle stelle. Parli di destino e non puoi non pensare ad Eva Lechner. L'atleta di punta della spedizione azzurra aveva preparato il Mondiale con una meticolosità esagerata. Era in forma, aveva anche vinto - stradominato! - l'ultima prova di Coppa del Mondo, domenica ad Hoogerheide. Prima italiana a trionfare in Coppa, quotatissima per un posto sul podio. La medaglia d'argento del 2014 doveva essere migliorata, viste queste condizioni. La sfortuna, nella fattispecie sotto forma di atleta britannica (Nikki Harris), l'ha svegliata da questo sogno. Eva ha fatto in tempo ad impostare tre curve. Alla quarta era già in terra. E pazienza, succede di cadere, specialmente nel ciclocross. Succede anche di rompere le bici: è successo. Dopo un minuto e mezzo la Lechner era con la bici in spalla e la ruota in mano. Direzione: box. I numeri diranno che senza quella caduta sarebbe stata l'atleta da battere, o qualcosa di molto simile. Inconsolabile.

 

Francia e Gran Bretagna attive in avvio
Si parte senza un vero punto di riferimento: gli altri anni era Marianne Vos, a questo giro, come detto, non è al meglio. Non ha una buona condizione nemmeno Katie Compton, di Katerina Nash si può dire ogni bene (corre pure in casa) ma non è una vincente nata. Pauline Ferrand-Prévot, Sanne Cant, ma anche il duo britannico composto da Helen Wyman e Nikki Harris sono più che mine vaganti. Pronti via, dopo quattro curve è proprio la Harris ad allargare la traiettoria. Sfortuna vuole che incroci quella di Eva Lechner, buttata a terra e con il mezzo rotto: proseguire a piedi è obbligatorio per l'altoatesina. Gara decisamente compromessa dopo nemmeno due minuti. Davanti la transalpina Lucie Chainel-Lefevre si portava presto in testa, con Vos, Wyman, Cant, Harris, e Ferrand-Prévot a seguire ed inseguire.

 

Pauline allunga e fa capire chi comanda
Nella seconda tornata la squadra francese scopriva le carte: Pauline Ferrand-Prévot, come da copione, andava a raggiungere e superare la connazionale. Sanne Cant, talentuosa classe '90 belga (ha corso anche per la Selle Italia-Guerciotti), capiva il giochino e si portava presto a ruota di Ferrand-Prévot. Marianne Vos pareva affannata ed alla sua ruota si vedeva Katerina Nash, caduta nel primo giro, ma senza conseguenze. La seconda tornata si concludeva però con un nulla di fatto, in sostanza, visto che sotto allo striscione d'arrivo passavano Ferrand-Prévot, Chainel-Lefevre, Cant, Vos, Wyman, Harris e Nash. Tutte nuovamente insieme. Nella terza tornata però la Ferrand-Prévot fa capire che quello di prima non era un fuoco di paglia: altra accelerata ed ancora Sanne Cant che prova a tenere il passo. Ci riesce, mentre dietro inseguono Vos, Nash, Wyman ed Harris. Sul traguardo la remoise ha 6" su Cant, Vos e Nash, 7" su Harris, 18" su Chainel-Lefevre, mentre la Wyman scivola indietro.

 

Cant e Ferrand-Prévot si giocano l'iride
A due giri dal termine Pauline Ferrand-Prévot cade, si rialza agevolmente, e si ritrova con Sanne Cant. Sempre in testa, non resta che spingere a fondo per evitare il rientro di Vos, Nash ed Harris. Verso il finale del quarto giro la francese accusa la fatica e la Cant prova ad approfittarne, mentre dietro Vos, Harris e Nash tentano un disperato rientro. Sul traguardo è così la Cant che passa per prima al suono della campanella; Pauline Ferrand-Prévot a 2", Vos a 7", Harris e Nash a 8". Nel giro decisivo per le sorti della corsa Pauline Ferrand-Prévot allunga di nuovo sulla Cant, che però è un cagnaccio e non mollerà fino al traguardo. Dietro la Nash infila un paio di caduta che le tolgono la possibilità di lottare per il bronzo, ora virtualmente al collo di Marianne Vos.

