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Sorprese Professional 2014: Zardini sugli scudi, Brändle primatista - Bella stagione anche per Zakarin e Bennett | Cicloweb

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Sorprese Professional 2014: Zardini sugli scudi, Brändle primatista - Bella stagione anche per Zakarin e Bennett

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Edoardo Zardini esulta sul traguardo di The Tumble, al Tour of Britain © bardianicsf.com

Dopo l'abbuffata di nomi belgi analizziamo le prestazioni di quattro protagonisti del 2014 fra le squadre Professional, quattro atleti diversi tra loro ma tutti con un sicuro avvenire davanti.

Sam Bennett
L'Irlanda è un paese che, nella storia del ciclismo, è salito alla ribalta solamente in due periodi: negli anni ottanta con i leggendari Sean Kelly e Stephen Roche, capaci di conquistare i tre grandi giri, quattro delle cinque classiche monumento e mondiale in linea, e nell'epoca attuale, con Daniel Martin vincitore di Liegi e Lombardia. Assieme al nipote del protagonista principe del 1987 c'è anche il di lui cugino Nicolas Roche a pedalare con profitto nella carovana mondiale: manca, però, un uomo veloce. Ed ormai si può utilizzare la forma passata perché in questo 2014 Sam Bennett ha mostrato con continuità quei lampi di talento che stupirono molti al Tour of Britain 2013 e che convinsero il team NetApp ad assicurarsi i suoi servigi. Una curiosità: l'elemento che lega le tre vedettes del ciclismo irlandese è il luogo di nascita, per tutti avvenuta all'estero (in Gran Bretagna per Martin, in Francia per Roche jr e in Belgio per Bennett).

Inizio in Asia per il ventitreenne, con gli sprint di Qatar e Oman da aggredire: nella corsa emiratina arrivano subito un quinto, un settimo e un ottavo posto nelle volate, in quella del sultanato un decimo e soprattutto un terzo posto nell'ultima tappa. Il tempo di debuttare in Europa ed è subito un successo: alla Clásica de Almería arriva lo sprint imperioso che lo porta a vincere nonostante fosse da solo in un gruppo comprendente quattro corridori Movistar. La prima corsa in carriera nel World Tour porta subito un bel piazzamento: nella prima tappa in linea della Tirreno-Adriatico riesce infatti a piazzarsi quarto nella caotica volata vinta da Pelucchi. Dopo la Corsa dei due mari arriva l'esordio tra le pietre del Nord dove riesce a ben figurare nelle due prove a lui più congeniali: alla Gand-Wevelgem termina 12° mentre alla Scheldeprijs arriva un buon quinto posto, risultando il migliore tra i corridori delle formazioni Professional.

Sam Bennett si aggiudica la Rund um Köln © TNE/Stiehl

La seconda vittoria stagionale arriva il 21 aprile, a Colonia: nella prova renana batte al fotofinish l'olandese Markus, dando il successo casalingo alla propria formazione. Maggio inizia positivamente con un quinto posto nella tappa di apertura della 4 Giorni di Dunkerque, prosegue molto bene con la piazza d'onore nella Velothon Berlin e con il quinto posto nella seconda tappa della World Ports Classic, che gli permette di piazzarsi 15° nella due giorni tra Anversa e Rotterdam. A seguire è la volta del Giro di Baviera, appuntamento speciale per la formazione che ha la propria sede nel Land meridionale: il soddisfacente quinto posto nella tappa iniziale viene decisamente migliorato nell'ultima frazione, a Norimberga, dove l'irlandese riesce ancora una volta a vincere, portando a tre i successi personali (nonché di squadra) nel 2014. Il Gp du Canton d'Argovie chiude la sua prima parte di stagione dato che il management della formazione ha preferito non fargli disputare il Tour de France, scegliendo per lui una crescita più graduale.

