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Lo speciale: Luperini, l'età dell'oro e della rosa - Seconda parte: imbattuta e padrona fino al Tour del '98

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Dopo il magico '95 Fabiana Luperini è entrata a pieno titolo tra le più forti cicliste in circolazione. Si allena sempre, perché festeggia di qui e festeggia di là, a perdere l'obiettivo ci vuole niente. È all'avanguardia in tutto e per tutto: dalla bici, leggerissima e con ruote da 26, all'allenamento con SRM, cardio; dall'alimentazione curata in maniera quasi maniacale al preparatore, Luigi Cecchini.

 

1996: La stagione della conferma
Se nel '95 è finalmente esplosa, creando un ponte ideale tra le innumerevoli vittorie nelle categorie inferiori e quelle che verranno, il '96 dev'essere la stagione della conferma. Mica semplice, specialmente quando si raggiungono determinati livelli. Fabiana però è forte sì di gambe ma soprattutto di testa, anche se il Mondiale colombiano ha lasciato molti dubbi su quest'ultimo punto. Il lavoro ripagherà, per lei è quasi automatico. Il Campionato Italiano di Bertinoro è duro, durissimo, adatto a lei. Con quel caldo soffocante ed un'umidità elevatissima, Fabiana fa la follia (cioè un'azione per lei ordinaria): va all'attacco sfruttando la salita di Dorgagnano. Bene, benissimo, però mancano 88 km al traguardo. Che importa a lei, che vola su e giù per quelle colline, sconfiggendo l'afa? L'arrivo a braccia alzate sul traguardo, con distacchi incredibili - se non stessimo parlando di quell'atleta - è solo una logica conseguenza di una folle ed al contempo lucidissima azione. Indossa il primo tricolore tra le Élite, mette in mostra un ciclismo molto antico, fatto di fughe da lontano attraverso le Alpi - o le salite appenniniche - ma modernissimo, all'avanguardia. Al Trentino porta a casa due tappe e la classifica, proprio come l'anno prima. Ottimo, visto che è davvero scaramantica. Il 25 giugno si va a Roma: il Giro d'Italia parte dalla città eterna.

 

È un Giro sempre in rosa: «Mi riusciva tutto»
In maglia rosa vola verso la vittoria a Tortona © Archivio fotografico Fabiana LuperiniPronti, via! È subito rosa. Eppure il copione non prevede che la cascinese prenda la maglia alla prima tappa e non la molli più. Ci sono i suoi arrivi, sui quali potrà mettersi in bell'evidenza, non si pensa ad una superiorità tanto marcata. Mai dare nulla per scontato con Fabiana. Da Roma alla volata di Monterotondo. Magari non di un gruppo, ma di atlete veloci e che sanno tenere bene gli strappi. Prende il via fasciata da quel tricolore conquistato poche settimane prima a Bertinoro, scatta qui, scatta là, scatta ovunque la strada accenni a salire. Nella Sanson si punta su Alessandra Cappellotto per la prima tappa. Verrà lanciata proprio da Fabiana. Quando siamo agli 800 metri, la cascinese accelera; una normale azione di chi sta lanciando la compagna. Si fa prendere la mano e quell'accelerazione diventa per il resto del gruppo insostenibile. Quando si volta, il plotone è ancora laggiù, il traguardo s'avvicina. Non resta che arrendersi alla propria superiorità ed alzare le braccia al cielo, più in segno di resa (o di scusa) che di esultanza. Serata calda in hotel, per quel malinteso con la Cappellotto, ma la maglia rosa la indossa subito. E adesso chi la molla? Anche perché nel '96 le riesce tutto semplicissimo. Se a Monterotondo aveva battuto proprio la compagna e la futura gregaria (poi rivale), Joane Somarriba, l'aveva fatto senza staccarle. Le vittorie per distacco ottenute consecutivamente si arrestano così a quota trentuno. Il giorno dopo però la cascinese della Sanson torna alle vecchie abitudini: a Montorsaio rifila 36" a Corneo ed Heeb. Vittoria anche nella Novi-Tortona. Non si ferma più, spiana ogni terreno; adotta la tattica di sfiancare, a suon di scatti e scattini, le avversarie, sfruttando la sua tenuta anche su traguardi che naturalmente non le sarebbero adatti. La Fiera di Primiero-San Martino di Castrozza, però, non troppo lunga, è davvero disegnata per una ed una sola atleta: un luogo dove già nel 1995 Fabiana ha esultato in maglia rosa, perché non ripetersi? Allunga sull'erta finale, riprende la Corneo. Sigrid prova anche a tenere la ruota, il ritmo, il passo di danza di Fabiana, ma tutto è vano. Sarà terza, con la Luperini ancora una volta esultante davanti ad Alessandra Cappellotto. La corsa rosa se la riporta a casa, con le prime due piazze del podio targate Sanson (la seconda è Alessandra Cappellotto, che chiude a 3'03"), mentre al terzo posto c'è Imelda Chiappa. La 24enne Joane Somarriba, quarta, esprime buone potenzialità: tornerà utile, nel futuro immediato, proprio a Fabiana. Dalla cascinese la basca di Guernica assorbirà diversi segreti. Ora la prospettiva di bissare la doppietta dell'anno precedente, aggiudicandosi il Tour de France, è davvero allettante.

