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Tour de France 2014: Cercansi rivali all'altezza di Nibali - Vincenzo dovrà curare più Porte-Valverde o i francesi?

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A La Planche des Belles Filles Joaquim Rodríguez veste la maglia a pois © Bettiniphoto

Siamo ancora lontani dagli sciami meteorici di agosto, ma in questa prima metà di luglio (e di Tour de France) le stelle continuano a cadere in maniera impressionante. Dopo aver perso il favorito numero uno, Chris Froome, ancor prima che si approdasse al pavé, oggi la Grande Boucle è rimasta senza Alberto Contador, che era il favorito numero due. Caduto come il collega, fratturatosi come il collega (alla tibia destra, il madrileno), tornato a casa come il collega.

 

A questo punto il favorito numero tre - Vincenzo Nibali - non può fare che due cose. La prima - e l'ha già fatta ottimamente oggi - è prendere il comando della corsa, visto che tocca a lui in qualità di più forte rimasto in gara. La seconda, fare tutti gli scongiuri che conosce per schivare la maledizione che colpisce i corridori più pronosticati della vigilia.

Tolti (di mezzo) Froome e Contador, e confermatosi Nibali il più forte in campo, lo scenario che va oltre questi nomi appare al momento non diciamo desolante, ma nemmeno troppo sontuoso. Il più vicino al siciliano in classifica è Richie Porte (secondo a 2'23"), che già l'altro giorno si era segnalato come terza forza alle spalle del due Alberto-Vincenzo, e che oggi, galleggiando le gruppetto dei migliori, ha beneficiato dalla nuova sfoltita che la durezza della decima tappa (da Mulhouse a La Planche des Belles Filles) ha dato alla classifica.

Discorso simile per Alejandro Valverde, risalito fino alla terza piazza (a 2'47" da Nibali), e disposto da qui a Parigi a difendere quel sospirato podio coi denti e con le unghie. Se dovessimo però giudicare da quanto visto in questa tre giorni sui Vosgi, daremmo più fiducia a qualche francesino. Rolland, autore di un'importante rimonta ieri, ha oggi inevitabilmente pagato gli sforzi della lunga fuga (4'14" dal vincitore di tappa) e rimbalza indietro nella generale, così come la maglia gialla Tony Gallopin che ha ceduto quasi 5' allo Squalo e in classifica scende al quinto posto.

In compenso però Thibaut Pinot (secondo di giornata a 15"), e Romain Bardet (quinto) aiutato da Jean-Christophe Péraud (quarto) hanno dimostrato di poter tenere alto l'onore di casa; nel caso di Bardet, la prestazione odierna è doppiamente positiva, se consideriamo che è partito stamattina in non perfette condizioni fisiche (problemi alla spalla sinistra che si porta dietro da una caduta patita giovedì). Resta il fatto che in classifica tutti questi bei nomi sono già abbastanza distanti dall'italiano tornato in giallo: 3'01" il gap di Bardet (quarto della generale), 3'47" quello di Pinot (sesto), 3'57" quello di Péraud (ottavo), e in mezzo a loro in graduatoria c'è pure l'americano Van Garderen, settimo a 3'56". Poco più indietro Rui Costa, Mollema, Van Den Broeck, e poi ancora altri uomini usciti di classifica oggi: Fuglsang, che ha finalmente accettato il ruolo di gregario di lusso in casa Astana, e Kwiatkowski, che ha giocato la carta dell'attacco da lontano ma gli è andata decisamente male.

Tutti corridori, quelli più avanti e quelli più indietro, che al momento sono inferiori a Nibali. È inutile girarci intorno, con Contador in gara c'era ancora un avversario di livello per il siciliano, ora che Alberto s'è ritirato Vincenzo ha il destino nelle proprie mani. Se non commetterà errori, il Tour sarà suo. Ma questo significa che, teoricamente, possiamo chiudere baracca e burattini perché gli attuali rivali della maglia gialla non sono alla sua altezza?

Ovviamente no, perché al di là di quel che riguarda prettamente Nibali (le sue condizioni, la sua capacità di rimanere concentrato), non è che sia vietato agli altri inventare qualcosa per mettere in difficoltà il leader della classifica. Non ci aspettiamo che sia Porte a muoversi in una direzione simile (Richie è al primo Tour da capitano, e deve ancora conoscere e riconoscere i propri limiti prima di mettersi a progettare arrembaggi); né tantomento Valverde, il quale del correre col freno a mano tirato (tatticamente tirato) ha fatto una bandiera.

