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GP Capodarco 2014: Poweri avversari! Robert non si ferma - L'australiano domina ancora, a Moscon e Giampaolo resta il podio

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Altra vittoria per Robert Power a Capodarco © Ufficio stampa della corsaSe a fine stagione dovessimo fare la lista dei corridori che in un determinato periodo dell'anno abbiano vissuto la settimana perfetta, sicuramente non potremmo proprio esimerci dall'includere nell'elenco il nome di Robert Power. Se due indizi fanno una prova, quella del nove non poteva che arrivare proprio a Capodarco, l'appuntamento più atteso del mese di agosto dai tanti che sognano non solo di poter ben figurare in un palcoscenico così importante ma anche di sfruttare l'occasione per attirare su di sé l'attenzione di qualche squadra professionistica e coronare così il sogno di una vita.

A questo punto se a Briga Novarese molti erano stati certamente mossi dalla curiosità di saperne di più su questo ragazzo nato appena nel 1995 e quindi alla prima stagione tra gli Under 23, adesso possiamo fondatamente pensare che il suo nome sia sulla bocca di moltissimi, anche fra gli addetti ai lavori, con un futuro nel ciclismo che conta che potrebbe avvicinarsi sempre più se le prestazioni del giovane campione oceanico dovessero proseguire su questa falsariga.

Riuscire ad imporsi in quello che può essere considerato come una sorta di terzo mondiale nel corso della stagione (esclusa la gara iridata vera e propria, l'unico altro appuntamento così sentito nel nostro territorio è il Gran Premio Liberazione di fine aprile a Roma) dà sempre ottime indicazioni in chiave futura; riuscire a farlo per di più da primo anno non è proprio da tutti, tanto che negli anni recenti l'impresa è riuscita solamente ad un altro atleta anglosassone: il britannico Peter Kennaugh che nella nota frazione del comune di Fermo s'impose nel 2008 e che, proprio come Power, veniva anche da un recente successo in un'altra internazionale (Kennaugh allora vinse il Trofeo Bastianelli mentre Robert appena sei giorni prima aveva lasciato il segno in maniera alquanto spettacolare a Poggiana).

Viene ora da chiedersi quando avrà realmente intenzione di fermarsi questo giovanotto che sa esaltarsi alla grande quando la strada sale ma sa altrettanto ben difendersi sul passo (pur senza essere passato da quella che in Australia è una vera e propria università del ciclismo: la pista) e che dispone anche di compagni di nazionali altrettanto validi come Jack Haig (straordinaria la sua prova nella classica marchigiana) o come quel Caleb Ewan che è sempre spauracchio per molti, senza dimenticare neppure validi passisti come Campbell Flakemore o Samuel Spokes, che potrebbero affiancarlo al Tour de l'Avenir, il prossimo concreto obiettivo di un 2014 divenuto strepitoso nel breve volgere di nove giorni.

E gli altri? Viene da pensare come sempre alla Zalf, tanto attrezzata quanto costretta a piegarsi per la terza volta consecutiva allo strapotere di Power ma che comunque può consolarsi con un Gianni Moscon che si rivela atleta sempre più interessante e dotato di notevole fondo (che, essendo un classe 1994, è appena al secondo anno nella categoria) ed una prova globalmente positiva, così come la Vega-Hotsand, una delle Continental presenti alla gara e che tra l'altro correva in casa, se non ha avuto dal solito Gaffurini la zampata più attesa ha trovato in Moreno Giampaolo un validissimo contendente in grado di riuscire ugualmente a garantire il podio. Un po' più deluso forse è il Team Colpack, a podio nelle due precedenti edizioni ma che comunque ha mostrato ancora una volta un buon Giulio Ciccone.

180 i chilometri da percorrere per il 43esimo Gran Premio di Capodarco, con la gara che dopo aver vissuto le prime note di cronaca con i traguardi volanti iniziali ha iniziato ad animarsi quando dalla partenza di chilometri ne erano stati percorsi 41: al comando si sono ritrovati in cinque, vale a dire Nicola Bagioli del Delio Gallina (autore di una prova molto positiva e generosa nel complesso), l'argentino Nicolas Tivani (in gara con la propria nazionale), lo svizzero Guido Bassi del VC Mendrisio, Mirko Gozio del Gavardo e Giacomo Menchetti dell'Acqua&Sapone-Mocaiana. Azione che ha presto raggiunto un margine di vantaggio prossimo al minuto e che ha subito ulteriori avvicendamenti una quindicina di chilometri più avanti, in occasione della prima ascesa a Capodarco quando dalla testa ha perso contatto Tivani mentre si sono aggiunti Tonelli della Zalf, Di Remigio della MG Kvis e il colombiano Gaviria.