 

Salta i Giochi di Atlanta, sfida la Longo al Tour
Sfida l'iridata Jeannie Longo al Tour © Archivio fotografico Fabiana LuperiniIl 21 luglio, non troppo distante dalla corsa rosa, c'è un appuntamento mica male: Giochi Olimpici di Atlanta. Subito fuori da una rosa di 15 nomi, Fabiana viene convocata dal CT Broccardo ma alla fine rinuncia: troppi obiettivi, un percorso non adatto, il Tour che l'aspetta. Senza contare che a fine stagione c'è il Mondiale di Lugano, altro percorso non semplice. Coltiva comunque la speranza di andare a Sidney 2000, Atene 2004 o Pechino 2008, ma ora la concentrazione massima su Pornic, cittadina bretone da cui il 13 agosto prende il via la corsa francese. In precedenza Fabiana è caduta nella gara vinta a Pieve di Soligo ed il ginocchio sinistro non è che svolga al massimo il suo compito. La cascinese forza molto sulla gamba destra. È un Tour difficile: in Francia si ricordano bene di quella ragazzina: l'anno prima ha ammazzato la corsa e, fatto ben più grave, ha preso in giro (senza volerlo, naturalmente) Jeannie Longo. Se la son legata al dito, ricordano fin troppo bene quegli 8'07" di distacco, non vogliono che si ripeta una simile situazione. La soluzione per riequilibrare il Tour è una sola: inserire delle prove contro il tempo, disciplina in cui Jeannie Longo eccelle. Saranno 61.2 i km a cronometro. L'attempata francese è gasatissima dopo Atlanta: torna con l'oro guadagnato nella corsa in linea, mentre nella crono è stata argento dietro alla russa Zulfia Zabirova. Sarà un Tour in salita, ma non nel senso che intende Fabiana, che la vittoria se la dovrà sudare. Oltre alla Longo, le avversarie sono la Zabirova, reduce dall'oro olimpico, le Polikeviciute, la Heeb, l'altra russa Bubnenkova. Un Tour per la Longo, quindi, ma non solo. Dopo le prime giornate, la cronometro da Mussidan a Vergt en Périgord, 33.4 km. Non pochi per un peso piuma come Fabiana. Jeannie Longo ribalta il risultato dei Giochi di Atlanta, precedendo la Zabirova. La prima delle azzurre è Alessandra Cappellotto, quarta, mentre Fabiana naufraga a 4'04". Un secondo di più il suo distacco nella classifica generale dalla Longo, maglia gialla. Fin qui il piano dei francesi sta filando alla perfezione, ma il giorno dopo c'è il Tourmalet. E su quell'arrivo tutti si aspettano la reazione della maglia gialla uscente. Uscente un corno.

 

La rincorsa alla gialla parte dal Tourmalet
In azione in maglia gialla © Archivio fotografico Fabiana LuperiniÈ il 17 agosto, il Pic du Midi, a 2115 metri, attende il gruppo, dopo 110 km. È un tappone già di per sé infernale, ma per Fabiana è ancor più impegnativo. Non bastassero le pendenze - che pure adora - ci si mette il ginocchio battuto a Pieve di Soligo, le numerose avversarie ed il destino. Sarà dura rimontare. L'Italia lo sa, vuol controllare la situazione prima dell'attacco del Tourmalet, dove inizierà lo show. C'è però un imprevisto. Anzi, diversi imprevisti. La Luperini è costretta a mettere il piede a terra per ben tre volte a causa di una catena che non corre come e dove dovrebbe. Quando i guai meccanici sembrano sistemati, l'ennesimo colpo di sfortuna: una sbandata del gruppo e tutte giù per terra. Compresa Fabiana. Batte la parte sinistra, quella già dolorante. Braccio e gamba fanno male, peggiore è lo stato d'animo. Quasi cede di testa. Sbatte per terra la bici, urla, piange. Basta, ritiriamoci. Intervengono due quasi sorelle, Roberta Bonanomi ed Alessandra Cappellotto. Con tutto il lavoro svolto dall'Italia per aspettarla, rientrare, attenderla ancora, ritornare sul gruppo un'altra volta, non vorrà mica gettare la spugna... «E andiamo a vincere questa tappa». Risalire in bicicletta è semplice come rimontare l'intero gruppo. Ed è proprio ciò che fa, questa campionessa ferita: «Sono arrivata da dietro e me ne sono andata». Riprende Zabirova e Kupfernagel, le lascia sul posto. Longo, le Polikeviciute e Bubnenkova vedono questa piccola grande donna piena di sangue: figura epica, immagine che le conforta. Una ragazza debole, quindi battibile. Pensano questo, ma come si sbagliano. Le riprende e se ne va, s'invola, spinge più con la destra, visto che la sinistra duole. Vincere con una gamba sola: al Pic du Midi Fabiana Luperini dimostra che sì, è possibile. Caracollante per la pedalata non certo naturale a cui è costretta, rifila qualcosa come 2'29" alla Longo, 2'33" a Jolanta Polikeviciute, 4'18" alla Heeb. Un capolavoro, un trionfo, quello che i francesi non s'aspettavano, specie dopo le sfortunate vicende che avevano bloccato la cascinese verso il Tourmalet. La classifica ora sì che sorride: la maglia gialla resta sempre sulle spalle della Longo, ma bisogna recuperare solo 1'31". E con quella gamba tutto viene così semplice... Cinque giorni dopo c'è la frazione con la Bonette, il tetto d'Europa. Anche una Luperini a mezzo servizio sarebbe in grado di massacrare tutte le più temibili avversarie.

