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Tour de France 2014: Il Gorilla esce dalla nebbia - Greipel vince nettamente e zittisce i critici. Nibali controlla

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André Greipel vince in volata la tappa di Reims © BettiniphotoAnche se si finisce col parlare sempre dei guai dei personaggi più in vista, in una grande gara a tappe non esistono solo le difficoltà di Chris Froome o chi per lui. Sono in tanti quelli che attraversano momenti magari difficili, e decisamente meno sono quelli che riescono a tirarsene fuori. Oggi, ad esempio, André Greipel è passato in un attimo dalla prima alla seconda schiera. Gli è bastato vincere la sesta tappa del Tour de France, da Arras a Reims, e come per incanto tutti i problemi vissuti nei giorni scorsi sono svaniti.

Quasi come fosse prigioniero di un senso di ansia da prestazione, indotto forse dalle mirabilie firmate dal suo più giovane connazionale Kittel, nelle prime frazioni della Grande Boucle Greipel non ne ha imbroccata mezza. Ora s'è fatto trovare troppo indietro nel momento della volata, ora troppo avanti e troppo presto, ora ha frenato nel momento sbagliato, ora ha perso la ruota buona... Una collezione di disastri difficilmente accettabile da parte di un corridore che, si parva licet, le sue brave 5 affermazioni al Tour le aveva pur sempre collezionate, ininterrottamente dal 2011 al 2013 (nel 2012 conquistò addirittura tre volate).

Per non parlare poi del titolo di campione nazionale tedesco riconquistato ancora pochi giorni fa, la domenica precedente l'inizio del Tour, a confermare che non è che il gorillone di Rostock fosse in un periodo di scarsa forma. Semplicemente - possiamo dire ora - era entrato nel più classico dei cul de sac, e gli serviva uno scossone per smuoversi e iniziare a macinare risultati.

Quello scossone è giunto dallo schiaffone pedagogico mollatogli a tradimento dal team manager della Lotto, Marc Sergeant, il quale l'altro giorno, dopo lo scialbo sprint di André a Londra (23esimo, dopo non essere andato oltre la 18esima posizione ad Harrogate), ha messo in piazza una serie di dubbi sul tedesco, confessando alla stampa che non sapeva che pesci pigliare, visto che Greipel dimostrava una certa paura di sprintare, frenando addirittura anziché partire in quarta dopo aver fatto lavorare la squadra.

La tattica di pungere qualcuno sull'orgoglio per sollecitare una reazione che lo aiuti a tirar fuori il meglio di sé è vecchia come il mondo. La letteratura dello sport è piena di episodi simili, e da oggi possiamo arricchire l'elenco con la volata di Reims. Poi, a festa conclusa, tutti tornano amici, il tm paternalista darà un buffetto al corridore come a dirgli "hai visto che ho fatto bene a pungolarti?", e il corridore, che fino a poco prima avrebbe strozzato il suo datore di lavoro, si scioglie in un abbraccio e guarda al futuro con rinnovata serenità.

Già a Lille, subito dopo lo "sfogo" di Sergeant, Greipel aveva dato un piccolo segnale, cogliendo il sesto posto: ancora poco, ma un risultato senz'altro promettente dopo i rovesci delle tappe inglesi. Oggi il piccolo incubo del velocista tedesco ha avuto fine con la splendida volata di Reims, nella quale l'ammazzasette della situazione, Marcel Kittel, nemmeno c'era (vittima di foratura ai 3 km, si è ritrovato attardato e non ha potuto sprintare), ma in cui Greipel ha demolito gli avversari che si son trovati nel suo raggio d'azione.

All'ultimo chilometro di una tappa che aveva visto una fuga a quattro (Jérôme Pineau, Luis Ángel Mate, Arnaud Gérard, Tom Leezer), un'altra sequela di cadute e di conseguenti ritiri (Egor Silin, Xabier Zandio, Jesús Hernández), e alcuni ventaglietti nel finale, Michal Kwiatkowski ha tentato di sorprendere tutti anticipando il gruppo. Purtroppo per lui il fatto che quel chilometro si sviluppasse su un rettilineo, senza nemmeno l'accenno di una semicurva, rendeva oltremodo difficile la riuscita della sua impresa, e infatti il polacco non è riuscito a scavare uno spazio decente tra sé e la scalmanata orda dei velocisti pronti a lanciarsi: l'hanno tenuto sempre nel mirino, a vista, pronti a chiudere su di lui.

Dopo che Porsev (ottimo ultimo uomo di Kristoff) non è riuscito a colmare il gap da Kwiatkowski, è stato Kévin Réza a incaricarsi dell'operazione, credendo così di fare un favore al suo capitano Coquard; invece non appena il corridore della Europcar ha chiuso il buco sul contrattaccante, ai 250 metri, Greipel è partito come un fulmine. Lunghissimo, praticamente come Kittel a Londra, e capace di tenere un ritmo densissimo fino alla linea d'arrivo, tagliata trionfalmente dopo i tanti rospi ingoiati in questi giorni.

Alle spalle del Gorilla, incapaci di metterne in discussione l'affermazione, nell'ordine si sono piazzati Alex Kristoff, Samuel Dumoulin, Mark Renshaw (il cui treno - con Tony Martin sugli scudi ma anche Petacchi ben impegnato - aveva catratterizzato la corsa nei chilometri conclusivi), e poi ancora Peter Sagan (quinto: il suo peggior piazzamento in 6 giorni!), Romain Feillu, Tom Veelers, Bryan Coquard, Sep Vanmarcke e Sylvain Chavanel (a proposito di gente che avrebbe bisogno di uno scossone, il Silvano di Francia è nel club), con Daniel Oss undicesimo e primo degli italiani.

Il vero primo degli italiani è comunque Vincenzo Nibali, attentissimo anche oggi e rimasto senza problemi in testa alla classifica. Per lui 2" su Fuglsang e 44" su Sagan, e domani le cose non dovrebbero cambiare anche se il fuoriclasse slovacco potrebbe finalmente trovare anche lui l'occasione di sbloccarsi: la Épernay-Nancy è una tappa facile (anche se lunga: 234 km), ma il finale sembra abbastanza tagliato per il capitano della Cannondale, con un paio di strappetti a movimentare le cose. Approfittarne, per la maglia verde del Tour, è quasi un obbligo.

Marco Grassi

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