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Tour Down Under 2015: Bobridge, la fuga e la stoccata - Bonifazio vince la volata dei battuti

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Jack Bobridge anticipa Lieuwe Westra, Luke Durbridge, Maxim Belkov e il gruppo incombente a Campbelltown © TourDownUnder.com.auL'avventurosa vita di Jack Bobridge è prossima a uno snodo importante, uno snodo in cui vedremo questo 25enne con la faccia da Phileas Fogg e il corpo minato dall'artrite reumatoide - fatto che ha influito in maniera pesante sulla sua carriera - impegnato nel tentativo di battere il Record dell'Ora.

Passato dall'essere un campioncino della pista (pluriiridato nell'Inseguimento) al non riuscire a esprimere tutto se stesso nel ciclismo professionistico (anche per i problemi fisici che abbiamo appena citato), a un'età ancora verde il ragazzo di Adelaide ha abbandonato quest'anno il World Tour per tornare a casa, a una realtà piccola come il team Continental Budget Forklifts, in Australia, una squadra in cui può preparare senza pressioni i suoi personali obiettivi.

Nell'attesa di quel che sarà, Bobridge è stato chiamato per far parte della selezione UniSA, ensemble all-australian che come ogni anno completa il seeding delle partecipanti al Tour Down Under. Con lui in formazione qualche pistard (Alexander Edmondson, ad esempio), altri transfughi del WT (Steele Von Hoff), giovanissimi dal grande futuro (Robert Power). Un bel team, alla fin fine, ma in pochi avrebbero pensato di vedere una delle sue maglie biancogialloverdi primeggiare nella prima tappa del TDU, laddove ci si aspettava che sprinter del calibro di Marcel Kittel avrebbero fatto un sol boccone dell'arrivo di Campbelltown. E invece...

 

Quattro passistoni alle grandi manovre
Il primo a proporre la via della fuga, nella frazione d'apertura del Tour Down Under, è stato Luke Durbridge, cronoman della Orica, dopo 5 km di gara; a lui hanno risposto immediatamente lo stagionato Lieuwe Westra (gran passista dell'Astana) e il forzato della fuga Maxim Belkov (in maglia Katusha, già vincitore di tappa al Giro d'Italia). Solo dopo qualche centinaia di metri si è aggregato alla compagnia Jack Bobridge.

Il TDU non è corsa in cui le fughe possano prendere proporzioni esagerate: si balla sempre tra l'1 e i 3 minuti al massimo, vuoi per i percorsi non tremendi, vuoi per la brevità delle tappe, vuoi perché il gruppo, all'alba della stagione pro', è carico di energie e tutti smaniano per tirare un po'.

La tappa di oggi non ha fatto eccezione, il vantaggio massimo è stato toccato dopo 23 dei 132 km totali, e ammontava in 2'45". L'idea che l'esito della gara sarebbe stato quantomai scontato è stata suffragata dal fatto che a 60 km dal traguardo quel margine era sceso a 1' netto, e che ai -40 fossimo intorno al mezzo minuto: questione di poco, e magari sulla rampa di Checker Hill (unico blando Gpm di giornata) i 4 fuggitivi sarebbero stati ripresi.

 

Il gruppo sbaglia i conti, Bobridge fa bottino pieno
Invece il gruppo, proprio sulla salitella posta ai -30, ha iniziato a cincischiare. Alcuni team per non esigere troppo dai propri sprinter, altri per lasciare che fossero gli avversari a sobbarcarsi il massimo del lavoro... fatto sta che dopo la salita (su cui i due "Bridge" hanno staccato per un attimo Westra e Belkov) e dopo la discesa su cui il quartetto si è ricompattato, ci siamo ritrovati a un margine che è tornato a lambire il minuto.

A quel punto i quattro hanno capito che le possibilità di arrivare al traguardo non erano poi così remote: dipendeva da loro. E loro si sono spesi a fondo, hanno insistito nella loro azione anche quando sembrava nuovamente disperata (intorno ai -15, col margine sceso drammaticamente a 15"). Chi la dura la vince, si dice, e loro sono stati bravi a "durare" e a rilanciare, quando il gruppo era ormai a 200 metri dal ricongiungimento. Gli ha detto bene, perché poi gli inseguitori si sono ancora una volta incatramati e come per miracolo il vantaggio degli attaccanti è tornato a salire, andando nuovamente a 40" a 5 km dalla fine, col plotone che ormai non ci capiva più niente.

Il lunghissimo rettilineo finale è stato l'apogeo del thriller, un errore di un attimo poteva costare caro, col plotone furioso che vedeva da lontano (e poi da più vicino, e ancora sempre più da vicino) le lepri, e queste che dovevano badare a non farlo rientrare, e al contempo dovevano pensare a come giocarsi la sospirata vittoria.

Ai 250 metri Bobridge ha deciso che era ormai il momento di farla finita con tutto quel pathos: è partito dalla quarta posizione, ha scartato a sinistra mentre Belkov (che stava tirando in quel momento) si sfilava e Westra tentava un disperato riaggancio. Vittoria netta per Jack, mentre l'olandese dell'Astana si accontentava del secondo posto davanti a Durbridge, e Belkov riusciva di un niente a precedere il gruppo lanciato nella volata ormai platonica per il quinto posto: mal per Niccolò Bonifazio, che quella volata (evidentemente piena di rimpianto) l'ha vinta su Gianni Meersman, Juanjo Lobato, Heinrich Haussler, Steele Von Hoff e Daryl Impey. L'attesissimo Kittel non è andato oltre la 32esima posizione.

In classifica Bobridge guida con 4" su Westra, 6" su Durbridge, 10" su Belkov, 13" su Bonifazio e tutti gli altri del gruppo. Domani nella Unley-Stirling (150 km) Jack dovrà difendersi su un traguardo insidioso, che tira all'insù e sul quale un anno fa si impose Diego Ulissi (che al momento è alle prese con una sentenza antidoping un po' originale...).

 

E ora per Bobridge il Record dell'Ora
Certo tentare di portare a casa il Tour Down Under sarà l'impegno principale del 25enne australiano in questa settimana. Ma è inutile dire che Jack è più che altro mentalizzato su sabato 31, quando andrà all'assalto del Record dell'Ora attualmente detenuto dall'austriaco Matthias Brändle. I 51,852 km fatti segnare in autunno dall'europeo sono alla portata di Bobridge, che se non altro avrà fatto il pieno di fiducia (self-confidence, direbbero gli anglosassoni) con l'inattesa vittoria di Campbelltown: un ottimo viatico per quanto il ragazzo di Adelaide potrà fare tra 10 giorni a Melbourne, nel Darebin International Sports Centre, luogo deputato ad accogliere la grande sfida del Record dell'Ora.

Marco Grassi

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