 

Annullano la Bonette, stravince comunque
Sul podio di Parigi con Rasa Polikeviciute e Jeannie Longo © Archivio fotografico Fabiana LuperiniE siamo al 22 agosto, due semitappe più che decisive per le sorti del Tour: al mattino si arriva ai 1674 metri del Valberg, nel pomeriggio è prevista la frazione che da Saint-Etienne de Tinée porterà le ragazze a Vars: in mezzo il Col de Raspaillon, il Col de la Bonette ed il Col de Restefond. Fabiana al mattino guarda quella maglia che è ancora sulle spalle della Longo. Nella prima semitappa mette le cose in chiaro: solamente la Zabirova riesce nell'impresa di non andare alla deriva, mentre Fabiana sfoga tutta la sua rabbia sui pedali. La maglia gialla viene attesa per 5'44", e nel pomeriggio c'è il tappone della Bonette. Anzi, ci sarebbe... L'organizzazione infatti, memore di come nel '95 Fabiana aveva ucciso il Tour, cambia programma: con la scusa di un forte temporale, si parte da Jausiers per arrivare a Vars dopo appena 27 km. Niente Bonette, una farsa: la nazionale azzurra che va su tutte le furie. La decisione è palesemente contro Fabiana. La quale si vendica non a parole, ma con i fatti. Attacca sul Col di Vars, viene ripresa dalla Zabirova, che nella discesa se ne va e vince la frazione. Jeannie Longo, al mattino capoclassifica, chiude sedicesima a 3'39": superata nella generale dalle gemelle Polikeviciute, ora è quarta a ben 7'30" da Fabiana. La storia del 1995 si sta ripetendo. Fabiana il giorno dopo si conferma. Il luogo è familiare: Vaujany. Già fu suo nel '95, ma stavolta si scala solo il facile Lautaret, non Madeleine e Glandon. Dopo la fuga di Alessandra Cappellotto, Fabiana sulla salita finale vede partire Roberta Bonanomi. Cappellotto e Bonanomi: due che se non ci fossero state nella frazione del Tourmalet, racconteremmo un'altra storia. Meritano un'enorme ricompensa, ma sulla strada della Bonanomi, lanciata verso la vittoria, ci sono le gemelle Polikeviciute. Cattive, spietate («Le ho viste prendere a pugni sulla schiena chi aveva fatto loro uno sgarbo il giorno prima, o girare dei manubri...», ricorda), non guardano in faccia nessuno. Loro, la Bonanomi, col cavolo che la faranno vincere. Fabiana lo dice alla più in palla delle due, Jolanta: «Su, coraggio... Vai a prendere la mia compagna. Però io dopo ti stacco». Promessa mantenuta, ma dispiace per la gregaria di sempre. «Se arriverò alla cronometro di Saint-Amand Montrond con 4' sulle mie avversarie potrò stare al sicuro», dichiarava alla vigilia. Parte dalla rampa della crono con, nell'ordine: 6'02" su Rasa Polikeviciute, 7'51" sulla gemella Jolanta ed 8'38" su Jeannie Longo. È proprio quest'ultima ad aggiudicarsi la prova, in un'estrema rincorsa alla maglia. Fabiana, che specialista non è, paga 3'18" dalla transalpina. Il tempo della gioia - stavolta sì - per la vittoria di Roberta Bonanomi nell'ultima tappa, a Parigi, al velodromo de La Cipale, e parte la festa. La Luperini vince il suo secondo Tour de France consecutivo. Ma quale leggenda, siamo ben oltre ormai. Siamo di fronte ad una campionessa di soli 22 anni, un'atleta precisa, seria, professionale, competente, scorbutica anche, ma che ripaga gli sforzi (fisici e mentali) di tutta la squadra che le ruota attorno. Certe vittorie e certe imprese parlano da sole.

 

A Lugano le sfugge un altro Mondiale
Lugano, con il circuito della Crespera, presenta un'altimetria nuovamente interessante. Su queste strade si affermò per la prima ed unica volta in un Mondiale Fausto Coppi, nel 1953: impossibile non cedere al fascino dell'Airone. Fabiana arriva alla prova iridata ancora con il favore dei pronostici: a Duitama, dodici mesi prima, non portarono così bene. Broccardo le affianca Bonanomi, le Cappellotto, Chiappa e Corneo. Fatta eccezione per la Chiappa, è l'identica formazione che ha vinto il Tour. L'esito, purtroppo, non sarà lo stesso. Si gareggia il 12 ottobre, sempre troppo in là perché Fabiana possa mantenere una condizione accettabile. Quella che le permetterebbe di fare il vuoto in salita, per intenderci. Si ritira, mentre l'Italia non va oltre il sesto posto di Alessandra Cappellotto. L'iride in terra elvetica va ad un corridore di casa, Barbara Heeb. Il Mondiale si conferma una gara maledetta per la Luperini. Un peccato, perché di percorsi tanto duri, nel futuro immediato, non se ne troveranno molti. Si chiude così un 1996 eroico, a cui è mancata la ciliegina sulla torta. E che torta...

 

1997: Alla ricerca della terza doppietta
La stagione '97 inizia in ritardo, Fabiana non corre nei primi mesi dell'anno: «Abbiamo deciso di ritardare di qualche settimana l'esordio agonistico di Fabiana. Chissà che questo non l'aiuti ad arrivare meno stanca ad ottobre», dichiara Marino Amadori, sempre in ammiraglia Sanson. Il Mondiale, evidentemente, è il chiodo fisso di Fabiana, che però sa bene come quello di San Sebastián poco le si confà: «I miei obiettivi per quest'anno restano Giro d'Italia e Tour de France. Il Mondiale non ha un percorso adatto alle mie caratteristiche». Sanson ha raddoppiato il suo impegno nel femminile, con la veneta Gelati Sanson Vittorio Veneto che affiancherà la Sanson Mimosa Forlì. Solito gruppo (Alessandra e Valeria Cappellotto, Roberta Bonanomi, Nada Cristofoli su tutte), con innesti importanti come quello della finlandese Pia Sundstedt. Ed è proprio lei a dimostrare, il 10 giugno, di essersi integrata benissimo. Vince la prima tappa del Giro del Trentino, con la Luperini che tenta il colpo di mano all'ultima tappa, a Mezzocorona: fuga di 25 km e prima vittoria stagionale. La classifica finale è di Pia Sundstedt, ma la cascinese ha occhi solo per il Giro d'Italia. È il 2 luglio, il via viene dato in Abruzzo.