La seconda parte del 2014 consta di sole tre gare: nella RideLondon riesce a inserirsi nella fuga decisiva di 12 uomini ma, nel finale, non è capace di tenere il ritmo ed è costretto a chiudere con un comunque positivo sesto posto. L'Arctic Race of Norway lo vede protagonista nell'ultima tappa quando chiude terzo in uno sprint posto in cima ad una salitella, alle spalle dei soli idoli di casa Kristoff e Hushovd. L'ultimo appuntamento stagionale è il Tour of Britain: anche qui il figlio di papà Michael, già calciatore nel giro della nazionale irlandese, si fa valere con un terzo posto nella seconda tappa ma, a causa di un'influenza, deve ritirarsi dopo la sesta frazione. Qui si chiude anzitempo la sua stagione, che in programma avrebbe dovuto terminare alla Paris-Tours: il 2014 lo ha visto come uno dei nomi emergenti del panorama degli sprinter e, in attesa di una sua esplosione magari al prossimo Tour de France, la NetApp - che dalla prossima stagione cambierà sponsor diventando team Bora-Argon 18 - ha preferito anticipare la concorrenza, presentandogli un contratto con salario aumentato e con scadenza a fine 2017. Una bella manifestazione di fiducia, ben più che meritata.

Matthias Brändle ha stabilito ad Aigle il Record dell'Ora © TwitterMatthias Brändle
Quando la stagione del grande ciclismo si è già chiusa, il suo nome è balzato agli onori delle cronache, diventando meno sconosciuto anche per chi si appassiona saltuariamente delle due ruote. Matthias Brändle è infatti il nuovo recordman dell'ora, con 51.850 km percorsi in sessanta minuti. Il tempo stabilito nel velodromo di Aigle verosimilmente ha una data di scadenza non particolarmente distante, dato che gli extraterrestri delle prove contro il tempo Cancellara, Martin e Wiggins hanno intenzione di scrivere il proprio nome nella suddetta lista.

Brändle, intanto, se la gode - lui più giovane primatista dal 1957 quando fu lo sfortunato Roger Rivière a scrivere nel mitico Vigorelli la pagina più bella della sua breve carriera - dall'alto di un ottimo anno trascorso sulle strade di mezza Europa. La sua seconda stagione con la maglia dell'IAM Cycling si apre al Giro del Mediterraneo, condotto senza acuti, e continua con il trittico italiano Camaiore-Strade Bianche-Roma Maxima: nella prova capitolina centra la prima fuga dell'anno, inaugurando così il leitmotiv del suo 2014, e, non pago, disputa la volata finale terminando quindicesimo.

Alla successiva Tirreno-Adriatico si mette in luce nella terza tappa, con una fuga stoppata dal gruppo ai piedi della salita finale. Stanco? Nemmeno per idea, infatti il giorno successivo altra fuga nel tappone ma le fatiche del giorno prima non lasciano scampo, costringendolo ad alzare bandiera bianca sul Passo Lanciano, sommando comunque 350 km di avanscoperta in due giorni consecutivi e garantendogli la terza posizione finale nella classifica a punti della prova italiana. La buona vena prosegue una decina di giorni dopo al Critérium Intérnational, con un sesto posto nella prima semitappa e un quindicesimo posto nella cronometro pomeridiana.

Due settimane di riposo e rientro alla Freccia del Brabante con la consueta fuga centrata, risultando l'ultimo ad arrendersi alla furia di Gilbert e soci. Corre anche il Gp de Denain e l'Amstel Gold Race ma la sua mente è rivolta al Giro di Romandia, appuntamento importante per la formazione in cui milita: nel prologo di Ascona parte subito col piede giusto, terminando settimo, e si ripete il giorno dopo nel caotico sprint di Sion, piazzandosi sesto. Tuttavia, deve abbandonare la corsa prima della terza tappa con arrivo ad Aigle - nella cittadina del Canton Vaud avrà modo di tornare con profitto - per un malanno di stagione. La delusione per l'inaspettato ritiro viene subito mitigata dalla prima vittoria della stagione al Tour de Berne dove batte in uno sprint a due Simon Zahner. Il World Ports Classic è il preludio ad un ottimo Giro del Belgio in cui si piazza quinto sia nella lunga cronometro sia nella classifica generale, dietro ad atleti come Martin, Dumoulin, Chavanel e Gilbert.