 

Pauline, volata ineccepibile. Vos bronzo
Ferrand-Prévot capisce che se vorrà tener testa alla Cant dovrà prendere l'iniziativa, non lasciare alla belga spazio alcuno per lanciarsi. Per buona parte dell'ultimo giro la francese guida sulla belga. Quando si presenta sul rettilineo finale, lancia la sua volata. Sanne Cant sembra in grado di contrastarla, ma dura solo un attimo: la nuova Campionessa del Mondo è Pauline Ferrand-Prévot, che interrompe la striscia positiva di Marianne Vos. L'olandese chiude a 15", metà sconsolata e metà consapevole che tutto ciò che si poteva fare l'ha fatto. Ha incontrato un'avversaria più giovane e più in forma di lei.

Medaglia di legno per la britannica Nikki Harris, con un distacco di 21", mentre la 37enne Katerina Nash, staccata di 36", vede infranto il sogno di vestire davanti al pubblico di casa quella maglia così preziosa. Al sesto posto, con un ritardo di 56" dalla Ferrand-Prévot, Lucie Chainel-Lefevre, seguita da Helen Wyman a 1'21", Ellen Van Loy a 1'35", Christine Majerus a 1'54" e Sophie De Boer a 1'56".

 

Bene Arzuffi e Teocchi. Eva, giro veloce
Capitolo italiane: Alice Maria Arzuffi è la miglior azzurra. Chiude in 14a piazza con un ritardo di 2'40" dalla Ferrand-Prévot. La top ten non è così lontana (44") e senza un guaio meccanico, chi lo sa come sarebbe andata a finire. La giovane Chiara Teocchi, una classe '96 che si divide tra MTB e cross, chiude 41a a 7'03". Tutta esperienza. In mezzo c'èEva Lechner, con i suoi rimpianti: sul traguardo è 31a a 5'07" dall'oro, e questo è ciò che dice la classifica finale. Quel che i tempi indicano, invece, sono giri veloci in sequenza, dal secondo al quarto. Eva ha corso sotto i 9', roba che neanche le primissime. Ha disputato il miglior giro della gara alla seconda tornata, con un 9'31" a cui si avvicina solo la coppia transalpina formata da Chainel-Lefevre (alla prima tornata) e Ferrand-Prévot (all'ultima): 9'37" la loro miglior prestazione, mentre 9'38" nel giro finale è il best di Sanne Cant. Il margine per fare bene se non benissimo, insomma, c'era, per Eva Lechner. Una grandissima occasione buttata al vento per colpa di una manovra tra il disattento e lo scorretto da parte di Nikki Harris.

 

Juniores: Andreasson su Iserbyt. Sala e Dorigoni nei 10
Al mattino la rassegna iridata era stata aperta dagli Juniores, con il belga Eli Iserbyt favoritissimo ed i nostri Stefano Sala, Jakub Dorigoni, Daniel Smarzaro ed Antonio Folcarelli a provare a rompere le uova nel paniere ai migliori. La sorpresa è stata però la vittoria del danese Simon Andreassen, Campione del Mondo ed Europeo di categoria nella MTB (questa storia non ci è nuova...). Andreasson ha preceduto proprio Iserbyt, relegato a 40", mentre il bronzo spetta all'olandese Max Gulickx, che ha concluso la prova con un distacco di 41". Stefano Sala è sesto a 1'27" mentre Jakub Dorigoni, inizialmente ottavo a 1'30", ha beneficiato della squalifica dell'olandese Maik Van der Heijden (cambio di bici irregolare), salendo così in settima piazza. Smarzaro è 13° a 2'16", Folcarelli 21° a 2'40". Una sorpresa, quella di Andreasson, ed una solida certezza, Pauline Ferrand-Prévot.

 

Domani è la volta di Bertolini e Fontana
Questo è quanto in attesa di domani, quando tra gli Under 23 i nostri Gioele Bertolini e Nadir Colledani proveranno ad avvicinare il più possibile il favoritissimo, il belga Laurens Sweeck, mentre tra gli Élite toccherà a Marco Aurelio Fontana (insieme a Bryan Falaschi e Luca Braidot) il compito decisamente arduo di scardinare lo schema di Belgio e Olanda. Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, con Sven Nys e Kevin Pauwels, ma senza dimenticarcik di Lars Van der Haar, i favoriti per la successione a Zdenek Stybar. Lui che proprio su questo tracciato, nel 2010, vestì l'iride (ripetuta l'anno successivo, a Sankt Wendel, e nel 2014, ad Hoogerheide), sarà il grande assente

Francesco Sulas

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