 

Giro: Heeb e Jackson sono le rivali, eppure...
Già a Forlì arriva la maglia rosa © Archivio fotografico Fabiana LuperiniLe avversarie al via sono numerose e notevoli: c'è la giovane lituana Edita Pucinskaite e l'iridata Barbara Heeb, oltre alla canadese Linda Jackson, reduce dalla vittoria al Tour de l'Aude. Ziliute e Chiappa si rimbalzano la maglia nelle prime tappe, poi c'è la Castrocaro Terme-Forlì, tappone appenninico che termina in casa della Sanson-Mimosa. Fabiana mette in difficoltà la Heeb sulla prima asperità di giornata, il Monte Trebbio. Se ne va da sola e scollina con oltre un minuto su Heeb e Chevanne-Brunel. La discesa, che solitamente la penalizzerebbe, le dà invece un vantaggio più consistente. Il Monte Colombo, seconda difficoltà di tappa, la rilancia ed arriva a guadagnare più di 3' sul gruppo. L'ultima salita è la Rocca delle Caminate, meno di 20 km da Forlì: vanta ancora quasi 3' sul gruppo Heeb. Al traguardo esulta in solitaria, come solo lei sa fare. Rifila 2'23" alle compagne di squadra Alessandra Cappellotto e Luisiana Pegoraro, che regolano il gruppetto. La rosa vien da sé. La crono preoccupa non poco la Luperini, che infatti perde 3'03" dalla vincitrice, ancora Diana Ziliute. La maglia rosa però no, non la lascia andare: Chiappa e Jackson si avvicinano, ma non abbastanza. Se questa prova contro il tempo, 20 km piatti piatti da Ostellato a Portomaggiore, era lo spauracchio di Fabiana, l'ha superato più che bene. Non è caduta qui, dove mai potrà cedere? Difficile dirlo, difficile immaginarlo.

 

L'impresa di Agordo, il sigillo sullo Zoncolan
Vittoria in maglia rosa sullo Zoncolan © Archivio fotografico Fabiana LuperiniIl 10 luglio c'è la Feltre-Agordo, con in mezzo Passo Rolle e Passo Valles. Quella tappa, Fabiana, l'ha voluta visionare. Concluso il Giro del Piave vinto da Luisiana Pegoraro, la Sanson ha fatto rotta verso Agordo. Arrivati ai piedi del Valles, sotto una pioggia torrenziale, la Luperini ha ordinato all'ammiraglia di fermarsi. Mentre le compagne di squadra, esauste, erano stese alla bell'e meglio al coperto, la cascinese indossava una mantellina, tirava giù la bici dall'auto e testava il finale di tappa. Questa è la Luperini, una che sa già ciò che farà, ma prima vuole provarlo. Perfezionismo allo stato puro. Naturale quindi che quel 10 luglio Fabiana compia una delle più grandi imprese della sua carriera. Via già sul Rolle, quando mancano 60 km ad Agordo. Le altre, a seguirla, nemmeno pensano. Fuga in solitaria, sotto l'acqua, passa in testa anche sul Valles. In discesa non è un drago, figurarsi sul bagnato. Cambia mezzo: bici più pesante, ruote larghe. Non manterrà i quattro minuti e mezzo accumulati tra Rolle e Valles, ma taglierà il traguardo ancora una volta in rosa, ancora una volta in beata solitudine. La prima delle umane, Imelda Chiappa, chiude a 2'44" con Edita Pucinskaite. Classifica ormai chiusa, tanto che il giorno dopo, sull'inedito arrivo del Monte Zoncolan, Fabiana pensa di lasciar vincere una delle sue compagne. Prima il cannibalismo, poi la gratitudine: messaggio più chiaro, verso la squadra, non potrebbe esserci. L'accordo in casa Sanson è questo: se una delle Cappelotto, o Pegoraro, o Bonanomi, si troverà in testa alla corsa, Fabiana resterà buona al suo posto. Perfetto: dopo 12 km è Luisiana Pegoraro ad andare in fuga. Ai piedi dello Zoncolan, però, il gruppo si rifà sotto. Ai -7 scattano Heeb e Pucinskaite, Fabiana non può evitare di seguirle. La Heeb pensa che la maglia rosa le cederà la vittoria, come farebbe una leader qualsiasi. Non Fabiana, che sia per aver vinto ancora poco nella stagione, sia per rispetto del lavoro della Pegoraro, esulta per la terza volta in questo Giro. La classifica vede, alle spalle di Fabiana, Linda Jackson (a 4'46") ed Edita Pucinsklaite (a 5'35"). A Trieste la piccola grande cascinese può festeggiare il terzo Giro d'Italia consecutivo. Ma si fa festa per modo di dire, ancora una volta, visto che la terza doppietta non è completata.

 