Chi avrà meno interesse a correre in difesa saranno invece i francesini di cui parlavamo più su. Sulle loro spalle (o meglio, gambe) si muove la speranza di qualche appassionato di assistere ad una riapertura della corsa. I tifosi di Nibali la pensano ovviamente in maniera diversa, e in ogni caso l'Astana ha oggi dimostrato di poter essere munitissima intorno al suo capitano. È principalmente grazie al lavoro della formazione kazaka che la bellissima fuga del giorno è stata annullata negli ultimi chilometri.

Esattamente come ieri, protagonista assoluto dell'azione a lunga gittata è stato Tony Martin. Solo che stavolta il panzer tedesco non lavorava per conto proprio, ma al servizio di Michal Kwiatkowski. I due erano usciti dal gruppo nella discesa del Firstplan (primo colle di giornata), insieme a Chavanel, Navarro, Taaramäe, Hollenstein e Wyss, con l'intento di riportarsi su una fuga nata nei primi chilometri e animata da Westra, Voeckler, Visconti, Gérard, Riblon, Irizar, Moinard e poi (arrivati sulla salita) anche Barta e Joaquim Rodríguez.

Non ci soffermeremo a precisare col microscopio ogni allungo e defezione tra gli uomini in fuga, diremo solo che il vantaggio massimo di 4'20" è stato ottenuto e poi mantenuto a lungo quasi inalterato grazie al lavoro di un incredibile Martin, il quale ha tirato praticamente sempre lui, almeno fino ai 20 km dal traguardo, quando, sul Col des Chevrères, penultima ascesa di giornata, si è fatto da parte lasciando che Kwiatkowski completasse cotanta opera.

Il polacco però non è stato all'altezza del compagno. Ha forzato subito, appena Martin ha alzato bandiera bianca, e ha mandato a casa Taaramäe, Wyss e Riblon, mentre Moinard, Voeckler, Visconti e Rodríguez reagivano meglio (gli altri si erano tutti staccati in precedenza); sul secondo affondo di Michal, solo Visconti e JRO sono riusciti a rientrare, ma l'italiano ha capito presto che non era il caso di andare fuorigiri per seguire i due, ha rallentato, si è fatto scappare nell'attesa di capire come evolvevano gli eventi.

Sulle stesse rampe il gruppo in avvicinamento (tirato sempre dagli Astana, con Scarponi in prima linea) perdeva pezzi, a partire da Gallopin proseguendo con Talansky; ai 19 km Rodríguez si è sbarazzato di Kwiatkowski e si è involato, andando a transitare per primo al Gpm e a rinsaldare così il primato acquisito nella classifica degli scalatori (molti i punti guadagnati dal catalano sui Gpm precedenti); intanto sul polacco della Omega Pharma rientravano Visconti e poi pure Moinard. Il gruppo in cima al Col des Chevrères era a circa un minuto e mezzo di distanza.

In discesa prima Visconti, poi anche Kwiatkowski e Moinard, si sono riportati su JRO, e Michal ha tentato un'altra sortita, prendendosi notevoli rischi nella picchiata ma guadagnando una decina di secondi - forse anche 15" - sui compagni d'attacco. Sul falsopiano di fondovalle però Rodríguez ha chiuso un'altra volta, tutto solo, e ha posto le basi per il suo affondo decisivo sulla salita conclusiva.

Puntualmente, ai 5 km Purito è scattato, staccando un'altra volta Kwiatkowski. Pensava forse a quel punto di avere la vittoria in tasca, ma aveva sottovalutato il grande lavoro di squadra dell'Astana, che ha pure superato indenne un incidente a Scarponi (caduto in discesa ai -16, è rientrato ai -7 e subito è tornato al comando del gruppetto per tirare e preparare il terreno a Nibali), e nelle cui fila oggi si è distinto per spirito di squadra Jakob Fuglsang.

Ai 3 km l'attacco di Nibali ha sparpagliato tutti quanti nel gruppetto degli uomini di classifica, e quando ai 1200 metri Vincenzo ha ripreso pure JRO, non c'erano più dubbi su chi sarebbe stato il vincitore (infatti ai 700 metri il siciliano è partito deciso, mentre uno scazzatissimo Purito si faceva superare anche da altri 7 avversari da lì al traguardo; ma ci riproverà).

La classifica l'abbiamo grossomodo riportata più su, la possibilità che il Tour riproponga nei prossimi arrivi in salita uno scenario simile a quello odierno, con Nibali che arriva da solo e tutti gli altri dietro alla spicciolata, è per i tifosi italiani un sogno che sembrava proibito ancora fino a pochi giorni fa, ma che assume ora connotati di grande realismo. Speriamo, per lo spettacolo e non solo, che qualche avversario si riveli strada facendo all'altezza del siciliano vestito di giallo.

Marco Grassi

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