La situazione, con i primi in vantaggio di una quarantina di secondi nei confronti degli inseguitori, ha poi continuato ulteriormente ad evolvere dal secondo passaggio in poi, quando altri rimescolamenti si sono verificati nel drappello di testa: non ne hanno fatto più parte Gozio e Menchetti, sostituiti da Vigilante della Viris e dal colombiano Lopez con Vaccher della Marchiol, l'altro colombiano Rozo (il team sudamericano era quindi presente con ben tre atleti in questo frangente) e Giampaolo della Vega. Situazione quindi da tenere particolarmente sotto controllo, vista la presenza di alcuni atleti più che validi in grado anche di andare fino in fondo, cosicché (mentre anche la pioggia faceva la sua comparsa per un breve periodo) da dietro il gruppo ha reagito, anche se in occasione del terzo passaggio alcuni sono riusciti a resistere (Tonelli, Vaccher, Bagioli, Lopez, Rozo, Gaviria, Di Remigio), ai quali si sono però aggiunti Ciccone della Colpack, Moscon della Zalf, Brasi e Sannino della Pala-Fenice, Gabburo e Gallio del Delio Gallina (ora presente con tre corridori), il kazako Galeyev e l'albanese della Named Redi Halilaj per dar vita ad un gruppo di diciassette atleti poco dopo il centesimo chilometro di gara, capace di raggiungere il minuto e mezzo di margine sugli inseguitori, in cui soprattutto l'Australia aveva l'interesse a ricucire il gap.

Il tentativo è proseguito con buon accordo col passare dei chilometri, tanto che alcuni atleti che avevano provato ad evadere dal gruppo per riportarsi sulla testa (Berlato della Zalf, Orrico della Colpack, Gazzara e De Marchi della Fausto Coppi, Ruscetta della Calzaturieri Montegranaro e Schnyder del Mendrisio) non sono riusciti nell'intento. Si è così andati avanti fino alla penultima tornata, quando qualcuno dei fuggitivi ha cominciato ad accusare la stanchezza (tra questi Bagioli, presente fin dalla prima azione) e da dietro una ventina di corridori è andata a formare un gruppo in grado di rifarsi sotto. Tra gli atleti facenti parte di questo drappello vi era indubbiamente anche Robert Power che ha iniziato a misurare la febbre a tutti gli altri con un primo allungo sul muro a circa quindi chilometri dalla conclusione, che ha avuto l'effetto di sbrindellare la testa della corsa, ormai limitata a soli otto atleti: oltre a Power erano infatti presenti anche l'altro australiano Haig, i due Zalf Moscon e Tonelli, Ciccone, Halilaj, Vaccher e Giampaolo.

Il gruppetto ha viaggiato così con una decina di secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori (tra cui sono presenti Gaffurini, Nardelli e Gabburo) ed è proprio in questa fase comincia a divenire realmente determinante il lavoro di Jack Haig, che si mette con solerzia a disposizione di Power cercando di mantenere alta l'andatura in testa. Mentre i primi inseguitori riescono ad avvicinarsi alla testa, il resto del gruppo appare ormai tagliato fuori da ogni possibilità di rientro, cosicché all'approccio dell'ultima ascesa al muro con pendenze superiori al 15% si attende solo la mossa decisiva: così come era avvenuto a Briga Novarese, Power, dopo aver sfruttato le ultime tirate di Haig, ha piazzato una stoccata di quelle che fanno veramente male con il solo Moscon che ha provato a reagire. Ben presto però il corridore della Zalf si è reso conto che il ritmo dell'australiano era insostenibile e così Power è rimasto solo in un ultimo chilometro che è stato, come di consueto, un vero e proprio spettacolo di pubblico e dove la sua azione ha acquistato metro dopo metro sempre più efficacia. Ai 500 metri è stato ormai chiaro che Power sarebbe stato ormai imprendibile per tutti e Robert ha proseguito, pertanto, spedito verso il traguardo, dove è giunto solo per la terza volta in pochi giorni e investito da una festosa cascata di coriandoli dorati.

Troppo più forte per tutti questo Power, meritatamente vincitore e primo atleta oceanico ad iscrivere il proprio nome nel prestigioso albo d'oro. Per Gianni Moscon, giunto al secondo posto distanziato di 8", una piazza d'onore che conferma comunque le ottime qualità del corridore veneto, che a dispetto delle poche vittorie (appena una in stagione) è riuscito quasi sempre a rendersi protagonista di prestazioni notevoli e potrebbe ancora tentare di andare vicino al bersaglio grosso nelle prossime settimane. Terzo a 13" il pescarese Moreno Giampaolo che al termine di una prova generosa è riuscito a conquistare il miglior risultato della propria carriera, andando a prendersi il podio anticipando il bravissimo Haig, l'altro abruzzese Ciccone e il campano Gennaro Giustino che porta ancora la Vejus ad occupare un'ottima posizione nell'ordine d'arrivo con il sesto posto (lui che aveva iniziato la stagione nel Delio Gallina).

Settimo posto con un ritardo di 28" per il tedesco Emanuel Buchmann mentre a 32" Alessandro Tonelli ha prevalso nello sprint per l'ottava posizione davanti a Vaccher e a Bernardinetti, con Gaffurini e Nardelli rimasti di poco fuori dalla top-10. A 42" è giunto Halilaj, autore anch'egli di una buona prova mentre a 1'20" è giunto un altro quartetto formato da Mirco Maestri che ha preceduto sul traguardo il campione italiano Élite Pacchiardo, Chirico e Gazzara mentre più staccati hanno concluso via via tutti gli altri concorrenti.

Oggi si replica sulle strade marchigiane con la pronta rivincita offerta dal Gran Premio Valdaso che tra Montefiore dell'Aso e Rubbianello vedrà i corridori sfidarsi lungo le ascese delle colline fermane nella speranza di riuscire a mettere fine al predominio australiano. Si correrà inoltre anche in Veneto con i dilettanti di scena a Scomigo di Conegliano Veneto per il Trofeo Città di Conegliano.

Vivian Ghianni

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