Tour: al Sestrière va subito in maglia gialla
A Sestrière prende la maglia gialla © Archivio fotografico Fabiana LuperiniÈ il 13 agosto, Strasburgo attende il gruppo delle ragazze e vede per il secondo anno consecutivo Fabiana Luperini con il dorsale numero 1. Non si corre non più con le sole nazionali, ma con le squadre di club. Jeannie Longo non c'è: un infortunio patito in pista la costringe al forfait. Fabiana dovrà comunque vedersela con le gemelle Polikeviciute, con Zabirova, Bubnenkova e Polkhanova, con le avversarie del Giro, Heeb e Jackson su tutte, con la lituana Pucinskaite, che sempre alla corsa rosa è stata terza e miglior giovane. Fabiana si testa subito verso La Bresse (dove vince Valeria Cappellotto, ed Alessandra è in giallo): ad una quarantina di chilometri dal traguardo si scala il Col de la Schlucht. Anche le avversarie vogliono misurar la febbre alla cascinese. La Bonanomi è messa a scandire il passo, Rasa Polikeviciute tenta l'allungo ma viene ripresa da Fabiana: gruppo sgranato. Verso il traguardo Alessandra Cappellotto, ormai certa di avere la maglia oro, regala la vittoria parziale alla sorella Valeria. Fabiana, consapevole che la Schlucht non era adatta a far selezione, aspetta prove più indicative: cerca di superare indenne la crono del giorno dopo. Ferragosto, 31.1 km a Montbard, non sembra semplice. L'obiettivo è perdere il meno possibile per poi sgasare il giorno dopo, verso il Sestrière. Invece sfodera una prova che nemmeno avrebbe immaginato. Non si parla di vincerla - a quello pensa la Kupfernagel - ma è terza. L'indomani due semitappe e si va a finire in Italia: per Fabiana è una giornata particolare, sentita e speciale. Al mattino la sorella di sempre, Roberta Bonanomi, si aggiudica la volata di Susa, al pomeriggio c'è la Susa-Sestrière e la vincitrice è facile da pronosticare. Fabiana strappa inesorabilmente la maglia oro alla compagna Alessandra Cappellotto: progressione ai -6, altra accelerazione ai -3. Le gemelle Polikeviciute, Jackson, Heeb e Zabirova, capiscono che resistere è arduo. Gode, Fabiana, perché è davanti al suo pubblico: «Però me l'aspettavo più dura», la tipica sentenza luperiniana pronunciata a caldo. Dura o non dura che fosse, a sera la Luperini è in maglia dopo soli quattro giorni di gara. Alle spalle della toscana c'è un'altra della Sanson, Alessandra Capellotto (a 43"), quindi la coppia Heeb-Jackson e le Polikeviciute. Tutte, tranne la Cappellotto, hanno un ritardo superiore al minuto. E chi la ferma una Fabiana così? Già, chi la ferma. Perché dopo il Sestrière non c'è mica una tappa di pianura, oppure un'altra crono. C'è l'arrivo a Vaujany, il solito. E potrebbe, Fabiana, non rendere omaggio ad uno dei suoi traguardi prediletti? Conosciamo la risposta. Si scalano Galibier, Lautaret, quindi l'arrivo all'insù. Salite lontane dal traguardo ma già sul Galibier la maglia oro fraziona il gruppo. La discesa la affronta cambiando bici (scena già vista sul Valles) e da dietro le avversarie la raggiungono. Ai piedi dell'erta finale, la cascinese è con Heeb, Polkhanova, Jackson, le due Polikievicute ed Alessandra Cappellotto. Un primo allungo ai -5, le sole Rasa Polikeviciute ed Heeb tengono botta. Ai -3, dopo l'ennesima sfuriata, a Fabiana non resiste nessuna. Vaujany è sua per la terza volta consecutiva. Identico binario su cui è indirizzato il Tour, perché ora il vantaggio sulla Heeb è di 1'48", la Jackson è a 2'41", le Polikeviciute viaggiano a tre minuti. Zulfia Zabirova, all'inizio temuta dalla stessa Luperini (aveva preparato solo la corsa francese), dispersa.

 

Resiste agli attacchi e sui Pirenei chiude la partita
Festeggiata da tutta la Sanson dopo il terzo Tour © Archivio fotografico Fabiana LuperiniPassate le Alpi, il Tour pare archiviato. Fabiana sa che la terza doppietta consecutiva è sempre più vicina, chilometro dopo chilometro, ma allo stesso tempo è consapevole di trovarsi di fronte ad avversarie tenaci. Non la porteranno all'ultima tappa in carrozza, poco ma sicuro. Già nella tappa successiva a quella di Vaujany, un piattone con arrivo a La Grande Motte, subisce un attacco in pianura dalle gemelle Polikievicute, a cui si accodano Kupfernagel e Polkhanova. Un gruppetto che tenta l'imboscata e, di fatto, sorprende la Sanson. Non abbatteranno la formazione diretta da Marino Amadori, però è un segnale. In due tappe di pianura, sapendo che anche lì, come in discesa, Fabiana non è un fenomeno, gli attacchi sono continui e molteplici. «Conoscevo i suoi limiti tecnici, che pian piano ha migliorato. In pianura ed in discesa però perdeva tutto il terreno guadagnato in salita, così sin dal '95 volli costruirle attorno una squadra forte», ricorda Marino Amadori. Superate le frazioni di La Grande Motte e di Lac du Levezou, pianeggianti ma corse in buona parte su stradine di campagna, si torna al terreno prediletto, la salita. L'8 agosto la Cugnaux-Sainte Marie de Campan prevede la scalata dell'Aspin, primo categoria pirenaico: lì non si mente né si scherza. Fabiana lo sa e ce la mette tutta, forse anche di più, visto che ottiene quel che solitamente non raggiungeva: una vittoria in volata. A due, ma sempre di sprint si tratta. La Sanson manda in fuga la monumentale Bonanomi, ripresa ai piedi dell'Aspin. Lì inizia l'ennesimo show. La maglia oro raggiunge a 6 km dalla vetta la Bonanomi, la russa Polkhanova riprende Fabiana a fine discesa, ma viene freddata, come da un killer spietato. «Fosse stata una canadese l'avrei lasciata vincere, la loro squadra ci ha aiutato. Ma la Polkhanova no», dirà la cascinese a fine tappa. Segno di una Luperini che non lascia molto alle altre: dipende quali altre. La classifica è sempre più chiusa: Heeb, seconda, dista 2'58", Jackson 3'55", Polkhanova 4'51", Jolanta Polikeviciute 5'13". Serve altro? L'ultima giornata prevede due semitappe, entrambe con arrivo in salita: 77.4 km da Nizza a Valdeblore-La Colmiane al mattino, 45.2 km da Puget-Théniers al Valberg nel pomeriggio. Al mattino, a La Colmiane, Fabiana perde 6" dalla diretta rivale Barbara Heeb. Al pomeriggio, finale con i botti sul Valberg, dove un anno prima aveva dato il colpo di grazia a Jeannie Longo. Allora non era ancora consapevole dell'annullamento del passaggio sulla Bonette e tenne qualche energia. Quest'anno è diverso: sul Valberg dà tutto, è l'ultima salita del Tour. Con la Heeb fa il vuoto, ma si sale da un versante più semplice. Porta così in volata la Heeb, che è più veloce e rosicchia 4". Bastano solo per adombrare il viso di Fabiana, che teneva a compiere la vera impresa: terza doppietta Giro-Tour con vittoria finale, davanti a tutta la famiglia ed ai tifosi. È una meraviglia comunque. Vince il terzo Tour consecutivo con 2'36" sulla Heeb, 5'02" sulla Jackson, 5'09" sulla Polkhanova. Più di così... E dopo aver messo in cascina tre Giri e tre Tour di fila, la Luperini potrebbe pure andare in vacanza. Il Mondiale di San Sebastián non le si addice per nulla: tiferà per la compagna di squadra, Alessandra Cappellotto, prima italiana a vestire la maglia iridata. Fabiana vince il Gran Premio Città di Schio (davanti ad un'altra Cappellotto, Valeria), cede la maglia tricolore, il 28 settembre, ad Imelda Chiappa. Poi va al Mondiale basco (con le due Cappellotto, la tricolore Chiappa, Bonanomi e Parente), un percorso facile, un 51° posto. Almeno non si ritira, ma sa che l'anno in cui il Mondiale sarà impegnativo, saranno da sacrificare o Giro o Tour.