La predisposizione per le prove contro il tempo si manifesta nel decimo posto al prologo del Critérium du Dauphine. Come d'abitudine non perde l'occasione per andare in fuga: va all'attacco nella prima e nella sesta tappa in linea, trovando in entrambe le occasioni un osso duro in Alessandro De Marchi. Con uno simile stato di forma bissa agevolmente il titolo nazionale contro il tempo mentre si ferma ai piedi del podio nella gara in linea. Non selezionato per disputare il Tour de France, si ripresenta in gruppo all'Arctic Race of Norway dove, per una volta, non tenta la fuga ma decide di far classifica, terminando al tredicesimo posto. Da lì è la volta di tre gare in Francia (Classic de l'Indre, Tour du Poitou-Charentes e Plouay) dove conferma la buona condizione, chiudendo la prima al dodicesimo posto e la seconda al decimo.

Il capolavoro della stagione su strada si realizza però oltre la Manica: al Tour of Britain il ventiquattrenne tenta le canoniche due fughe solo che, stavolta, sia per abilità sua che per distrazione del gruppo, si porta a casa entrambe le tappe - e, per giunta, consecutive. Nella frazione di Exeter stacca i due compagni di fuga ai meno 5 km dall'arrivo e taglia il traguardo in parata, nella tappa di Hemel Hempstead sfinisce i malcapitati Dowsett e Stewart e li batte agevolmente allo sprint. Non pago, si impegna anche nella crono finale a Londra e termina la prova al quinto posto. La meritatissima convocazione per le due prove iridate di Ponferrada non gli regala soddisfazioni mentre, nel saluto per il 2014 all'asfalto, si concede un'altra fuga, questa volta al Giro di Lombardia. Il capolavoro su pista non è altro che una ciliegina - facciamo pure ciliegiona - di una stagione vissuta dando il massimo, attirando su di sé l'interesse degli squadroni per il futuro. Non dal 2015, però, che lo vedrà ancora protagonista con la maglia del team rossocrociato.

Ilnur Zakarin porta a casa il Tour of Azerbaijan © Cor VosIlnur Zakarin
Il momento storico del ciclismo russo non è tra i più rosei, anzi; un bagliore di speranza potrebbe però provenire da Ilnur Zakarin. Nato nel 1989 a Naberežnye Celny, città del Tataristan che fino ad un anno prima era nota come Brežnev in onore dell'ex segretario del PCUS, Zakarin è uno scalatore noto anche in Italia che, a causa di una cotta tremenda sul Gavia, perse il GiroBio 2012 di cui era il capoclassifica. Dopo quella stagione la RusVelo ha deciso di farne uno dei punti fermi del suo progetto, mettendolo sotto contratto per due stagioni, e dandogli la possibilità di proseguire il processo di crescita senza assilli.

In Algarve arriva il debutto stagionale e mostra subito di essere reattivo, concludendo la corsa portoghese al dodicesimo posto. A marzo fra Lugano, Camaiore, Ronde van Drenthe, Dwars door Drenthe, Classic Loire Atlantique e Cholet racimola solamente una fuga centrata nella seconda prova francese, non riuscendo però a tenere le ruote dei compagni di avanscoperta sino all'arrivo. Il calendario russo parta all'inizio di aprile con il Gp di Sochi: nelle strade della regione olimpica la RusVelo domina sin da subito, con la prima tappa vinta da Lagutin proprio su Zakarin il quale conquista la vetta della generale nell cronometro di Anapa, gestendo agevolmente il vantaggio accumulato sino alla fine della cinque giorni sul Mar Nero. Il Gp Cerami è un intermezzo verso il secondo appuntamento di casa, il Gp di Adygeya: per non sapere né leggere né scrivere il russo mette subito le cose in chiaro nella cronoscalata di apertura, rifilando 45" al più immediato inseguitore, e portando la maglia gialla di leader sino al traguardo finale, raccogliendo anche un sesto e un nono posto nei due arrivi in salita.

Due giorni dopo dal Caucaso lo ritroviamo in Trentino, per l'omonimo Giro: la concorrenza qui presente è di ben altro spessore e, nonostante un'incoraggiante crono a squadre d'apertura, sono più di nove i minuti che pagherà dal vincitore finale Evans. Il ritorno nell'ex Unione Sovietica avviene al Gp di Mosca dove contribuisce alla vittoria del compagno Krasnov; in Azerbaigian, invece, le cose cambiano e, dopo aver controllato nelle prime tre tappe, fa il vuoto assieme al tedesco Gerdemann nella salita di Pirqulu, lasciando all'uomo della MTN Qhubeka la tappa e prendendosi la vittoria della classifica generale, portandosi a casa la terza corsa a tappe in meno di quaranta giorni. Il ritorno nell'Europa Centrale avviene al Giro del Belgio dove una controprestazione nella cronometro lo fa terminare al 19° posto finale; nel Giro del Lussemburgo si dà da fare nella seconda tappa in linea, con una fuga ripresa a 2 km dall'arrivo. In Slovenia torna a flirtare con la maglia di leader: nel tappone di montagna chiude al terzo posto, portandosi a casa la seconda posizione nella classifica generale alle spalle di Tiago Machado. I campionati nazionali lo vedono terminare la prima parte di stagione piazzandosi dodicesimo nelle prova cronometro e settimo in quella in linea.