 

1998: Freccia Vallone e Tour de l'Aude
Vince il suo primo Tour de l'Aude © Archivio fotografico Fabiana LuperiniNel '98 Fabiana saluta l'iridata Alessandra Cappellotto, che cede alle lusinghe dell'Acca Due O-Lorena. Nel team della Luperini c'è una Joane Somarriba in più ma una Sanson in meno: l'azienda che ha accompagnato i più roboanti successi della cascinese esce, la squadra si chiamerà Mimosa-Sprint Energia dalla Frutta. «Giro e Tour restano i miei appuntamenti privilegiati, non gli unici», dichiara. Prima vittoria alla gara d'apertura a Lugano, è il 1° marzo. Viene introdotta la Coppa del Mondo e tra le prove c'è la prima Freccia Vallone della storia. Fabiana la nota subito: «Voglio andarci», dice ad Amadori. Il 15 aprile prende il via alla gara che si conslude sul Muro di Huy. Lassù, apparentemente, è tra le favorite per la vittoria: «Considerando però che non ho mai avuto uno scatto esplosivo, mi avvantaggiavo prima, sulle altre côtes», ricorda Fabiana. Côte de Ahin, allunga decisa e si ritrova davanti con la compagna Pia Sundstedt. Attaccano il Muro di Huy da sole. Esulta per prima in cima a quel prestigioso traguardo, reso ancor più magico dalla prestazione della Mimosa-Sprint, che occupa tutto il podio: alle spalle di Fabiana troviamo infatti la fondamentale Sundstedt e Marsal. È una Luperini che ha iniziato la stagione come meglio non avrebbe sperato; tanto vale sfruttare il buon momento di forma al Tour de l'Aude, che presenta un profilo altimetrico interessante. Dal 7 al 15 maggio Fabiana regola sia a Pic de Nore che a Belcaire-Axat la temibile Polkhanova. Vince il suo primo Aude ed il 17 giugno inizia il Giro del Trentino, gara a tappe che s'è aggiudicata sia nel '95 che nel '96. Vittoriosa nella tappa di Merano, Fabiana si ripete a Bolzano, in una frazione che vede caduta e ritiro della leader Pia Sundstedt. È perciò la Bandini a passare al comando, mentre Fabiana insegue a soli 6". A Dro la cascinese esulta ancora ma non riesce a staccare la Bandini. Al Giro d'Italia Fabiana s'avvicina forte di una tripla doppietta Giro-Tour che nessuno riuscirà mai a ripetere né eguagliare. Però non è sazia e va alla ricerca della quarta maglia rosa consecutiva.

 

Giro: si prende il Serra, ma c'è la Jackson
La vittoria sul Monte Serra © Archivio fotografico Fabiana LuperiniDalla Sardegna al Veneto in dodici tappe. È un Giro dal tracciato francese. Fabiana s'illumina vedendo i tre arrivi in salita che l'attendono: uno, il Serra, lo conosce a memoria. L'altro è un passo mitico ma dalle pendenze non certo spaccagambe, il Pordoi. L'ultimo è quello che ritiene più interessante, Tambre d'Alpago. C'è anche una cronometro. È una Luperini che non si presenta cattiva come altre volte. Lo ammette alla vigilia: «Negli anni scorsi arrivavo al Giro più arrabbiata perché avevo vinto molto meno. Quest'anno, invece, sono più tranquilla. Al Giro potrebbero anche battermi». L'opzione sconfitta viene presa in considerazione; non certo desiderata, ma la cascinese sa che prima o poi cadrà da lassù. Zocca, Ziliute e Wilson si prendono le prime tappe, poi è la volta del Monte Serra. Fabiana non può negarlo, è lì che dovrà dare la prima scrollata alla classifica. È tesa proprio perché le strade di casa possono esaltare, ma allo stesso tempo moltiplicare lo stress. Il Serra non è quello più duro, dove la cascinese si testa abitualmente. Lo sa, Fabiana, che parte da Pontedera con la voglia di arrivare per prima, lassù tra quelle antenne. A 8 km dall'arrivo, il gesto tanto atteso: progressione ed allungo. La sola Heeb, già avversaria a Giro e Tour dell'anno prima, tiene la sua ruota. Il forcing della minuta ragazza di Cascine di Buti manda al tappeto la svizzera, ma la canadese Linda Jackson rimonta. La cascinese non se ne avvede, né accelera, così al traguardo guadagna solamente 11" su Jackson e 18" su Heeb. La maglia rosa va a letto sapendo bene che il Giro non è chiuso. Il giorno dopo, nella Cascia-Assisi, forza ancora e, complice una moto che fa un piccolo buco nel finale, va a vincere. La crono, però, è dalla parte di Linda Jackson. Sono 15.8 km da Rio Saliceto a Correggio: la canadese, come da pronostico, è la migliore a quasi 48 km/h di media. Rifila 33" alla Heeb e 46" ad una Fabiana sulle prime stizzita, poi ragionevole: «Avevo detto che speravo di non perdere più di un minuto e mi ha distaccato di soli 46"...». La maglia rosa cambia padrona, per adesso: Fabiana è a 15", la Heeb a 21". Già dalla tappa di Imola, che prevede il difficile circuito dei Tre Monti, la vincitrice uscente andrà all'attacco, prima delle stoccate finali e prevedibili su Pordoi e Tambre d'Alpago. Nella frazione di Imola, vinta dalla fuggitiva Luisiana Pegoraro, Fabiana attacca sin dai primissimi chilometri, ma la Jackson tiene: d'accordo, fa una fatica bestia ad andar dietro alla capitana della Mimosa, ma conserva il primato. «L'ideale sarebbe riprendere la maglia rosa sul Pordoi e metterla in cassaforte a Tambre. E se in queste due tappe non riuscirò a riguadagnare 15" alla Jackson, significherà che si è proprio meritata di vincere il Giro», analizza la Luperini ad Imola.

 

Sul Pordoi torna in maglia rosa. E sono quattro
In maglia rosa con Bonanomi e Pregnolato © Archivio fotografico Fabiana LuperiniIl Passo Pordoi è una salita non proibitiva per la capitana della Mimosa, ma potrebbe essere fatale alla Jackson. Parte subito, Fabiana, a 12 km dalla vetta. La Jackson, come Heeb e le altre nemmeno provano a resistere alla cascinese, che vince con un minuto sulla Jackson. La maglia rosa torna a Fabiana, che ora può vantare 45" sulla canadese. Distacco più amplio del previsto per la Luperini. Manca solamente l'ultimo arivo in salita di Tambre d'Alpago. Vuol suggellare la quarta maglia rosa lasciando la scena ad una compagna di squadra. Già un anno prima, sullo Zoncolan, ci aveva provato con la Pegoraro, poi ripresa. Fa capire ancora una volta che vince quando deve, quando serve, ma come i più grandi fuoriclasse mai nati, una volta che ha ricevuto, dona. Tambre non è l'unica salita da affrontare nella tapppa che prende il via da Longarone: si sale infatti a Pieve d'Alpago, quindi a Sant'Anna Pai ed infine si scala il Broz, a due chilometri da Tambre (le pendenze sono tra il 15% e il 18%). Va in fuga la finlandese Sundstedt. In realtà è Fabiana che screma il gruppo sul Sant'Anna Pai, portandosi dietro le sole Heeb, Jackson, Pucinskaite (occhio alla crescita della lituana...), Bandini, l'iridata Cappellotto ed appunto Sundstedt. Nella discesa che porta all'attacco di Tambre è proprio la Sundstedt ad allungare, seguita da Pucinskaite. Fabiana controlla, poi nella salita finale si riporta sulla finlandese, che accompagna per mano alla vittoria. Prima e seconda, entrambe a braccia alzate: tappa e Giro, la Mimosa-Sprint potrebbe essere più felice? Al terzo posto la solita Heeb, staccata di 25". La classifica finale di Vittorio Veneto racconta di una Fabiana davanti a Linda Jackson per 2'22". È già nell'Olimpo del pedale, Fabiana, ma per essere sempre più grande non pensa troppo a quanto ha vinto, ma a quanto vuole ancora vincere. C'è infatti una Grande Boucle Féminine (così dal '98 si chiama il Tour, ma poco importa) che attende la cascinese. Dovesse arrivare la quarta doppietta consecutiva, verrebbe giù il Serra.

 