Il rientro alle corse avviene nel weekend di fine luglio fra Larciano e Toscana, dove chiude in entrambi i casi 48°. L'unica wild card ottenuta dalla RusVelo nella stagione è quella ricevuta dagli organizzatori del Giro di Polonia e Zakarin parte da Danzica con i gradi di capitano: la prestazione è soddisfacente, con il 21° posto finale a 4' da Majka raccolto in una corsa non troppo adatta alle sue caratteristiche, considerando anche il tentativo di attacco nella tappa di Strbske Pleso. Nella Vuelta a Burgos riesce con una buona prova nella crono finale - in cui è settimo - a terminare dodicesimo. Dodicesimo è anche il piazzamento alla Coppa Bernocchi, unico spunto di un settembre poco esaltante. Cinque corse in linea in ottobre in cui, pur non essendo quelle a lui più confacenti, riesce a ben figurare in extremis: al Gp Beghelli scatta assieme a Conti e Koren, riuscendo ad anticipare il gruppo in quel di Monteveglio. Il terzo posto finale è un ottimo modo per chiudere l'esperienza in RusVelo: ad attenderlo è la Katusha, alla ricerca di uno scalatore russo dai tempi di Menchov: per lui un contratto biennale e la possibilità di crescere all'ombra della colonia iberica.

Edoardo Zardini nel finale del Lombardia © bardianicsf.com Edoardo Zardini
E per le squadre Professional italiane, che anno è stato? Male l'Androni-Giocattoli, benino la Neri Sottoli (che ha però bucato il Giro d'Italia), eccellente la Bardiani-CSF. Nella formazione della famiglia Reverberi la stella è stata Sonny Colbrelli, che finalmente si è sbloccato e che si è consolidato come una realtà assoluta del ciclismo tricolore. Ma se la crescita del ventiquattrenne bresciano era attesa, altrettanto non si può dire per la rapida ascesa di un altro gardesano, stavolta proveniente dalla sponda veronese del Benàco: si tratta di Edoardo Zardini, corridore sì promettente ma nascosto dai vari Battaglin, Bongiorno e Colbrelli all'interno del Green Team.

Partenza di stagione al GP Costa degli Etruschi con un sedicesimo posto, miglior risultato in due mesi incolori fra Étoile de Bessèges, Mediterraneo, Laigueglia, Lugano, Camaiore, Roma Maxima e Gp Nobili, tutte prove in cui non si fa vedere. Alla Settimana Coppi&Bartali arrivano dei segnali di risveglio nella cronoscalata al Castello di Montecuccolo, piazzandosi quindicesimo di giornata e diciottesimo nella generale. Tre settimane di riposo e arriva l'Amstel Gold Race, debutto nelle classiche di un giorno del World Tour, dove si ferma nelle fasi finali. Il botto arriva improvviso e per questo ancora più gradito: nella prima tappa in linea del Giro del Trentino arriva la prima vittoria da professionista, partendo nella penultima salita e tagliando in traguardo di San Giacomo di Brentonico con un'esultanza che, a suo tempo, definimmo "tra l'incredulo e il felicissimo". Il giorno dopo altra tappa dura e buon tredicesimo posto, nonostante la fatica uscita nelle ultime fasi di gara. L'ultima tappa della corsa l'ha visto soffrire dalle pendici del Bondone, facendolo uscire dalle posizioni alte di classifica - sarà ventesimo, alla fine.