Tour, sonoro ceffone. La mano è della Pucinskaite
A Super-Besse Edita Pucinskaite vince e va in maglia gialla © Archivio fotografico Edita Pucinskaite11 agosto, Montluçon: pronti, via! Subito arrivo all'insù, a Super Besse. Fabiana si sente più forte rispetto al Giro, o almeno questo dice. Le crono sono due, per un totale di 39 km. Le salite presenti all'appello: Mont Ventoux, l'amata Vaujany, l'altrettanto adorato Valberg e non solo. Ci sono pure le avversarie, in Francia più agguerrite che mai. Dovrà fronteggiare poi la solita Heeb, le gemelle Polikeviciute, la pericolosa Polkhanova, la Jackson, a podio al Giro. Torna infine Jeannie Longo, che si avvierà pur sempre versi i 40 anni, non sarà la migliore di sempre, ma chi la sottovaluta? Boucle indecifrabile, quella del 1998. Edita Pucinskaite è una lituana mica male: più giovane di una primavera rispetto a Fabiana, non l'ha mai contrastata seriamente, ma ha lanciato dei segnali. Vittorie pesanti? Quasi nessuna, è una novellina. Sì, nel '94 ha portato a casa l'Étoile Vosgienne, nel '95 ha colto il bronzo al Mondiale di Duitama e proprio nel '98 s'è imposta al Thüringen Rundfahrt. Al Giro s'è messa in luce sin dal '97, con il terzo posto e la maglia bianca, mentre qualche mese prima ha chiuso ai piedi del podio. Va alla Boucle cercando il colpo grosso. Non sa che va incontro ad un momento, ad una decina di giorni chiave: per lei, per Fabiana, per il ciclismo femminile. «L'ho buttata giù dal trono», ricorda Edita. L'oggetto della frase, ovviamente, è Fabiana Luperini. «E c'ha ragione», ribatte la cascinese. Che aggiuge: «Ma in quel Tour Edita c'ha avuto culo...». Ah sì? Già. La Luperini, nella realtà dei fatti, non è poi così in forma. Anzi, non sta niente bene: dopo tre anni le si è riattivato il ciclo mestruale, «tutto ciò alla vigilia della corsa. Praticamente è stato come venire travolta da un TIR a 300 all'ora». Dolori alla schiena, dolori dappertutto, ma non rinuncia. La Pucinskaite non perde tempo e vince subito a Super Besse. Fabiana prova a togliersele tutte di ruota ma, come per una magia oscura, le restano in scia. «La tappa non era abbastanza dura», sentenzia. È una falsa partenza, la sua: quando le era capitato di trovare una così strenua resistenza ai suoi attacchi? Forse mai. Questo fattore deciderà parte della Boucle. Fabiana dà appuntamento più avanti, intanto è la Pucinskaite a vestire la maglia oro. E adesso toglietegliela! Anche perché la giovane lituana può contare sull'esperienza di Alessandra Cappellotto, una che sa come scortare la leader attraverso un'intera Boucle, avendolo fatto nei tre anni precedenti con la Luperini. Terza giornata, due semitappe: al mattino si scala il Col d'Aspin, al pomeriggio si arriva al Col du Soulor. Sull'Aspin Fabiana attacca, Edita non molla un metro. Primo colpo per la Luperini, che però conta di rifarsi nella frazione pomeridiana. E invece, sulla salita del Col du Soulor, Fabiana non solo non riesce a fare il vuoto, ma viene nuovamente sconfitta da Edita Pucinskaite. Classifica impietosa dopo soli tre giorni: Edita in maglia oro, Fabiana a 38". Rilascia poche dichiarazioni, scappa in automobile, occhiali da sole, piovono lacrime: molto per i dolori, un po' per il morale, altro che a terra. Basti pensare ad una 24enne che si crede quasi onnipotente nelle gare a tappe e così, d'improvviso, viene presa a ceffoni da una lituana impertinente. Ora che si fa? Amadori teme che possa cedere e non arrivare nemmeno a Strasburgo. Invece non cede, la cascinese, ma nella crono di Salles-Curan (30 km) prende un'altra vagonata di secondi da Edita Pucinskaite: la lituana vince anche sul passo, dove se la cava; Fabiana è 12a a 1'37". In classifica scivola a 2'15". Qualunque ragazza, in queste condizioni, direbbe: scusate, non posso continuare così, Edita è più forte. Tanto di cappello, io vi saluto. Ma Fabiana non è una qualunque.

 

Le prova tutte ma è la prima, grande batosta
Fabiana Luperini non stacca Edita Pucinskaite nemmeno a Vaujany © Archivio fotografico Edita PucinskaiteIl TIR che l'ha travolta è passato, ha lasciato danni e minuti, ma ha proseguito il suo viaggio. Fabiana sta meglio e nella quinta tappa, quella con il Ventoux, si vede. La Luperini non è entusiasta del Montre Calvo («È la salita più ostica che abbia mai affrontato», ricorda) ma in quella pietraia attacca. Lo fa nel tratto più duro, ai -10. Edita non risponde e perde fino a 30", ma riprende la cascinese a 2 km dalla vetta. Nella discesa verso Valréas è un'altra lituana, Rasa Polikeviciute, ad andarsene verso la conquista della tappa. Fabiana si riprende podio e soprattutto morale. Prepara gli attacchi sulle Alpi: «Edita dovrà sudarselo, questo Tour». Una promessa, una minaccia. Tre dopo giorni ci sono due semitappe che sorridono più a Fabiana che ad Edita. Al mattino, su uno degli arrivi in salita prediletti, il Valberg, rifila 1'25" alla Pucinskaite e rientra in classifica. Nel pomeriggio, però, verso il traguardo del Col de la Colmiane, mette a tirare Pia Sundstedt, senza staccare le Polikeviciute, Alessandra Cappellotto e la francese Lecourtois. Barbara Heeb rientrerà e vincerà proprio sulla Pucinskaite, che rosicchia alla Luperini altri 11". Rimonta impossibile, questa Pucinskaite non molla un metro. C'è sempre l'arrivo di Vaujany, il giorno successivo, a poter fungere da trampolino di lancio per Fabiana: ha sempre vinto lì e si ripete anche in questa Boucle, ma non stacca la Pucinskaite. Realizza che la quarta Boucle consecutiva non arriverà. Non solo: il giorno dopo, sullo strappo che porta al traguardo di Gerardmer, dove s'impone la norvegese Dahle, perde altri 12" da Edita Pucinskaite, ormai lanciata verso il trionfo. Siamo alle lacrime, situazione quasi inedita per Fabiana, che a Strasburgo è la grande sconfitta: 1'29" da Edita Pucinskaite, un distacco che significa molto più di un minuto e mezzo. Significa che un'epoca si chiude, che si volta pagina, che non riesce più a staccare tutte di ruota con la facilità di un tempo. Accettarlo, per la Pantanina, è difficile. Prova a lenire il dolore andando al Mondiale di Valkenburg, dove disputa sia la crono che la gara in linea. Il cronometro la boccia. Nella gara in linea vorrebbe dar continuità all'iride di Alessandra Cappellotto ma è ventesima. Inizia un nuovo ciclismo, un nuovo periodo per la cascinese. E come tutto ciò che è nuovo, non sempre è positivo.

 

2 - continua

 

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1 - Dagli esordi alla doppietta del '95

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Francesco Sulas

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