Alla partenza del Giro d'Italia le speranze di ben comportarsi sono elevate: nella tappa, poi diventata decisiva, di Montecassino lo si vede andare in fuga sin dalla partenza ma l'esito finale vede il gruppo sopraggiungere e riassorbire il quartetto poco prima che accada il patatrac. Nella tappa di Savona si mette in mostra attaccando nella salita di Naso di Gatto, rimanendo davanti con altri cinque coraggiosi: il gruppo non ci sta e li raggiunge ma il veronese non termina il proprio lavoro, mettendosi a disposizione per il proprio capitano Battaglin nel tentativo di ricucire sull'indiavolato Rogers, lesto ad andare a cogliere la vittoria. Nella tappa di Oropa prova un attacco in coppia con il compagno Pirazzi, ma senza ottenere buon esito; il giorno dopo è la volta di Montecampione e l'accoppiata con il laziale si ripete, così come è medesimo l'epilogo. Prima top 10 nella corsa rosa in occasione della tappa di Panarotta quando la fuga di cui faceva parte è giunta al traguardo: per lui un dignitoso quinto posto, alla vigilia della cronoscalata del Grappa in cui ben si comporta, giungendo quattordicesimo davanti al Sacrario della Grande Guerra. Per il terzo giorno di fila il veronese riesce a ben figurare, andando il fuga nella tappa dello Zoncolan e lavorando per il proprio capitano Bongiorno, poi danneggiato da un imbecille nella terribile scalata al Mostro: il sedicesimo posto di tappa è l'ennesimo buon risultato di un Giro corso all'attacco e senza risparmiarsi mai.

Un paio di settimane di riposo prima del Giro di Slovenia, terminato al ventesimo posto, e poi due prove da gregario all'Appennino e al campionato in linea chiudono la prima metà di stagione, che lo vede fermarsi per un paio di mesi. Al rientro al Tour di Limousin va in fuga nella seconda e nella quarta tappa, in entrambi i casi dovendosi piegare al rientro del gruppo. Ancora in Francia tra Classic de l'Indre, Tour du Poitou Charentes e Plouay - dove prova un attacco - prima di misurarsi al Tour of Britain: nella terra d'Albione raccoglie la seconda vittoria dell'anno, ancora più bella ed emozionante di quella trentina, nella terza tappa, con l'arrivo in vetta a The Tumble. Nell'ascesa finale risponde all'attacco di Bauer e lo stacca, quindi viene ripreso e a sua volta staccato da Roche ma riesce a resistere e, sfruttando un tratto in falsopiano, rientra sull'irlandese salutandolo inesorabilmente, conquistando in solitaria la tappa e indossando la maglia di capoclassifica, persa il giorno dopo per colpa di un certo Kwiatkowski, mica l'ultimo arrivato. La prestazione nella prova britannica, in cui consegue un decimo posto nell'altra frazione impegnativa e la quarta piazza nella classifica finale, convince il ct Davide Cassani a inserirlo tra i sedici preselezionati in vista della prova iridata di Ponferrada.

Dato frettolosamente tra gli esclusi, Zardini riesce a convincere il selezionatore con una prova magistrale nella Tre Valli Varesine, in cui prima contribuisce a creare l'azione buona e poi si dedica totalmente a portare allo sprint Colbrelli, raccogliendo comunque un ottavo posto: la gara lombarda lo fa volare, seppur come riserva, nella città castigliana, non prima di aver aiutato Sonny a vincere Memorial Pantani e Gp di Prato. Il ritorno alle corse avviene alla Milano-Torino dove è quattordicesimo ed anticipa il debutto nella Classica delle foglie morte: al Lombardia si fa vedere sul Berbenno, provando inutilmente con Kolobnev a raggiungere la testa della corsa. Alla Coppa Sabatini centra la fuga ma il gruppo riesce a neutralizzarla; al Giro dell'Emilia, corsa in cui si era rivelato dodici mesi prima, disputa un'altra prova di livello, riuscendo prima a sgranare il gruppo e poi, dopo il lavoro fatto in funzione di Bongiorno, a concludere ai piedi del podio e davanti al compagno di squadra calabrese. L'ultima uscita, il Gp Beghelli, è poco più di una sgambata. L'avvenire del giovane veronese è assai promettente: in Bardiani si stanno pregustando quello che la coppia Colbrelli-Zardini può regalare loro nelle prossime due stagioni, avendoli sapientemente rinnovati sino a fine 2016. Con queste premesse c'è parecchio da stare allegri.

Alberto Vigonesi

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